Tattoos
of memories
«Gee,
vieni a vedere.»
Frank
Iero quel fine settimana aveva deciso di riordinare l'appartamento
che divideva col suo fidanzato da dopo il diploma, ed ora lo
aspettava sulla soglia della loro camera con alcuni fogli in mano.
Per essere precisi, non erano fogli qualsiasi ma disegni, disegni di
Gerard. Gerard che aveva iniziato da poco l'Accademia di Belle Arti
lì a New York e che monopolizzava ogni centimetro quadro
libero
dell'abitazione con libri, fogli, disegni, schizzi e materiale per
dipingere e disegnare. Ovunque di poggiava lo sguardo, si poteva
essere quasi certi che ciò che si stava osservando era di
Gerard
Way. In poche parole, l'ordine non era il suo forte. E neanche
buttare le cose ormai vecchie ed inutili. Gli unici oggetti
appartenenti a Frank erano i suoi vestiti, che teneva ripiegati
–
seppur alla bene e meglio – nel suo lato dell'armadio, la
chitarra,
che pure era gelosamente custodita nella sua fodera all'interno
dell'armadio, ed i libri e i cd che pure conservava ordinatamente
nella libreria in salotto. Ma tutta quella confusione alla fine non
dava fastidio a nessuno dei due coinquilini. Ci erano abituati e
vivere a stretto contatto con l'arte non dispiaceva loro. Anzi, era
anche piacevole quando – come in quel momento – si
ritrovava un
particolare disegno, un particolare libro, un particolare qualsiasi
oggetto di cui ci si era dimenticati e che faceva ricordare momenti
passati di cui magari si conservava un ricordo speciale.
Gerard
si alzò dal divano di malavoglia, con quel freschetto tipico
dell'autunno che avanzava stare sotto una coperta a guardare
tranquillamente la tv era la pace dei sensi.
«Che
cos'è?»
L'altro,
di tutta risposta, gli mostrò i fogli sorridendo
maliziosamente. Il
primo del plico era il disegno causa di tutta quella agitazione da
parte di Frank.
«Te
lo ricordi?»
Gerard
ricordava eccome.
Era
un mattino invernale di tre anni prima, ovvero il penultimo anno del
liceo per Frank. Ancora non abitavano insieme; Frank stava ancora con
la madre e Gerard divideva un appartamento con altri studenti della
sua facoltà a New York e tornava solo nei fine settimana,
quindi
nell'ultimo anno si erano visti relativamente poco rispetto agli anni
in cui entrambi frequentavano il liceo. Quel giorno era proprio una
domenica, e si trovavano in camera di Gerard a Belleville. Frank
stava comodamente disteso sul letto e guardava con interesse il
bozzetto che il suo ragazzo stava ultimando seduto alla scrivania.
Nonostante fosse, appunto, mattina, Gerard teneva la lampadina accesa
per avere una visione migliore delle linee che tracciava
minuziosamente. A quel tempo aveva iniziato da qualche mese
l'università e poiché vedeva ciò come
il progressivo realizzarsi
di un sogno si impegnava sempre tantissimo nello studio e nella
pratica, anche quando tornava a casa a trovare la sua famiglia e
Frank, che naturalmente gli teneva sempre compagnia e lo supportava
quando si trovava alle prese con qualche argomento o disegno
particolarmente difficile.
«È
da quando sono arrivato che stai lavorando, ti manca molto?»
«Devo
ancora iniziare a dipingere la tela ma ora disegno solo lo schizzo,
la dipingerò più tardi prima di ripartire.
Abbiamo già poco tempo
per stare insieme da quando abito a New York, non voglio usarlo tutto
per lo studio.»
«Meno
male, avevo paura che l'arte ti avesse completamente
assorbito.»
Gerard
sorrise e decise che il bozzetto era finito per lui, se qualche
particolare era ancora imperfetto o mancavano delle sfumature per
renderlo più realistico avrebbe sistemato tutto
successivamente.
Frank aveva più che ragione, forse lo stava trascurando
troppo da
quando aveva iniziato l'università.
Salì
sul letto anche lui e andò a stendersi vicino a
Frank. Più
che vicino, quasi completamente su di lui.
«Allora,
tu invece che mi racconti? Come procedono le cose a scuola?»
Si
trattava più che altro di una domanda retorica,
perché aveva
iniziato a guardarlo con fare malizioso e a baciargli la mandibola ed
il collo.
«Mah,
le solite cose. Jamia si è arresa al fatto che sto con te e
ha
smesso di tormentarmi.»
Gerard
continuava a provocarlo sfiorandogli la zona tra il collo e la spalla
con le labbra e la maglietta – era di Gerard, quindi gli
andava
larga – si prestava, non ostacolando troppo con la sua
barriera di
stoffa.
