dance for three - 4
Oh, madonnina, quanti bei
commenti che mi fate, sono proprio felice, era molto che una mia storia
non aveva tanto successo! Grazie!! Questo è il penultimo
capitolo ed è, per forza di cose, interlocutorio e più
breve del solito, era nato come un unico capitolo finale, ma poi era
troppo lungo e l’ho diviso. Spero che possiate apprezzare anche
questo passaggio verso il finale. Divertitevi e non fate mancare il
vostro prezioso commento!
Ciao a tutti!
Sara
P.S.: per le risposte ai commenti, ci vediamo come sempre in fondo al capitolo. ^___-
4 – La danza delle coppie
I giorni si susseguirono in un grigio e nebbioso autunno, che non
faceva altro che immalinconire sempre di più Roy. Spesso, Riza
lo sorprendeva a guardare fuori della finestra con aria triste e
nemmeno il paio di missioni cui parteciparono servirono a risollevargli
l’umore.
I rapporti tra i due ufficiali erano, in compenso, rientrati nella
solita routine; anche se Mustang era diventato stranamente poco
invadente. Non le faceva domande, non era più ossessionato da
Paul, acconsentiva a tutte le richieste di Riza senza fare storie.
Sembrava… arreso. E questo a lei non piaceva per niente.
Ogni tanto, la sera, dopo la fine del turno, Roy e Riza si fermavano al
poligono di tiro, per adempiere ai famosi obblighi amministrativi del
colonnello. Nessuno dei due avrebbe confessato che passare due ore in
quello stanzone gelido e lugubre gli piaceva, eppure nel loro cuore
aspettavano la sera in cui sarebbe accaduto. E questo, pensavano
entrambi, era stupido.
Una di quelle sere, il tenente rientrò nel poligono portando un
piccolo vassoio con due tazze di the caldo. Il colonnello stava
sparando. Era molto più concentrato ultimamente e lei non sapeva
se era un bene o un male, anche se un po’ le mancava il Roy
farfallone e distratto.
La donna posò il vassoio nel piano della finestra di tiro
accanto a quella di Mustang. Lui la guardò interrogativo, dopo
aver smesso di sparare e tolto il caricatore esaurito. Lei gli fece
cenno di togliersi anche le cuffie e Roy ubbidì con un sorriso.
“Qui fa piuttosto freddo e ho pensato che una tazza di the le
avrebbe fatto piacere.” Affermò, indicandogli il vassoio.
“Oh, sì, grazie!” Rispose entusiasta lui. “Non mi sento più le dita!”
Il colonnello prese la sua tazza e sedette sulla sedia vicina al tavolo
degli attrezzi. Riza fece lo stesso, però sedendosi sul bordo
del tavolo. Sorseggiarono la bevanda ancora fumante, traendone un
discreto sollievo.
Roy osservò la donna bere un breve sorso e fare un piccolo
sospiro soddisfatto, poi sorrise. Era bello essere lì con lei,
nonostante il silenzio e il freddo. Da qualche giorno rifletteva su una
cosa e pensava che quello fosse il giusto momento per proporla a Riza.
“Senta, Tenente…” Esordì l’uomo.
“Mi dica, Colonnello.” Replicò Riza disponibile.
E i loro occhi s’incontrarono, tra l’alzare il capo di lui
e l’abbassarlo di lei. Un giorno, pensò Roy, avrebbe
dovuto studiarci su questo fatto, su come i loro occhi riuscissero ad
incatenarsi a vicenda in quel modo. Come se avessero una calamita
incorporata. Ma finì quasi subito, non ci fu il tempo per fare
ricerca. Lui distolse lo sguardo, lei chinò gli occhi arrossendo
appena.
“Diceva, Signore?” L’interrogò Riza poco dopo.
“Ecco…” Riprese Roy, dopo aver tossicchiato per
tornare controllato. “Sa che la settimana prossima ci sarà
il ballo dell’esercito e…”
La donna sembrò improvvisamente a disagio. Scivolò
giù dal tavolo e fece qualche passo verso la barriera delle
finestre di tiro. Lui s’insospettì, ma continuò.
