Life
is too short to wake up with regrets.
So
love people who treat you in the right way, and forget who don't.
And
believe that everything happens for a reason: if you have a chance,
harvest it.
If
it changes your life, do it.
Nobody
said that it would be easy.
They
promise only that it's worth it.
Chapter
1: the past.
L'estate
è venuta ed è passata. Si, perché
adesso siamo a fine agosto, e per me è ora di mettermi a
studiare per quella scuola del cazzo che per me non vale nulla. Ma
vabbè. Del resto non c'è nulla da dire, ha smesso
di avere valore per me nel momento in cui la mia vita è
morta, in senso metaforico. Ma ricordo ancora il giorno. Ma comincio
almeno con il dire chi sono, perché chissà,
magari questo diario va a finire nelle mani di qualcuno di intelligente
che ne fa un'opera. E poi, chi lo sa, mi vengono a trovare quando ho
novant'anni e mi vengono a chiedere di più. A novant'anni,
quando non ricordi manco in che cazzo di posto ti trovi e non ricordi
manco come cazzo ti chiami, e quindi sicuramente ti ricordi del tuo
fottuto passato. Ma è così che è
successo ai sopravvissuti del Titanic, è così che
accadrà a me. Sono una ragazzina di diciassette anni, tutti
mi immaginano come una emo masochista nullatenente, come i poveri
cristi dell'antica Roma. Si, va bene, devo dire la verità.
Ho amato studiare, amo studiare. Non sono una secchiona, ma sono molto
curiosa, perciò decisamente non sono una tipa moscia e
lunatica, come magari si deduce dalle mie borse sotto gli occhi causate
dalle notti insonni, oppure dai miei discorsi da menefreghista o "da
che cazzo me ne frega di che pensi tu tanto fra poco muoio". Dicevo no,
la mia vita ha smesso di esistere, ma non io. La mia anima è
ancora girovagare in cerca del corpo di qualcuno nel quale andarsi a
mettere. Per rifugiarsi, per dimenticare il freddo che il mio corpo gli
ha donato negli ultimi due anni. Posso descrivermi? Sono brutta, sono
rinsecchita come un fagiolino nel mese di agosto, quando lo lasci
all'aria per ore e senza acqua e niente, e lui muore. L'unica cosa che
mi distingue da uno specchio, è il mio seno. Almeno quello
si vede. Comunque, ho dei capelli da fare paura, lisci e mosci, neri
come la pece, e non c'è che dire, rappresento lo stereotipo
della ragazza del Sud Italia. Si, perché la mia carnagione
non è scura, ma non è pallida, e i miei occhi
sono l'unica cosa che mi distingue dal mio popolo. Mai vista una con
gli occhi azzurri, ma proprio blu? Io nel Sud Italia non ne ho vista
neanche una! Anzi no, una si. Io. Umorismo delle patate, lo so. Mi
hanno sempre detto che il mio sarcasmo uccide tutti i comici. Ma se
è per questo, loro uccidono me quando fanno le battutacce su
cose sconce. Dirò pure un sacco di parolacce, ma certe cose
mi fanno senso. Sono alta un metro e uno sputo, uno sputo come il paese
in cui vivo. Un paese di nevrotici che non sanno manco loro
dove si trovano, un paese che non conosce nessuno. Solo mezzo mondo,
che però conosce l'arte che vi
è intrisa nelle vene, non la gente che vi abita. Siamo come
tante mosche, viviamo in una zona sismica, e ricordo che la prof di
Italiano ci disse che saremmo morti tutti come topi se fosse successo
un terremoto, perché la scuola non era organizzata. Cazzo
che incoraggiamento. Se adesso penso al fatto che sarei potuta morire
come un topo senza colpe, mi pento quasi di non aver pregato
chissacchì per un bel terremoto riassestante. E
già, perché il pensiero della morte non mi ha mai
sfiorata, neanche un po'. Fino a quel maledetto giorno, si intende.
