The Hostel -Quando la sfiga t'assiste-

di Eris Gendei
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“Hai mai fatto caso che hostel e horror cominciano entrambi con “ho”?"
“…ora che me lo fai notare, è vero…”
“Ma dimmi…quando hai deciso di aprire un ostello in un vecchio casale abbandonato lungo la strada hai pensato in quali casini avresti potuto ritrovarti?”
“Bè, essenzialmente…no.
L’ho fatto per soldi, aprire l’ostello intendo; dovevo contribuire a sostenere la famiglia e contemporaneamente pagarmi l’università e la benzina per uscire con Art, e i viaggi a Natale, Pasqua, compleanni e così via di andata e ritorno da qui a casa.
Mi servivano soldi, assolutamente!
Come potevo immaginare che mi avrebbe causato tutto questo stress?”
“Anny, se fossi cieco dalle tue parole direi che sei una ragazza che tenta disperatamente di diventare una donna matura in troppo poco tempo, che vuole tenere testa a mille cose contemporaneamente e ovviamente non ci riesce; che dire?
Bella, non sei fatta per il ruolo di casalinga disperata, non ancora.
Sei giovane, troppo per questi impegni…
E sei sola.”
“Non ti pago per essere cieco, ma per aiutarmi a risolvere i problemi della mia sfera psicologica, Deb.
Non credere che solo perché ti regalo 20 euro due volte a settimana tu sia autorizzato a farmi perdere tempo.
E a prenderti troppe confidenze…
Deb, scansa quella mano!!”
“Scusa, errore mio…volevo rilevarti il battito cardiaco.”
“Cretino!!
Tu mi traumatizzi più della mia stessa vita!”
“A proposito…cosa intendevi per confidenze?”
“Come se non lo sapessi.
A cosa ti serviva sapere se ero vergine, single e bisognosa di affetto?”
“Sono tutte cose che influiscono enormemente sulla tua sfera emotiva e quindi sulla tua testolina, cosa credi…”
“Quanto sei odioso quando fai il sornione.
E comunque, l’ultima volta che l’ho verificato l’imene stava da tutta altra parte rispetto alla testa, sai?”
“Ma che spiritosa...
Dì, hai mai pensato di farti leggere la mano?”
“Cosa pensi che ne ricaverei? Non ho mai creduto a quelle baggianate.
Non ho soldi da sprecare per sentirmi dire che l’amore della mia vita al momento non si fa vedere.”
“Hai rotto con Art?”
“Deb, è un mese; dove stavi con la testa mentre inveivo contro quel microcefalo?”
“Ah scusa…evidentemente non c’ero.”
“Deb!!”
“Scusa, scusa…scherzavo.
Comunque secondo me ti direbbe che sei ridotta veramente male questo periodo, che devi lottare per ritirarti su, truccarti un po’ per sembrare meno disperata, che è quello che sei e…”
“Deb, per sapere tutto questo non ho bisogno di una palla di vetro, basta guardarmi in faccia!!”
“Hei, che violenza…bimba, ma non dovresti rilassarti?”
“Deb, razza di minorato, sei tu che mi provochi e mi impedisci di rilassarmi.
Sta zitto e ascoltami, non è così complicato!”
“Scusa ma con te mi sembra di tornare ai 17…mi sballano gli ormoni…”
“Schifoso maniaco!!! Allontanati da me!!”
“Ma scherzo…su parla ti ascolto…”
“Bene, devi sapere che quando ho aperto l’ostello non pensavo…”




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