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VIII Movimento- Moderato
espressivo
pochi giorni prima
“Legge di Faraday-Neumann.
Ogni qual volta il flusso d’induzione magnetica concatenato con un circuito
varia col tempo… non ho intenzione di andarci…” Sean si blocca, gli occhi
che guardano le parole scritte senza riuscire a leggerle “Dannazione, ho perso
di nuovo il segno.” Si lamenta mordicchiando nervosamente la matita che ha in
mano poggiandola sul libro che ha sulle gambe. Sbuffa e massaggia gli occhi
stanchi, lanciando un’occhiata all’orologio.
“In due ore non sono riuscito a
finire nemmeno un capitolo… è inutile.” Biascica chiudendo il volume e
lasciandolo cadere a terra, prima di poggiare la schiena alla testiera del
letto.
“Il concerto inizierà fra poco…”
sposta lo sguardo sul soffitto, rimanendo in silenzio come in attesa che una
risposta arrivi all’improvviso sulla superficie bianca.
“Si è comportato come se non
fosse successo nulla, come se non avessimo discusso… evidentemente a lui non
frega molto quello che detto…” Il giovane sospira, esasperato “O più
probabilmente sono io ad essermi comportato da moccioso immaturo e continuare a
rivangare sull’accaduto non fa che dimostrare la mia stupidità.” Davies
scompiglia con furia i capelli “Dannazione perché mi sono comportato in quel
modo irritante al bar? Come se mi avesse fatto qualcosa, accidenti.” Nasconde il
viso con una mano “In fondo è colpa sua, è lui che mi fa farneticare in questo
modo.”
Socchiude le labbra, rimanendo
in silenzio prima di cominciare a ridacchiare nervosamente “Certo, diamo anche
la colpa agli altri, adesso, un’altra prova di maturità, Sean, complimenti, stai
superando te stesso.” Borbotta fra sé. “Perché mi sto comportando così? Perché?”
Il giovane si alza dal letto con uno scatto, cominciando a camminare con aria
inquieta per la stanza.
“Non è logica la risposta?” Urla
gesticolando al nulla. “Cioè, faccio scenate… insomma, non proprio, però…mi
incazzo per nulla e voglio evitarlo, dannazione!” Sbraita bloccandosi a fissare
il pavimento, avvertendo un brivido lungo la schiena “Se Jennifer venisse a
raccontarmi una cosa del genere che le risponderei?” Sussurra, improvvisamente
teso “Ovviamente che ha una cotta colossale.” Fa una smorfia “Oh, andiamo!”
Esclama sbuffando “Perché dovrei essere attratto da Yuri, diamine!”
Davies cerca di sorridere “Mi
piace come suona, e allora? E sì, devo ammettere che ha un bel viso, però…” la
sua voce si riduce ad un sussurro.
Si avvicina nuovamente al letto
con passo strascicato, sedendosi e chiudendo gli occhi “Mi piace la sua
espressione quando è immerso in un pezzo.” Pensa rivendo Yuri seduto al piano “E
le sue labbra sono morbide… e dolci.” Inumidisce piano le sue prima di aprire
gli occhi con uno scatto “Idiota, aveva appena finito di bere qualche intruglio
alla frutta, ovvio che aveva le… le labbra… merda.” Sean deglutisce muovendo le
gambe, a disagio. Un fruscio gli fa spostare lo sguardo sul pavimento, dove è
appena caduto un foglio spiegazzato.
Il giovane si sporge e lo apre
con sguardo assente, fissando le parole senza leggerle realmente.
Il viso sorridente ma esausto di
Miller fa irruzione nella sua mente “Prometti che mi
chiuderai a chiave da qualche parte se verrò incastrato di nuovo in questo modo!”
Esclama la sua voce e Davies si ritrova ad annuire.
