Ormai era diventata una tradizione,
per loro due, una
rassicurante routine in cui cercare rifugio.
Era il quarto anno che trascorrevano il Natale lontani dalle proprie
famiglie e
andava bene così.
Sirius era ben contento di stare il più lontano possibile
dal resto dei Black,
persino in un periodo come quello, mentre Remus, semplicemente, si
adattava.
Allontanarsi da Hogwarts avrebbe significato non avere più
un posto sicuro dove
far sbollire le sue crisi e, nonostante potesse controllare che non ci
fosse la
luna piena durante il periodo delle vacanze, non si sarebbe sentito del
tutto
tranquillo e avrebbe rovinato l'atmosfera ai suoi genitori.
O almeno, questo era quello che andava ripetendosi lui.
Poi c'era un'altra ragione, più nascosta, annidiata tra i
pensieri che di
solito non osava sfiorare, ovvero l'idea di lasciare il suo amico da
solo
(James e Peter tornavano a casa) a Natale, decisamente insopportabile.
Del resto non potevano certo lamentarsi dell'ambiente, gli enormi
corridoi
della scuola erano ricoperti di ghirlande colorate, ciuffi di pungitopo
con
tanto di bacche rosse e grappoli di vischio che si materializzavano dal
nulla
sulle teste degli studenti tra le risatine generali, mentre nella Sala
Grande
era stato allestito un abete enorme e decorato con ogni sorta di luci e
minuscole statuine di vetro soffiato.
Hogwarts era decisamente un gran bel posto dove passare le feste.
"Hogwarts è decisamente un gran bel posto dove passare le
feste."
ridacchiò Sirius, osservando da una finestra dei ragazzini
del primo anno
scivolare sul selciato ghiacciato e finire a gambe all'aria con la
pesante
palandrana nera in faccia.
"Assolutamente." rispose un ben più annoiato Remus, per poi
aggiungere dopo una breve pausa "Hai intenzione di restare qui a
contare i
novellini che rotolano ancora per molto?"
Per tutta risposta l'altro sbuffò, appannando il vetro
davanti a sé, ciondolò
appena le gambe oltre il davanzale interno della finestra sul quale
erano
rannicchiati e si lasciò cadere giù.
"Ormai è buio, andiamo alla guferia?" propose, un sorrisetto
scaltro
a increspargli il volto.
Remus soppesò la situazione.
Fuori faceva un freddo da morire per ipotermia, la voliera era in cima
a una
scalinata interminabile e il cielo era carico di nuvole che non
promettevano
nulla di buono.
D'altro canto, a quel sorriso non aveva mai saputo
resistere, quindi non
si sorprese più di tanto nel ritrovarsi a seguire il giovane
Black per i
corridoi; si limitò a maledirsi per esserci cascato di nuovo.
Lungo il tragitto sgranocchiarono un paio di bastoncini di zucchero,
riempiendo
le scale dello scalpiccio dei loro piedi e il ruminare dei denti contro
il
caramello rosso e bianco, finché non si ritrovarono in cima
alla torre che
ospitava la guferia.
La vista sconfinata sulla valle circostante e sul cielo stellato, il
rassicurante frusciare delle piume dei rapaci e un muretto abbastanza
largo
perché potessero sedervisi senza cadere rendevano quel posto
uno dei loro
preferiti nell'intera scuola, specialmente in un periodo pieno di
momenti morti
come le vacanze di Natale.
Sirius si puntellò con una mano sul muro, ritrovandosi
seduto con le gambe che
penzolavano nel vuoto il momento dopo, seguito dopo qualche istante da
un più
cauto Remus.
"Merlino, si gela qui fuori." protestò il lupo mannaro, gli
occhi che
seguivano gli sbuffi disegnati dal suo stesso fiato.
"Oh, stai sempre a lamentanrti!" lo rimbeccò l'altro, per
poi dargli
una lieve spallata e puntare un dito verso l'alto.
Le nuvole incombevano ancora sul castello, ma in un piccolo ritaglio di
cielo
sopra di loro sembrava essere stato spazzato dal vento e brillava di
stelle.
"Si vede la Cintura di Orione." constatò soddisfatto, il
dito che ora
si muoveva a indicare i vari puntini bianchi della costellazione uno
per uno.
Remus si limitò ad annuire e seguire i suoi movimenti in
silenzio, poi lo
sguardo gli cadde su una stella poco lontana e decisamente
più brillante delle
altre.
"Quella è Sirio." gli uscì in un
sussurrò distratto, ma l'amico lo
sentì lo stesso.
"Si riconosce, è la stella più luminosa del
firmamento!" esclamò
ghignando "Degna di me!"
Questa volta fu il suo turno di beccarsi una spallata, ma Moony non
riusciva a
dissimulare le risate, per quanto si mostrasse infastidito dal suo
atteggiamento da sbruffone.
Rimasero così per un po', spalla contro a spalla con i nasi
arrossati per aria
e le spalle vicine per scambiarsi un briciolo di calore.
Il lupo mannaro si lasciò sfuggire uno sbuffo nel ricordare
che Sirio, oltre a
essere la stella più luminosa, era considerata anche
portatrice di sventura,
come il Gramo, e sin troppo rovente, come gli occhi di Sirius.
Improvvisamente iniziò a sentire caldo, un calore
insopportabile che si
propagava a onde dal braccio a contatto col suo e gli mozzava il
respiro, pensando
a quelle due iridi nere come la pece che ardevano come se l'altro
avesse
perennemente la febbre e che lui quasi non riusciva a reggere.
Fu in quel momento che iniziò a nevicare.
I primi fiocchi iniziarono a piovere dalle nubi scure, fino a posarsi
su di
loro.
