Io
e il fluff siamo compatibili quanto l’alluminio e un forno a
microonde, e vi ho detto tutto. Di solito evito accuratamente di
scrivere cose anche solo vagamente puccipuccimiaomiao, ma ogni tanto
il lato buono di me prende il sopravvento e non riesco ad evitare
questa… roba.
Stavolta
il prompt è “Human!Red/Human!Toby,
‘Ricordi quando ci tuffavamo
nudi nel lago?’”. Cliccate sul bannerino a sinistra
per entrare
nei magici domini del p0rn… alla prossima!
Roby
Friends.
I
capelli di Red profumavano di grano, e le sue guance erano morbide e
sapevano di latte e frutta matura. A Toby piaceva affondare il naso
nella pelle morbida tra il collo e la spalla e inspirare a fondo,
mentre l’altro ridacchiava e si contorceva con poca
convinzione sul
materasso di paglia del fienile.
«E
smettila, dai. Mi fai il soll- ah ah ah...»
rise forte,
scuotendo la testa con una corona di innumerevoli pagliuzze
incastrate tra i capelli rosso cupo, e Toby si fermò per un
secondo
ad osservare i suoi occhi verdissimi, lucenti per la gioia.
Una
morsa di paura e imbarazzo gli strinse lo stomaco, e fu costretto a
scacciare dalla testa l’immagine del suo padre adottivo, il
vecchio
Fiuto, prima di ricominciare a baciare Red; non avrebbe dovuto farlo
‒ nessun
ragazzo normale
avrebbe dovuto, ma la bocca di Red era dolce come il miele e la sua
risata sembrava entrargli nella testa e alleggerirla, una specie di
magia.
Litigavano
così spesso che ogni tanto rischiava di dimenticarlo, ma lo
amava.
Lo
amava così tanto che non gli importava di essere un invertito.
«Ricordi
quando ci tuffavamo nudi nel lago?»
Lui
lo ricordava benissimo. Sua madre gli aveva ripetuto cento volte di
non avvicinarsi nemmeno al trovatello adottato da quella vecchia
pazza della signora Tweed, ma Toby non era riuscito a tenersi lontano
da quel ragazzino vivace che conosceva sempre qualche gioco nuovo e
lo invitava sempre a nuotare. Forse aveva cominciato a provare
qualcosa per lui da quel tempo, quando entrambi erano troppo piccoli
per conoscere la corruzione degli adulti e si scambiavano baci timidi
al riparo dei cespugli.
«Tu
avevi sempre paura di tuffarti». Red sorrise e gli
accarezzò il
naso, la linea della mascella «Ma poi volevi sempre che ti
baciassi,
porco!»
«Perché,
pensi che adesso non lo voglia più?»
Lo
baciò, spingendosi verso di lui, e Toby sentì
l’eco di una risata
non sua rimbombargli nella gola. I pantaloni gli stavano già
stretti, ma non aveva voglia di interrompere l’istante
infinito nel
quale la lingua di Red si muoveva a contatto con la sua e i loro
cuori battevano quasi all’unisono, uniti nel silenzio del
pagliaio.
Poi
Red mugolò qualcosa, si staccò.
«Ahio...
il vecchio Fiuto mi ha lasciato un bel livido».
«E
perché?»
«Mi
ha sorpreso a rubare nella sua vigna». Il sorriso di Red si
fece
sottile, venato di furbizia «Non ha pagato né me
né gli altri
braccianti questo mese, così ho pensato di prendermi il
salario da
solo».
Toby
sbuffò, infilandogli una mano sotto la maglietta alla
ricerca del
punto dolente ‒ almeno,
così disse a se stesso.
«Ti
ho già detto che potresti venire a lavorare da me. Come...
come
giardiniere, la vecchia Tweed dice che sei parecchio bravo».
«Non
finirò per diventare la tua mantenuta, Toby. E poi il
vecchio Fiuto
mi piace... tutto fumo e niente arrosto». Aveva la parlata
sgrammaticata dei poveracci e dei neri, ma arrotolava le parole sulla
lingua come se recitasse una poesia «E tu devi studiare per
andare
al college, io ti distrarrei«.
La
sua mano dalle dita sottili percorse la stoffa della camicia a quadri
di Toby e poi si infilò al di sotto della cintura, ben oltre
i
boxer. Toby inspirò un rantolo di aria secca e si
aggrappò con una
mano ai capelli di Red e con l’altra ad una manciata di
paglia,
mentre la mano cominciava a muoversi con una lentezza estenuante e
solleticava le sue voglie più nascoste proprio nel modo che
lo
faceva impazzire ‒ conosceva
ogni centimetro di lui, ogni suo nervo, per quanto piccolo e
nascosto. Si sentì diventare duro e teso, il viso che
scottava come
se avesse la febbre, mentre Red continuava a fissarlo con quel suo
sorriso vagamente allusivo e stringeva la presa sempre di
più,
sempre di più.
«Se
potessimo vederci così tutti i pomeriggi
non avresti più
tempo per i tuoi noiosissimi libri». Toby mugolò
qualcosa di
incomprensibile, lottando per trattenere le grida. Red amava fargli
quello, soprattutto quando erano nel fienile, a
pochi passi
dalla casa padronale, e chiunque avrebbe potuto sentirli.
Si
mosse piano, un lento ondeggiare di fianchi che strappò
all’altro
una risatina e lo fece diventare ancora più paonazzo, mentre
il sole
splendeva sulla paglia in mille ghirigori dorati e gli uccelli
cinguettavano fuori dalla finestra. Non l’avrebbe definita pace,
questo no, ma quando una scossa di piacere lo fece rabbrividire dalla
testa ai piedi e crollò con la testa sul petto di Red,
improvvisamente stanco, Toby pensò che forse quella cosa che
gli
riempiva la pancia e bruciava in ogni angolo del suo corpo era
felicità.
«Ti
va un bagno al lago?» La voce di Red era come ovattata, la
stoffa
della sua camicia ruvida e calda; annuì con poca
convinzione,
aggrappandosi ai fianchi stretti del ragazzo sotto di lui e
inspirandone il profumo.
«Rimaniamo
un po’ così, per favore».
«Guarda
che ti stai addormentando».
«Non
è vero».
Qualche
minuto dopo Toby ronfava quietamente; Red, accarezzandogli i capelli,
finì per addormentarsi anche lui nel morbido tappeto di
paglia.
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