Perché
c'è anche lui.
Non
doveva esserci.
Mi
ruba sempre la scena.
Mi
ruba te.
Stringo
i pugni.
Sento
la rabbia montarmi in petto.
Sono
geloso? Sì, troppo? Non abbastanza per te.
Non
capisci.
Stupido.
Smettila
di sorridergli.
Smettila
di accarezzarlo così.
È
la mia copia, lo so.
Ma
non è ME.
Siamo
diversi dentro.
Smettila,
non vedi che sto impazzendo per te?
È
mio fratello.
Ma
io a volte lo vorrei morto.
Come
in questo momento.
Basta
guardarlo.
Ti
odio.
Smettila.
Devi
sorridere solo a me.
Devi
guardare solo me.
Sono
io quello che muore per te.
Guardami
come sto soffrendo.
Guardami
mentre me ne vado, senti la porta che sbatte?
Senti
i miei pugni al cuscino?
Senti
i miei ringhi soffocati?
Quanto
vorrei ucciderti.
Quanto
vorrei averti.
Fai
cigolare la porta.
Deciditi:
o entri o te ne vai.
Ma
se entri non ti lascerò andare. Ti farò capire
quello che sto passando per TE.
Chiudi
la porta.
Gira
la chiave, nessuno ci dovrà interrompere.
Non
importa se sono offesi. Non importa se se ne sono andati. Non mi
importa di nessuno. Ora ti ho qui.
Perché
parli?
Stai
zitto.
Taci.
Non
nominare il suo nome.
Non
farlo davanti a me.
Smettila.
Stai
zitto.
Devo
farti tacere io allora.
Cos'è
quell'espressione stupita?
Finalmente
stai zitto.
Le
mie labbra sono il tuo bavaglio.
Senti
com'è bello il silenzio. Senti come batte il mio cuore.
Mugoli?
No, non ti lascio.
Le
molle del letto cigolano sotto il tuo peso, forse devi comprare un
letto nuovo.
Che
belli i tuoi occhi, così verdi, mi ricordano le selve della
mia terra.
Sono
spalancati su di me, cos'è, ti da fastidio essere
intrappolato?
Hai
cambiato espressione.
Ora
sorridi. Sembri divertito.
Sei
un bastardo.
Un
fottuto bastardo.
Ma
sei il MIO bastardo.
Te
lo farò capire.
Apri
ancora la bocca. Vuoi ancora parlare?
Niente
da fare.
Gli
unici suoni che usciranno da quelle tue stupide labbra saranno i gemiti
e gli ansimi, sarà il mio nome gridato al soffitto buio.
Non
mi credi?
Credi
allora alle mie labbra.
Credi
alla mia lingua che sta violando la tua.
Credi
alle mie mani che ti stanno togliendo quella maglia così
brutta addosso a te.
Ansimi
per riprendere fiato.
No,
non ti lascio tempo.
Voglio
assaporarti tutto, voglio sentire ogni fottuta parte di te.
Com'è
morbida la pelle del tuo collo. La mangerei, giuro. Ma stanotte mi
basta anche un morso.
Oh,
come sei sensibile.
Mugoli.
Me
ne sono accorto sai?
Non
lo vedi dal mio ghigno?
Ammiro
l'opera sul tuo collo: cinque segni violacei.
Non
male.
Mugoli
ancora, guardi in basso.
I
pantaloni iniziano a infastidirti?
Non
preoccuparti, presto non lo faranno più.
Ma
prima lasciami giocare ancora, lasciami strofinarmici sopra, lasciami
togliere questa maglietta appiccicosa.
Stringi
le lenzuola, guarda che le soffocherai così.
Socchiudi
le labbra: vuoi sussurrare qualcosa?
No,
ti ho detto di non parlare.
Mi
tocca rimetterti quel bavaglio rosso e umido.
Senti
come sei accaldato, guarda il tuo petto come si alza e si abbassa
rapido.
Un
ritmo incantevole.
Ipnotizzante
direi.
Inarchi
la schiena, strofinandoti.
Sì,
lo so, ora ti libero.
Ops,
credo che siano finiti lontano, domani dovrai stirarli quei pantaloni.
Guarda
come sei gonfio nei boxer.
Mi
desideri allora.
Lo
spero per te.
Mi
libero anche io, mi fanno male,
Guarda
il mio gonfiore, guarda come ti desidero.
Vuoi
di più? Subito?
No,
aspetti invece.
Prima
devo farti impazzire come sono impazzito io prima.
Shhh,
fai silenzio mentre ti accarezzo, shhh, non farti sentire mentre ti
massaggio, shhh.
Aspetta
ancora.
Trattieni
ancora la tua voce.
Ti
aiuto io, aspetta, gioca con la mia lingua.
Oh,
sei già stanco del gioco?
Stai
fermo con le mani, perché ti vuoi già liberare?
Non
ne puoi più?
Va
bene.
Sono
stanco anche io.
Fermo,
ti tolgo io quei cosi orrendi.
Togli
i miei, lanciali lontano come i tuoi.
Ti
sfioro le labbra con le dita.
Bravo,
apri la tua bocca, bagnale con la tua saliva, inumidiscile per bene.
Ora
basta però.
Sono
pronte.
Perché
mi guardi così? Hai paura?
Non
devi averne. Sono io.
Mi
cingi il collo con le braccia, ti aggrappi a me.
Sussulti
appena ti sfioro.
Stai
buono.
Un
dito.
Guarda
com'è entrato bene.
Su,
non mugolare.
Aspetta
almeno il secondo.
Lo
sai, con uno non si fa nulla.
Con
due si inizia.
Non
ti preoccupare.
Ancora
uno e poi la smetto.
Tre,
il numero perfetto, lo sai?
Ahi,
fermo, mi graffi la schiena così.
Ringhio
togliendo le dita.
Spero
tu sia pronto, sono stufo di aspettare.
Una
spinta.
Me
ne basta una per entrarti nel profondo.
Sei
stretto. E caldo.
Ah,
è bellissimo. Per quanto l'ho desiderato.
Mi
allacci i fianchi con le gambe, dai tu la prima spinta.
Io
do la seconda.
E
la terza.
E
la quarta.
Ora
non mi fermo più.
Gemi,
mugoli, ti agiti.
Lascia
uscire la tua voce ora.
Stringimi
più forte mentre spingo più veloce.
Di
più e di più.
Sempre
di più.
Sono
al limite ormai.
Anzi,
ero al limite.
Ora
l'ho superato, riverso tutto in te.
Anche
tu sei venuto, mi hai schizzato sul petto.
E
hai urlato il mio nome.
Sei
lettere che dette da te sembrano sei note musicali.
Anche
in questa situazioni riesci a dirle in modo maledettamente sexy.
Sono
stanco ora.
Soddisfatto.
Hai
capito quanto ti odio?
Tu
mi ami invece?
Ripetilo.
Di
ancora quelle due paroline.
Ripetile
ancora mentre mi stringi a te.
Ripetile
come una cantilena.
Trasformale
nella mia ninna nanna mentre mi abbandono a Morfeo.
Ti
odio.
Ti
amo.
Creata sulle note della
versione acustica di "The Diary of Jane" dei Breaking Benjamin.
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