Ho scritto il frammento di getto, spero abbiate pietà e vogliate lasciare un commentino. Se non altro saprei quanti di voi ho sfiorato... che la reazione sia positiva o negativa non ha importanza, solo... beh, commentate.
Grazie =)
Credo sia iniziato tutto il giorno del mio primo compleanno, mio cugino
aprì i miei regali al posto mio perché era in
grado di farlo più velocemente avendo un anno in
più.
In seguito mi spinse a terra perché stavo giocando con le
pentole, credo di aver iniziato a detestare il suo essere maschio quel
giorno, anche se ancora non ero in grado di rendermene conto.
Da quel momento in poi, la nostra vita è sempre stata una
sfida.
Una gara a chi dei due era in grado di fare le cose in modo migliore.
Niente lacrime, niente dolore.
Niente di tutto ciò che era debolezza sarebbe più
potuto entrare nelle nostre vite.
Ricordo le mille partite a pallone terminate con le ginocchia sbucciate
e le pallonate in faccia ricevute, il tutto senza mai piangere di
fronte a lui, perché piangere avrebbe significato ammettere
le mie debolezze e non avrei potuto farlo per nessuna ragione al mondo.
Ricordo di aver pianto per due sole ragioni con lui al mio fianco: Per
rabbia o irritazione... l'unica eccezione fu quando mi ruppi un dito,
avevo nove anni e niente al mondo mi avrebbe impedito di piangere come
un neonato, tanto era il dolore che ero convinta di sentire in quegli
attimi.
Mi sentii vulnerabile e debole in quegli attimi, come non era mai
successo, non avevo versato una lacrima nemmeno quando, in prima
elementare, il mio migliore amico mi aveva preso a pugni nello stomaco
perché si era preso una storta... ricordo di aver stretto i
denti e aver continuato a camminare, le mani in tasca e le lacrime
intrappolate tra le ciglia. Accanto a me un nostro amico, anche lui
colpito dalla sua furia, era a terra, lo stomaco tra le mani e il corpo
scosso dai singhiozzi. Mi ero sentita così forte in quel
momento...
Chiamatemi pazza, idiota, tutto ciò che desiderate, ma per
me la vita è sempre stata un campo di battaglia, nel quale
non c'è spazio per le lacrime e la vulnerabilità.
La terra è una giungla nella quale l'animale più
grosso attende solamente l'attimo propizio per azzannarti la gola ed
eliminarti, ebbene, non ho intenzione di lasciare che ciò
succeda.
Mi sono rotta altre due dita dopo quel giorno, una di queste sferrando
un destro contro una parete e non ho mai più versato una
lacrima per il dolore, nemmeno quando giocando a calcio mi sono
distorta una caviglia lesionando gravemente due legamenti.
Ho affrontato tutte le mie paure sconfiggendole, per non essere legata
a niente se non a me stessa.
Ho sempre avuto il terrore di poter essere obbligata a fare qualcosa
per paura di qualcos'altro... per questo non riesco a comprendervi,
capite?
Non riesco a capire per quale motivo dovrei scappare di fronte ai ragni
pur trovandoli disgustosi, non riesco a capire per quale motivo dovrei
tenere i piedi per terra per paura dell'altezza, non riesco a capire
per quale motivo dovrei dormire male con la luce accesa per paura di un
rapinatore, non riesco a capire per quale motivo dovrei aver paura di
camminare lungo una strada di notte per paura di essere aggredita.
Avevo paura di tutto ciò, ma ho sconfitto tutto
ciò pezzo per pezzo e adesso posso dire finalmente di essere
libera!
Anche se...
Forse è semplicemente questa la mia paura più
grande.
Avere paura di qualcosa così tanto da non riuscire a
sconfiggerla.
Ed è terribile pensare che forse un giorno mi
ritroverò ad aver a che fare con ciò che provate
voi ogni qualvolta vi trovate di fronte alla cosa o alla situazione che
vi spaventa di più.
E non voglio.
Non voglio sentirmi impotente di fronte a qualcosa.
Non voglio sentire il mio corpo tremare di fronte a qualcosa che so di
non poter affrontare.
Nemmeno la morte al confronto sembra così potente.
Di essa non ho paura.
Arriverà il momento nel quale non riuscirò ad
affrontare una paura e spero di aver fatto così tanta strada
da riuscire a sconfiggerla, in un modo o nell'altro...
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