Titolo:
Comperio:
incontri ravvicinati
e verità nascoste
Fandom:
Supernatural
Personaggi:
Dean
Winchester, Castiel
Rating:
giallo
Avvertimenti:
AU, one-shot
Set/Prompt:
Sesso/Treno
Disclaimer:
i
personaggi presenti in questa fanfiction non mi appartengono e il
copyright è degli autori della serie. Lo scopo dell'autrice
non è
di lucro.
Note
a fine pagina
Comperio:
incontri ravvicinati e verità nascoste
La
stazione era gremita di gente, l'ora di punta costringeva decine di
pendolari a spintonarsi vicino ai binari, a lottare per il posto
vicino al finestrino e a trovare una carrozza vuota. Il tutto
avveniva in silenzio, sbuffi e grugniti a parte.
Castiel
Novak non si era fatto avanti quando gli sportelloni del treno si
erano aperti, non aveva desiderato scavalcare le persone davanti a
lui, aveva semplicemente aspettato in piedi e con lo sguardo puntato
davanti a sé stringendosi nel suo impermeabile chiaro.
Solo
negli ultimi vagoni era rimasta qualche carrozza vuota e, dopo
qualche minuto di ricerche, era finalmente riuscito a sedersi e a
scrutare il cielo sereno.
Ogni
mattina si recava alla stazione di Lawrence per raggiungere
l'Università di Kansas City e, non appena riusciva a
prendere posto,
Castiel iniziava a desiderare ardentemente che quel piccolo viaggio
quotidiano non finisse mai.
Amava
i treni, amava aspettare seduto su una panchina, amava guardare
innumerevoli paesaggi sfrecciare veloci sotto i suoi occhi, amava
sentirsi senza patria, credere che il suo destino fosse nelle sue
mani e che gli sarebbe bastato salire su un treno per sconvolgerlo.
Aveva
passato fin troppo tempo a guardare le giornate passargli davanti, a
lasciare che chiunque ne avesse l'occasione prendesse decisioni al
suo posto... La vita o meglio, la signora Morte, aveva preso tutto
ciò che gli apparteneva ed aveva quindi bisogno di credere
nel
libero arbitrio, in un nuovo futuro possibile.
Erano
passati circa dieci minuti dalla partenza, quando la porta scorrevole
della sua carrozza venne aperta e Castiel si voltò a
guardare
incuriosito il passeggero, il treno doveva essere davvero pieno se
quel ragazzo sulla trentina era arrivato fin laggiù a
cercare un
posto.
“ Buongiorno.”
rispose facendo scorrere lo sportellone alle sue spalle, quasi
ignorando lo sguardo penetrante dell'altro passeggero.
Castiel
lo seguì facendo guizzare i suoi occhi blu fino a quando non
si
sedette di fronte a lui, continuò a fissarlo nonostante
l'uomo che
aveva di fronte sembrava talmente distratto da non essersi nemmeno
accorto di quelle occhiate insistenti.
Aveva
un completo e capelli chiari, l'altro, una valigetta ventiquattr'ore
simile alla sua e scarpe lucide.
Faceva
parte di un'agenzia di credito, forse.
Lo
osservava dal riflesso del finestrino, guardava come scollegava il
cavo dell'auricolare dal cellulare e notò l'occhiata che
rivolse
all'orologio che aveva al polso.
“ Stupidi
treni...” sbottò il ragazzo a denti stretti, ma
non abbastanza da
impedire a Castiel di ascoltare.
“ Sembra
nervoso.” rispose, aspettando che l'altro si decidesse
finalmente a
guardare nella sua direzione.
“ Sono
nervoso.” ribatté, senza però voltarsi
e sembrando ancora più
concentrato a scrutare l'esterno. Dal momento in cui aveva messo
piede nella carrozza si era ritrovato gli occhi blu e limpidi
dell'uomo addosso, lo avevano seguito per tutto il tempo e non
sembravano stancarsi. Per di più quell'espressione
così tranquilla
e serena lo faceva innervosire di più, non poteva
più permettersi
di perdere tempo per nessun motivo al mondo e quello specie di
psicopatico lo stava distraendo. “Il treno è in
ritardo e io ho un
importante impegno di lavoro.” proseguì.
“ Se
non mi porti un contratto ti licenzio, Winchester.”
Nel
giro di un mese si erano lasciato scappare moglie, figlio e foto
dell'impiegato del mese dalla cornice posta all'ingresso dell'ufficio
e non poteva far sì che anche il lavoro gli sfuggisse dalle
mani.
Aveva versato sangue e sudore in quell'azienda, avrebbe fatto di
tutto per salvare il suo posto anche se il treno non stava aiutando.
Doveva
vendere quella villetta a Kansas City, non doveva distrarsi.
“ È
un agente di credito?”
“ Immobiliare.”
lo corresse prima di sbuffare, senza staccare gli occhi
dall'orologio.
“ Io
mi chiamo Castiel Novak.” rispose l'uomo facendo guizzare i
suoi
occhi chiari e tendendo una mano verso l'altro che, di tutta
risposta, la guardò senza stringerla.
“ Dean
Winchester.”
“ Piacere,
Dean.”
Castiel
continuava a sorridere e continuava a fissarlo, continuava ad
urlargli contro quanto la sua vita fosse perfetta e priva di
incrinature, quanto tutto fosse splendido.
“ Potresti
smetterla di fissarmi? Mi stai infastidendo.”
