L'amore non si comanda

di clif
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Eccomi, il giorno del mio compleanno, sono in camera mia e aspetto preoccupata l’arrivo di mio padre per farmi i suoi demoralizzanti auguri. Ero pronta, volevo uscire da casa mia, non volevo incontrare mia madre, ma soprattutto mio padre. I compleanni non facevano per me, soprattutto il mio. Scesi le scale, davanti a me mia madre, di fianco Albert, il mio fratellino. “ Ciao Sherry, non ti dico niente. Scappa prima che arriva tuo padre.” Mi consigliò lei, io le feci un sorriso, poi uscii fuori. Davanti a me una limousine parcheggiata. Era mio padre, ne ero sicura al cento per cento. “ Sali!” Mi ordinò, io feci finta di non sentirlo. Lui scese dall’auto e cominciò a seguirmi. “ Sherry, ho affittato una limousine solo per noi.” “ Grazie, ma non ne ho bisogno. Veramente sto bene così!” Gli risposi io, invece lui era ancora dietro di me. “ Ti manca Jake?” Mi chiese lui. “ Cosa c’entra lui adesso?” Gli chiesi, Jake era il mio partner nella missione in Cina, era il figlio del migliore amico di mio padre. “ No, tra me e lui non c’è mai stato niente.” Gli risposi, ma lui aveva lo sguardo compiaciuto. “ So che ti piace.” Continuò lui. “ Non insistere.” Sparii dietro l’angolo. Corsi verso il parco, almeno lì nessuno mi infastidiva. Vivevo in una piccola cittadina in Australia, non potevamo tornare in America per alcuni pasticci che aveva combinato mio padre, quindi da quel giorno, quel giorno che lui tornò con noi venimmo a vivere qui. Io ormai ho 27 anni, compiuti oggi, ma ancora ricordo il mio passato, il mio vecchio passato indimenticabile. Cominciai a tornare verso casa, mi guardavo intorno e pensavo a quello che mi sarebbe potuto capitare in futuro, ormai avevo 27 anni, mio padre alla mia età era già da moltissimo tempo nell’organizzazione più importante del mondo. Io per qualche anno ho lavorato come “agente governativo”, ma dopo la delusione di Simmons non oso più rientrarci. Eccomi ora davanti casa dei miei genitori come una ragazzina, ancora qui alla soglia dei trent’anni. Aprii la porta e davanti a me mi ritrovai mio padre con una torta in mano dicendo: “sorpresa!” “Abbiamo un regalo per te!” Mi disse. “ No, non posso accettare!” Gli dissi come scusa per scappare. “Una macchina!” Esclamò mia madre. “Grazie!” Ero felice, anzi felicissima. Desideravo una macchina da tempo. Le altre ragazze se la facevano regalare dal padre a 18 anni, invece io viaggiavo con gli aerei “USDO” (United Statesdefenseorganization) “Oh, grazie mille, ma dov’è?” Mia madre  mi accompagnò sul retro e lì, lì davanti c’era la mia nuova auto. Era una Ford Ka, di vecchio modello, ma accogliente. Abbracciai mia madre. “ Non preoccuparti, ora vai giù, nello studio di papà. Vai a salutare zio.” Mi riferì lei. Non era proprio mio zio, era solo un caro amico di papà. Raggiunsi il piano inferiore, lì c’era una porta in legno: lo studio di mio padre. A quel punto presi coraggio e bussai …
 





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