Le Ali del Cuore

di Follemente Me
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- Ognuno vede quel che tu pari, ma pochi sentono quello che sei -


Accompagnai la canzone fino agli ultimi, dolcissimi accordi. Poi lanciai un'occhiata a Jasly, mia sorella minore. Si era addormentata sui primi accordi, come sempre, ma per nulla al mondo avrei smesso di suonare quella canzone.
La canzone della buonanotte. La canzone della mamma.
Mi alzai e raggiunsi il divano, dove Jasly si era addormentata stretta addosso alla mia coperta color crema. Le sciolsi la treccia il più delicatamente possibile, lasciandole i capelli biondi un po' ondulati ricaderle poco più giù delle spalle, poi la presi in braccio senza farla svegliare e aprii la porta della nostra camera. Tirai giù le coperte del letto e la adagiai piano la testa sul cuscino, poi le rimboccai il lenzuolo fino alle spalle e posai le labbra sulla sua fronte tiepida e profumata di bagnoschiuma alla mela verde. Dopo aver acceso la lampada sul mio comodino, per non lasciarla al buio nel caso si svegliasse, e uscii accostando la porta.
La badante/babysitter aveva appena finito di avviare la lavastoviglie quando feci capolino sulla porta della cucina.
-Jasly sta dormendo, Iva- la avvisai intimandola a fare poco rumore. Attraversai la stanza per sedermi sulla sedia avvanto alla finestra. Riuscivo a vedere la schiuma del mare infrangersi tra le imponenti e indefinite forme scure tra le onde, gli scogli.
-Come si chiama la canzone che stavi suonando prima?- chiese voltandosi per sorridermi. Mi irrigidii sulla sedia.
-Non so...l'abbiamo sempre chiamata canzone della buonanotte. Anche sullo spartito il titolo è quello - cercai di rendere esplicito il fatto di voler chiudere il discorso.
Iva annuì e si asciugò le mani su uno strofinaccio. -Ha chiamato tuo padre oggi pomeriggio, voleva avvisare che sarà qui fra pochi giorni -.
Annuii, anche se dentro di me il cuore aveva perso un battito. Ogni volta che papà veniva da noi, Jasly cercava di stare sempre con lui ma, purtroppo, lui non era dello stesso parere.
Odiavo questa cosa; se veniva per stare con noi perché non ci degnava di uno sguardo? Io ci ero abituata da così tanto tempo, ma Jasly...lei è ancora una bambina di cinque anni, diamine, cinque anni! 
-Cos'è quella faccia? Non sei felice? - Iva era perplessa. Di solito, quelle rare volte in cui era lei a darmi la notizia, ne ero sempre entusiasta, ma ora che ero cresciuta, essendo più consapevole e in grado di capire la situazione, sapevo che papà non era degno delle mie attenzioni, con tutto il male e il sentimento di rifiuto che aveva impresso in me quando ero ancora piccola. 
Come Jasly.
Se ripenso a tutte quelle volte in cui mi chiedeva di lui. Cosa si può rispondere davanti a quegli innocenti occhi verdi? A quella tenera anima già privata di una madre e delle attenzioni amorevoli di un padre.
Ricordo che le accarezzavo la testa, facendogliela appoggiare sul cuscino, per poi sussurrarle: -presto, Jas, ha detto che arriva presto.
Poi chiudevo gli occhi con lei, e insieme piangevamo abbracciate nel buio.





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