“Aveva
detto proprio così: di chiuderlo a chiave.” Sorride suo malgrado, stringendo con
forza il foglio che si stropiccia ulteriormente. “E va bene.” Sospira “Tanto lo
studio mi ha dato buca.”
Sean
sposta lo sguardo senza prestare realmente attenzione al gran numero di persone
presenti nella sala. Avverte la tensione stringergli lo stomaco, come prima di
un esame, e il pensiero gli strappa una smorfia contrariata.
“Sean!”
La voce
di Alissa lo fa girare di scatto prima che il giovane riesca a vederla mentre
agita un braccio per attirare la sua attenzione. Nell’avvicinarsi nota, seduti
vicino a lei, Eric, Lilian e Kate.
“Perfetto.” Pensa tra se “Se a fine concerto usciremo di qui insieme sembreremo
tre splendide coppiette.” Saluta distrattamente gli amici e con una certa
urgenza di china verso Alissa: “Dov’è Yuri?”
“Beh,
dietro le quinte, dove vuoi che sia?”
“Capito, grazie!” Annuisce Davies, allontanandosi e ignorando la ragazza che
urla “Fermo, non puoi andarci adesso, aspetta che suoni, prima!”
Sean,
si fa largo fra le persone ancora in piedi e con uno scatto improvviso afferra
per un braccio il ragazzino che sta per entrare dietro il palco.
“Ehi!”
Protesta il giovane lanciando un’occhiataccia al biondo che gli rivolge un
sorriso tirato.
“Scusa,
potresti chiamarmi una persona?” Domanda lasciandolo andare.
“Va
bene.” Mormora l’altro massaggiando un po’ l’arto.
“Si
chiama Yuri Miller, sono un suo amico.”
Il
ragazzino annuisce e Sean non riesce a dir nulla che scompare oltre il pesante
tendaggio.
Davies
inspira profondamente, muovendo le gambe con fare nervoso “Che diamine mi
prende… accidenti…”
“Davies!”
Il
giovane alza lo sguardo nel sentirsi chiamare e socchiude la labbra davanti
all’espressione sorpresa di Yuri.
“Ciao,
scusa se ti ho fatto chiamare.”
“Non
c’è problema.” L’altro muove un passo verso Sean “A dire la verità pensavo fosse
Alissa…” rimane qualche attimo in silenzio prima di continuare, abbassando un
po’ la voce “Ero quasi convinto che non saresti venuto.”
Sean
scuote le spalle “Anche io…però poi mi sono ricordato di una cosa…” Esita un
attimo prima di continuare “Dopo un concerto, qualche anno fa, mi hai chiesto di
chiuderti a chiave in una stanza se ti fossi ritrovato incastrato in una
situazione stressante tipo questa.” Il giovane fa una smorfia “Ed eccomi qui.”
Mormora sentendosi improvvisamente stupido sotto lo sguardo confuso di Yuri che
stringe la striscia di tessuto nero che gli penzola sulla camicia candida.
“Questo
mi solleva.” Esclama di colpo Miller, sorridendo apertamente al biondo che
lascia andare il fiato. “Allora tieni pronto, mi raccomando. Al momento non
avverto ancora la necessita di fuggire, ma non si sa mai.”
Sean
annuisce, abbozzando un sorriso “Contaci…” borbotta mordendo piano il labbro
“Hm… ti serve una mano con quella?” Domanda indicando con un gesto del capo la
cravatta slacciata che pende dal collo di Yuri.
“Beh,
sì, grazie. Mi vergogno un po’ ad ammetterlo, ma non sono capace di fare il
nodo… prima che arrivassi stavo per chiedere aiuto al presentatore.” Borbotta
con un sospiro mentre Sean gli lancia un’occhiata divertita, andandogli alle
spalle e afferrando i due pezzi di stoffa, cominciando ad annodarli.
“Hai
visto gli altri?”
Davies,
annuisce “A dire il vero è Alissa che ha trovato me…” Mormora avvertendo Yuri
irrigidirsi di colpo. “Ti sto soffocando?” Domanda con un po’ d’apprensione,
smettendo di legare il nodo.
