minuetto1
MINUETTO
PARTE 1
La carrozza la stava portando a Versailles per l'ennesimo ballo ma
con due evidenti differenze: per la prima volta André non era
con lei e per la prima volta indossava un abito da sera bellissimo,
bianco come un raggio di luna.
Durante il viaggio Oscar non poteva fare a meno di aggrovigliarsi la
mente con mille dubbi e mille domande, cominciava a dubitare della sua
idea di andare a quel ballo con un abito da sera indossato solo con la
speranza che Fersen si accorgesse di lei...già, Fersen, il suo
ritorno dall'America dopo sette lunghi anni le aveva fatto ammettere
improvvisamente che in fondo era una donna come tutte, nonostante si
ostinasse a voler vivere la vita impostale da suo padre; anche lei
cercava l'amore di un uomo, e voleva essere abbracciata, accarezzata,
baciata.
Il giorno in cui Fersen le disse, senza neanche alzare lo sguardo,
calmo e rilassato davanti ad una tazza di the “Oscar, mi chiedo
perché Dio non vi abbia fatto nascere uomo” le
scattò qualcosa dentro, una voce orgogliosa improvvisamente le
urlò dentro “tu sei una donna, dimostraglielo o non si
accorgerà mai di te!” In un attimo tutto il suo rigore
militare venne meno e la sua promessa di vivere per sempre come un uomo
si infranse come uno specchio rotto, il suo cuore di donna finalmente
aveva preso il sopravvento.
Ma se quella le era sembrata la decisione più giusta, allora
perché si sentiva così spaventata? Tentò di farsi
coraggio da sola, dopotutto lei era un colonnello, il comandante della
Guardia Reale, aveva combattuto e sconfitto tantissimi avversari, era
la spadaccina più abile di tutta la Francia...perché mai
doveva avere paura di uno stupido ballo? E poi, dopotutto, qualsiasi
cosa sarebbe potuta accadere, c'era sempre André a
proteggerla....Improvvisamente si ricordò che quella sera non
sarebbe stato così, lui non era al suo fianco per la prima volta
in vita loro ed era stata proprio Oscar a non volerlo con sé,
aveva scelto di andare al ballo in incognito e la presenza di
André avrebbe svelato il suo travestimento.
“Dopotutto non sto facendo nulla di male, ma allora perché
non ho avuto il coraggio di dirglielo di persona? Perché ho
dovuto chiedere aiuto a Nanny?” Oscar pensava a quegli occhi
verdi, quei bellissimi occhi color smeraldo che sapevano leggerle
dentro come forse neanche lei stessa era in grado di fare e capì
da sola che il motivo era proprio quello, non voleva che anche questa
volta André le leggesse l'anima. Mentre scendeva le scale, gli
occhi di André le avevano fatto una domanda chiara, precisa,
diretta: “E' per lui questo vestito, Oscar?” , ma dalle sue
labbra non era uscita una parola e di questo Oscar gli era grata, non
avrebbe potuto rispondergli. Sapeva che con quello sguardo André
la stava rimproverando e questo non lo sopportava, l'approvazione del
suo compagno di sempre era per lei la cosa più importante,
specialmente dopo Saverne, dopo che lui l'aveva salvata da Nicolas e
Jeanne.
“Chissà come ha fatto a sentire che lo stavo chiamando, io
ero dentro al convento e lui fuori, i muri erano spessi e ho invocato
il suo nome con un filo di voce mentre Nicolas cercava di strangolarmi.
Ero ormai sicura di morire, eppure in un baleno André era
lì e mi ha salvata da quell'inferno...”; era tormentata
dal pensiero di quella sera e della complicità che si era creata
tra loro dal momento in cui, appena fuori dal convento, André
l'aveva stretta a sé, o almeno era stato così
finché Fersen non aveva catturato la sua attenzione, ma
nonostante il ritorno del Conte svedese non poteva negare che
continuava a sentirsi a disagio quando era vicino ad André, un
disagio indubbiamente piacevole però, una sensazione nuova per
lei, alla quale non sapeva dare un nome ma che la faceva stare bene.
Quella sera André l'aveva aiutata a salire sulla carrozza e
sarebbe stato un momento davvero imbarazzante se lui non avesse
sdrammatizzato con il suo solito modo di fare ironico:
“Permetta che l'aiuti, Contessa de Jarjayes, non vorrei che con
tutta quella stoffa che si porta appresso inciampasse e rotolasse a
faccia in giù! Sai che ridere se ti presentassi a corte con il
naso rosso e gonfio come una patata, Oscar?”
“Smettila André, sei il solito impertinente!”
Ma Oscar non finì di dirlo che inciampò sul serio,
cadendo tra le braccia di André che, pronto a sorreggerla, rise
di gusto. Sentendolo ridere Oscar si rilassò e rise anche lei ma
quando si tirò su incrociò il suo lo sguardo, che
stavolta era velato di tristezza:
“Stai attenta, Oscar, mi raccomando. Aspetterò che tu
faccia ritorno, non riuscirò a dormire sapendoti da sola in quel
covo di serpi.”
“Non ti preoccupare per me André, vado ad un ballo, non in guerra!”
Questa volta era lei a cercare di essere ironica, ma nello sguardo che
si scambiarono c'era lo stesso pensiero, entrambi sapevano che
quella che Oscar stava per affrontare era veramente una guerra, ma solo
contro se stessa.
La carrozza arrivò infine alla reggia, Oscar scese, pronta per
fare il suo ingresso, chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e
sussurrò: “Perdonami, André”.
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