Aere Perennius

di _Calliope_
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Cosmogonia

Non sono sempre le stesse persone; non hanno mai gli stessi nomi. Però si riconoscono ogni volta, in ogni vita.

La prima volta non ha un nome da dargli. È tutto abbastanza confuso, in realtà.
(Creare l'Universo è faticoso. Nascere – soprattutto per la prima volta – è faticoso. Figurarsi fare le due cose insieme, crearsi e creare. La logica degli avvenimenti non è ancora molto chiara.)
"Chi sei?", gli chiede, quindi. Lui sorride.
"Non ho nome", risponde, "come non ce l'hai tu".
 "Io sono io". È una risposta quasi oltraggiata; chi altri potrei essere? Certo non uno di quei (piccoli, deboli) umani che solo ora cominciano ad aggirarsi su questa nuova terra. No, io sono altro, sono io. Io creo perché vengo creato.
(La parola "dio" non esiste ancora. Esistono albero e fulmine e acqua e fuoco e luce. Tutto è pieno di dèi.)
Il sorriso si allarga.
 "Allora", dice lui, "io sono non-io".
Io aggrotta le sue metafisiche sopracciglia. Com'è possibile? Non può esistere, qualcosa che non sia io. Tutto è pieno di dèi (anche se la parola non esiste ancora); tutto è pieno di me.
"Oh, andiamo", dice non-io, con tono quasi offeso, "non dirmi che non lo sai. Che non mi hai mai sentito".
E in effetti... c'era qualcosa, all'inizio. Qualcosa che si è spezzato ed è andato perduto. Ma pensavo che fosse semplicemente una necessità, che fosse stato distrutto perché io non fossi mai perfetto. Che sarei stato destinato a sentirne la mancanza per il resto dell'eternità. Un promemoria. E invece è qui, su questo giovane barbaro pianeta.
Senza preavviso, sorprendendo perfino se stesso, io si protende in avanti e inghiotte non-io nelle sue braccia gigantesche. Certo, certo, come ho potuto dimenticare? Non ho dimenticato. Non ho mai dimenticato. Non davvero.
Si tengono stretti a lungo. Quando finalmente si separano, il sorriso dell'altro (un nuovo nome; non-io, l'altro. Tutto è pieno di dèi) è diventato triste.
"Hai ragione, sai", dice. "Sei destinato a sentire la mia mancanza per il resto dell'eternità, come io la tua. Tutto quello che sei, io non sono, e viceversa. Non saremo mai una cosa sola".
I suoi occhi metafisici bruciano e la sua metafisica gola è secca; tuttavia, con la sconcertante certezza della conoscenza primigenia, sa che l'altro ha ragione. La lacerazione è necessaria; senza di essa non ci sarebbe nulla. Passeranno molte ere, e lui dimenticherà molte cose, prima che si ribelli e si sottometta di nuovo a questo semplice fatto.
"Non smetterò mai di amarti", dice; è una semplice constatazione.
"No", dice non-io, "neanch'io. È necessario".
Silenzio. (No, non davvero: l'intero Universo sta crescendo, e il silenzio non esiste. Questa è solo pace momentanea.)
"Ad un certo punto combatteremo, vero? E non la smetteremo mai".
L'altro sorride, indulgente. (Sorride sempre. Il cuore gli sta per esplodere, anche se è solo un cuore metafisico.)
"Lo stiamo già facendo".
Lontano, sulla Terra, il primo uomo perde la ragione (quel pizzico di intelletto che l'Universo gli ha assegnato). Non-io sorride, ed è bellissimo e terribile. Io ha paura ed è triste, ma (e questa è un'enorme fortuna) non è ancora stanco.
Silenzio di nuovo. Io e non-io osservano per un poco il giovane pianeta, e per la prima volta (la prima volta di una lunga serie) si crogiolano nella sensazione di avere il cuore irreparabilmente spezzato.
Tutto è pieno di dèi; gli dèi non sono felici. Gli dèi conservano l'ordine cosmico, e dunque non sono felici














NdA:
... sgrat.
So che avete molte domande. Le posso immaginare. Tenterò di rispodervi.
Che cosa ci fai qui? Fucked if I know. Chi sei? Callie. Hello. *agita manina* Non mangiatemi.
E SOPRATTUTTO, CHE COS'E' QUESTA ROBA??? NON LO SOOOOOORGH, non so cosa sia, so solo che sto diventando sempre più schizofrenica e metaforica e incomprensibile. Orribile. E questa cosa non c'entra una cippa con Thor. La mia unica giustificazione è che avevo in mente Thor e Loki mentre la scrivevo e, beh, penso che abbiate riconosciuto tutti io e non-io. I DON'T EVEN. SENTITEVI LIBERI DI PRENDERMI A CALCI, NON VI BIASIMERO'.
Questa specie di aborto poetico ha cinque capitoli. Tanto per sapere quanto sarà lunga la sofferenza. Buon anno e fatemelo sapere, se siete sopravvissuti. Cheers! :D Oddio.
~ Callie
P.S: titolo tratto da un carme di Orazio, visto che, come avrete notato, sono una classicara sfigata.




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