Miller
scuote appena il capo e questa volta è Sean che avverte la tensione impadronirsi
del suo corpo. “Merda.” Pensa, rendendosi conto in quel momento di star
bloccando le braccia di Yuri con le proprie; la guancia premuta sul collo del
moro per poter legare la cravatta. Stringe le labbra, cercando di concentrarsi
per portare a termine il suo compito, ignorando le pulsazioni impazzite; si
ritrova ad inspirare a fondo e il profumo di Yuri gli annebbia per qualche
istante la mente facendogli desiderare di rimanere così ancora per un po’.
“Sean…?”
Il
biondo si scuote, lasciando di colpo la cravatta ormai terminata e muovendo
qualche passo indietro, improvvisamente accaldato.
Solleva
lo sguardo su Miller, leggendogli sul viso arrossato lo stesso imbarazzo in cui
si sente sprofondare. Fa per avvicinarsi nuovamente all’amico, esclamando, in un
impeto improvviso “Devo dirti una cosa.” La stretta alla bocca dello stomaco gli
fa rimpiangere di aver parlato.
“E
adesso?” Si chiede in preda al panico “Se mi limitassi a fargli l’in bocca al
lupo?” Sean sbatte velocemente le palpebre prima di dire, con voce insicura
“L’altro giorno, in macchina, prima che me ne uscissi con quella frase infelice,
stavo per dirti una cosa…”
Yuri
annuisce, con l’aria di chi cerca di riprendere il controllo di sé.
Davies
rimane qualche attimo in silenzio prima di stringere i pugni e ricominciare a
parlare velocemente “La sera che ti sei ubriacato, mentre ti riaccompagnavo, ti
sei addormentato e… io… credo di averti baciato…” Spalanca gli occhi, allarmato
“Cioè, non è stato nulla di… nel senso… ti ho appena sfiorato le labbra, però…”
Sean inspira violentemente “Non avrei dovuto, ho…”
“Yuri,
è ora!”
Una
donna con un lungo vestito azzurro afferra Miller per un braccio.
“Aspetta!” Esclama Davies, agitato, fissando il viso turbato dell’amico mentre
l’altra lo trascina dietro le quinte.
“No,
aspetta, devo finire di… Yuri…” Sean fissa il tendaggio verde scuro dietro il
quale è sparito Yuri. “Merda.” Geme debolmente il biondo. “Cos’ho fatto?”
Il
giovane prende posto a concerto ormai iniziato, ma la musica gli arriva alle
orecchie solo come un lieve ronzio. Sean non riesce a togliersi dalla testa
l’espressione di Yuri, l’aria frastornata dopo le sue parole. “Se avesse avuto
il tempo sarebbe riuscito a tirar fuori una delle sue espressioni serene?” Si
domanda torturando nervosamente le mani “Avrei dovuto portarlo via davvero.”
Scuote la testa avvertendo il pressante bisogno di guardare in viso l’amico.
“Questa volta non mi tirerò indietro… questa volta non mi nasconderò…”
“Adesso
tocca a Yuri.”
Eric,
seduto vicino a lui, sussurra sommessamente, facendogli alzare gli occhi sul
palco.
Sean
fissa il moro che si avvicina al piano con passo sicuro, prendendosi qualche
secondo di silenzio prima di cominciare.
“Rapsodia
ungherese n. 2 di F. Liszt.” Ripete mentalmente Davies, ripensando alle
parole del presentatore. “Un pezzo che non ho mai sentito.” Lo sguardo non perde
di vista il ragazzo immerso nella melodia “Perse nel suo mondo, come sempre.”
Riflette fra sé. “Anche se…” Sean scuote la testa nel tentativo di allontanare
la fastidiosa sensazione di disagio. Le mani di Yuri si alzano e abbassano
ritmicamente sui tasti, prima lentamente poi aumentando sempre più la velocità
in un crescendo di vibrazioni e sfumature.
