a casa di marty
Suono il campanello di casa di Marty. Lei apre due secondi dopo, in pigiama. Dopotutto è domenica pomeriggio.
“Ehi, non ti aspettavo!”
“C'è tuo fratello?”
Sa che non entro neanche se ci sono lui e il suo atteggiamento fastidioso.
“No, grazie a tutti i santi del paradiso. Vieni, accomodati.”
Si sposta per lasciarmi entrare e si riposiziona al suo posto: sul
divano, di fronte al maxi schermo che occupa la parete di fronte, con
accanto una vaschetta di gelato grande come un secchio. Stava guardando
Dirty dancing.
Mi guarda, aspettando qualcosa. Io mi stravacco sul divano, senza sapere da dove iniziare a raccontarle di ieri.
“Marty, beh...”
“Mi devi cinquecento euro.”
Marty si posiziona meglio nel divano, le gambe incrociate e la
vaschetta di gelato tra le braccia. Ci ficca dentro un cucchiaio
enorme. Mi ricordo della scommessa e di come clamorosamente ho perso.
Ehi, ma come fa a saperlo???
“Te l'ha detto lei?” chiedo, incredulo.
“Lo vedo dalla tua faccia furbetta. E poi sono stata con Morena per
otto ore stamattina, e lei non ha detto una parola. Nulla. Muta come un
pesce. Neanche ‘ciao’. È significativo.”
“Otto ore? Ma che...”
“Tatuaggio” biascica Marty, leccando il gelato che cola dal cucchiaio.
“Un tatuaggio? Morena?” Mai l'avrei detto.
“Sì, smettila di farmi ripetere le cose. Non ti dico nient'altro, mi
dispiace. Voglio i cinquecento euro entro dodici ore, caro Ray. È
inutile, sono una maga, e ti conosco benissimo, so leggere la conquista
sul tuo volto.”
“Vaffanculo, Marty.” Odio che riesca a capirmi così bene, mentre lei è riservatissima.
“Vuoi gelato? Ma che dico, tu e lo zucchero...”
“Non dovresti ingozzarti, o finirai all'ingrasso e non ti vorrà più nessuno.”
Mi allungo per afferrarle la pancia, ma schiaffeggia la mia mano.
“Prendimi in giro tu, fai pure. Le tue critiche mi scivolano addosso
come burro fuso. Io, intanto a differenza tua, ho le idee ben chiare.”
“Ovvero?”
“Bocca cucita.”
Faccio un balzo verso di lei e le salto addosso, bloccandola sul divano con le gambe.
“Parla o non ti lascio andare.”
“Mollami! NOOOOO!!!”
Lottiamo sul divano per un po', finché vinco io e si decide a vuotare il sacco.
“D'accordo, sciocco salutista, ti dirò tutto! Sono uscita con una
persona molto attraente... capelli rossi, occhi grigi... ti dice
qualcosa?”
“Come ben sai non mi piacciono i ragazzi, cosa ne posso saper... oh.”
Mi viene in mente, così all'improvviso. Eris.
“Sei lesbica???”
“Al massimo bisessuale.”
Mi sorride e mi fa segno di spostarmi. “E... ora?”
“Nulla, non posso uscire con una persona? Deve per forza significare qualcosa?”
“No, certo che no... però è strano. La mia amica che esce con una donna.”
Lei mi sorride, ancora più felice di prima. “Sì, si... tutto ciò è
molto interessante e ho fatto dello straordinario sesso lesbico per
tutta la notte, ma... domani vieni alla mia festa, sì?”
“Festa? Per cosa? Il tuo compleanno è a Gennaio! Tutta la notte?”
“Per il diploma, ovvio.”
“Ma ne hai già fatto due!”
“Una per festeggiare l'ammissione, un'altra prima della prima prova e ora... per il diploma vero e proprio!”
“Tu e la tua mania di far festa, giusto un modo per spendere soldi...”
“Tanto ho tutti i soldi che voglio, e papà ha detto che ha un regalo speciale per me!”