“…mi chiedevo se lei volesse venirci con me.” Ecco, la proposta era fatta, ora stava a lei.
Riza guardava ancora verso i bersagli, o meglio, un punto leggermente
più in passo. Le sue dita nervose percorrevano il bordo del
banco. Ma era inutile tergiversare, tanto valeva dirglielo e basta.
“Colonnello…” Iniziò girandosi finalmente
verso di lui, ma evitando comunque il suo sguardo. “…non
è facile, ma… vede, Signore, il fatto è che me lo
ha già chiesto qualcun altro e… io ho accettato.”
Lo sapeva. Ma non voleva dire che facesse meno male. Era almeno una
settimana che ci pensava, da quando erano arrivati gli inviti e ora era
tardi. Niente da fare, lui, in questa storia, arrivava sempre dopo
l’orchestra. Continuava a perdere treni uno dopo l’altro,
con Riza.
“Mi dispiace…” Si rammaricò la ragazza.
“No, non fa niente.” Replicò Roy, con un gesto noncurante che nascondeva la sua amarezza.
“Sono sicura che lei troverà un’altra persona che
l’accompagni.” Affermò Riza, con una punta appena
percettibile d’irritazione.
“Sì, lo chiederò ad un’altra…”
Mormorò apatico il colonnello, guardando da tutt’altra
parte.
A un’altra, sì…
pensò con strana rabbia la donna. “Porto via queste
tazze.” Annunciò poi, brusca, sfilando dalle dita
dell’uomo la tazza ormai vuota.
“Faccia pure.” Reagì blando Roy, alzandosi.
“Io finisco con i miei colpi di oggi.” Aggiunse, mentre
raggiungeva la sua arma sul bancone.
Riza uscì veloce e con passo nervoso, ma tanto lui non se ne
accorse, preso com’era dalle sue recriminazioni. I due avevano
qualcosa in comune, ad ogni modo: una stranissima voglia di piangere.
Non era il suo periodo migliore, ma Roy quel giorno si sentiva
magnanimo. Era qualche minuto che, invece di leggere il suo rapporto,
osservava la figura tormentata di Edward Elric seduto sul divano. Quel
ragazzo aveva un cruccio, glielo si leggeva in faccia.
“Cosa c’è che non va, Acciaio?” Gli domandò infine, vinto dalla curiosità.
Ed alzò gli occhi scrutando l’espressione stranamente
divertita e inaspettatamente comprensiva del colonnello.
S’insospettì in modo immediato.
“Non c’è niente.” Rispose sgarbato, girandosi dall’altra parte.
“Stai tranquillo, a me puoi dirlo.” Continuò
accondiscendente Roy. “Sono un uomo adulto, esperto, posso darti
un consiglio…”
“A cosa sta alludendo, Colonnello?” L’interruppe il giovane alchimista aggrottando la fronte.
Mustang incrociò le braccia sul piano della scrivania e si
sporse verso di lui con un sorriso complice. “Da quanto è
arrivata in città?” Chiese con aria saputella.
“E lei che ne sa?” Ribatté cupo l’altro.
“Ho i miei informatori…” Si vantò l’uomo gongolante.
Edward sbuffò, chinando il capo. Inutile cercare di nascondere
qualcosa a quell’uomo, per quanto gli desse fastidio doveva
ammettere che Roy Mustang stava sempre un passo avanti.
“Due giorni fa.” Soffiò infine.
“E ti da il tormento, eh?” Insinuò Mustang divertito.
“Uff, sì…”
“Ha saputo del ballo, immagino.” Affermò Roy, tornando ad appoggiarsi alla spalliera.
“Ha visto gli inviti e Al, che non regge neanche il semolino, le
ha detto tutto!” Si lamentò il ragazzo sconsolato; nemmeno
sapeva perché stava dicendo quelle cose proprio al suo superiore.
