Cuore di Tenebra

di AngelsOnMyHeart
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Prologo 
No more dreams. 



Ancora una luce, solo una, non ci sarebbe voluto ancora molto. 
L'era dei Guardiani stava finalmente per volgere al suo termine, srotolandosi rovinosamente in un nero tappeto che celebrava il suo glorioso ritorno ai Secoli Bui. I Millenni Bui, se le cose avessero seguito correttamente il proprio corso. 
Pitch, al galoppo di Onyx, osservò con estremo autocompiacimento il suo impero di terrore iniziare ad espandersi a macchia d'olio su tutta la Terra. Presto sarebbe stato tutto in suo pugno, come doveva essere fin dal principio. La luna brillava pallida sulla sua testa, illuminando debolmente quella nera notte senza stelle. Alzò lo sguardo verso l'astro, mostrando due file di denti affilati in un sogghigno malvagio. 
«E' fatta, amico mio, non puoi più nulla per contrastarmi. E' solo questione di tempo, pochissimo tempo, prima che l'ultima luce si spenga per sempre. Ed allora, tutto questo sarà mio» Pronunciò fieramente quelle parole, mostrando la grandezza delle proprie conquiste con un ampio gesto del braccio. 
«Sei pronto a veder perire i tuoi stolti Guardiani?» Domandò stavolta, scoppiando poi a ridere rumorosamente. 
La luna, sempre più debole, parve brillare più intensamente per una frazione di secondo, uno sguardo disattento avrebbe potuto non notarla ma gli occhi dell'uomo non se la fecero sfuggire. La sua risata si interruppe bruscamente lasciando il posto ad un grugnito scocciato. 
«Non avete più nulla, nulla!» urlò adesso, stringendo con forza le redini nelle proprie mani «Hai forse dimenticato la fine che ho riservato a quel nanerottolo dorato? Le fosse sono già state scavate, solo un passo e cadranno tutti come mosche e...» Si interruppe bruscamente, abbassando lo sguardo. No, non gli avrebbe permesso di rovinargli quel momento di gloria. 
I bambini credevano in lui, il potere era nelle sue mani, il dado era stato tratto e la vittoria era talmente vicina che riusciva già ad assaporarne il glorioso sapore. Eppure... 
Eppure un dubbio era riuscito ad insinuarsi in una piccola crepa creata da quell'insolito baluginio lunare. 
«Bene» mormorò infine fra se e se, accarezzando la nera chioma sabbiosa della sua cavalcatura «se è così, vorrà dire che avrò bisogno di una piccola garanzia» 
Schioccò quindi le redini del cavallo, spronandolo a correre tra le tenebre. 
Gli serviva solamente una cosa. 

Non aveva molto tempo ormai. 
Pitch si materialzzò nella cameretta, apparendo in un turbine d'ombre ed oscurità, volse un'occhiata veloce oltre l'unica finestra della stanza: Onyx era rimasto a sbruffare nel portico, irrequieto. 
Pochi attimi, amico mio. Pensò.  
Scrutando distrattamente la stanza notò la presenza di numerose bambole, le luci provenienti dalla strada rivelavano delle pareti rosate con decori floreali. Probabilmente doveva trattarsi della camera di una bambina. 
Come un'ombra strisciò sino al letto, osservando la piccola che vi dormiva stringersi contro il petto un orsacchiotto di peluche dagli occhi a bottone. La bambina era infagottata in una montagna di coperte: lunghi capelli neri si sparpagliavano sul suo cuscino, gli occhi chiusi solo per affacciarsi in dorato mondo di sogni. 
Allungò una mano, grigia e fredda, sfiorandole con il dorso le rosee guance. Il viso della piccola si contrasse quasi immediatamente in una smorfia di fastidio mentre si volgeva sul lato opposto, mugugnando nel sonno. 
Pitch sogghignò con non poca soddisfazione. 
Aveva la vittoria in pugno ormai, cosa sarebbe potuto andare storto? 
Ma, come si dice, la prudenza non è mai troppa, dopotutto. 
«Sarai tu la mia garanzia» 
Lasciò quindi che il suo lungo ed ossuto indice si posasse in corrispondenza del petto della bambina, proprio dove il suo piccolo cuore incontaminato batteva, privo di paure e timori. 
A quel punto un fitto vortice nero, di una consistenza densa e sabbiosa, iniziò a fuoriuscire dalla sua cinerea pelle, avvolgendosi tutto attorno al braccio per discendere giù, sempre più giù, raggiungendo la punta dell'indice e svanendo, infine, tra i piccoli battiti di quel cuoricino. 
La bambina contrasse nuovamente l'espressione del volto, cominciando a girarsi e rigirarsi nel proprio letto, scalciando. 
L'Uomo Nero volle gustarsi per alcuni secondi il proprio operato. 
«Dai il benvenuto agli incubi, piccola» 
Si congedò infine, svanendo inghiottito dalle ombre del pavimento, lasciando a germogliare quel prezioso seme. 
La bambina scattò improvvisamente a sedere, gli occhi neri spalancati in un espressione di puro terrore. Le sue grida squarciarono il silenzio di quella quieta notte.

 





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