La notte
degli Inganni.
-Nulla
di ciò accadrà!-
Risposi
così alla proposta di Kanon, mio fratello, di uccidere la
neonata Athena, il Grande Sacerdote ed anche Aiolos di Sagitter per
conseguire al potere che lui stesso tanto bramava. Mi propose di
raggiungere con lui il potere, ma per una persona leale alla Dea Atena
come me, non potei fare altro che rinchiudere il sangue del mio sangue
dentro la prigione di Capo Sounion.
Il
mio sguardo meschino lo scrutava dalle scale, mentre il suo corpo
ondeggiava su e giù insieme alla marea. Nonostante fosse
imprigionato in quelle mura di pietra, impossibilitato ad uscire per
via delle possenti sbarre, la sua espressione era ancora divertita e la
sua voce non era rotta da nessun tipo di sentimento. Era spietato ed
ingiusto, e cercava di portare anche me dalla parte del male. In quel
momento, mi aggrappai solamente alla mia fede, ma non sapevo quanto le
sue parole mi avevano colpito nel profondo.
-Fratello.-Mi
gridò con un sorrisetto che mi fece salire i nervi a fior di
pelle.-E' già accaduto, appartieni
all'oscurità!-Rise, rise sempre con più gusto a
quell'affermazione che, non so per quale motivo lo abbia spinto a dirlo.
Rimasi
a guardarlo ridere con l'acqua che gli era arrivata ai fianchi, per
qualche secondo; non mi pentii di ciò che avevo fatto, in
quel momento mi sembrava la cosa più giusta da fare. Kanon
non era un uomo devoto alla giustizia, nonostante la sua
età, faceva dei discorsi troppo meschini e brutali per
lasciarlo libero di vagare nel Tempio.
Per
un attimo pensai che la sua fosse solo gelosia nei miei confronti, che
ero amato ed apprezzato in tutto il Santuario, per il mio animo puro e
la mia investitura a Saint dei Gemelli.
A
quel tempo solamente io ed il mio compagno d'armi Aiolos, avevamo avuto
l'onore ed il privilegio di indossare queste sacre vestigia d'oro. Ne
andavo così fiero, ma forse avevo scatenato nel cuore del
mio gemello qualcosa di oscuro. Non osai scavare più infondo
di così.
Voltai
le spalle a quella prigione una volta per tutte, risalendo i scalini
che mi avevano portato fin laggiù. Tornai al tempio, ma mi
sentivo molto strano. Era forse per il torto inflitto ad un uomo? Era
la cosa giusta da fare, ma forse l'ira divina si era abbattuta contro
di me. Lo avevo comunque condannato a morte, avevo macchiato
indelebilmente il mio animo..
Tornai
alla casa che presidiavo, la terza, quella dei Gemelli. Mi spogliai
della Gold Cloth, riponendola nel suo apposito Box dorato. Avevo
bisogno di lavare via le mie colpe; andai immediatamente nel bagno,
spogliandomi anche dei vestiti che avevo addosso.
Completamente
nudo mi diressi nella stanza passando di fronte allo specchio del
lavandino e mi fermai ad osservare la mia immagine diversa. Ero
veramente io? Nonostante il blu notte dei miei capelli fosse sempre lo
stesso, i miei occhi verdi erano velati di rosso ed il mio viso non era
dispiaciuto o triste per il destino di quello che doveva essere mio
fratello, era piegato solamente in una smorfia di soddisfazione. Perche?
"Tu
sei questo Saga, e lo vuoi anche tu. Lascia che ti aiuti a portare a
termine le ultime volontà di Kanon. Glielo devi, per averlo
ucciso."
Era
il mio subconscio a parlare, o il me stesso che ancora rimaneva appeso
ad un qualche filo di coscienza, mentre sentivo che dal mio cuore
iniziavano ad uscire sentimenti che mai avevo provato fino a quel
momento. Chiusi gli occhi immediatamente, per non vedere il me stesso
nello specchio. Ero sempre stato paragonato ad un Dio per la mia
bellezza, ma adesso c'era qualcosa che turbava anche quella.