Può essere una casa, come un viaggio, una villa o un auto. Di sicuro
non è il classico orologio come quello che sfoggio io al polso. A meno
che non sia completamente fatto d’oro.
“La tua festa mi aiuterà a schiarirmi le idee?”
“Perché, cosa non ti è chiaro?”
Io la guardo, stralunato, e cerco di capire come mai lei non capisca.
“Sono tra due fuochi. Maya e Morena!”
“Vorresti dirmi che dopo che hai fatto sesso con Morena non hai mollato Maya?”
“Perché dovrei?”
Marty mi punta contro il cucchiaio colante di gelato con fare minaccioso. “TU L’HAI TRADITA!”
“Marty, io voglio stare con Maya. Per lei ho rinunciato a tutto…”
“Se con tutto intendi la tua felicità, sì, sono d’accordo.”
“Non capisco perché tu vuoi per forza che io stia con Morena. È colpa tua se sono in questa situazione del cazzo.”
“Vuoi stare con entrambe? Con Maya ufficialmente e con Morena solo tra
le lenzuola? Morena non accetterà mai. Sei cresciuto per questi
giochetti.”
“Ma io non so cosa voglio. Io non lo so. Ieri…” ripenso alle mie
parole, a Morena, a quanto ho creduto nei miei sentimenti. Ma ora, alla
luce del giorno, le cose sembrano diverse. La ragione regna di nuovo
sovrana. “Ieri ero sicuro. Ora non più. Non posso lasciare Maya, né
posso stare con Morena. More è una forza della natura, un’eterna
scommessa, ma mi sfugge come sabbia tra le dita, tra i suoi mille
segreti e muri. Maya è una certezza, sempre che non faccia qualche
cazzata col tuo migliore amico, beh, allora…”
“Ray, tu pensi troppo.”
“E tu troppo poco.”
“Ed è per questo che non mi vedi mai abbattuta, mai triste.”
Mi sorride anche ora, benché sia arrabbiata con me. “E non puoi
prendere in giro né Maya né Morena. Anche se di Maya non me ne sbatte
nulla. Non è comunque giusto.”
“Ho bisogno di tempo. Per riflettere. E smetti di mangiare!” le dico,
mentre infila per la decima volta il cucchiaio nel gelato.
“Questa è una cosa che non capirete mai. Il gelato ci aiuta a pensare,
a superare i problemi. Noi li anneghiamo nel gelato. E stiamo meglio. E
organizziamo feste.”
“Quella sei solo tu. Spero non ci siano duecento persone come l’altra volta.”
“Macché, solo intimi.”
Immagino gli “intimi” di Marty, visto che conosce tutta l’isola.
“E non Maya” aggiunge, perché sa che stavo per chiederglielo.
Detto questo, si sdraia meglio sul divano e riprende a guardare il film.
“Tesoro passi da me stanotte?” mi chiede Maya, al telefono.
“Sono alla festa di Marty, Maya.”
“Oh.”
Non so se sia delusione perché non l’ha invitata o perché non passiamo la notte assieme.
“E stasera?”
“Devo andare in palestra, come tutti i pomeriggi. Tu? Vai al mare con Samu?”
“Sì, si gode un po’ di relax.”
“Divertiti, cucciola.”
“Grazie, amore.”
Amore. Qualcosa si spezza, si spacca in me.
“Adesso devo andare.”
Chiudo la telefonata senza darle il tempo di ribattere e scaravento il
cellulare sul letto. Mi accorgo che in realtà ho paura. Dell’amore, di
una relazione seria, in particolare con Maya, che mi ha promesso di
restare. Ma io volevo davvero questa promessa?
Lucia si mette il mascara e guarda il risultato allo specchio. Cerca di
imitare Maya, ma senza successo. Ha i capelli troppo lisci per ottenere
delle onde morbide.
