1-Un piccolo passo indietro
Ghiaccio, paura, tenebre.
Tutto era cominciato all'improvviso, quando gli altri avevano
attraversato il pavimento e si erano parati davanti a loro, per non
farli passare. Nebbia, ghiacciata e opprimente li aveva avvolti e il
suo sguardo era guizzato verso il volto di Julian, cercando la
colpevolezza di quel trucco che, però, non aveva trovato in
quei occhi. I suoi antenati stavano andando li per lei, per
prendere la sua anima. Julian era d'un passo davanti a loro, aveva una
spolverata di brina sulla giacca nera, e i suoi capelli scintillavano
come se fossero stati di ghiaccio. Era bello, dio se era bello. Quei
mostri crudeli e famelici non avevano nulla in comune con lui. Jenny
riconobbe gli occhi, anche se li aveva visti solo due volte in tutta la
vita: la prima volta aveva cinque anni, e aveva appena aperto uno
sgabuzzino che sarebbe dovuto rimanere chiuso. Un'altra volta nella
grotta, quando stava per impazzire per il buio che la opprimeva.
-Chi sono?- domandò a Julian, sperando che la guardasse per
un momento.
-I miei antenati.- rispose, asciutto e conciso. Uccidendo ogni sua
speranza.
-No, tu...loro non sono come te.-
-E' così che diventiamo. Anche io un giorno sarò
così, è inevitabile.-Julian li fissava, senza
mostrare
emozioni. Sembrava spento. Lui, che era sempre uno specchio di passioni
conturbanti.
Jenny scosse la testa, non voleva crederci.
-Quelle non sono le loro vere sembianze, vero?- domandò
trattenendo a stento un singhiozzo di paura -E' solo per farci
spaventare.-
Julian li osservò con una espressione impassibile, voltando
lievemente il volto per guardarla -Noi nasciamo perfetti.- non era
stato ne arrogante ne modesto...non sembrava minimamente turbato -Ma
invecchiando, con il passare dei secoli, diventiamo deformi. La nostra
forma interiore cambia per mostrare l'anima nera che abbiamo.-
Alzò le spalle, quasi non fosse un suo problema -Diventiamo
dei
mostri-
Jenny sentì improvvisamente freddo. Stava congelando da
quando
era apparsa la nebbia, ma quello era un freddo diverso. Non voleva
crederci, non ci riusciva.
-Non so perchè sono qui.- disse a mo' di spiegazione -Questo
non è il loro gioco.-
-Ti sbagli- il più alto fece un passo, fronteggiandolo. -Lei
è diventata la nostra preda.- Aveva la voce melodiosa come
campane tibetane che risuonano nel cielo, ma un corpo orrendo e
grottesco. -Lo è da quando ci ha rubato le nostre anime.-
Jenny sentì defluire il sangue dal viso, diventando sempre
più pallida. Barcollò per la paura e mosse un
passo
indietro senza sapere cosa fare. Julian si voltò a
guardarla,
aveva uno sguardo strano, come una madre che coglie in fragrante il
figlio con le mani nella marmellata. Aveva le mani affondate
nelle tasche e li guardava in silenzio, poi inarcò
lievemente le
sopracciglia e inclinò la testa all'indietro. Aveva capito.
-Oh, forza. Sono sicuro che avevate finito con loro.-
-Forse con il vecchio, ma non con i due ragazzi!-
-Si... non avevamo ancora finito di goderceli...-
-Erano nostri.-
-Per sempre.-
Ogni parola aveva un suono dolce, perchè le voci erano come
seta
nera, ma amare perchè quando arrivavano alle loro orecchie
sembravano ragni che si arrampicano lungo la schiena. Gli uomini ombra
ridevano, ed era terribile guardarli, spaventoso.
L'uomo ombra alto stava avanzando. La guardava dall'alto verso il basso
dalla sua statura con i suoi occhi da coccodrillo:occhi spietati,
antichi, che riflettevano secoli passati a vivere nel buio.
-Ci ha rubato le nostre anime.- disse formalmente, come li stesse
invitando ad un ballo di gala -E ora deve pagare con la sua vita. E'
nostra.-
Da ogni angolo si alzarono grida di entusiasmo, assenso. Jenny
tremò, facendo saettare lo sguardo verso Julian. Per un
momento
sperò che potesse fare qualcosa.
Lui era immobile e per un momento la ragazza pensò che fosse
diventato una meravigliosa statua di cera. Quando si mosse appena, si
accorse che stava trattenendo inutilmente il fiato.
-Lo so.- rispose, chiudendosi di nuovo nel solito mutismo.
Una nebbia nera calò su di lei, imprigionandola.
Tossì,
chinandosi su se stessa e premendo le mani sullo stomaco. Respirava a
fatica, e tremava come una foglia. Era totalmente preda degli uomini
ombra, il solo pensiero di cosa avrebbero potuto farle la faceva
impazzire di paura.
NO! NO! STOP!
Un urlo, no...pura energia si levò sopra la nebbia, sopra il
nero, sopra la sua paura. Julian era davanti a lei, dandole le spalle e
fronteggiando gli uomini ombra.
-Esci da quella porta.- disse con voce serie, autoritario.
-No, io non posso...-
-Esci da quella porta!- disse con più forza, facendola
trasalire. La sua forma stava mutando in qualcosa di più
etereo,
era più un disegno che una persona ora. I suoi capelli
sfolgorarono, erano cristalli illuminati da una luce azzurrognola, i
suoi occhi erano così luminosi da lasciare una scia di luce
ogni
volta che muoveva il capo. Stava trattenendo gli uomini ombra.
-Presto- la sollecitò Dee, tirandola per un braccio. Tom la
imitò, ma Jenny non riusciva muoversi. Non poteva lasciarlo
li...
-Esci, Jenny!- la sollecitò lui.
Poi accadde qualcosa. Gli uomini ombra fecero un passo in avanti e
Julian barcollò appena. Lei fu vagamente cosciente che non
riusciva più a trattenerli. Il ragazzo si alzò
con uno
scatto fulmineo, li raggiunse e li spinse alla porta, facendoli cadere
l'uno sopra l'altro.
-No!- Protestò lei -Cosa ti faranno?-
-Non ha importanza, desidero solo che tu esca da qui.-
Lei era sulla porta: Un piede sulla terra, con Tom, e uno nel mondo
delle ombre con Julian. Il ragazzo dai capelli argentei la strinse per
un momento a se. Per un momento pensò che l'avrebbe baciata
con
uno dei suoi meravigliosi e letali baci ricchi di passione, o
sconvolgenti e pieni di sentimento come quello che si erano scambiati
nella caverna. Ma lui non fece nulla. Appoggiò la bocca
sulla
sua fronte, nel più casto dei baci, per poi spingerla via
con
violenza. Jenny sentì mancare l'aria per la sorpresa.
Guardò verso la porta: Julian le lanciò ancora
uno
sguardo per poi chiudersi la porta alle spalle.
Rimase immobile per un secondo, senza avere il coraggio di muoversi.
Tom la strinse a se, facendola sentire protetta.
Poteva fingere che non fosse successo nulla Finchè erano li:
ora
che la porta si era chiusa tutto sembrava normale e tranquillo.
-E' Finita.- Sussurrò Tom, con il tono sollevato.
-Finita- mormorò Jenny.
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