Aprìì
il rubinetto e, con le mani a conca, presi un pò di acqua
fredda gettandomela sulla faccia, cercando di riprendere l'uso totale
dei miei sensi.
Quando
aprii gli occhi, nuovamente, nulla era cambiato...o forse si. Gli
angoli della mia bocca erano alzati in un sorriso maligno, i miei occhi
ricordavano due pozze di sangue ed i miei capelli avevano perso tutta
la sua lucentezza. Si stavano tingendo di grigio.
Avevo
perso totalmente il controllo di me stesso.
Riuscivo
a vedere attraverso i miei occhi e sentire attraverso le mie orecchie,
nella posizione in cui ero, ma mi era del tutto impossibile parlare;
quel senso non mi apparteneva più, come gli altri del resto.
Sentii
l'acqua calda della vasca accarezzare il mio corpo mentre il calore
della stanza mi cullava. I fumi caldi mi fecero lentamente addormentare
dentro il mio corpo, mentre l'esterno era controllato da
un'entità malvagia che non riuscii momentaneamente a
sopraffare.
Ero
seduto sul trono della Tredicesima casa, dimora del Grande Sacerdote.
Ma che sciocco, ero il Sacerdote. Ero io che dettavo legge ai Gold
Saint miei inferiori. Avevo la massima libertà di decisione
e parola. Potevo girare le cose a mio piacimento e tutti, anche se con
scetticismo, facevano quel che io ordinavo.
Continuavo
a far roteare il calice cristallino, pieno di vino scarlatto,
distrattamente nella mano. Avevo accavallato le gambe sotto la veste
scura. La mia identità era ben celata da un vistoso elmo
rosso ed una lucida maschera blu che teneva al sicuro il mio viso.
Nessuno, mi avrebbe mai riconosciuto.
Bevvi
un sorso di vino, sentendolo scendere pian piano lungo la gola,
beandomi di quel passaggio fresco ed alcolico che inebriava i miei
sensi. Mentre mi concedevo quella breve interruzione dai mie doveri,
ripensavo a tutto quello che era successo fino ad allora.
Avevo
ucciso finalmente il mio predecessore, prendendone il posto. Nessuno
aveva dubitato di me, o forse non lo davano a vedere. Poco male, a me
non importava, chiunque si fosse permesso di dubitare sarebbe incorso
nella furia dei pianeti, la Galaxian Explosion di cui nessuno, ne era
mai uscito vivo. Per chi invece serviva ancora ad i miei scopi, sarei
incorso nel colpo più segreto di Gemini: il Genro Mao Ken,
che punta dritto al cervello di un uomo e tutto ciò in cui
credeva fino a quel momento sarebbe stato nullo, ed avrebbe obbedito
solamente a me Saga, Grande Sacerdote, Gold Saint della fiera
costellazione dei Gemelli.
Risi
di gusto a quei pensieri maligni, alzandomi di scatto e dirigendomi
verso una stanza ancora chiusa; quella porta, mi avrebbe condotto ad un
altro passo dal conseguimento del potere. In quella piccola stanza,
riposava la neonata Athena.
Mi
accertai di avere con me il pugnale dorato con cui uccisi anche Shion e
mi diressi col sorriso lascivo sotto la maschera, verso la mia preda.
Rimasi
fuori dalla mia casa, quella del Sagittario, a guardare il cielo oramai
quasi buio. C'era una sensazione strana nell'aria e quello che provavo
non era lo stesso di qualche tempo fa. Aleggiava un aura malvagia nel
Tempio, e notai che ero solamente io, ad accorgermene.
Non
capivo per quale motivo il Grande Sacerdote era così
cambiato dal giorno in cui, con la serenità che sprigionava
anche sotto la maschera, mi cedette la sacra Gold Cloth di Sagitter;
quando si complimentò con me, Aiolos, e con Saga di essere
finalmente diventati due Saint a difesa di questo luogo Sacro. Ricordo
che eravamo molto fieri del nostro operato e che giurammo al Pontefice
di fronte alla statua di Atena, posta di fronte al tredicesimo Tempio,
di porre la nostra vita al Servizio di essa.
