L’ULTIMO GIORNO
“Severus, tu sei tutta la mia vita. Io...io ti amo. “
Severus era come interdetto. Dall’esterno poteva sembrare impassibile forse
anche un tantino irritato… Solo al suo interno, nella sua parte più intima, in
un angolino che, a volte, anche a sé stesso nascondeva, una luce colma di gioia
e dolcezza lo pervadeva…anzi stava per esplodere. Questa luce raggiunse la sua
bocca e infine riuscì a sfociare all’esterno con le parole: “ Oh tesoro… Ti ho
sempre amata, ma tu…”. Il suo dito. Lo aveva zittito con il suo dito! Il suo
minuscolo, perfettto, candido ditino si era posato sulle sue labbra sottili e
screpolate. Aveva quasi paura di contaminarlo…
Gli stava prendendo la mano… “Oh Dio! Sta succedendo proprio
a me?!”
“Oggi è l’ultimo giorno di scuola e vorrei passarlo con
te..”, così aveva detto la celeste visione… Semplici parole. Lily gli stava
solamente esprimendo il suo desiderio di averlo accanto in quest’ultima
giornata. Lui…cosa poteva rispondere? Niente..il fiato era mancato già da un
minuto e la sua lingua era decisa a non sbloccarsi. Da quale cenno o gesto Lily
capì che lui non avrebbe obiettato? Dagli occhi scuri che per la prima volta
brillavano radiosi? Dalla mano, di solito sempre fredda, che aveva cominciato a
scaldarsi e sudare? Non l’avrebbe saputo. L’importante è che lei lo avesse
compreso perfettamente. Può un desiderio bramato durante ogni singolo attimo
della propria esistenza e sognato per tutte le notti divenire realtà? A quanto
pareva sì. Non era possibile eppure stava accadendo.
Si fece condurre come un bambolotto inerte sulle sponde del
lago. Si sedettero. Lei gli ripeteva incessamente quanto fosse profondo il suo
amore per lui…che era sempre stato tale ma che non aveva mai avuto il coraggio
di confessarglielo. Anche lui replicò con frasi d’amore delle più tenere che neanche
peansava potessero affiorargli alla mente e soprattutto che mai avrebbe potuto
dirle a qualcuno. Aveva sempre creduto che lei lo disprezzasse. E lui la
capiva, capiva perché… Cos’era lui, piccolo essere, in confronto al fiore
rigoglioso che gli stava di fronte? Come sperare che gli rivolgesse anche un
solo sguardo che non fosse di compatimento o disprezzo? E in questo giorno
tutto era cambiato! Tutto ciò che aveva pensato, in cui aveva creduto e di cui
alla fine, amaramente, si era convinto si stava rivelando un clamoroso
abbaglio. Ora lui, Severus, poteva finalmente osare ciò per cui invidiava tutti
gli altri. Poteva amare, e non più a senso unico, la ragazza che gli faceva
palpitare il cuore e arrossire il volto. Non avrebbe potuto farlo con
nessun’altra. Solo lei.
Le stava accarezzando i capelli. Si stava inebriando del suo
profumo. Voleva baciarli e affondare il suo pallido viso in quel fiume
vermiglio. Allora esisteva la felicità! Maledetta! Si era sempre tenuta lontana
da lui! Però, almeno… aveva scoperto che esisteva.
Non riusciva a smettere di guardarla. Finalmente poteva
farlo allo scoperto e per tutto il tempo che i suoi occhi lo richiedevano…
ovvero per sempre. Si chiedeva come un essere così divino potesse poggiare gli
occhi su di lui. Non voleva che i suoi smeraldi vedessero quella macchia brutta
e infelice che corrispodeva a lui. Non era all’altezza del suo sguardo. Anche
toccandola si sentiva come un malfattore sporco e intriso talmente dei suoi crimini
da macchiare la purezza del suo dio sfiorandogli appena un dito. Oh che
creatura sublime! “Non è troppo per me?”
Tra poco avrebbero chiuso le porte della scuola… Ora capiva
perché i poeti scrivessero che in un attimo passa un’eternità ma che quell’attimo
non è immortale… Il suo lato razionale fece capolino nella sua testa…Con la sua
vocina acuta e fastidiosa lo fece alzare e a poco a poco lo fece separare dalla
sua venere. Ne sentiva già la mancanza! Si alzarono… e si diressero entrambi,
lentamente, verso il portone principale. Erano rimasti mano nella mano e di
tanto in tanto si guardavano complici negli occhi. “ La sua piccola mano nella
mia! Potrebbero starcene cinque delle sue mani in una sola della mia!”
Avevano raggiunto il castello.
