Title: Changement
Author: Tao
Pairing: RoyxEd
Raiting: PG
Summary: certe cose,
pensava, non sarebbero mai cambiate...
Note: odio
lo What if, ma ieri
sotto la doccia mi sono detta che certe cose non sarebbero mai cambiate
e mi è venuta in mente un'idea.
Non-betizzato.
°+°+°
Changement °+°+°
Certe cose non sarebbero mai cambiate.
Ci sono cose che per quanto siano monotone, o pazze, o irritanti, ti
danno un senso di calore e familiarità.
Era questo che pensava Edward Elric mentre camminava a passo spedito
verso l'Headquarter, appena tornato ad Amestris.
Sarebbe stato accolto dall'odore di sigaretta di Havoc, le pallottole
impazzite di Riza contro un certo Flame Alchemist, sempre troppo
impegnato ad
organizzare una serata romantica con la sua nuova fiamma per firmare
delle carte.
Era anche per queste cose che era tornato.
Certe cose non cambiano mai. A volte si tende a pensare così.
Aveva fatto tanto d'occhi quando aveva visto, per Central City, un
Tenente Havoc più adulto di quanto ricordasse, al suo
braccio una
giovane donna molto avvenente. Edward aveva cercato con lo sguardo la
perenne sigaretta tra le labbra del suo superiore, ma non aveva trovato
altro se non un sorriso per la sua compagna.
Poco indietro camminava il Tenente Hawkeye. Sul suo viso un'espressione
più rilassata, più morbida. Black Hayate
scodinzolava
felice ai suoi piedi, abbaiando di tanto in tanto ai piccioni per la
via.
E poi lui. Roy Mustang, il celebre libertino, il sogno proibito di una
donna.
Alphonse glielo aveva detto, che il Colonnello Mustang si era accasato.
Buffo, aveva pensato Edward. Non l'avrebbe mai detto possibile. Lui
dalle cento donne, lui sempre alla ricerca di nuove prede da
conquistare, si era sposato. E non con una donna comune, no. Aveva
scelto il meglio. Proprio con Riza Hawkeye.
Una volta, Edward li aveva visti passeggiare, dalla vetrina, mano nella
mano. Felici. La donna era radiosa. Il matrimonio le donava. Ed era la
persona più adatta a stare a fianco di Roy Mustang, su
questo
non c'era dubbio.
Eppure Edward, una volta sola, mentre puliva il negozio, aveva provato
ad immaginarsi al suo posto. Si era subito pentito di aver formulato un
pensiero così meschino. Aveva spento le luci ed
era andato
a dormire nella stanza di sopra.
Come mai avesse fatto dietro front, quel giorno, reprimendo la voglia
di gettarsi in quella che da anni considerava la sua famiglia insieme
ad Al, zia Pinako e Winry, Edward proprio non lo sapeva.
Poi una spiegazione se l'era data, seduto al bancone di un bar, nella
parte più in ombra.
Non aveva voluto sconvolgere le loro vite che sembravano finalmente
essersi stabilizzate. Che senso avrebbe avuto piombare nella loro
tranquillità, sconvolgendola? Nessuno.
Aveva deciso comunque di restare a Central City, dopotutto, il suo
posto era lì. Alphonse aveva fatto per seguirlo, ma Edward
si
era opposto. Dopotutto Alphonse stava con Winry, sarebbe stato egoista
pretendere che lo seguisse allontanandolo dalla ragazza.
Comunque si sentivano ogni due giorni, per telefono. Ed Edward nel
giorno di chiusura li andava a trovare.
Finì di sistemare dei libri negli scaffali quando la porta a
vetri si aprì scampanellando lieve.
Uscì dai meandri le corridoio polveroso per vedere chi fosse
entrato.
Roy. E un bambino che doveva avere sì e no otto anni.
Capelli corvini, occhi d'antracite.
Impossibile non notare la differenza. Negli occhi gli brillava un velo
di verve del padre.
"Buongiorno, posso fare qualcosa per voi?"
Il bambino guardò l'uomo e Roy sorrise.
Lo spinse leggermente in avanti.
Il pargolo si alzò sulle punte e porgendo ad Edward un
foglietto.
Edward lo prese leggendo l'elegante calligrafia del Flame Alchemist.
"Solo un momento"
Sparì nel retro per tornare subito con un grosso tomo fra le
braccia.
Roy tirò fuori il portafogli mentre il bambino guardava
Edward impacchettare il libro.
Finito, il giovane porse la busta col prezioso libro incartato al
piccolo cliente.
Aveva tanto la sua espressione ad otto anni, pensò Edward.
Gli scappò un sorriso.
Il frugoletto lo fissò perplesso per poi confidargli
orgoglioso,
mentre prendeva la busta: "Il mio papà m'insegna a leggerlo,
è un' alchimista lui!"
Edward annuì cercando di trattenere il groppo che si era
formato nella gola.
"Il resto, signore"
"Lo tenga pure"
Fu soltanto un attimo. Roy stava già aprendo la pesante
porta a vetri quando si voltò a fissarlo.
"Perdoni la domanda... Ci siamo mai visti prima?"
Ed Edward fu tentato di dirgli sì, di fregarsene di tutto,
buttargli le braccia al collo e rivelargli che era per lui che era
tornato. Ma con la coda dell'occhio colse la mano guantata del piccino
afferrare il cappotto dell'uomo.
Scosse la testa, i capelli neri seguirono il gesto, ondeggiandogli
piano intorno al viso.
"No, mi spiace".
"Mi scusi per la domanda"
"Si figuri"
"Arrivederci"
"Arrivederci a lei. Vieni Edward, la mamma ci aspetta".
Quando uscirono Edward si ritrovò a pensare che alla fine,
il Colonnello, un po' di bene doveva avergliene voluto.
Postfazione:
non sono morta, sto ancora lavorando all'epilogo di Cenerentola che
proprio non vuole saperne di essere corretto. Intanto vi lascio con
questa... mi ha messo tanta tristessa ç.ç (ok,
ditelo che son cretina visto che sono io che l'ho scritta)
Si capisce qualcosa? Se sì sono contenta, se no sono
contenta lo stesso ^^.
Preciso: i capelli di Edward sono stati tinti di nero. Roy ha
intravisto il dorato nei suoi occhi quando gli ha chiesto se
si erano mai incontrati.
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