Where’s
my happy ending?
A mia nonna Marta,
che
mi ha lasciato più di un semplice nome per ricordarla.
31 Luglio: il
compleanno di Harry.
Il lavoro per
addobbare la Tana è stato tanto, e ci ha
aiutato, nonostante tutto, a dimenticare per un po’ la perdita di Fred.
In
tutto questo tram tram, e in questa confusione, la mamma ha pianto
sempre un
po’ di meno, e la tristezza è un po’ andava via, ma il silenzio ha
colmato un
po’ di più le nostre conversazioni, lì dove i commenti e le battute di
Fred
l’avrebbero riempito.
E ora il giardino
della Tana era tutto addobbato per la
festa a sorpresa per Harry.
In quel periodo
tutti avevamo bisogno di dimenticare per
un po’. Le perdite c’erano state ed erano state grandi, ma era avvenuto
qualcosa in più. I morti erano martiri ed eroi, e per loro sarà
costruito un
monumento per la memoria. Sta ai vivi mettere insieme i cocci di questa
vita
rimasta, rimetterla a posto.
Nella mia vita
capii che ci doveva essere qualcosa. Avevo
uno strano senso di vuoto dentro, e dolorosamente avevo capito che non
era per
la perdita di mio fratello. Non solo, almeno.
Perdere Fred è
stato quanto di più duro mi potesse dare
questa vita, ed è stata la perdita più pianta della mia debole e
insignificante
vita. Eppure, avevo trovato qualcosa e mi ci ero aggrappato. Avevo
trovato
qualcuno, e lo volevo per me.
Mi voltai, e la
vidi sorridere. Negli occhi c’era una
nostalgia che non aveva mai avuto prima. Parlava con Luna, che pareva
sempre
fosse uscita da un cartone animato. Avevo trovato Luna più forte di
quanto
l’avessi creduta.
Ma lei era lì.
Parlava con Luna, fingendosi spensierata.
Si portava una mano tra i capelli, portandoli su una spalla, spostava
il peso
da un piede all’altro, si grattava l’avambraccio teneramente. Aveva un
carattere così forte, eppure a me pareva così tenera. Mi ispirava
protezione:
dentro di me qualcosa mi continuava a dire che dovevo proteggerla.
Ho cercato di
fare del mio meglio per lei, e per lei ero
cresciuto. Dentro di me percepivo che qualcosa tra noi era cambiata per
sempre.
Lei non poteva essere più una mia amica.
Hermione non
poteva essere più solo una mia amica.
Lei spostò lo
sguardo da Luna, incrociò il mio. Credetti
di vederla arrossire mentre mi sorrideva gentilmente. Forse era solo la
mia
mente che mi giocava brutti scherzi. Forse era il mio subconscio che mi
illudeva per farmi racimolare le uniche briciole del mio coraggio per
farmi
avanti.
Mi decisi infine
di avvicinarmi a Luna e a Hermione.
Avevo intenzione di dire “Ciao, Luna. Lascia che ti rubi Hermione per
un
secondo: mi deve aiutare con un paio di gnomi ancora in giardino”,
l’avrei
portata al laghetto, quel posto tranquillo e isolato, un po’ romantico,
e le
avrei dato il mio cuore in mano.
Bene. Era deciso.
Avrei detto
finalmente a Hermione che l’amavo.
Non mi ero
chiesto se “credessi” di amarla. Da quando
l’avevo capito, quel giorno così lontano, eppure terribilmente così
vicino
della “battaglia di Hogwarts”, non mi era mai passato per la testa di
chiedermi
se l’amavo. Lo sapevo e basta.
Quel giorno (e
tutti quelli a venire fino ad oggi) ero
finalmente riuscito a mettere insieme il significato di quella pelle
d’oca che
mi veniva quando mi sfiorava il braccio, del battere veloce del mio
cuore
quando mi guardava, e delle farfalle nello stomaco di quando mi
sorrideva.
Io l’avevo
capito, e l’avevo capito tutto da solo. Quel
pensiero mi rese felice, e sorrisi come un ebete incamminandomi verso
le
ragazze.
Altri pochi
passi, e avrei dovuto prenderla per mano e
condurla lontano dagli occhi indiscreti della mia famiglia e dei nostri
amici.
Sentivo le mani
scivolose e sudate. Le strofinai sui
jeans usati e larghi, tenuti fermi da una vecchia cintura. Iniziavo a
sentire
caldo, un caldo strano, che partiva da un punto imprecisato sotto la
pancia.