L’accompagnò verso il dormitorio dei Grifondoro. Lui non
sapeva dove si trovasse…era lei che lo conduceva e lui seguendo il suo miele
come un’ape si faceva portare. Per lei si sarebbe avvicinato anche a quel
posto, nel covo dei suoi acerrimi nemici.
Erano arrivati. Il congedo, che con malignità attende gli
amanti, era giunto. Ma non sarebbe durato per sempre… Severus assaporava già la
doclezza dell’indomani che sarebbe giunto di lì a qualche ora, quando le
avrebbe chiesto di sedersi di fianco a lui sul treno per godersi insieme il
viaggio di ritorno. Il problema del posto non si poneva nemmeno…era sempre solo
nel suo scompartimento…
Con un sospiro forte e una lacrima che premeva per mostrarsi
al mondo baciò sulla bocca la sua amata Lily. Sentì un rumore provenire alle
sue spalle, come un grido in parte soffocato…ma non ci fece caso più di
tanto…ora voleva solo assaporare quell’attimo fino al suo più ultimo ed
effimero secondo. E quando anche quel secondo passò, il bacio terminò. Severus
si staccò delicatamente da Lily. “ Ti amo, amore mio”, e dicendo questo lei
sparì dietro la porta del dormitorio.
Severus, ancora frastornato, si ripassava lentamente la
lingua sulle labbra che si stavano aprendo in un mezzo sorriso. Poteva esistere
qualcosa di più delizioso? Girò a sinistra ed imboccò il corridoio. Quanti anni
aveva atteso quel momento? Era stato tutto così magico e…
Risa.
Udì distintamente delle risa.
Si appiattì svelto e abile contro la parete. Il respiro si
fermò. Si avvicinò cauto all’angolo del muro e sbirciò verso la provenienza dei
rumori che aveva appena sentito, ovvero verso il dormitorio di Grifondoro.
Ed eccoli uscire dal mantello dell’invisibiltà…gli
onnipresenti…
“Vado a controllare Lily… Non vorrei che Mocciosus l’avesse
infettata con quel bacio…” gridò Potter agli altri tre della compagnia: Lupin, Minus
e Black. Quest’ultimo gli rispose con una grassa risata. Severus non capiva, ma
la luce che per tutto quel giorno lo aveva illuminato e reso, anche se in
minima parte, come gli altri suoi compagni, svanì. Potter tornò. Dopo altre
risate, riuscì finalmente ad annunciare trionfante che Lily stava bene e che il
filtro d’amore aveva funzionato alla perfezione…lei non ricordava nulla. Ora
dovevano solo prepararsi per l’ulteriore ilare scenetta che si sarebbero
gustati l’indomani quando Mocciosus avrebbe incontrato Lily.
Severus era impietrito. O meglio il sangue che scorreva nel
suo corpo si era fermato e ghiacciato. Il suo volto, la sua espressione era
quella di un uomo ferito a morte e per giunta alle spalle. Non con un pugnale o
una spada, ma con un’arma dalla lama molto sottile. Un’azione rapida. Ma non
indolore.
Eccola…una lacrima. E ora un’altra.
Tutto l’amore che era sprigionato dal suo corpo quel giorno
era scomparso. Così, improvvisamente. Come ‘così improvvisamente’ Lily gli
aveva confessato che lo amava. Ora l’unico sentimento che dirompeva da tutto sé
stesso era ODIO. O meglio, qualcosa di simile all’odio…ma molto più intenso…non
aveva parole per descriverlo. Non esistevano parole per descriverlo.
Il suo respiro stava ritornando alla normalità pian piano.
Riusciva a sentire di nuovo le gambe. Decise di allontanarsi da quel luogo
intollerabile e di rintanarsi nel suo dormitorio.
Doveva immaginarlo… La mente di tutto quanto era Potter,
solo lui poteva prendersi gioco così facilmente e in modo insensibile dei
sentimenti altrui perché semplicemente lui non ne possedeva. Era stato tutto
solamente un maledetto inganno. Come aveva fatto a cascarci? Lui! Severus Piton! L’unica scusa era che
lei, lei,… un groppo alla gola. Si sentiva vuoto, inutile. Si disprezzava per
essere stato cieco, in un modo incomprensibile…che non era da lui. Ora gli
sembrava di scorgere la ‘felicità’ che, perfida, sogghignava davanti ai suoi
occhi. Forse l’aveva infastidita in qualche modo per riprendersi una così
cattiva rivincita? Quale errore aveva commesso per meritare tutto questo?
Sarebbe mai venuto un giorno in cui non si sarebbe sentito inferiore a qualcun
altro, deriso o ferito? Non osava sperarlo. Ormai speranza e sogno non
appartenevano più a lui. Aveva deciso. Domani, appena tornato a casa, si
sarebbe unito a colui che si faceva chiamare Lord Voldemort.