Non poteva nemmeno respirare, non voleva
far capire dove fosse.
La notte era ormai scesa su di loro,
avvolgendoli tra le pieghe del suo manto silente e spettrale, tenendoli stretti
in quella morsa rassicurante ma allo stesso tempo tremendamente inquietante.
Poche ore prima aveva piovuto ed ora una
leggera e rada nebbia si alzava dal Tamigi, come a voler essere di conforto e d’aiuto
a quelle figure che senza poter nemmeno dire una parola si nascondevano nel
buio.
E lei, in quel vicolo, si sentiva
spaventata più che mai, ogni secondo passava a ritmo del suo cuore che pareva
così lento da lasciarle impressa come un marchio a fuoco la
sensazione della morte.
Stringeva convulsamente la bacchetta, ben
sapendo che avrebbe potuto contare solo si quella,
perfettamente consapevole che la sua vita e la sua morte dipendevano dalla
velocità con la quale l’avrebbe usata, così come la vita e la morte dei
compagni che come lei si stavano nascondendo nella nebbia.
Erano loro quattro, i soliti quattro avrebbero detto gli amici, in piedi, avvolti nei
rispettivi mantelli, timorosi persino di sbattere le palpebre per paura di
attirare l’attenzione di chi li stava cercando.
I mangiamorte erano là fuori e
attendevano solo di prenderli.
Un’altra missione…l’ennesima, pericolosa
nottata che avrebbero passato in giro per la città…le solite faccende dell’Ordine
della Fenice, la solita ronda che si sarebbe risolta come sempre in tanta
paura, forse qualche combattimento, ma niente di più.
Niente di diverso dal solito.
Tutto come sempre.
Eppure
lei aveva più paura del solito.
Nemmeno la silenziosa presenza dei suoi
compagni riusciva a calmarla, neanche se fino a quel momento non aveva fatto
altro che ripetersi che sarebbe andato tutto bene, che entro un paio d’ore
sarebbe tornata a casa da suo figlio e la paura
sarebbe stata messa in un cassetto fino al giorno successivo.
Non poteva nemmeno parlare, aveva paura
che loro la sentissero.
E se l’avessero sentita
sarebbe stata la fine per tutti loro, così come lo era stato per gli altri.
Marlene McKinnon
era morta qualche giorno prima…la dolce e cara Marlene, che con il suo sorriso
riusciva sempre a darle forza anche in quei momenti disperati. Marlene, madre perfetta per i suoi figli e moglie devota. Marlene, che per dare alla sua famiglia un mondo migliore in cui
vivere aveva tirato fuori gli artigli e si era buttata in quella guerra senza
un senso. Marlene, fatta a pezzi assieme alla sua famiglia. Marlene che non le avrebbe sorriso mai più.
Benjy…anche
lui se ne era andato, anche lui aveva lasciato la sua
scia di sangue prima di sparire per sempre, prima di lasciarli soli sopraffatto
dalle forze del male che fino a qualche settimana prima aveva affrontato con
quel suo solito sorriso spavaldo sulle labbra.
A chi altro sarebbe toccato ora?
A loro, sicuramente.
Li stavano braccando, li stavano cercando, li avrebbero trovati.
Sarebbero morti come tutti gli altri,
sarebbero stati torturati e infine uccisi nel peggiore dei modi.
Non poteva nemmeno sperare, aveva paura
di infrangere la speranza.
Chissà come stava Elphias?
Il suo migliore amico, il ragazzino con
il quale era cresciuta per tutti quegli anni…per sicurezza
li avevano separati, mandandoli lontani…molti dei mangiamorte erano stati
studenti con loro e tutti sapevano del forte rapporto che li legava; da mesi
ormai non aveva più sue notizie.
Se non c’era lui su chi
contava?
Si sentiva sola.
E la solitudine amplifica la
paura.
-Dorcas…-
Un sussurro, appena accentato come un
alito di vento la fece voltare.