Inginocchiati
di fronte alla maestosità di quel marmo bianco, alzammo gli
occhi verso il viso della Dea, che guardava verso l'orizzonte.
Io,
Aiolos del Sagittario, avrei combattuto qualunque guerra o nemico
avesse levato la sua mano contro di lei, e quel momento era dunque
giunto.
Sentivo
che il mio sesto senso, l'intuizione, mi aveva fatto accorgere
del tradimento del Sacerdote. Potevo però contare solamente
sulle mie forze, visto che gli altri Gold Saint, riponevano
fedeltà e fiducia verso quell'uomo.
Non
indossai comunque la mia Gold Cloth, avrei violato le leggi millenarie
che aleggiavano in questo posto da secoli, usando in modo oltraggioso
queste sacre vestigia. Dovevo contare solamente su me stesso ed i miei
sensi di Saint.
Stavo
decretando la mia morte, tuttavia non ne ero infelice. Era mia
intenzione, da quando decisi di diventare un guerriero.
Sorrisi
verso l'interno della mia Casa, sicuro che non avrei rivisto mai
più le bianche pareti di marmo.
Prima
di lasciare definitivamente la mia dimora, scrissi un messaggio su una
delle pareti della Nona casa. Chiunque avesse avuto un animo puro
devoto ad Athena, avrebbe letto le mie ultime volontà. Non
ero sicuro di portare la bambina sana e salva in qualche precisa meta,
volevo solamente portarla fuori dal Tempio; chissà quale
sarebbe stato poi, il nostro destino.
Quando
ebbi finito, i miei versi recitavano queste parole in Greco antico:
"Cavalieri
che qui siete giunti, affido a voi la cura e la salvezza di Athena."
Mi
incamminai risoluto, poco dopo, verso la dimora del Grande Sacerdote.
Non
lo trovai seduto al Trono com'era solito fare e questo mi fece
palpitare il cuore dall'ansia. La piccola bambina, ero sicuro fosse
ancora nella sua culla. Possibile che volesse ucciderla? Cercai di non
pensare a quella brutta cosa, perchè mai il Sacerdote
avrebbe dovuto farlo? Che volesse il potere della Dea per governare
incontrastato su questo luogo? Mentre pensavo ad ogni possibile
ipotesi, raggiunsi la stanza in discussione. Vidi la porta aperta ed un
pensiero si fece strada nella mia mente.
Mi
avvicinai silenzioso e trovai l'uomo darmi le spalle con un pugnale
dorato in mano, che levava il braccio verso la piccola. Mi lanciai in
tempo per fermarlo, senza pensarci, e bloccai il fendente con
la mia mano. La lama fredda aveva reciso le mie carni ma, nonostante il
dolore ed il sangue che sgorgava dalle mie dita, continuavo a fare
forza su di esso con tutte quelle poche che mi erano rimaste.
Ero
quasi arrivato al compimento della mia missione, quando sentii il mio
braccio pesante. Il pugnale a mezz'aria, era fermato dalla mano di
Aiolos. Il sangue iniziava sgorgare dalle sue ferite, ma lui non aveva
intenzione di spostare la mano.
-A
tal punto giunge la vostra infamia?-Sentii la sue parole di disprezzo
arrivare come un fiume in piena alle mie orecchie. Nonostante il mio
cuore prese a battere come un tamburo, la mia espressione non
cambiò, anche se sotto la maschera lui non poteva vedere il
mio volto. Era un mio compagno d'armi, ed insieme avevamo giurato
fedeltà alla Dea Atena, ma molte cose erano cambiate da
allora, io stesso per primo. Non mi sarei fatto scrupoli ad ucciderlo,
avrei ucciso chiunque si fosse messo tra me ed il conseguimento dei mei
piani.
