Per un whisky di troppo

di HumptyDumpty
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È una vecchia cosetta che scrissi credo due anni fa e che ho ritrovato solo oggi. Onestamente mi inquieta, ma sono curiosa di sapere se effettivamente riesco a comunicare emozioni forti o no. Tuttora >w<
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C'era puzza di urina e whisky quella sera. Ero al mio quinto drink. O forse al sesto? Non ricordavo il momento in cui avevo iniziato a contarli. Alzai il bicchiere di vetro e osservai il liquido contenuto all'interno, rischiarato dalla lampada al neon sul soffitto. Sempre più spesso mi divertivo ad osservare la mia odiosa immagine riflessa nella trasparenza, che di rimando mi fissava con sguardo di accusa. Trangugiai in maniera quasi furiosa e sentì l'alcohol bruciarmi prima la gola e piano piano arrivare fino allo stomaco, lasciando solo la sensazione di star andando a fuoco.
Pagai il conto e mi alzai, poi uscì dal locale. La luce della luna mi colpì in faccia, irritandomi. Cominciai a camminare sul marciapiede e mi diressi verso casa. Mentre ero immerso a contemplare il nulla udì delle urla e mi girai notando che dietro di me c'erano delle altre persone. Era una donna con un bambino che doveva essere suo figlio. Lui stava piangendo e lei lo stava sgridando. Lei aveva degli occhi neri come la pece, terribili. Sulla gamba del moccioso c'era del sangue.
Fu come rivivere quando da piccolo mi ero ferito il ginocchio e guardavo, con l'acqua che mi scendeva lungo le guance, una strana sostanza rossastra percorrere la mia pelle nuda procurandomi dei piccoli brividi di freddo. Mi tornò in mente anche mia madre che mi diceva che i veri uomini non piangono e che ero solo uno stupido, squadrandomi con rimprovero misto a ribrezzo.
Afferrai il primo oggetto che trovai a terra. Le mie mani si mossero da sole, nonistante io ancora non riesca a capire come una mano possa provare rancore e angoscia. Corsi verso la fonte del mio odio e mi scaraventai su di loro mentre urla spaventose, infernali quanto chi le emetteva, mi riempivano le orecchie. Un qualcosa di viscoso schizzava ovunque, bagnandomi la faccia, le gambe, proprio come quella volta, e infine depositandosi a terra.
"Mamma aiutami... mi fa tanto male", sussurrai.




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