Gideon
era lì vicino a lei, guardandola come era solito fare,
cercando di sorriderle nonostante tutto, cercando di rassicurarla per quanto
gli era possibile.
Anche lui aveva paura
ma non gliel’avrebbe mai fatto capire.
Anche lui tremava nella nebbia ma per amor suo non avrebbe esitato.
Anche
lui pensava al loro bambino, ma per proteggerlo non l’avrebbe nominato.
E lei capì di non essere
sola.
Dorcas
gli sorrise, ancora senza dir niente, allungando
semplicemente la mano libera nella di lui direzione, porgendogliela esitante.
Avrebbero affrontato tutto insieme, anche
quella notte che pareva non voler finire mai, anche la morte se fosse stato
necessario.
Senza aggiungere altro il ragazzo la
prese con la propria, stringendola con decisione…l’avrebbe protetta anche a
costo della vita, non avrebbe permesso a nessuno di
farle del male, non avrebbe permesso a nessuna mano di colpirla nella notte.
Entrambi sapevano
che quella notte le loro mani non si sarebbero divise.
La loro silenziosa promessa.
-hai paura?- domandò
ancora Gideon in un sussurro.
-si…- rispose lei nel vento.
-non devi…ci sono
io…-.
Non poteva nemmeno guardarlo, aveva paura
di vederlo svanire.
Era appena consapevole della presenza di Fabian e Amelia dietro di loro, sicuramente spaventati
almeno quanto lei, sicuramente persi nei propri pensieri.
Quella nebbia era
strana, rendeva la paura una presenza fisica.
Ma adesso non aveva più
timore.
La presenza di Gideon
al suo fianco valeva più di mille parole, valeva più
di mille azioni.
Non erano diversi da coloro
che erano morti, non erano diversi da coloro che stavano ancora
combattendo…gli stessi valori, gli stessi sogni, le stesse paure…aveva scelto
di entrare nell’Ordine perché credeva di poter aiutare, perché pensava di poter
dare il suo contributo per rendere le loro vite con uno scopo, degne di essere
vissute.
Quella notte sarebbero morti.
Ormai ne era
certa.
Ma sarebbe stato con onore.
E non sarebbe stata sola.
Loro quattro sarebbero
stati una cosa sola in quel momento…si sarebbero battuti fino alla fine,
non si sarebbero piegati alle forze del male e alla fine anche se solo con il
loro sangue avrebbero certamente vendicato i loro amici che non c’erano più.
Dei passi in fondo al vicolo.
Toc. Toc.
Toc.
Molti passi in fondo al vicolo.
Stanno arrivando.
Erano tanti, erano armati quanto loro ed
erano agguerriti.
Li avevano cercati tutta la notte e
adesso li avevano trovati.
Si erano stufati di giocare la gatto e al topo e adesso veniva a prendere le loro prede.
-arrivano…- il sussurro spaventato di Amelia quasi le mise le lacrime agli occhi.
La dolce e sensibile
Amelia che combatteva in memoria di Edgar, suo
fratello…lei ancora non sapeva che in quella notte sarebbe stata l’unica a
uscirne viva.
-è stato bello…combattere con voi…-
adesso era Fabian a mettere
a dura prova i suoi nervi…lui che era lì per stare accanto a suo fratello.
Tuttavia
era vero…da un certo punto di vista era stato bellissimo.
-ti amo…- adesso stava
davvero piangendo. Strinse ancora più forte la mano di Gideon mentre esitanti
muovevano un passo nelle nebbie.
-ti amo anche io Dorcas…-
un altro passo verso di loro.
Sentivano le loro voci, sentivano
il loro odio.
Ma ci si sarebbero
scaraventati contro assieme.
Non voleva nemmeno scappare.
Ma adesso non aveva più
paura.
FINE
La vita
è una strada al buio,
lo scopo è di vedere la luce,
il mezzo sono le nostre azioni,
la guida....le nostre sensazioni.
(Finuccia
Micalizzi)