Data:
indefinita.
Tanto il mondo, le persone
restano sempre le stesse.
Questa è una
lettera per chiunque la leggerà.
Probabilmente allora
non è per nessuno.
Ma in caso doveste
leggere, queste parole, questi pensieri, sono tutti per voi.
Per voi che mi
conoscete per quello che sono sul serio, per quelli che mi conoscono
superficialmente e osservano solo un sorriso, per quelli che mi
conoscono come una depressa, per quelli che mi conoscono da anni e
sanno che non sono mai stata la stessa, per chi mi ha visto cambiare,
per chi mi ha visto rimanere, per chi mi ha lasciata, per chi
c’è ancora, per chi crede che io sia una persona
sola, per chi crede che io abbia mille sfaccettature, per chi crede che
sia unica, per chi crede che io sia normale, per chi si crede fortunato
di conoscermi, per chi sa che in realtà non sono un
granché, per i miei amici, per i miei strani nemici, per chi
non mi conosce più ma io conosco ancora, per chi sa che io
non conosco ancora me stessa, per chi crede che io sia forte, per chi
sa che io sono debole, per chi crede che io stia in piedi, per chi ha
capito che sono crollata.
Non so
perché sto scrivendo queste righe, non lo so proprio. Ma le
parole scorrono dal mio cervello alle mie falangi che ora digitano
freneticamente su questa tastiera in una sera di Inverno.
Vorrei potervi dire
quello che vorreste ascoltare. Sarebbe carino, sarebbe gentile. Ma il
punto è che non so più cosa volete davvero
sentire in questo mondo strano.
Voi.
Voi che pretendete di
sapere ogni cosa, voi che volete capire i problemi altrui, voi che
però non volete mettervi in mezzo, voi che vorreste cercare
di capire, voi che ammettete di non poter comprendere, voi che vorreste
sorridere, voi che vi deprimete con poco, voi che problemi non ne
avete, voi che i problemi ve li create.
Chissà cosa
vorrebbe sentire il mondo da questa boccuccia inetta e inesperta.
Perché io di esperienza ne ho davvero poca,
perché non ho scalato molto la montagna della vita. Eppure
mi sembra già di vederla crollare, franare, sciogliersi
definitivamente in un baratro nero senza speranza.
Può una
persona veder cascare le propria fondamenta in così poco
tempo?
A volte pensiamo che
sia la fine sia proprio la fine. Spesso la fine è
l’inizio. Questa volta posso dire che questo non è
altro che l’inizio della fine.
Non sono mai in grado
di decretare in modo lucido la fine, la vedo così spesso
negli ultimi anni; così di tanto da meravigliarmi quando
penso “questo è un inizio”.
Vorrei poter dire al
mondo, a voi, qualcosa di vero, di sincero, qualcosa però di
carino e di importante, qualcosa che possa rimanervi impresso per
sempre.
Come le mie cicatrici,
le mie ferite, i miei tagli: dolore espresso sulla pelle che mai
più tornerà liscia e rosea. Tutti i segni hanno
un loro significato, chissà se lo avete mai pensato.
Vorrei rimanervi
impressa per sempre. Mi basta solo un segno, un piccolo e innocuo segno
che probabilmente di me mai vi rimarrà. Perché
probabilmente sono dimenticabile, sostituibile, rifattibile.
L’ho sempre
pensato e non credo che cambierò idea, non che
avrò molto tempo per farlo.
In tutto questo tempo
non ho fatto altro che scrutarvi, osservarvi e studiarvi a tal punto di
non capire più cosa stavo vedendo, perché il
campo visivo era pieno zeppo di dettagli e sfaccettature che
confondevano l’intero sistema, la vita.
Più il tempo
passava, più osservavo, più il tempo scorreva,
più cadevo.
Ecco cosa vi posso
dire, magari, potrei dirvi cosa può succedere…
Succedere a diventare come me. Vi dico questo perché essere
me purtroppo non l’ho capito nemmeno io.
Vi posso dire che poi
in fin dei conti non è difficile essere simili a
me, stare in quell’angolo strano che possiede un
nome ancora indefinito.
Vi posso dire che
dormirete tranquilli e sereni tutte le sere, oppure avrete i vostri
sogni turbati, ma un giorno, e sarà il giorno, vi
sveglierete e vedrete qualcosa di diverso. Non posso dirvi precisamente
cosa; potrebbe essere il cielo, un filo d’erba, una strada,
una stanza, ma qualcosa sarà diverso. Magari anche il mondo
stesso.
Voi sarete
lì, in quella nuova inquadratura di vita ed incomincerete ad
osservarla sempre di più, a notarla maggiormente:
sarà il vostro punto di vista.
Magari non succede di
punto in bianco, magari quell’alone, quella visione nella
mente ce l’avevate già, poi potrebbe arrivare una
persona all’improvviso, sbucare dal nulla e vi dice cosa voi
pensate, ve lo mette chiaro nella testa, perché questa
persona è come voi.
Questa persona possiede
già il vostro malato punto di vista, possiede la vostra
futura ossessione.
Eh, sì.
Perché quello che vedrete poi sarà qualcosa di
ordinario nel futuro: una volta imboccata questa strada non si torna
più indietro.
Questa è la
strada della follia, la scrittura, la pittura, la depressione ed altre
mille grazie/catastrofi presenti sulla terra.
Quindi posso dirvi
questo: senza nessun’ossessione, senza un po’ di
chaos, di sconvolgimento dell’equilibrio naturale, senza
passione la vita è piatta, la vita non è
ciò che si impossesserà di voi.
La vita deve diventare
la vostra ossessione, non la morte.
Non fate come me.
Perché si
sa, se un’ossessione è letale, uccide.
La ragazza dai polsi sfregiati,
un tempo un nome e un
cognome
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