“Non è
lui.” Si ritrova a pensare all’improvviso Sean, con un sussulto, socchiudendo le
labbra prima di fare una smorfia “Che idiozia, certo che è lui.” Si da’
mentalmente dello stupido, ma questo non riesce ad allontanare il sottile senso
di malessere che gli stringe la bocca dello stomaco. “Dannazione, non riesco a
capire cos’è che non va…” sussurra appena.
“È
impreciso!” Sibila la voce di Alissa, come per rispondere alla sua domanda
indiretta.
Davies
si volta meccanicamente verso la ragazza, che continua a fissare il palco,
accigliata.
“Ali,
che dici?” La voce di Eric è quasi infastidita.
“Sembra
posseduto.”
Sean
avverte la lieve risata di Eric alle parole di Alissa, ma la cosa non lo
diverte. Lancia uno sguardo al giovane che sta ancora suonando e con un sussulto
ascolta l’amica mormorare “Non l’ho mai sentito così fuori forma.”
Il
biondo deglutisce a fatica, cercando di concentrarsi sulla musica, ignorando le
parole appena ascoltate “A me non sembra che il suono abbia qualcosa di
sbagliato.” Dice fra sé senza però riuscire a sentirsi tranquillo. Si agita
lentamente sulla poltroncina, come se fosse diventata improvvisamente scomoda
“Però è vero che c’è qualcosa di strano… non so se io e Alissa intendiamo la
stessa cosa.” Il giovane comincia ad aprire e chiudere le dita, con fare
nervoso. Ispira lentamente, nel tentativo di calmarsi, ma non riesce a star
fermo, gli occhi che guizzano senza sosta da Yuri, al piano, fino alle sue
scarpe che tamburellano sul pavimento.
Il
pezzo si conclude in un crescendo vertiginoso, lasciando improvvisamente la sala
nel silenzio che viene seguito a ruota dagli applausi.
Sean
scatta in piedi senza pensarci, cominciando a camminare.
Si
sente afferrare per un braccio, ritrovandosi dietro alla poltrona di Alissa, con
la ragazza che lo blocca, fissandolo con aria preoccupata.
“Non
credo sia una buona idea, Sean.” Scuote lentamente la testa. “Dagli il tempo di
riprendersi e alla fine del concerto andremo via tutti insieme…”
Davies
fissa gli occhi azzurri che lo guardano pacatamente e morde piano un labbro,
stringendo i pugni. “Devo andare.” Mormora solamente, strattonando appena il
braccio e liberandolo dalla presa di Alissa che spalanca gli occhi. “Sean, per
favore, lascialo in pace.”
Avverte
appena le parole dell’amica, mentre si allontana, puntando verso il retro del
palco facendo in tempo a vedere Miller che attraversa l’uscita d’emergenza,
prima che la porta antipanico si chiuda alle sue spalle.
L’aria
fresca che gli colpisce improvvisamente il viso lo fa sospirare di sollievo.
Sean
respira a pieni polmoni un paio di volte prima di avvicinarsi al giovane seduto
sul bordo del marciapiede, sul lato opposto della strada; l’unico lampione
presente getta un fascio giallognolo tutt’intorno, dando a Yuri quasi un’aria
spettrale.
Il moro
ha il viso nascosto fra le mani e Davies si sente gelare.
“Ottima
esibizione, Miller, degna di un fallito.” Mormora con aria tetra facendo
incupire Sean che lo raggiunge con poche falcate “Vuoi che ti picchi?” Sbotta il
giovane con più irruenza del previsto.
Yuri
alza la testa con uno scatto, esibendo un’espressione stupita “Cosa?... Sean,
che ci fai qui?”