“Che male c’è?” Fece allora l’uomo; Ed
lo guardò allibito. “Mi sembrava di aver capito che lei ti
piacesse…”
“Questo non l’ho mai detto.” Precisò l’alchimista d’acciaio.
“Se non ti piace, forse dovresti chiarire con lei.” Gli suggerì saggiamente il colonnello.
“Non ho detto nemmeno questo…” Rettificò Ed, sconsolato.
“Hai le idee un po’ confuse, ragazzo mio.”
Commentò ironico Roy; l’altro lo guardò malissimo.
“Parla bene, lei!” Sbottò il ragazzo, incrociando le
braccia. “Le basta schioccare le dita per avere intorno orde di
femmine pronte a zerbinarsi ai suoi piedi, ma io devo stare attento con
Winry!” Continuò con ardore. “Se non peso ogni
parola, quella mi smonta come un passaverdura!”
“Credo questo sia un motivo per cui dovresti invitarla al ballo.” Dichiarò il colonnello con calma.
Passò qualche minuto di silenzio in cui Edward scrutò il
vuoto con aria riflessiva e Roy osservò lui, aspettando
decisioni o reazioni.
“Come s’invita una ragazza al ballo?” Chiese infine
il giovane, tormentandosi l’elastico dei capelli, ma continuando
a non guardare l’interlocutore.
“Non importa come.” Rispose Roy, sollevando gli occhi e
scrutando malinconico la figura chiara di Riza alla sua scrivania.
“L’importante è farlo prima che lo faccia un
altro…”
“Eh?!” Fece perplesso Ed. “Quale altro?”
“No, scusa, mi ero distratto!” Si riprese subito il
colonnello. “Veniamo a noi.” Continuò, cambiando
argomento con urgenza. “Questo rapporto fa schifo, Acciaio,
è pieno di errori di grammatica e la tua calligrafia è
peggio delle zampe di gallina…”
“Grrr…” Mai, si ripromise Ed, mai mostrare il fianco
al colonnello, quello era un artista nell’approfittarsi delle
debolezze altrui. Bastardo!
Roy, nel frattempo, sorrideva soddisfatto. I battibecchi con Acciaio lo
mettevano sempre di buonumore e per un attimo poteva non pensare ai
suoi, di crucci. Anche se gli bastava alzare la testa dai documenti,
per sapere che non sarebbe durato a lungo. Lei e i suoi capelli biondi
erano lì a ricordarglielo.
Era inutile stare a piangersi addosso per i recenti sviluppi della sua
vita sentimentale, si disse un giorno Roy. Non si sarebbe presentato da
solo al ballo, facendo la figura del fesso davanti ad un trionfante
maggiore Paul con al braccio… No.
Il problema, adesso, era tutto nel trovare una ragazza da portare con
se. Ce ne sarebbe voluta una abbastanza carina da essere alla sua
altezza, ma non appariscente. Una poco impegnativa, ma abbastanza
intelligente da non farsi illusioni. Una che gli facesse fare una bella
figura, senza obbligarlo a starle appiccicato tutta la sera.
Perché lui, alla festa, avrebbe avuto altre situazioni da tenere
sotto controllo. Ecco, ci voleva una così.
Ma dove trovarla… La risposta forse era proprio nel corridoio
del comando che stava percorrendo in quel momento, nel cenno di saluto
che qualcuno gli aveva appena fatto.
Mustang si girò d’impeto, costringendo il tenente Hawkeye, che lo seguiva, a fermarsi sorpresa.
“Amelia.” Chiamò l’uomo e la ragazza che avevano appena incrociato tornò sui suoi passi.
“Mi dica, Colonnello.” Fece poi, accondiscendente come sempre.
Roy le si avvicinò con un sorriso. “Qualcuno l’ha
già invitata al ballo?” Le domandò a bruciapelo,
dimenticando lo stile ossequioso che di solito le riservava.
Amelia spalancò gli occhi incredula. Lo stava chiedendo proprio
a lei? Oddio, ora sveniva… Un attimo, però, si disse la
giovane segretaria, spostando lo sguardo. Lo stava facendo davanti al
tenente? Cos’era questa storia? Aveva sempre creduto che loro
due…
“No…” Rispose però, timidamente.