“Pensi che ci sarà Nikko alla festa con quella puttanella della sua
nuova fiamma?” le chiede Vale, chiudendo con troppa furia un ombretto
rosa che la fa sembrare volgare. Lucia non le dice nulla, perché sono
in fottuto ritardo per la festa di Marty.
“Certo che c’è, è il fratello di Marty.”
“Uff, speravo di non vederlo. Che odio.”
“E smettila, sei innamoratissima. Ehi, un messaggio di Maya. Dice di tenere d’occhio Ray.”
“Maya non si fiderà mai di lui.”
Lucia lancia un’occhiataccia a Vera dallo specchio. “Certo, lui non è
il tipico ragazzo affidabile! Insomma, chi non è stata a letto con lui?”
Le due si guardano, arrossendo. Di sicuro loro ci sono state. E non l’hanno di certo dimenticato.
“Sì, ma è cambiato. Si è dato una calmata, è più maturo, insomma…”
“Fidarsi è bene…”
“…non fidarsi è meglio.”
“Poi, tu che critichi. Sei stata gelosa di Nikko costantemente, durante il vostro anno di tira e molla.”
“Avevo le mie ragioni” risponde Vale, acida.
“E lei le sue” ribatte Lucia, con lo stesso tono.
Il campanello le fa sobbalzare. “Oh, è arrivata Fede. Andiamo.”
Marty non ha idea del concetto di “intimi”. Casa sua è diventata una
discoteca luminosa e rumorosa, ci saranno almeno trecento persone. Lei
canta su un tavolo una canzone che non conosco, poco vestita, come
sempre.
“Ehi, Ray!”
Mi volto, e Lucia mi sorride. Assomiglia leggermente a Maya. Mi viene
da ridere. Vale si guarda intorno, sicuramente alla ricerca di Nikko.
Fede mi fa ciao con la mano, scocciata senza motivo apparente.
“Ciao, ragazze. Tutto a posto?”
Lucia ondeggia i capelli neri e sposta dagli occhi la frangia. “Sì, anche se la nostra migliore amica non è stata invitata…”
Noto il risentimento che ha per Marty, e mi infastidisco. Non faccio in
tempo a rispondere che Lucia prosegue, urlando per sovrastare la
musica. “Insomma, ha invitato tutta questa gente e non invita Maya…”
Non l’ascolto più. I miei occhi si posano su una figura che si
allontana dalla folla. Esce dalla villa da una porta finestra che la
condurrà alla spiaggia.
La seguo a ruota, superando Eris e Marty che si baciano come se non
avessero futuro, finché arrivo nella parte più settentrionale della
villa di Marty, dove la musica non arriva quasi più. È la stessa
spiaggia dove avevo fatto sesso con Maya l’anno scorso. Mi sembra sia
passato un secolo.
Morena si è tolta le scarpe col tacco e le ha abbandonate sulla
spiaggia, vicino all’acqua. Le onde le sfiorano, dello stesso colore,
blu. Finalmente si ferma, coi piedi dentro l’acqua, guarda lontano
qualcosa che solo lei può vedere. Percepisco il muro che si è costruita
attorno da metri di distanza.
Mi avvicino, silenzioso. Le uniche luci sono la luna e i faretti a casa di Marty, a diversi metri di distanza.
“Ciao, Ray.”
Non si gira, continua a fissare il mare. Rimango abbagliato dalla sua
bellezza, dal suo profilo perfetto. Indossa un abito blu, corto, e ha i
capelli biondi stretti in una lunga treccia alla francese che le scende
sulla schiena scoperta. Grazie alla poca luce della luna vedo l’inizio
di un cerotto bianco sul fianco, per coprire un tatuaggio ignoto.
E io sono qui per lei. Non per Marty, non per festeggiare. Solo per
lei. Il resto svanisce. E ho voglia di prenderle il volto, guardarla
intensamente e baciarla come se fosse l’ultima volta, smettere e
ricominciare ancora. Ma il muro la difende, impenetrabile.
“Avevi bisogno di allontanarti anche tu da quella folla?” mi chiede,
senza nessuna inclinazione della voce, sempre senza voltarsi.