Con
una spallata lo scostai da me e lo sentii allontanarsi. Ripresi
lucidità e sferrai il fendente verso la culla, vuota; a
bambina non c'era più. Alzai lo sguardo di fronte a me, e
vidi Aiolos, con sguardo sprezzante, reggere tra le braccia il fagotto.
Continuava
a buttarmi addosso offese che io neanche ascoltai. Ero talmente in
preda alla rabbia che, senza pensarci, mi buttai verso di lui cercando
di trafiggere le sue carni con il pugnale, lo stesso con cui avevo
ucciso un altro uomo devoto al culto del Tempio; lo stesso con cui
avrei dovuto uccidere la bimba; lo stesso con cui, in un lampo di
rabbia, avrei ucciso anche Aiolos. Lui dopotutto non rimase a guardare,
si lanciò verso di me con il pugno serrato, lo stesso che
arrivò poco dopo al mio stomaco, facendomi indietreggiare.
Il colpo mi aveva fatto sussultare e persi la maschera, che cadde ai
miei piedi. Con la mano mi coprii il volto, d'istinto, dandogli le
spalle, ma fu troppo tardi. L'espressione di Aiolos, da furente,
divenne sorpresa. Mi aveva scoperto.
-Arles.-Proferì
con un filo di voce.-Ma voi siete..-
Non
gli lasciai il tempo di pronunciare il mio nome. Non volevo sentirlo
dopo così tanto tempo, non dalla sua voce.
-Conosci
il mio segreto.-Gli risposi, furente.-Morirai per questo.-
Mi
girai verso di lui, togliendo la mano dal viso, lasciandogli vedere il
mio volto per l'ultima volta prima di morire.
-Genro
Mao Ken.-Indirizzai il mio dito indice verso il suo cervello, ed un
lampo di luce ne scaturì.
Pensai
di averlo colpito in pieno, ma quel maledetto scappò
usufruendo della finestra alle sue spalle.
Ripresi
la maschera da terra, facendola aderire di nuovo al mio viso e chiamai
rinforzi. Aiolos doveva pagare per l'affronto che osò levare
verso di me. Ero comunque un suo superiore.
-Tradimento!-Iniziai
a gridare dal centro della stanza.-Aiolos ha profanato il Grande Tempio
ed è fuggito con la bambina!-
Lasciai
a qualcun altro, il compito di sporcarsi le mani. Soddisfatto, chiusi
per sempre quella stanza e tornai nella mia, lasciandomi cadere esausto
sopra il trono.
Corsi
a perdi fiato fra le rocce del Tempio. Scesi tutti i Templi in
pochissimi minuti, recuperando la mia Gold Cloth, che misi sulle
spalle. Ero stanco e ferito, ma dovevo abbandonare quelle mura al
più presto, portando in salvo la piccola bambina ancora fra
le mie braccia.
Ero
braccato da alcuni uomini, ma non mi voltai per vedere chi fossero, ci
pensai poco dopo slacciando la Gold Cloth dalle mie spalle e voltandomi
verso di loro, scagliai il mio colpo più potente,
atterrandoli definitivamente.
Mi
accertai che Atena fosse salva, sistemando le copertine per non farle
prendere freddo; tuttavia sorrideva, non c'era spavento nel suo piccolo
volto e strappò un sorriso anche alle mie labbra stanche.
Ripresi
a camminare poco dopo, recuperando la mia Cloth, ma fui fermato da un
terzo individuo. Imponente su uno spuntone di roccia, si ergeva una
lucente Gold Cloth, propria ad un Gold Saint: quello del Capricorno.
Shura tentava di fermare la mia corsa, ma non mi sarei fatto scrupoli a
battermi contro di lui, anche senza protezione. La devozione e la
voglia di portare in salvo Atena, mi dava la forza di battere tutti i
miei avversari.
Molte
ferite mi inflisse con la sua spada Excalibur, da sempre posta nel
braccio destro dei Saint del Capricorno, ma riuscii sempre a rialzarmi.