“Bene.” Fece lui compiaciuto. “Le piacerebbe venirci con me?” Le propose quindi.
Oh, mamma mia! La ragazza era assolutamente allibita. Non pensava che
un uomo come il colonnello Mustang potesse mai interessarsi ad una come
lei. Ma era comunque perplessa. Continuava a guardare Riza, poi Roy e
di nuovo la donna, che sembrava impassibile.
“Amelia?” La richiamò l’uomo e lei
tornò a dedicargli la sua attenzione. “Deve rispondere a
me, non al Tenente.”
“Oh! Ah, mi scusi…” Balbettò lei arrossendo.
“Mi farebbe davvero molto piacere, Signore.” A quella
risposta affermativa, lui le sorrise con dolcezza.
“Allora, siamo d’accordo?” Soggiunse Roy, lei
annuì. “Mi faccia sapere di che colore è il suo
vestito e poi ci accorderemo per quando dovrò venire a
prenderla.”
“S… sì…” Rispose meccanica la ragazza, senza riuscire a non lanciare occhiate al tenente.
“A più tardi, Amelia.” La salutò quindi il
colonnello, prima di darle le spalle e proseguire. Lei però non
lo guardava più, disinteressata al pur splendido panorama
posteriore dell’uomo. La segretaria aveva gli occhi
negl’occhi di Riza.
Era lo sguardo di due donne intelligenti. Amelia sapeva di non essere
all’altezza del colonnello, ma sembrava che quell’occhiata
del tenente significasse che glielo affidava con fiducia. Lei
annuì e Riza sorrise, prima di seguire Roy in un’altra
giornata di lavoro.
Il vestito era perfetto. Color blu cobalto scuro. Scollatura non troppo
profonda sul davanti, più ampia sulla schiena, spalline sottili
che s’incrociavano dietro. Gonna ampia che lambiva il pavimento.
Le donava. Era tanto che non si sentiva così bella. Era tanto
che non si sentiva così… triste.
Riza, quella sera, aveva usato particolare cura nel prepararsi, non
perché lo volesse davvero, ma soprattutto per non pensare. Anche
cercando di rimettere insieme i pezzi che avevano condotto alla
situazione attuale, non riusciva a darsi una spiegazione esauriente.
Lei stava uscendo con un uomo. Bene. Un uomo piuttosto bello,
affascinante, comunicativo, estroverso e anche abbastanza esplicito. Un
uomo che non le nascondeva il desiderio che provava nei suoi confronti.
Garbato, intelligente, che probabilmente provava davvero qualcosa per
lei. E lei? Non riusciva proprio a lasciarsi andare.
Si diede della stupida. Aveva qualcosa che non andava, di sicuro.
Cominciava a pensare di essere difettosa dal lato emotivo. Ogni volta
che Anthony aveva uno slancio verso di lei, riusciva a respingerlo con
un atteggiamento decisamente freddo. Non riusciva proprio a
sciogliersi. Ma come faceva, se la sola idea di abbandonarsi a lui la
faceva sentire come una gelatina appena uscita dal frigo? Che cosa le
serviva per scaldarsi un po’?! Forse era priva di qualsiasi forma
di erotismo…
No, questo no. Perché c’era, qualcosa che la faceva
bruciare come una donna dovrebbe davanti ad un uomo che le piace.
Pensò ad un paio di occhi scuri che potevano essere glaciali e
calcolatori ed un attimo dopo ardere a freddo, sciogliendo qualsiasi
resistenza.
Scrollò il capo sconsolata. I sogni erotici sul colonnello era
meglio riporli sul fondo di un grosso baule, poi coprirli di mattoni,
chiudere con un catenaccio ed un grosso lucchetto e buttarli in qualche
canale di scolo. Salvo poi scoprire, nel momento meno opportuno, che si
erano liberati di nuovo. Malefici e immortali.