Ero quasi
arrivato. Mi mancavano pochi passi. Sorrisi per
nervosismo.
Hermione si voltò
verso di me. Mi guardava con gli occhi
un po’ dilatati. Com’erano belle le sue labbra color delle rose che si
modellavano in una smorfia interrogativa. Era come se la scena si
svolgesse al rallenty.
Luna si voltò e
guardò su verso di me.
- Ciao, Ron- mi
salutò.
- Ehi. Tutto
bene? E’ un po’ che non ci vediamo-.
- Sì-, rispose la
bionda. – E tu? Come stai? –
Mi limitai a
scrollare le spalle. – Così-, dissi. – E
tu?- chiesi rivolto a Hermione.
La bella ragazza
che da sette anni mi ronzava intorno con
quella sua lunga chioma di capelli ricci lasciati quasi sempre sciolti
era
sempre più confusa.
- E’ la decima
volta che me lo chiedi da stamattina, Ron.
Sto bene-
Acida. Odio
quando fa l’acida.
- Scusa- risposi,
offeso, mettendo le mani sudate dentro
la tasca dei pantaloni. Era meglio se restavano nascoste. Magari le
avrebbero
fatto schifo, scivolose come erano le mie mani. – Vorrà dire che non te
lo
chiederò più-
La vidi
sospirare. Le bastò uno sguardo eloquente a Luna
per farla andare via, restando solo io e lei.
- Ron, senti.. ti
devo dire una cosa-
Con la coda
dell’occhio vidi che stava osservando
qualcosa oltre la mia spalla. Arrossì, e si mise teneramente una ciocca
di
capelli dietro le orecchie. Adoravo quando faceva quei gesti timidi con
me. Mi
veniva voglia di abbracciarla con forza.
- Dimmi pure-. La
mia voce suonò troppo roca per i miei
gusti, ma il mio cuore batteva all’impazzata.
Nella mia mente
c’erano tante domande, che forse non avrebbero
mai avuto risposte. Ho sentito da qualche parte qualcuno che diceva che
quando
una ragazza dice che “deve parlarti”, è per dirti che si è innamorata.
Innamorata non della persona a cui lo dice, ma per il 99,9% di un altro.
Chi è che piaceva
a Hermione?
Per un attimo,
non mi sfiorò neanche la domanda che avrei
dovuto pormi in quel momento: perché lo dice a me e non a Luna o Ginny?
Odiavo quella
situazione da migliore amico che avevo in
quel momento. Era una di quelle situazioni in cui vedi tutto nero
perché per la
ragazza che ami non sei più che un amico. Forse era proprio innamorata
di
Harry!
Cacciai con
vigore quel pensiero. Che stupido che sono!
Harry sta con Ginny, e abbiamo già chiarito il punto.
La mia vita è un
libro a cui mancano tante pagine.
Hermione non avrebbe mai potuto voler leggere un libro così malandato,
con
parti mancanti, anche se con il meglio delle frasi nascoste dietro
macchie di
vecchio e di inchiostro.
Lei si strofinò
le mani, guardandole titubante. In quel
momento un raggio di sole calante le illuminò i capelli, che
rifletterono. Era
stupenda, con il corpicino piccolo e magro stretto in quel tubino blu
cobalto.
Il rosso e oro, però, le donavano decisamente meglio. Aveva deciso di
tornare a
Hogwarts, per finire gli studi, per trovarsi un lavoro.
Se fossi
miliardario, le chiederei di sposarmi e le direi
che avrei provveduto io a lei. Per sempre.
Si può amare così
una donna, da sentirsi forte e debole
al tempo stesso? Mi sento forte per il solo semplice fatto di amarla.
Mi sento
debole al solo pensiero di non poter rivedere il suo sorriso, neanche
per
qualche attimo.
- Non qui-, mi
disse. Si voltò e mi guidò dentro.
La seguii senza
dire niente, mentre osservavo la chioma
accarezzarle le spalle come in quel momento avrei voluto fare io. Il
mio
sguardo scese audacemente lungo il suo corpo, soffermandosi un po’
troppo sui
suoi fianchi ondeggianti.
Stava parlando,
forse. Non ero molto attento a tutto il
resto, come sempre mi accadeva quando ero con lei. Qualcuno arrivato da
poco ci
salutò da lontano. Alzai il mento in segno di saluto, senza parlare. La
mia
attenzione, la mia ansia, le mie preoccupazioni giravano solo attorno a
lei.