“Sì, odio il casino.”
I suoi occhi glaciali mi squadrano. Per un secondo mi ricordano quelli
della ragazza misteriosa del Chico, e mi chiedo se… ma no, non può
essere Morena.
“Perché mi segui? Avevi detto che mi avresti lasciato stare.”
“Non riesco a starti lontano. E poi, come posso abbandonarti dopo che ieri…”
Non mi fa finire la frase per evitare parole che le fanno male.
“Non cambia le cose, Ray.”
Abbassa gli occhi per non farmi vedere che soffre. “Non cambia le cose, te lo ripeto. Tu stai con lei.”
“Sono confuso, More. Non capisco cosa voglio.”
“Non possiamo sottostare ai tuoi giochetti. Non hai idea di quanto teniamo a te. Noi la decisione l’abbiamo presa.”
Mi passo una mano tra i capelli per calmare la rabbia. “Dici “noi”. Parli anche di Maya. Come se ti importasse qualcosa di lei.”
“La invidio e sono gelosa, questo sì. Ma non posso falsificarmi la
coscienza e dirmi che è giusto, perché non lo è. Benché abbia ottenuto
l’unica cosa che desideravo.”
Mi guarda di nuovo, e abbassa la voce. “Prendi una decisione, Ray. Sai quello che provavo.”
“Perché usi l’imperfetto?”
“Ha senso che io usi il presente, se tu…?”
Mi avvicino e la afferro per i polsi, dolcemente. “Per me ha senso.
Lascia perdere Maya, lascia perdere tutto. Lei non è qui ora. Io sì. Io
sono qui per te.”
“Solo quando non hai il cagnolino dietro. Per il resto non ti interessa.”
“Che dici? Stavo per baciarti in quel centro commerciale, lo sai anche
tu. E poi, non puoi farmi questi discorsi. Stai ancora con Leo, no?”
La vedo arrossire nella penombra. “Lo sai che voglio te.”
“Però non l’hai lasciato.”
“No, non l’ho fatto. Perché avrei dovuto?” mi chiede, sfidandomi con gli occhi.
“Perché sei innamorata di me.”
Morena dischiude le labbra e arrossisce ancora di più. Non risponde.
“Perché lei non è con te ora?”
“Ha litigato con Marty l’anno scorso. Colpa sua.”
Senza che lei se ne accorga scendo dai polsi alle mani, e intreccio le mie dita alle sue.
“Forse è meglio se restiamo amici, Ray. Stiamo solo complicando le cose.”
“Amici? Che parola scema, More. Io non voglio essere tuo amico, non se
provo un’attrazione così forte per te. Se chiudo gli occhi penso a te,
e anche ora che sei di fronte a me ho voglia di baciarti. Sono geloso,
e non lo sono mai stato con nessuna. Ho il terrore di perderti.”
“Le tue parole non corrispondono ai fatti, come sempre. Non mi bastano più le tue frasi. Io me ne vado.”
“Fuggi?” le chiedo, sfidandola io questa volta.
“Sì. È più facile starti lontano, anche se…”
“Se?” le sussurro, vicino al suo volto. I suoi occhi grandi e impauriti mi ricordano le sensazioni della notte precedente.
“Anche se mi manca l’aria quando non ci sei. Non hai idea di quanto sto bene vicino a te. Anche ora che stiamo litigando.”
Le sorrido e la stringo a me. Ma lei mi respinge. “Hai idea del male che mi fai? Non riesco a difendermi da te.”
La guardo, così bella, unica, splendente. Ripenso a tutte le cose ci siamo detti, e al suo corpo nudo tra le mie lenzuola.
“Avevi promesso che mi avresti lasciata stare. Ti prego.”
Sembra più una minaccia che una supplica.
“Sarà così, allora. Faremo finta di non esserci mai conosciuti. Due estranei. Da ora.”
“Bene” dice lei, risoluta.
“Bene” ripeto io, convinto.