Pads fu il primo a riscuotersi, smettendo di osservare come in trance
l'aria
attorno a lui e voltandosi verso l'amico con un gigantesco sorriso a
increspargli le labbra.
"Nevica!" esclamò, mentre i fiocchi si facevano via via
più fitti.
Remus represse a stento un brivido di freddo e si costrinse a
ricambiare il suo
entusiasmo con un ghigno sarcastico.
"Il tuo spirito di osservazione riesce sempre a stupirmi, grazie per
questa tua illuminante sintesi meteorologica." commentò in
tono
volutamente laconico, solo per punzecchiarlo.
Come previsto, Sirius aggrottò le sopracciglia in un
cipiglio offeso e le
guance, già rosse per il freddo, si imporporarono ancora di
più, in contrasto
con la disordinata matassa di capelli neri ormai ricoperti di
macchioline
bianche.
Il lupo mannaro ebbe appena il tempo di chiedersi se fosse
più ridicolo o
carino, prima di scoppiare in una fragorosa risata che lo fece quasi
cadere giù
dal muretto.
L'altro stava meditando di spingerlo da sé, quando un
fruscio sopra le loro teste
attirò l'attenzione di entrambi.
A quanto pare chiunque si fosse occupato delle decorazioni aveva deciso
di
portare una ventata di spirito natalizio anche ai gufi: la tettoia
della
guferia era adornata di ghirlande e il fruscio che avevano sentito
proveniva da
un mazzetto di vischio, comparso esattamente sopra le loro teste.
Avevano i capelli appiccicati alla fronte, pieni di fiocchi di neve, e
i visi
sbiancati, fatta eccezione per il rosso brillante delle guance e il
naso.
Remus aveva ancora uno strascico di risata negli occhi increduli, che
in quel
momento brillavano più di quelli di Sirius, che invece si
limitava a osservarlo
con aria assorta.
"Sembri un bastoncino di zucchero così rosso e bianco."
commentò con
un sorriso accennato.
"Guarda che lo sembri anche tu, genio."
Il vischio continuava ad aleggiare sopra di loro senza la minima
intenzione di
dissolversi e a entrambi sfuggì una risatina imbarazzata.
"Vediamo se hai anche il sapore di un bastoncino di zucchero."
Moony aprì la bocca per protestare, ma l'amico fu
più veloce e gli premette le
labbra contro le proprie, le mani (rosse e bianche a loro volta)
premute sulle
guance per non lasciarlo fuggire.
Tanto non sarebbe andato da nessuna parte, almeno finché i
baci sempre più
audaci di Sirius avessero conservato il sapore del bastoncino di
zucchero che
aveva mangiato prima e il suo corpo lo avesse inebriato di calore
attraverso i
pesanti mantelli ormai bagnati.
"Remus."
Un sussurro umido, bisbigliato a un soffio dal suo orecchio in tono
improvvisamente serio.
"...Mh?"
"Non mi sento più le dita dei piedi."
Nella Sala Comune dei Grifondoro non c'era nessuno ed era una fortuna,
dato che
Moony non la finiva più di ridere (se non per lamentare
terribili crampi alla
pancia che, a sua detta, l'avrebbero portato a morte certa) e Pads
stava
cercando di fare appello a tutta la sua scarsa pazienza per non
Schiantarlo.
"Le dita dei piedi!" ripeté per circa la centesima volta
Remus,
schivando al volo una scarpa "È la cosa più stupida
che tu potessi
dire!"
"Stavo congelando, okay?" reagì Sirius con un moto di
esasperazione,
nonostante una piccola parte di lui fosse rinfrancata dal vedere
l'altro così
felice.
A quelle parole l'amico si voltò verso di lui e lo raggiunse
in pochi passi, il
viso solcato da un sorrisetto scaltro.
"Adesso va un po' meglio?" chiese a voce bassa, mentre le dita ancora
arrossate dal freddo gli liberavano le spalle dal mantello e lo
lasciavano
cadere su un divanetto accanto al suo.
Il crepitio della legna nel caminetto davanti a loro avvolgeva la
stanza in
un'atmosfera rassicurante e gettava bagliori caldi sui loro visi.
Il lupo mannaro afferrò una coperta bianca e rossa, tanto
per cambiare, e si
accovacciò con la schiena contro il divano e le gambe
distese verso le fiamme,
invitando con lo sguardo Sirius a fare lo stesso e accogliendolo sotto
la
coperta quando gli si accoccolò accanto.
"Non saprei..." lo sentì rimuginare "Credo manchi
qualcosa."
Le sue parole gli fecero il solletico, mentre le sue mani gli
scivolarono sotto
la maglia, provocandogli un brivido di freddo al quale l'amico si
fermò per un
attimo, come in attesa di ulteriori proteste.
Ma Remus non disse nulla, lasciò che quelle dita intirizzite
lo toccassero, che
quelle labbra sorridenti lo baciassero.
Rosso su bianco, curiosità e respiro spezzato, mentre lo
scoppiettare del
camino andava scomparendo e restava solo il sapore dello zucchero su di
loro.
Yu's corner.
Salve a tutti!
Caspita, è la prima volta che mi decido a scrivere qualcosa
sui libri della zia
Row, che emozione.
Questa fanfiction è ambientata al tempo in cui i Malandrini
erano ancora
studenti ccciovani e spensierati perché il mondo ne ha
bisogno e perché la
sottoscritta non sa scrivere angst.
Ergo, spero che questa iniezione di bastoncini di zucchero (che sono
una cosa
buonissimahdjksgla) sia stata di vostro gradimento, sebbene un po'
cortina.
Un grande grazie va a chiunque leggerà o
recensirà, mi farete felice.
Bye bye,
Yu.
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