Hermione era il
fulcro dei miei pensieri, l’inizio e la
fine, il fuoco e il gelo, la luce e il buio.
La seguii in
camera mia, e trattenni il fiato quasi
rumorosamente quando sentii che aveva fatto scattare la serratura della
porta
dietro di me.
- Qui va meglio,
non trovi?- chiese, sorridendo
nervosamente, sedendosi sul mio letto cigolante. Avrei volentieri fatto
un
incantesimo, se fosse servito a cambiare quel vecchio letto malandato e
a non
far cigolare ogni singola molla al minimo accenno di movimento.
- Sì, credo-
risposi.
Non osai
avvicinarmi a lei, né al letto. Arrossii al solo
pensiero di quanto poteva accadere tra noi in quella stanza. Se fosse
stato per
me…
- In realtà-,
continuò lei, distogliendomi dai miei
pensieri, - volevo un po’ allontanarmi. Stare qui, parlare con te-
Mi appoggiai con
la schiena al muro e guardai fuori dal
finestrino. Se solo avessi lanciato un altro solo sguardo alla linea
dei seni
schiacciati da quel bustino, non mi sarei fermato solo a baciarli.
Ma che pensieri
impuri stavo facendo sulla mia migliore
amica! Per lei sarei sempre stato solo Ron. Ne ero certo.
- Di che volevi
parlare?- chiesi, buttandola lì.
- Me ne sono
dimenticata-.
Si alzò e si
avvicinò a me. Pericolosamente a me.
Mi venne vicino,
e si fermò dietro quella linea
immaginaria che entrambi avevamo tracciato. Se l’avesse oltrepassata,
l’avrei
baciata sicuramente. Non volevo espormi così. Avevo paura,
improvvisamente.
Dov’era finito il mio coraggio? Probabilmente si era perso da qualche
parte tra
il giardino addobbato e la mia camera da letto.
- Perché hai
chiuso a chiave?-
Esitò un po’
prima di rispondere. – Non saprei.
Ultimamente ho una insensata paura che qualcuno possa entrare e farmi
del
male-. La sua mano sfiorò inconsciamente la ferita ancora non del tutto
rimarginata lasciata dalla tortura di Bellatrix Lestrange. – Lo so,
ormai è
tutto finito. I Mangiamorte sono tutti morti o ad Azkaban, eppure ho
paura-.
Allungai una mano
verso di lei. Le sfiorai i capelli e
appoggiai cautamente la mano sulla sua spalla.
- Capisco quello
che provi. Non è passato molto tempo
dall’ultima battaglia. Siamo ancora tutti scossi-
I suoi occhi
castani mi guardarono con ardore, e mi
sentii morire. Potevano due occhi essere così splendenti? Potevano dire
più
delle parole lasciate lì tra la lingua e le labbra?
- Hai ragione. Tu
hai perso Fred. Io…scusami, io sono
un’egoista! Penso solo a me e alle mie paure. A volte dimentico che tu
hai
perso molto-.
- Oh, Hermione,
non essere sciocca. Non devi scusarti, di
nulla. Anche tu, con i tuoi genitori… Io non so se avrei mai potuto
fare ciò
che hai fatto tu, se fossi stato nella tua posizione. Sei tu quella che
non può
essere biasimata. Io ho solo combinato casini-
- Ma mi hai
aiutata, e tante volte. Te ne sono così
grata…-
Le sue labbra
rosse sembravano essere protese verso le
mie. Il mio cuore mancò un battito, e poi iniziò a correre nel mio
petto,
giungendomi in gola. Ero come paralizzato dalla bellezza di Hermione.
Lei, così
fiera e coraggiosa, in quel momento si mostrava così vulnerabile, con
gli occhi
colmi di lacrime di tristezza, di rimpianto, di gratitudine. E forse,
anche di
gioia.
Fu un attimo.
Senza rendermi conto di quel che stavo
facendo, l’avevo stretta a me, respirando il profumo intenso e fresco
dei suoi
ricci. La pelle della sua schiena lasciata scoperta era calda al tatto
con le
mie dita che, stranamente, erano meno sudate di quanto credessi.
Sentii le sue
piccole mani dalle dita sottili scivolare
sul mio petto.
Ci scambiammo uno
sguardo.
Non ci servirono
altre parole.
Ed infine giunse
un bacio, in bilico tra gratitudine e
felicità.
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