Cerca di superarmi per tornare alla festa, ma non fa neanche due passi
che la afferro e la abbraccio, stringendola forte a me. “Non ce la
faccio” le sussurro tra i capelli. “Non ce la faccio senza te. Dimmi
che non vuoi.”
“Non voglio” dice lei. “Ma devi scegliere.”
Alza gli occhi, e la distanza metaforica che ci separa si affievolisce appena incontra il mio sguardo.
Annuisco, mentre lei infila le dita tra i miei capelli.
“Nel frattempo che decidi, ti lascio qualcosa a cui pensare…” mi sussurra, e mi bacia, forte e passionale, come piace a me.
“Dove cazzo è finito?” dice Lucia. Stanno sulla terrazza panoramica di
Marty, quella che da sul mare. Lucia osserva il panorama col binocolo
di Marty, alla ricerca di Ray.
“Passalo a me”
Vale osserva tutta la spiaggia, fino a fermarsi sui contorni di due persone.
“Cazzo.”
“Che c’è?”
“Guarda lì.”
Vera indica sulla spiaggia un punto impreciso. “Non vedo nulla! Passami
il binocolo! Oh, ma… è Ray. Sta abbracciato ad una ragazza bionda con
la treccia.”
“Lo so! Dimmi che fanno.”
“Lei l’ha baciato!”
“Sul serio?”
Vale strappa di mano il binocolo a Lucia e guarda la scena coi suoi occhi.
“Avevi ragione, cavolo. E ora chi lo dice a Maya? Non abbiamo prove.”
“Non c’è bisogno di prove, lei ci crederà. Che stronzo, sapevo che non era cambiato.”
Un’ora dopo torniamo alla festa. Tengo la mano a Morena come se avessi
paura che mi scappi, ma anche con naturalezza, come sempre.
“Ehi, Ray. Marty ti stava cercando” mi urla Eris, per sovrastare il
frastuono della musica. Annuisco e cerco Marty, trascinandomi dietro
Morena. Noto gli sguardi di tutti su di me, stupiti, in particolare
Fabio. Lucia e Vale non ci sono, per fortuna. Almeno non lo diranno a
Maya.
Vera e Chiara, le amiche di Morena, ci guardano con gli occhi sgranati.
Vera addirittura ha lasciato cadere un bicchiere. Leo più lontano
scuote la testa, ma non dice nulla. Sa cosa prova Morena per me. Mi
chiedo come faccia a sopportarlo.
Poi vedo Marty che mi sorride e mi fa segno di seguirla fuori.
Morena raggiunge le amiche, ma le supera, per arrivare da Leo e parlargli.
“Sapevo sarebbe successo” la anticipa lui, con un sorriso. “Non devi dirmi nulla, More. Non mi devi nessuna spiegazione.”
“Scusa” dice lei, sincera.
Leo le prende la mano e la stringe. “E non mi devi nessuna scusa. Nulla
di nulla. Io voglio solo il meglio per te, lo sai. Mi capisci, vero? Io
capisco te. Ora hai da affrontare cose più grosse, ad esempio… la tua
migliore amica che sta arrivando qui armata di mitragliatrice.”
“Caspita…”
Morena si volta e vede arrivare Vera e Chiara, furenti. “Da quanto dura questa storia??”
“Un po’…” ammette Morena, arrossendo.
“E cosa aspettavi a dircelo? Vogliamo sapere tutto.”
Morena ride e abbraccia le amiche. “Certo.”
Povere illuse.
“Ray! Guarda il regalo di papà!” mi urla Marty, portandomi fuori. Sventola in aria una chiave.
“Un’auto?”
“Sì! Ma non una qualsiasi…”
Con un gesto teatrale mi conduce in garage. Un’Audi R8 bianca. Un sogno.
“Cazzo…”
“Sì, è stata la mia reazione!”
“Posso provarla?”
“Certo che no!”
“Stronza!”
Lei ride e si volta verso la casa. “Sento dei rumori strani…” mormora, con aria sospettosa. Rabbrividisce, spaventata.