«Dai
Gee hai tutte la mani sporche di quelle porcherie che stavi usando,
vattele a lavare prima di toccarmi.»
«Si
chiamano colori, Frankie.»
Gerard
gli tracciò un leggero segno verde sulla guancia sinistra
sfiorandogliela con un dito sporco di inchiostro.
«Ma
che fai, mi sporchi tutto. Vatti a lavare!»
«Non
ci penso proprio. Mi è venuta un'idea molto artistica.»
«Okay,
ora ho paura.»
Frank
rise sforzandosi di assumere un'espressione incredula e traumatizzata
ma si lasciò togliere la maglia senza opporre resistenza e
ricambiando il bacio. Ma Gerard si separò subito e scese dal
letto
per andare a frugare tra la sua roba da artista che teneva sparsa sul
pavimento ed accatastata in pseudocostruzioni dall'aria instabile.
«Che
è successo? Che cerchi?»
«Sssht,
tu spogliati intanto.»
«Ma...»
«Spogliati!»
«Okay,
però non fare così il misterioso che sembri un
maniaco.»
Quando
Gerard trovò quello che stava cercando, Frank si era appena
sfilato
i pantaloni per restare con addosso solo gli slip. E Gerard gli si
era seduto davanti tenendo fra le mani dei tubetti di tempera ad
acqua.
«Frank,
tu sarai la mia prossima opera d'arte.»
«Devo
posare nudo mentre mi disegni?»
Frank
non capiva molto di quello che stava succedendo; quando Gerard si
metteva in testa qualcosa tendeva a non spiegare agli altri le sue
intenzioni, come se già tutti sapessero ciò che
stava pensando.
«No
veramente l'idea era un'altra, però forse dopo farai anche
quello.»
«Oè,
calma, padrone. Che cosa mi vuoi fare?»
«Lo
sai benissimo, ma ti resta difficile concepirlo come
verità.»
Ecco
che ricominciava a fare il misterioso. Ed ecco che si spogliava anche
lui e rimaneva completamente nudo sotto gli occhi di Frank che a quel
punto non era più molto interessato a cosa avrebbero fatto.
Cioè, a
cosa avrebbero fatto con quei colori, capiamoci. A meno che non li
avrebbero usati come lubrificante – il quale era un uso molto
degno
di un film porno di basso livello soprattutto igienico – si
sarebbe
prestato alle strane pratiche che aveva in mente quel “pervertito
inside” del suo ragazzo.
Gerard
sfilò l'ultimo indumento che copriva il corpo di Frank e
– dopo
aver indugiato per qualche secondo ma non troppo su quel corpo dalla
carnagione chiara con occhi languidi – svitò il
tappo di uno dei
tubetti. Nel frattempo Frank attendeva in silenzio, col petto che si
alzava ed abbassava al ritmo del suo respiro curioso. E Gerard si
mise un ricciolo di tempera blu sul dorso della mano sinistra e,
salendo a cavalcioni sul bacino del ragazzo, dopo averci intinto la
punta dell'indice destro iniziò a tracciare delle linee
sull'addome
liscio di Frank, che sussultò leggermente a quel contatto.
Gerard
sorrise mentre continuava il suo lavoro con perizia, senza mai alzare
lo sguardo per incontrare gli occhi di Frank che guardavano
attentamente e cercavano di capire cosa quello stesse disegnando
sulla sua pelle. Mano a mano che Gerard tracciava più linee
con quel
suo dito delicato, intingendolo regolarmente nella tempera che aveva
sull'altra mano, Frank capì che si trattava di due colombe
stilizzate e disegnate di profilo, una rivolta verso l'altra. Non
erano perfettamente simmetriche, ma erano ben definite, di quel
colore blu intenso.
«Siamo
noi?»
Gerard
annuì con un lieve gesto della testa mentre alzava di nuovo
gli
angoli della bocca in un sorriso più accentuato di quello
che aveva
da quando aveva iniziato l'opera. Quando ebbe finito di tracciare i
bordi delle colombe, si mise della tempera gialla sempre sul dorso
della mano sinistra, vicino a dove c'era il segno di quella blu ormai
finita. E sempre con quell'indice affusolato ne prese un po' e ci
colorò l'interno dei due uccelli. Poi con del rosso
disegnò dei
raggi che partivano da intorno l'ombelico e proseguivano per tutta la
pancia, facendo da sfondo al disegno. Con del viola invece
disegnò
tutti arabeschi sulla superiore del busto e lungo le braccia, e
infine lungo le gambe. Quell'intreccio di linee prese un bel po' di
tempo, soprattutto perché Gerard muoveva la punta del suo
dito con
leggerezza e lentamente. Voleva sedurre col suo tocco e con la sua
arte, senza dire o fare nient'altro che trasformare Frank in un
quadro vivente, farlo diventare parte integrante del suo processo
creativo. E, da quello che poteva vedere, ci stava riuscendo.
