saiyu
Io sono una smidollata. Una
debole. E una codarda.
Mi guardo ancora una volta il
braccio sinistro, lo guardo da tutti i lati e da tutte le angolazioni e vedo
sempre la stessa cosa. Sangue. Ferite. Sangue. Il mio. L’ho fatto, ancora una
volta. Senza un motivo. Come sempre. A volte credo proprio di essere pazza e a
lungo andare me ne sto convincendo per davvero.
Questa volta è stato per lei.
L’ho vista dopo un paio di giorni di silenzio e come immaginavo sul suo braccio
spiccavano delle ferite. Me lo aspettavo, ultimamente riesco a capire quando sta
per farlo. Probabilmente perché al suo posto lo farei anch’io. Prima di
salutarci le ho alzato il manicotto a righe bianche e nere che portava come
sempre su un solo braccio e le ho viste. Tante ferite rosse sulla sua pelle
chiara. Me lo aspettavo. Ma è stato comunque uno shock. Lo è ogni volta che vedo
dei nuovi tagli su di lei. Se solo la gente sapesse che cosa facciamo…
Probabilmente saremmo più isolate di quello che già siamo.
Sono rientrata in casa e ho
afferrato il taglierino, mio fedele compagno, che non mi abbandona mai. E me lo
sono passata sul viso premendo, forse un po’ troppo. Poi ho guardato il mio
polso, appena guarito dalle precedenti ferite e senza pensarci due volte vi ho
affondato la lama. Come al solito mi è uscito molto sangue. Forse troppo. Ed un
motivo per il mio gesto non c’è. Forse per condividere la sua sofferenza. Forse
per i sensi di colpa. Forse per punizione. Sì, credo di essermi voluta punire
per non esserle stata accanto nel momento del bisogno. Ogni volta è così. Non ci
sono mai quando c’è bisogno di me. Non l’ho chiamata in questi giorni per darle
conforto. Non sono stata lì per lei come lei è sempre per me.
Sono una stupida. Una debole. Ed
una codarda.
Io, che appaio sempre forte,
sempre strafottente e perennemente superiore, in realtà non sono altro che una
mocciosa che non sa fare altro se non scappare. Perché è questo che faccio. Il
dolore è l’unica mia via di fuga. Quando c’è qualche problema, quando soffro, la
prima cosa che faccio, ancora prima di disperarmi, è impugnare il mio
taglierino. In caso di assenza una lama qualsiasi.
Invece di affrontare i problemi
scappo.
Che idiota.
Avevo deciso di smettere. Ma non
ce l’ho fatta. Forse perché in realtà non volevo smettere. So di sbagliare ma
continuo. Forse se io smettessi, lei la pianterebbe di farsi del male. Per me
non c’è dolore più forte di vederla soffrire. Forse dovrei smettere, almeno per
lei. Mi ascolterebbe? Capirebbe? Chi lo sa…
Non è mai tardi per cambiare in
fondo, e per rimediare agli errori. C’è sempre il tempo di crescere.
Smetterò?
No, non ora.
Perdonate questa ficci che non
era neanche nata come tale. È un modo come un altro per sfogarsi.
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