Cinque agosto, lo ricordo. Avevo un fratello, fino a quel giorno, avevo
anche un padre, una madre. Avevo una famigliola felice. Andavo bene a
scuola, studiavo volontariamente, e adoravo la mia vita. Ma i miei
compagni di scuola mi prendevano per il culo, mi dicevano che ero
brutta, grassa, mal curata. Si, perché non sono mai stata
una bella ragazza. Forse l'unica cosa bella di me sono gli occhi. Ma
forse sono narcisista a dirlo. Comunque, la mia vena creativa
c'è sempre stata. Una volta mi piaceva disegnare, ora non
più. Una volta mi piaceva cantare e ascoltavo il pop adesso
non più. Una volta avevo una specie di
femminilità. Adesso è andata a farsi fottere.
Credo che adesso la mia vita non sia un completo disastro,
perché i miei amici mi rispettano e mi stimano, sto sempre
con loro, condivido tutto con loro, non mi innamoro perché
non ne sono più capace e ho smesso di soffrire quando la mia
anima è svolazzata via. Sono un essere quasi totalmente
inanimato di nome Jade o Christie, che sono i miei due altri nomi.
Cioè il mio primo nome sarebbe italiano, un nome comune tra
l'altro, Denise, ma non mi piace, perciò mi faccio chiamare
così. A volte mi chiamano JJ, altre volte mi chiamano Giada,
cioè l'equivalente italiano del mio soprannome, a volte mi
chiamano Den, senza pensare che quel nome è morto, e quindi
neanche rispondo se mi chiamano così. Lo sputo di paese nel
quale vivo, si chiama ******, nel Sud Italia, una città
decisamente disabitata, nonostante conti sessanta mila persone, ma
è inanimata come la fossa di un morto. Certo, è
poco dire che la mia vita sia stata distrutta, anche perché
ho divagato troppo. Nella mia famiglia non c'è mai stato il
senso del 'condividere'. Mia madre spesso era in conflitto con mia zia,
o meglio le mie zie. E perciò non vedevo mai i miei cugini.
Adesso li vedo, e se c'è una cosa che mi rimpiango,
è che loro ora hanno il doppio dei mie anni e io li conosco
appena. Perché dico questo? Perché la mia
distruzione è cominciata dal problema di qualcun altro.
Ritorno a quello che ho già detto. Cinque agosto, si, cinque
agosto 1987. Che bell'anno, eh? Si, due anni fa, con l'esattezza. Ma
che me ne frega? Ritorniamo al mio discorso. Mia madre era malata di
una grave malattia, doveva spesso viaggiare perché nella
città in cui vivo non ci sono mai state attrezzature
adeguate. Insomma, viaggiava con mio padre, e io avevo quindici anni.
Andavo a scuola, come è normale che sia, e frequento il
liceo scientifico. Ma era estate, e perciò andavo ad una
specie di scuola estiva. A dire la verità, quel giorno sarei
dovuta restare a casa, perché non stavo troppo bene, e con
me sarebbe rimasto mio fratello, perché era troppo piccolo
per restare solo a casa. Ma io andai lì, e lui
andò con loro. Per farla breve, quel giorno, ci fu un
incidente. Lo sentii alla televisione. Tornai a casa all'ora di pranzo,
a piedi, perché nessuno poteva venirmi a prendere. Ovvio,
non c'era nessuno a casa. Se ci fosse stato mio fratello, mi avrebbe
dato un passaggio con il suo triciclo, e ci avrebbe messo tre ore per
arrivare. Gli avrei risparmiato la fatica. Tornai a casa che erano le
due e trenta, dopo un quarto d'ora di tragitto. Aprii la porta, e non
c'era nessuno. La mia casa desolata. Lasciai il mio zaino in camera,
accesi la tv, mi misi a tavola apparecchiando per uno, e mangiai una
fetta di pane con il pomodoro. Nessuno aveva cucinato e i miei al
ritorno avrebbero portato qualcosa da mettere sotto i denti. Ma visto
che non c'erano, non c'era niente da mangiare, tranne che un po' di
pane, e dei pomodori, e perciò mangiai quello. La
televisione locale trasmesse una notizia dell'ultimo minuto. Un auto,
con tre passeggeri a bordo si era schiantata contro un tir, mentre si
dirigeva da *********** a ******. Quando fecero intravedere l'immagine,
ebbi come una fitta al ventre, e poi al cuore. Intravidi un viso
familiare, schiacciato contro il finestrino, la macchina appallottolata
contro quel tir, e poi non si vedeva più niente. Cominciai
ad avere la pelle d'oca, un istinto mi spinse a prendere il telefono e
chiamare una mia zia. Non so perché, mi scoppiarono le
lacrime, avevo bisogno di qualcuno, e quel qualcuno era mia zia. Una
donna non molto grande, circa trenta anni, mai avuto un figlio,
professione da insegnante di scuole medie e infine, non mi apparteneva
di sangue, ma era la moglie di mio zio, fratello di mio padre. Chiamai
lei, non sapevo a chi rivolgermi, eravamo in lite con tutti nella mia
famiglia, ma solo lei non era troppo lontana da noi.