L’altro
agita una mano “Non è questo il punto: ti avevo detto di non voler più sentirti
dire di essere un fallito.” Riprende il biondo con più calma prima che la voce
gli diventi un sussurro “Pensavo… stessi piangendo…”
Miller
socchiude le labbra, basito, gli angoli della bocca che si muovono
nell’imitazione di un sorriso. “Non esagerare ora… comunque è vero che sono un
fallito.” Dice con tranquillità irritando l’altro “Yuri, piantala! È solo colpa
mia, non avrei dovuto parlare… almeno non prima del concerto.” Sean stringe i
pugni, irrigidendosi “Ultimamente non faccio che dire e fare stronzate, mi
dispiace.” Mormora abbassando lo sguardo a terra.
“Sai,
solitamente quando mi siedo davanti al pianoforte riesco a dimenticare tutto il
resto, quasi come se entrassi in un’altra dimensione; relego qualsiasi pensiero,
preoccupazione o ansia in un angolo dimenticato del mio cervello e riesco a
concentrarmi solo su quello che devo suonare…” Miller sospira mestamente “Questa
volta non devo essermi concentrato abbastanza, non sono riuscito a tenere a
freno le mie emozioni e ne ho pagato le conseguenze… non posso addossare la
colpa che a me stesso…”
“Ma…”
Davies ritorna a guardare l’amico con aria agitata.
“Dovevo
essere in grado di ritrovare la calma almeno per la durata del pezzo, e non ci
sono riuscito, è questa la verità.” Yuri sorride amaramente, stringendosi nelle
spalle.
“Il mio
però è stato un pessimo tempismo e per questo ti chiedo scusa.” Borbotta Sean,
ancora ritto davanti al giovane.
“Sì,
giusto un po’.” Il moro parla pacatamente, con lo sguardo fisso a terra “Toglimi
una curiosità…” Mormora mordendo piano il labbro inferiore “Secondo te come ho
suonato?” Domanda abbassando ancora di più la voce prima di alzare di scatto lo
sguardo sul biondo “E sii sincero, per favore.”
Sean
rimane qualche attimo in silenzio per poi inspirare a fondo “Forse Alissa
sarebbe più idonea per rispondere…” Sposta il peso da un piede all’altro “Io non
avevo mai sentito prima quel pezzo e quindi non so dirti se hai sbagliato
qualche nota o meno, però…” Gli occhi verdi vagano senza sosta prima di fermarsi
su un punto imprecisato del marciapiede “Però, davvero, non sembravi tu…” Davies
inarca un sopracciglio “Non so come spiegarti, ma le sensazioni che normalmente
provo quando ti ascolto suonare… beh, stasera erano completamente diverse… anzi,
forse non ho provato nulla…” Il giovane scompiglia i capelli, un po’ in
difficoltà “Non credo fosse colpa del mio stato emotivo… io… è difficile da
spiegare, forse ti sembrerò pazzo…” Lancia un’occhiata a Yuri e rimane in
silenzio di fronte all’espressione stupita dell’amico che socchiude più volte la
labbra prima di riuscire a bisbigliare “Ho capito… quindi avevo ragione…”
Miller
sposta lo sguardo sull’edificio di fronte a lui e chiude gli occhi.
Sean
rimane a fissarlo con aria tesa e stringe con forza i pugni quando gli occhi
scuri ritornano su di lui.
“Scusa,
Sean… vorrei rimanere solo…” mormora piano Yuri e Davies avverte una morsa allo
stomaco.
“Potresti…”
“Certo!” Esclama subito Sean, senza lasciar finire l’altro. Muove istintivamente
un passo indietro, con un sorriso tirato “Scusa se ti ho infastidito…
probabilmente ero l’ultima persona che avevi voglia di vedere…” Rimane qualche
secondo a guardare Yuri, che non accenna a muoversi. “Allora, ci… ci vediamo.”
Aggiunge velocemente, prima di voltarsi e allontanarsi.
Brani citati
Rapsodia ungherese n. 2
in Do diesis minore-
F. Liszt
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