Quando scagliò su di me l'ultimo colpo lasciandomi inerme
sulla roccia, in un bagliore di luce la mia Cloth uscì dal
suo scrigno, vestendomi. La causa che stavo combattendo era giusta,
altrimenti non sarebbe mai venuta a me spontaneamente. Rinforzato da
una nuova entità, quale il mio cosmo di Saint, continuai
quella battaglia contro Shura..
Quando
riuscii a scamparla, ripresi con me Atena e la mia Cloth, tornata nel
Box. Camminavo stancamente questa volta, oramai lontano dal pericolo.
La vista mi stava lentamente abbandonando, appannando il panorama che
riuscivo a vedere; le mie membra erano pesanti e stanche e le ferite
che avevo su tutto il corpo non smettevano di sanguinare. Mi accasciai
al suolo, sicuro che la mia fine sarebbe giunta da li a poco.
L'ultima
cosa che riuscii a sentire, furono i passi di un uomo. Mi fidai subito
di lui, affidandogli la bambina che avevo protetto e che purtroppo, non
avrei potuto continuare a tenere con me. Ero comunque fiero del mio
operato, quando mi spensi tra le rocce bianche di Atene, mia patria,
con il sorriso sulle labbra.
Nonostante
il mio grigio passato, ero comunque un Saint devoto alla Dea Atena, e
continuavo ad esserlo anche dopo essere stato richiamato dalla morte.
In
un giorno qualunque, il Dio degli Inferi Hades, richiamò
tutti i Saint deceduti nella guerra alle dodici case, di cui io ne ero
stato il colpevole.
Mi
pentii ovviamente, ma tutti insieme cercammo di capire cosa voleva da
noi il Dio malvagio.
Continuavo
ad ascoltare le sue parole in silenzio, stringendo i pugni. Cieca
devozione in cambio della vita eterna; avrei preferito morire altre
venti volte, piuttosto che vivere una vita effimera al servizio di un
Dio che non era il mio.
Io,
Saga di Gemini, continuavo a riporre speranze verso i miei compagni
ancora in vita e l'idea di arrivare alle Stanze di Atena in quella
corsa finta verso le dodici case, mi rendeva fiero ma allo stesso tempo
molto triste. Io, Camus e Shura, eravamo trattati come traditori; e lo
eravamo agli occhi di tutti, ma non nel nostro cuore. Se ne sarebbero
accorti, continuavo a ripetere, mentre il mio cuore piangeva calde
lacrime di sangue.
Eravamo
costretti a combattere contro i nostri compagni ed a farli fuori se
necessario, come successe con Shaka di Virgo, ma ero sicuro che lui
aveva già capito tutto. Confidavo in questo, quando tra le
lacrime, piansi nel giardino degli alberi gemelli fuori dalla Sesta
Casa dopo l'infamia di cui ci eravamo macchiati.
Continuammo
così, a combattere contro Mu, Aiolia e Milo, scagliando di
nuovo l'Athena Exclamation e dandomi del maledetto per il male che
avevo provocato io stesso prima di tutto questo.
Mi
sarei fatto colpire da tutti e quindici i colpi della Scarlett Needle
di Scorpio, pur di espiare le mie colpe e tornare nell'Ade, ma non ero
un codardo. Athena doveva sapere cosa ci aveva spinto a tradire tutti,
apparentemente. Ero così vicino al conseguimento, quando la
calda voce della Dea giunse nelle nostre menti. Potevo solamente
vedere, privato degli altri quattro sensi da Virgo; tuttavia, sentivo
la stretta di Mu che sorreggeva il mio corpo sulla scalinata verso la
Tredicesima Casa.
Athena
era di fronte a me, con il sorriso sulle labbra. Ne ero sicuro, ero
sicuro che lei sapeva tutto.
Poco
gentilmente, il Saint della Prima Casa, mi lasciò cadere a
terra mentre Kanon, il mio gemello, mi portò uno scrigno
che, ahimè, conoscevo bene.