Riza finì di aggiustarsi i capelli e poco dopo suonarono alla
porta, era sicuramente Anthony. Lei prese un corto giacchino di lana
candida e lo raggiunse in macchina. Il maggiore le aveva portato un
piccolo bouquet di fiori da mettere al polso. Le baciò la mano e
glielo mise, lei lo ringraziò con un sorriso. Il ballo
dell’esercito li aspettava.
Roy entrò nel salone tenendo al braccio Amelia. La ragazza
indossava un semplice ed elegante vestito giallo pallido. Il colonnello
le aveva personalmente appuntato il bouquet di fiorellini viola alla
scollatura. Lui, invece, portava l’alta uniforme, come era solito
fare in certe occasioni.
Affermare che ci sembrava nato dentro era poco. Quando la sua
accompagnatrice lo aveva visto era rimasta priva di voce per qualche
secondo. Quel tipo di abbigliamento risaltava le doti naturali di Roy:
la sua eleganza innata, il suo portamento, quel fascino non
appariscente ma inevitabile. Molte signore, quella sera, si pentirono
di essere state un po’ distratte.
Il salone dove si sarebbe svolto il ricevimento era in condizioni
perfette: il pavimento era lucidato a specchio, i lampadari di
cristallo brillavano, illuminando a giorno la sala. L’orchestra
era stata sistemata in un palco sul fondo, davanti ad un drappeggio di
tende rosse. I tavoli per la cena erano stati disposti in una sala
più piccola, adiacente a quella del ballo, dove, però
avevano allestito un tavolo per i rinfreschi. L’atmosfera era
piacevole ed accogliente.
Riza e Anthony arrivarono quando c’era già un certo
movimento. La ragazza, in modo del tutto istintivo, si guardò
subito attorno. Non le fu difficile individuare il colonnello Mustang.
Lui era… perfetto come sempre e Amelia, che lo accompagnava, era
davvero molto carina con quel vestito. Riza represse una lieve fitta di
gelosia e rimorso, chinando gli occhi.
“Andiamo al tavolo?” Le domandò Anthony, attirando
la sua attenzione; lei annuì, ma mentre lo seguiva non
riuscì a trattenersi dal lanciare un’altra occhiata a Roy.
Poco dopo arrivò anche un riluttante Edward con al braccio
un’entusiasta e trionfante Winry, radiosa nel suo vaporoso
vestito rosa. Si prospettava una serata interessante.
CONTINUA
Risposte in ordine quasi casuale:
MistralRapsody – Beh, a volte è facile farsi sfuggire delle storie,
bisogna stare attenti! Eheheh! Sono felice che invece sei incappata
nella mia e che ti sia piaciuta! Anthony a volte è un po’ spocchioso,
in effetti, però io come autrice l’ho rivalutato scrivendo. Amelia la
adoro. Punto. E Roy è entrato di prepotenza tra i miei dieci personaggi
maschili preferiti!
Winry4ever – Vedi che Anthony migliora?
Nemmeno io sono una sua grande fan, ma magari ha le sue ragioni per
fare quel che fa. Roy starà bene, dai. Forse non subito… ma si
riprenderà. Ah, mi spiace, come hai visto quella scena non era
prevista, chissà magari in un’altra ff. Grazie di tutto, per i
complimenti e per i preferiti!
_mame_ - Eh, lo so che è
divertente far soffrire i nostri beniamini (parla una che ha
praticamente strappato o’ core a quello che dichiara essere il suo
personaggio preferito in assoluto…). Eh, la scena del poligono la adoro
anch’io! Non voglio dire nulla sul finale, ma amo troppo quei due per
farli patire in modo esagerato! ^__-
SteelRose Alchemist – Oh,
mamma mia! Addirittura capolavoro! Sei troppo gentile! Beh, è una
soddisfazione essere riuscita a convincere anche una fan delle RoyEd.
Quando riesco a dare anche solo un po’ di divertimento e di emozione,
sono contenta. Grazie ancora per i complimenti anche troppo grossi e
spero che seguirai la storia fino alla fine.
fumiko – Grazie!
