last first kiss

di Dudy
(/viewuser.php?uid=296692)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


DRIIIIN!
A malavoglia, si alzò dal divano e abbassò il volume della televisione.
DRIIIN!
Arrivò in cucina e si guardò intorno.
DRIIIN!
Dove cavolo era finto il telefono?
DRIIIN!
Ah, eccolo, vicino al portacenere, sul tavolo.
DRIIIN!
“Pronto? Oh, ciao mamma. Tutto bene lì? No, la zia non c’è, è andata a fare la spesa. Sì, sto da sola in casa. Ma cos’è successo, perché quella voce? Cosa? Oh mio Dio….ma è grave? La polizia!? Addirittura!? Oh mio Dio…E io adesso dovrei andare lì in attesa che arrivi la zia? No, scordatelo, ho paura. Lo so che è mio fratello, ma ho paura lo stesso! Guarda quello che ha appena fatto…Oh, mamma, non puoi direttamente aspettare che vada lì la zia? Perché no? Ah, e va bene, vado, ma solo se mi garantisci che la zia  arriverà in meno di cinque minuti. Sì, ok. Ciao.”
Era sconvolta.
Semplicemente sconvolta.
Non avrebbe mai pensato che suo fratello potesse arrivare a tanto.
Stava iniziando ad avere paura di lui.
Si infilò la giacca e uscì.
Come aveva detto sua madre? “Davanti a quel bar con i muri gialli, quello vicino al supermercato dove vado sempre.” Molto poco precisa come indicazione. Comunque aveva capito.
 
Oddio.
 Era arrivata a “quel bar con i muri gialli” ed era rimasta ancora più sconvolta. Scioccata. Orripilata.
 E non riusciva a credere che quel ragazzo un po’ più avanti, sulla sinistra, tenuto fermo da quattro poliziotti, fosse veramente suo fratello.
Tra di loro c’era il corpo di un ragazzo, che doveva avere massimo uno o due anni più di lei, disteso a terra in una pozza di fango, coperto di lividi, graffi, tagli profondi da cui fuoriuscivano scie di color rosso scuro. Ansimava, si contorceva nel fango, a malapena riusciva a respirare, e col poco fiato che aveva sussurrava parole indecifrabili, impossibili da capire, era fuori di sé.
La ragazza alzò gli occhi da quella scena sconvolgente e incontrò lo sguardo di suo fratello.
Suo fratello, che fin da piccolo era stato un bullo, una persona violenta.
Suo fratello, che fin dalle elementari rubava agli altri bambini minacciandoli.
Suo fratello, che era cresciuto arrivando a fare….quello.
“Signorina, lei è la sorella del ragazzo?”
Un quinto poliziotto si era girato verso di lei e la guardava indicando suo fratello.
“Sì, sono io.”
Il poliziotto annuì lentamente.
“Sua madre mi ha avvisato che sarebbe venuta lei a controllare la situazione. Maya Stoner, vero?”
“Sì”
“Lei però non è maggiorenne, vero?”
“No, ma tra poco arriverà mia zia.”
Non le piaceva che qualcuno le desse del “lei”.
Il poliziotto annuì di nuovo, poi si allontanò.
Maya sentì il rumore di una macchina che veniva parcheggiata lì vicino e si girò di scatto, sperando di vedere sua zia.
Invece dalla portiera uscirono un uomo e una donna trafelati, col viso stravolto e rigato dal pianto. Probabilmente erano i genitori del ragazzo a terra.
Quando vide suo figlio in quello stato, la donna iniziò a urlare.
“Oddio, Zayn! Chiamate qualcuno! Dei medici! Il pronto soccorso!”
Lo stesso poliziotto che aveva parlato con Maya le si avvicinò.
“Signora, stia tranquilla, abbiamo già chiamato un’ambulanza, dovrebbe arrivare tra pochi minuti.”
“Come faccio a stare tranquilla!”
In quel momento Maya vide arrivare sua zia e le corse incontro. Finalmente!
 
Era passata quasi mezz’ora, e l’ambulanza non ancora arrivava. Tutti erano terribilmente nervosi. Il ragazzo a terra respirava sempre più piano.
Sua zia parlava con i poliziotti, e Maya stava di fronte a suo fratello. Lo guardava negli occhi, sconcertata. Poi quella parola le rotolò fuori dalle labbra:
“Perché?”
La sua voce suonava strana, stridula e acuta.
Suo fratello rimaneva impassibile.
“Si è appena trasferito qui, è un nuovo alunno della scuola.”
“E questo che c’entra? Perché lo hai picchiato in quel modo, Ryan?”
“E’ più piccolo di me.”
“E allora?”
Adesso stava quasi urlando. Sentì delle lacrime scenderle sulle guance.
“E allora, se uno è nuovo ed è più piccolo di te, lo picchi, no?”
Quello era suo fratello. No, non era possibile che fosse suo fratello. E se ci fosse stato uno sbaglio? Se avessero consegnato a sua madre il bambino sbagliato? Doveva essere così, voleva che fosse così.
In quel momento arrivò l’ambulanza. Il ragazzo a terra venne caricato su una barella. Per un attimo, solo per un attimo, si girò verso Maya e sussurrò delle parole comprensibili.
Io sarò il primo a baciarti, e anche l’ultimo.
Oddio, era fuori di sé.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1506790