L'eccitazione fra i due cresceva ma nessuno aveva intenzione di
interrompere quei momenti con una frase del tipo “okay adesso
basta
scopiamo e finiamo qua 'sta pagliacciata” o un gesto fuori
luogo.
Quindi entrambi restavano in silenzio e l'unico a muoversi era
Gerard, che continuava a dipingere. Ora stava disseminando di puntini
rosa le zone dove aveva tracciato gli arabeschi viola, quasi a voler
simboleggiare degli alberi fantastici durante la loro fioritura.
Frank pensò che tutto quell'insieme di disegni sulla sua
pelle
avesse un qualcosa di orientale, in particolare gli ricordava il
Giappone. I raggi rossi, le colombe, quella specie di ciliegi in
fiore che lo ricoprivano quasi completamente.
Quando
invece pensava che Gerard avesse finito, dato che tutta la parte
anteriore del suo corpo era ricoperta da disegni colorati che
sembravano volersi accaparrare il ruolo dei suoi vestiti quotidiani,
Frank si sbagliava perché l'altro prese subito un tubetto di
tempera
nera ed iniziò a dedicarsi di nuovo alla zona addominale. In
particolare si concentrò sull'inguine, ma stavolta si
trattava non
di un disegno bensì di una scritta in corsivo. I LOVE YOU.
Forse
per la prima volta da quando aveva iniziato a dipingere, Gerard
alzò
lo sguardo verso di Frank e si accorse che lo stava guardando con gli
occhi che luccicavano. Non era commosso, il luccichio non era
provocato da lacrime, ma dall'amore che provava verso quel ragazzo
dai capelli scuri ed arruffati che gli aveva scritto con un dito e
della tempera “TI AMO” sulla pelle.
Ora
che il capolavoro era finito, non rimaneva che renderlo di entrambi.
Gerard
si allungò sul ragazzo dipinto, sentendo la scritta ancora
fresca
che si ritrattava anche sulla sua pelle e lasciandogli un bacio sulle
labbra come a suggellare quel loro amore definitivamente.
«...e
dopo eravamo tutti sporchi di tempera, per non parlare delle
lenzuola.»
«Poi
le avevo messe io in lavatrice prima di ripartire e mamma non ha mai
saputo che erano completamente sporche di colore, perché le
ha viste
che erano già pulite quando è andata a stendere i
panni. Per
fortuna erano tempere ad acqua e non macchiano.»
«Queste
sono le tue idee da artista da strapazzo.»
«Però
al tempo ti era piaciuto.»
«Ero
giovane e ingenuo.»
«Ma
per piacere! E queste allora come me le spieghi?»
Gerard
con uno scatto della mano alzò la maglietta di Frank e gli
scoprì
la pancia. Da sotto l'elastico dei pantaloni spuntavano due colombe
tatuate, simili a quelle che una domenica mattina di tre anni prima
Gerard gli aveva disegnato con le sue mani e della tempera economica.
Frank sbuffò e si ricoprì cercando di trattenere
un sorriso mentre
si alzava dal divano su cui si erano seduti mentre ricordavano quei
momenti e tornava a sistemare. Gerard lo guardò scomparire
dietro
l'angolo che formava il corto corridoio con il salotto e poi rivolse
un altro sguardo contemplativo a quel disegno. Frank lo aveva
lasciato lì sul tavolinetto davanti al divano. Quei morbidi
tratti a
matita che lui stesso aveva tracciato raffiguravano la parte di busto
di Frank dalla parte sulla quale c'erano le colombe circondate dai
raggi rossi fino alla scritta, interrompendosi proprio quando si
cominciava ad intravedere una certa peluria più consistente.
Su quel
foglio c'era impresso un pezzo della loro storia, un pezzo del loro
tempo passato insieme quando erano più giovani, un pezzo del
loro
amore. Gerard sospirò ripensando ai tempi del liceo, a
quando lui
era dovuto partire per New York e a quando per due anni si erano
visti solo una volta la settimana in attesa che anche Frank si
diplomasse e andasse a vivere con lui, e si alzò dal divano
per
andare ad aiutare Frank nel suo lavoro da casalinga.
---
L'avevo
cancellata per sbaglio e ora la ripubblico lol
È
da una vita che non mi faccio sentire su efp, sappiate che sono viva
e ora pubblico anche il nuovo capitolo di Nancy boy, dopo mesi e mesi
ce l'ho fatta /3
Chiedo
venia :c
xoxo
dryvenom
|