Dal primo momento che l'aveva vista si era accorto del suo essere diversa.
Le foto non le rendono giustizia.
Non si trattava di mera attrazione fisica: dentro di lei si celavano cose mai viste.
Crudele, scaltra, vendicativa, eccitante.
Mai l'uno era prevalso sull'altra, mai uno dei due aveva ceduto: fino all'ultimo giorno, almeno.
Il calore nel mio cuore non era causato dal vulcano.
Poi dolore, urla, ancora dolore e sofferenza.
Freddo metallo sulla pelle ustionata, gelidi artigli attorno al cuore.
Inutili antidolorifici, inutili operazioni.
Il dolore è dentro, non fuori.
Ecco l'infermiera: mi guarda, turbata, e spegne la luce.
Il nulla attorno a me, il caos dentro di me.
E nel buio solo l'immagine di lei a tormentarmi.
Angolo della simil-autrice
Torno su questi schermi, con la speranza di meritare la vostra attenzione.
Ben poco c'è da dire: flash-fic spontanea e improvvisa, con un Alejandro per nulla incline a perdersi in sdolcinatezze gratuite ma piuttosto desideroso di farla finita.
E NON in quel senso negativo e stra-abusato.
Come sempre, spero di ricevere almeno una recensione di qualunque colore: un parere sincero non fa mai male!
Ah, il titolo è una delle frasi più belle di "Occhi da orientale" del maestro Daniele Silvestri: ascoltatela se non la conoscete, ne vale la pena.
[Saluta frettolosamente e fugge a divorare qualcosa]
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