Extrema
Ratio
Eccolo
lì,
quello che tutti chiamavano bambino prodigio.
Se
ne sta in
ginocchio, con le braccia incatenate al muro, eppure ha ancora la
faccia tosta
di non abbassare gli occhi. Non distoglie lo sguardo di fronte a
nessuno, sembra
manovrato da chissà quale delirio di onnipotenza, anche se
si ritrova in una
cella sudicia a patire la fame come il più misero dei
delinquenti.
Tsunade,
dopo averlo
visitato, ha accertato una cecità incurabile per entrambi
gli occhi. Anche se
ci fosse qualcosa da fare, chi l’aiuterebbe? Per lui non
è rimasto più nessuno.
Chissà
cosa vedono,
adesso, quelle iridi ancora spalancate. Sono fauci intenzionate a
divorare il
mondo, senza curarsi del fatto che non hanno più denti:
azzannano l’aria senza
ferirla ma sentono l’odore del sangue. Chi si avvicina troppo
rischia di
lasciarci un pezzo di sé, in quella trappola perversa che
è Sasuke Uchiha.
Kakashi
si porta
dietro una candela perché non è capace di
guardare senza occhi come lui. Per
tentare di capirci qualcosa ha bisogno di illuminargli
l’anima – sempre che non
sia già troppo nera per trovarci alcunché.
Si
inginocchia
davanti a lui per portarsi alla sua altezza. Lo illumina per vedere se
riesce a
inghiottire dentro al suo buio anche la luce della candela. Non succede
niente,
se non la fitta al cuore che non riesce a reprimere davanti a quel viso
scheletrico. Puzza da fare schifo.
«La
mia più grande
delusione» mormora Kakashi. È la delusione di
tutti quelli che credevano in
lui.
Il
volto ghigna e le
ossa sembrano andare a riallinearsi per imitare le fattezza di un
demonio. «Sensei»
il suo saluto è pregno di
disprezzo. «Che gesto nobile, visitare il suo ex allievo
appena prima
dell’esecuzione.» sputa ai suoi piedi la poca
saliva che gli resta. «Proprio
degno di lei.»
«Non
parlare, Uchiha.
Meriteresti di morire come un cane» se non altro, come i
duecento abitanti di
Konoha che ha ucciso, bruciati vivi da Amaterasu. L’odore di
carne carbonizzata
ancora impesta le narici dei superstiti.
«Non
si è mai chiesto
se le cose sarebbero andate diversamente, se lei fosse stato un maestro
migliore?» più infida di un serpente, la sua voce
è roca e passa dalle orecchie
fino al cervello e poi va dritta al cuore.
Kakashi
ne ha viste
troppe per lasciarsi plagiare da un ragazzino.
«Morirai
come il più
miserabile degli assassini, Sasuke, ma non porterai nessuno a fondo con
te.»
Gli
lascia accanto la
candela, nel caso gli torni la vista. Finché la cera non si
sarà consumata,
alla sua luce potrà guardarsi; se sarà fortunato,
si sentirà disgustato da sé
stesso. Ma Sasuke Uchiha, sedici anni, migliore allievo del suo corso
all’Accademia, orgoglio di tutto il villaggio, si
autodistrugge dall’interno
per non lasciar loro la soddisfazione di eliminarlo personalmente.
Eccolo
lì,
tutto quello che resta del bambino prodigio.
Nient’altro
che una promessa non mantenuta.
Note dell’autrice:
«Extrema
ratio è un'espressione latina […] L'uso nella
lingua italiana ha assunto, oltre
al significato originale di "ultima possibile linea d'azione" anche
quello, più specifico, di "estremo rimedio" o "ultima
possibile
soluzione", ovvero la soluzione cui ricorrere quando tutti i possibili
rimedi di un determinato problema sono già stati tentati
senza successo.» [Cit.
da Wikipedia]
Qui
c’è un gioco di parole tra ratio con il
significato di piano (e quindi il
tentativo di Kakashi di far recuperare la ragione a Sasuke: la
“vista” non è
intesa propriamente come facoltà visiva, ma come senno) e
ratio con il
significato di razionalità, di cui la candela è
allegoria.
☑Originalità
☑Grammatica
☑IC
Personaggio Base
☑IC
Personaggio Aggiunto
☑Uso
del Prompt
☐Gradimento
personale
☐Bonus/Malus
Totale: 5 punti
Con questa
flashfic ho ottenuto
[5] punti per un totale di [5] punti nella sfida
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