i.
"Hey..."
"..."
"Hey, sei
sveglio?"
"Si."
"Posso...posso
chiederti una cosa?"
"Cosa?"
"Una cosa
che riguarda il domani."
"Mmm."
"..."
"Allora?"
"Quanto
sono vicino a perderti?"
ii.
Le
giornate all'ospedale passavano lente. Era il pensiero di tutti, ma
nessuno osava trasformarlo in parole. Nessuno aveva
ragione per farlo. Non si sentivano abbastanza importanti per potersi permettere
anche una sola frase di circostanza. Non Allyson. Non Susan o Mel.
Naturalmente
i suoi genitori non c'erano. Forse Jude era l'unico che avrebbe potuto
dire qualcosa, anche una
banalità senza significato apparente, discutere sul tempo
uggioso, parlare del suo ultimo lavoro e di come la critica lo avesse
apprezzato e lodato.
Ma Jude
guardava fuori dalla finestra senza pensare veramente a niente.
Jude
avrebbe potuto dire qualsiasi cosa.
Jude era
nel suo mondo e non aprì bocca.
iii.
Allyson
era nella stanza da più di mezz'ora; solitamente i medici
insistevano nel ribadire che Robert avrebbe dovuto
riposarsi e ricevere visite che non durassero più di cinque
minuti a persona.
E Allyson
era dentro da quasi quarantacinque minuti. Come poteva essere che
Robert parlasse così tanto con sua sorella?
Perchè non aveva chiesto di vedere Jude, o anche Mel? Che
avesse finalmente
deciso di far arrivare un messaggio ai suoi genitori - se
così si potevano veramente chiamare?
Oppure...oppure
niente, pensò Jude. Non sapeva proprio cosa pensare se non
perchè proprio a Rob? Perchè non a
qualcun'altro? Perchè, per esempio, non a lui?
iv.
"Mel!
Maledizione, stammi ad ascoltare!"
"Allyson
ma ti rendi conto di che stronzate va dicendo? Ti rendi conto di cosa
vuole fare?"
"Si, ma-"
"Ma un
cazzo! Ha un fottutissimo tumore, sta morendo e cosa fa? Vuole
andarsene alla casa al mare? Sta rifiutando
le uniche cure che gli potrebbero salvare il culo e lui pensa alla spiaggia e a godersi
il mare d'inverno? E un coglione, ecco cos'è!"
Era
inutile ragionare con Mel quando si trattava di Robert,
pernsò Susan. Erano lì a litigare da chissà quanto
tempo e Allyson non era ancora riuscita a spiegare a quel testardo che
si costringevano
a trascinare dietro che quello di andarsene dall'ospedale era uno degli
ultimi
desideri di Robert, che avrebbe preferito morire standose nella sua
adorata casa davanti
al mare in tempesta che starsene straiato a rimirare il soffitto troppo
bianco della sua camera
- cella come la chiamava lui.
"Santo Dio
Mel stai zitto e non sparare cazzate come sempre. E' quello che vuole
Rob. Non se ne discute."
"Ma...ma
io non voglio che se ne vada. Cazzo. Non è giusto. Non ha
mai fatto niente per meritarsi una tale sfiga."
Era
inutile ragionare con Mel tanto quanto era inutile farlo smettere di
piangere.
Almeno
Jude non c'era, pensò Susan.
v.
Il freddo
era pungente sulla sua pelle. Era uscito di casa con solo una maglietta
e un pantalone felpato
addosso. Il vento che gli sferzava il viso soffiava raffiche talmente
forti da mozzargli il respiro in gola.
Il naso
bruciava.
Il mare
era talmente tormentato che l'acqua dei cavalloni arrivava a bagnargli
le guance.
Il sale
aveva un sapore nuovo sulle sue labbra: di libertà.
vi.
Dio, era
tutto così surreale. Robert era lì con lui, sulla
spiaggia, a pochi metri di distanza, che fissava l'oceano in
tempesta come se lo vedesse veramente per la prima volta.
Robert era
lì con lui. Era a qualche passo di lontananza eppure lo
sentiva come se un'intero universo li separasse.
Non
riusciva più a parlargli come una volta, non poteva dirgli
sinceramente cosa gli passava per la testa. Non poteva proprio
dirgli che lo trovava bellissimo anche se i suoi capelli disordinati ora erano cortissimi, che era
affascinante anche se gli si potevano contare le costole, che lo amava anche se...anche
se cosa?, si chiese Jude. Anche se lo sentiva lontano?
Anche se
stava per andarsene e lui era impotente davanti al destino? Anche
se...perchè?
"ROBERT,"
lO chiamò d'impulso.
Robert
distolse lo sguardo da quel meraviglioso spettacolo e gli sorrise.
In fondo,
forse, non era così lontano come sembrava.
Però
quel 'ti amo' che Jude voleva tanto regalargli gli morì
sulla lingua.
vii.
Quanto
sono vicino a perderti?
viii.
"Ti sei
stancato troppo?"
"Solo un
po'. E che i ragazzi mi asfissiano sempre con tutte quelle chiacchere.
Per non parlare delle
continue cazzate che escono senza freni da Mel. Miseria, non so proprio
come faccia a spararne
sempre di nuove!"
"Io invece
mi chiedo come faccia tua sorella a divere l'appartamento con lui. Io
sarei già scappato."
"Oh Jude,
ma tu non hai pazienza."
"Si, ti
piacerebbe!"
"ROBERT.
JUDE. VOLETE IL DOLCE? L'HA FATTO ALLYSON E SECONDO ME FA SCHIFO!" Mel.
"O ma
fottiti Mel, Susan dì qualcosa per favore!" Allyson.
"Beh, non
è che tu sia famosa per le tue torte..." Susan.
Robert
amava tutto questo. Guardò Jude. Rideva. Soprattutto amava
lui.
ix.
La notte
era calata in fretta e fortunatamente tutti se n'erano tornati alle
proprie case. Rimanevano solo Jude e Robert ancora
svegli ad assaporare la vista del loro soffitto. Infatti, poco dopo la dimissione dall'ospdale,
Robert aveva espresso il desiderio di avere un soffitto in vetro nella loro camera,
così da poter vedere le stelle, il cui splendore non era
influenzato dalle
luci della città.
"Hey..."
"..."
"Hey, sei
sveglio?"
"Si, sono
proprio qui."
"Posso...posso
dirti una cosa?"
"Cosa?"
"Una cosa
che riguarda oggi."
"Si."
"..."
"Allora?"
Quanto
sono vicino a perderti? "Ti amo."
Robert si
rigirò, spostandosi sul fianco destro. Guardò
Jude come aveva guardato l'oceano: come se lo vedesse per la prima
volta.
Gli
posò il fantasma di un bacio sulle labbra.
Una
promessa muta di infinito amore.
x.
Poi, un
mattino, Robert chiuse gli occhi.
E Jude lo
guardò andarsene così spettacolarmente lontano da
sè stesso.
Scritta
ieri notte con About Today dei The National come sottofondo. Una
canzone che ti entra veramente dentro.