Erano
passati dal lei al tu senza neanche chiedere il permesso, si erano
ritrovati a parlare nonostante Dean non avesse alcuna intenzione di
intrattenere una qualsivoglia conversazione. E invece, parola dopo
parola, stavano parlando. Grazie a Castiel ovviamente, ma per la
prima volta dopo molto tempo l'altro si sentiva meno teso e sotto
pressione, riusciva quasi a godersi il viaggio nonostante l'estrema
irritazione causata da quegli occhioni azzurri.
“ Sei
un po' sotto pressione, o sbaglio?”
“ Il
mio capo mi alita sul collo, regolare routine.” rispose Dean,
guardandolo per la prima volta dritto negli occhi, perdendosi in
quelle iridi blu che quasi sembravano sfociare nell'Infinito.
“ Non
riuscirei mai a lavorare in certe condizioni.” ammise
l'altro,
scuotendo la testa.
“ Soprattutto
se per colpa del lavoro ti ritrovi col culo a terra su tutti i
fronti.”
Dean
non aveva la più pallida idea di cosa significava davvero
perdere
tutto, secondo l'altro, se solo lo avesse voluto
davvero Dean
avrebbe riconquistato tutto ciò che non aveva
più. I suoi cari
invece se li era presi la strada e in quel caso sì, non
aveva più
niente e nemmeno quel cazzo di libero arbitrio
avrebbe potuto
farci qualcosa.
Quando
il ragazzo si trovò di nuovo a guardare il viso di Castiel,
lo trovò
improvvisamente diversi. La sua espressione si era indurita e i suoi
occhi erano come spenti.
“ Cambia
lavoro, se ti ha condizionato così tanto.” disse
abbassando la
testa e lasciando che nella sua testa venissero liberate le immagini
più crudeli che ricordava: la sua famiglia bianca ed esangue
distrutta da uno psicopatico al volante.
Nel
frattempo Dean continuava a pensare a quanto quella frase fosse ovvia
ma importante, a quanto si era intestardito a dare le colpe del suo
divorzio a chiunque eccetto a se stesso e a quello stupidissimo
lavoro e a quanto tempo aveva già sprecato. Il viso di
Castiel
rimaneva immobile, non aveva più sorriso e Dean si
sentì male,
sentì come se qualcosa all'interno dell'altro ragazzo si
fosse
spezzato e forse qualche coccio rotto ce l'aveva pure lui.
“ Qualcosa
non va?”
“ No.”
rispose, la sua voce era fredda e i suoi occhi di vetro.
“Corri a
riprendere la tua vita, tu che puoi. Scegli personalmente la piega
che le tue giornate devono prendere, fammi questo favore
Dean.”
Il
passeggero irritante che il ragazzo aveva incontrato era stato
sostiuito da quelle specie di essere umano pragmatico e quasi privo
di essenza vitale, ogni caratteristica del suo aspetto era cambiata e
in certi momenti non esprimeva alcuno sprazzo di umanità.
Sicuramente il loro discorso lo aveva turbato in qualche modo ma Dean
non osò chiedere, geloso di custodire e preservare
quell'empatia
particolare che aveva provato non appena si era seduto.
“ Mi
hai capito?” insistette, per poi avvicinarsi alla porta.
“Io devo
scendere a questa fermata, mi raccomando. È stato un piacere
conoscerti.”
Castiel
Novak uscì dalla carrozza senza dare a Dean Winchester
nemmeno la
possibilità di ricambiare il saluto, la sua espressione
allibita
guardò lo sportellone chiudersi totalmente dimentico del
dono della
parola che era stato donato agli umani.
Era
sul treno da un bel po' ormai, ma sinceramente non aveva capito molto
di tutto quello che era successo, teneva solo ferme dentro di
sé
quelle parole importanti che aveva sentito e che, stranamente,
avevano avuto un particolare effetto su di lui.
Probabilmente
non avrebbe mai più visto quel ragazzo, le loro vite non si
sarebbero
incrociate di nuovo, né in quel treno né in
qualsiasi altro ma una
cosa era certa: Castiel Novak aveva fatto molto per lui forse senza
nemmeno saperlo, quell'apparizione tanto fugace da non sembrare quasi
vera aveva avuto più peso di molte altre lunghe
conversazioni e
questo Dean non lo avrebbe mai dimenticato.
“ Te
lo prometto, Castiel.”
Note:
trovo che
questa specie di
parto che ho avuto sia qualcosa di particolare, spero solo di essere
riuscita a trasmettere ciò che intendevo dare al lettore. In
sintesi
volevo solo raccontare della piacevole empatia e/o simpatia che si
prova con sconosciuti che si incontrano sul treno, pullman, sale
d'attesa e quant'altro, di quanto a volte basti un punto di vista
esterno per rendere più chiare molte situazione e che,
più spesso
di quanto si pensi, basta desiderare qualcosa solo un po' di
più
così da avere abbastanza coraggio per affrontare tutto.
Infine
volevo ammettere la mia incapacità, a volte, di scegliere
titoli
convincenti e questa volta ho chiesto una dritta al gruppo
Distributore
automatico trame|titoli|citazioni per EFP su Facebook e
informarvi del fatto che questa one-shot partecipa alla challenge
Think
Angst indetta sul forum del sito.
Spero
che la storia sia piaciuta e che mi facciate sapere che ne pensate.
Dominil.
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