Un
tocco personale
-No, aspetta!- sbottò Death Mask alterato -Quella
femminuccia fa la checchina isterica e sarei io lo stronzo?!-
Shura alzò le spalle.
-Devi ammettere, però, che non ti sbottoni molto. Lui ti
sommerge di rose mattina e sera, e tu protesti persino per fargli il
regalo di compleanno. Capisco il non fare le- fece il gesto delle
virgolette -“checchine” ma una volta ogni tanto
potresti mostrarti un po’ meno rigido.-
Death Mask, crudele Saint di Cancer, guardiano della Quarta Casa,
eccetera eccetera, si limitò a lanciare al Saint di
Capricorn un’occhiataccia omicida, manco avesse detto una
bestemmia.
-E secondo te che dovrei fare, latin lover dei miei stivali?-
Shura rifletté per qualche secondo. Non era mica facile
trovare un regalo che Aphrodite di Pisces avrebbe gradito e che non
avrebbe portato alla morte di Cancer per emorragia interna. Qualsiasi
cosa avrebbe causato per lui uno sforzo psicologico troppo intenso.
Rassegnato all’idea che Cancer avrebbe preferito morire
mordendosi la lingua piuttosto che fare il cascamorto, Shura se ne
tirò fuori con -Un pensiero andrà bene.-
-Ma guarda, ci sto pensando giusto ora. Non mi sembra di peccare su
questo fronte.-
-Regalagli dei fiori.- la buttò lì.
-Vive a ROSALANDIA, non so se hai notato!-
Il cavaliere di Capricorn si diede una manata in faccia.
-E’ il pensiero quello che conta! Il pensiero, Cavaliere!-
E pensiero fu.
Il giorno seguente, Aphrodite s’affacciò per
ammirare l’eccelsa bellezza del suo mortale giardino. Le rose
giacevano lungo la scalinata più belle che mai, fresche ed
imperlate di rugiada. Poi la notò e rimase perplesso. Certo
non poteva dire che non si trattasse di un’opera artistica un
po’ particolare ma… insomma, nonostante non fosse
il massimo ricevere una testa, trovò che l’idea di
ricoprire il macabro trofeo di rose rosse come un sadico collage fosse
paragonabile alla classica scatola di cioccolatini.
-Che pensiero carino.- asserì sorridendo, per poi scoccare
un bacio malizioso verso una sagoma nascosta (evidentemente non tanto
bene) dietro una colonna lontana.
La sagoma in questione ricambiò con un dito medio, sperando
che da quella distanza non si notasse l’imbarazzo.
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