"Tu…
Tu… Tu… Si?"
"Z-zia…
So-no i-io…"
"Denise,
che è successo tesoro, perché piangi?"
"No-non
hai vi-visto il tele-giornale?"
"No,
tesoro, perché?"
"Vien-imi
a prender-e…"
"Mamma
e papà non ci sono?"
"Vieni-mi
a pren-dere…"
"Corro
subito!"
Se
c'era una cosa che amavo di mia zia, era che non ti faceva la stessa
domanda troppe volte, oppure non si impuntava che voleva sapere tutto.
Arrivò a casa dopo qualche minuto, salì sopra a
casa e bussò freneticamente alla porta. Appena aprii, mi
gettai tra le sue braccia e piansi, volevo solo liberarmi. Volevo solo
piangere, perché la mia vita non poteva finire
così. Ma che cazzo c'entravo io? Perché proprio a
me?
"Ehi!!
Mi spieghi tutto?"
"Aspettami
qui, per piacere. Preparo tutto e vengo…" Lei
annuì e mi sorrise. Poi entrai nella mia camera e presi il
mio zaino. Tolsi tutti i libri dal suo interno, e misi delle magliette,
due pantaloni, dei calzini, lo spazzolino, il caricatore del cellulare,
il computer e basta. Tutto l'occorrente no? Tornai da mia zia con lo
zaino stracolmo di cose, e lei mi guardò con un aria
divertita.
"Mi
dici che stai facendo?"
"Posso
spiegarti tutto strada facendo?"
"Certo,
come vuoi, ma questa dalla a me, perché è troppo
pesante."
"Grazie…"
Sorrisi. Aprii la porta di casa, e uscimmo assieme, richiudendola poco
dopo. Mia zia mi teneva come una figlia, quando andavo da lei non c'era
una volta in cui mi facesse mancare una bibita o una cosa da
sgranocchiare. Ma in quel momento non andavo a casa sua per quello. Io
non avevo più una famiglia.
A.a.
:
Buonasera
a tutti!! Allora, questa ff è nuova, come sempre realizzata
con l'immancabile 'bella bionda' e l'ispirazione di un mio 'amico' e
una canzone dei Green Day, Holiday. Allora, lasciando stare come
è nata, passo subito ai particolari. Come già
saprete, adoro i Green Day, perciò ho scritto questa ff solo
per divertimento, quindi, non prendete sul serio quello che
c'è scritto. Alcuni posti sono veri, come la scuola, la
casa, anche se la posizione non lo è, e i personaggi
ovviamente sono reali, tranne la voce principale e la sua famiglia...
Vabbè questo si era capito. Passando agli aggiornamenti, se
ritardo, non mi uccidete, perchè sarà una
settimana un po' faticosa... E ringrazio, in fine, chiunque
avrà recensito, o solo letto, e vi prego di lasciare qualche
minuscola recensione. Ne sarei felice.
Rage &
Love
Jade
Shenanigans
|