L'aprii,
con il cuore in gola, sicuro di quello che avrei trovato al suo
interno: il pugnale con il quale avevo tentato di uccidere una Saori
ancora in fasce.
Non
so per quale motivo il mio cervello capì le sue intenzioni e
le lacrime iniziarono a scendere incontrastate sulle mie guance. Voleva
sacrificarsi per raggiungere Shaka, negli inferi. Era dunque quello, il
nostro compito? Tutta quella fatica per salvarla, per poi ucciderla con
le mie mani?
Le
sue suppliche le capii solamente, impossibilitato ad udirle.
Spostò poco dopo le sue calde mani sulla mia, che reggeva
tremante quel pugnale dorato, indirizzandolo al suo collo.
La
vidi alzare il viso verso il cielo, scoprendo il collo verso di me, e
sulle sue labbra si disegnò un dolce sorriso.
Quanto
mi sono sentito un mostro, quando il suo caldo sangue sporcò
la mia mano.
Pandora
era già andata ad avvertire dell'inganno il suo Padrone, ma
non mi importava. Oramai l'ora di tornare nel mondo oscuro, era giunta
anche per noi.
Ero
accasciato al suolo e tentavo di rimettermi almeno in ginocchio, a
differenza di Camus, che sdraiato prono subiva le angherie di quello
Spectre di basso livello: Zelos di Frog. Se fossi stato nel pieno delle
forze, non avrei aspettato un solo secondo, per rispedirlo all'Inferno.
Sentivo
la vita abbandonarmi a poco a poco, quando i Bronze Saint arrivarono
nella stanza. Ripensai, in un attimo di lucidità, a tutto
quello che era successo fino a quel momento, sorridendo a tutti i
ricordi belli e brutti della mia vita. Ero un abile Saint devoto alla
Dea Athena, pensai, e così sarei rimasto fino alla fine di
quei giorni e di quella vita alternativa che mi era stata concessa.
Nonostante il volere del Dio, eravamo riusciti a non cadere alle sue
minacce, ero molto fiero di questo. Mi bastava solamente la fiducia dei
miei compagni ed il perdono di Saori, che ero sicuro sarebbe arrivato
presto. Avrei continuato a dormire per l'eternità, con il
cuore finalmente libero dal suo peso. Ero stato d'aiuto ad una buona
causa, invece di viverla da cattivo come successe quando, posseduto da
un'entità malvagia, tentai di uccidere colei che dovevo
proteggere.
Seiya
di Pegaso giunse in mio soccorso, spronandomi a rialzarmi per
combattere al loro fianco, ma era oramai troppo tardi. Le dodici ore
concesse erano terminate e la mia impossibilità di parlare
non mi diede la possibilità di incoraggiarli, ma sapevo che
avrebbero comunque portato a termine la missione. La loro devozione
verso Athena, li contraddistingueva sempre.
Sorrisi,
poggiando la mia mano sulla sua spalla, cercando di tirarmi sulle
ginocchia. Avevo un sorriso triste sul volto, provato dai colpi subiti
in quelle ore.
"Mi
dispiace."Pensai verso di loro, sperando che potessero sentirmi.
Scorsi
in ultimo le lacrime calde dei Bronze, prima che il mio corpo si
dissolvesse in mille luci brillanti e il mio cosmo scomparisse
definitivamente da questo mondo.
"Atena"
fu il mio ultimo pensiero, quando alzai il viso verso l'alto,
scomparendo per sempre in un gioco di luce.
Ero
finalmente libero.
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Eccomi di nuovo qua, con questa
nuova One-Short che avevo in mente da un po' di tempo ma,
per assenza di tempo e
dedicandomi di più alle Long-Finc,
non ho potuto scrivere.
Spero di aver reso bene i pensieri di Saga e Aiolos.
Ho voluto mettere entrambi, per vedere i due
punti di vista dei protagonisti.
Ringrazio in anticipo i lettori ed i recensori! Un bacione a
tutti!
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