Anche io penso che siano perfetti insieme! Come hai visto in questo
capitolo, le malinconie non sono finite, ma c’è ancora spazio per
salvare la situazione. ^__-
kawai79 – Ma grazie! Sono davvero
felice che il capitolo 3 abbia coinvolto così tanto chi lo ha letto!
Viene voglia di consolarlo, il nostro Roy, eh? Ma non disperate, il
Colonnello è pieno di risorse! Non ti preoccupare del ritardo, tanto
anche io ero fuori e quindi non ho potuto leggere! ^__-
Lyla –
Ma siete tutte esagerate con i complimenti! Davvero, non me li merito,
grazie, mi fate arrossire! Trovi che ho caratterizzato bene Roy? Che
sia addirittura perfetto? Mamma mia… Non so se questo Roy sia come dici
tu, però io mi sono impegnata a “disegnarlo”, non volevo che risultasse
sforzato e ci tenevo a mantenere il suo fascino, perché lo adoro, è
così attraente… Non credo di essere un gran genio delle trame, però se
poi risultano scorrevoli e, in qualche modo, coinvolgenti, mi fa
tantissimo piacere. Ormai non manca molto alla fine e spero di non
deludere nessuno. Grazie ancora.
Shatzy – E veniamo a noi…
mamma mia, Shatzy, tu mi scrivi dei romanzi al posto delle recensioni!
Per riuscire a rispondere a tutto, analizzare tutti i punti che mi
proponi ci vorrebbe una serata di chat e non si finirebbe! Ho paura di
perdere qualcosa a risponderti così. Proviamo. Sul titolo ovviamente
hai ragione, hai colto il segno. Quanto alla scena del poligono,
ripeto, la adoro. Solo loro due potevano far diventare romantico un
posto del genere! La frase di Riza l’avevo pensata come riferita alla
pistola, ma sai che la tua interpretazione mi piace? Io, in effetti,
pensavo ad un riavvicinamento, però, non so, gli eventi mi sono un po’
sfuggiti di mano. Per un po’ sono stata in dubbio se mettere la scena
della scrivania nel 3, poi però gli eventi successivi, la pomata, la
finestra, erano più collegati ai fatti del capitolo 3 e mi sono convita
che era meglio metterla lì. Roy non morirà, tranquilla! Anche se ancora
ne deve passare qualcuna! Di quello che Riza e Roy provano alla fine
del capitolo se ne potrebbe parlare per ore, tu hai espresso benissimo
quello che anche io pensavo scrivendo. Bellissimo ciò che hai detto sul
loro rapporto, la penso alla stessa maniera. Alla fine ci siamo ormai
vicinissimi, ma non anticipo nulla. Ah, i cassetti di Roy! Beh, sono
dell’opinione che Riza sappia tutto di lui, che, da bravo e degno
rappresentate del sesso maschile, non saprebbe trovare da solo manco le
succitate mutande, anche se stanno nello stesso cassetto da trent’anni.
Quindi lei deve sapere tutto. Anthony. Beh, certo che come personaggio
ha un suo scopo, che non è chissà che di misterioso, solo serviva ai
fini della trama, ma nell’ultimo capitolo si scopriranno almeno le sue
vere intenzioni verso Riza e questo è tutto ciò che ho intenzione di
dire. Come hai visto, Ed è tornato alla grande e sarà con noi anche per
il finale. Ahahah, la Maratona! Ehhh, se ho detto che tornerà, tornerà…
Che altro dire, mi spiace se mi sono persa qualcosa per strada e ti
ringrazio di nuovo per i bellissimi commenti-autostrada, che apprezzo
tantissimo, devi saperlo. Mi raccomando non mancare sull’ultimo!
Oddio,
come farò a rispondervi dopo l’ultimo capitolo? Forse apro un post sul
forum, vi faccio sapere. Grazie ancora, siete troppo gentili, davvero
non lo merito. Un bacio grande!
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