“Dove?”
“In giardino. Vai a vedere?”
Mi sposto sotto gli alberi, ed effettivamente sento qualcosa di strano anche io. Sussurri convulsi.
“Lasciami, per favore…”
“Dai, un bacio… solo un bacio, che ti costa.”
“Non voglio. Mollami.”
Nikko afferra Morena per i polsi, facendole male, e cerca di baciarla.
Io con uno strattone allontano Nikko e proteggo Morena, mettendola
dietro di me.
“Che cazzo fai, Nikko?”
“E tu? Perché non ti fai i cazzi tuoi?”
“Le stavi facendo male, lo capisci o sei troppo rincoglionito?”
“Ma vaffanculo, sempre il solito stronzo.”
“Se ti becco ancora a meno di venti metri di distanza da lei, giuro che ti spacco la faccia.”
Faccio per allontanarmi con Morena, che lo sento dire: “Ma bravo, Ray…
volevi la puttanella solo per te. Lo sanno che la da a tutti.”
Succedono diverse cose contemporaneamente. Il mio pugno colpisce Nikko
in pieno volto, e una ginocchiata subito dopo gli arriva in pancia. Si
accascia a terra e comincio a colpire a calci ogni parte del corpo che
riesco a raggiungere. Morena urla e cerca di trattenermi, ma io per
sbaglio nella furia la colpisco, e anche lei cade a terra, andando a
finire su un faretto, che si spacca. Si tocca la mano, completamente
piena di sangue.
“Cazzo, More…” Corro verso di lei, terrorizzato alla vista del sangue.
“Sto bene, Ray.”
Cerca di alzarsi, mentre Nikko alle mie spalle non trova la forza per
farlo. Ma in un secondo è di nuovo a terra, mentre il sangue sgorga dal
suo polso. La afferro prima che cada, e la porto dentro tra le mie
braccia.
“Scusa, Marty, ho distrutto un faretto. E la festa è finita.”
L’infermiere sorride alla frase di Morena. Tutti sono andati via,
cacciati in malo modo da Marty, in lacrime, e siamo corsi in ospedale
guidando L’R8. Una pessima occasione per provare la macchina dei miei
sogni.
“Ma smettila. Tutta colpa di mio fratello.”
Gli lancia un’occhiata che appiccherebbe un incendio. Nikko sta
sdraiato su un letto, mentre un altro infermiere gli medica le ferite
provocate da me.
“Il taglio non è profondo, e non ha danneggiato nessun nervo. Ora lo
disinfetto e ci metto i punti. Certo che sei stata sfortunata ad aver
infilato la mano proprio lì.”
“La sfortuna mi perseguita” sussurra Morena, con gli occhi chiusi per
non vedere i pezzi di vetro sfilarsi dalla sua pelle. Io le tengo
l’altra mano, ma vorrei scappare. È colpa mia. Solo mia. E poteva farsi
male sul serio.
“Scusami, More. Non…”
“Piantala, Ray, per favore” mi dice Morena, accennando un sorriso.
“Ecco fatto. Tieni a riposo la mano e cambia le bende domani. Puoi tornare a casa, se te la senti.”
“La accompagno io” si propone Marty, asciugandosi le lacrime. Eris al
suo fianco la aiuta a soccorrere Morena. Lei si alza. Noto che non ha
pianto. Morena non piange mai.
“E tuo fratello?” chiede Eris, lanciando un’occhiata preoccupata verso
di lui. Nessuno sa che è successo, o chi l’ha ridotto così.
“Che bruci all’inferno.”
“Non puoi lasciarlo qui.”
“Mando mio padre.”
Sentiamo dei passi in corridoio e vediamo Fede, ansante, correre verso di noi, traballante sui tacchi, piangendo.
“Dov’è Nikko?” chiede, con voce rotta.
Marty sgrana gli occhi e indica il suo letto, con espressione disgustata. Fede si fionda lì. “Amore mio, che è successo?”
Nikko mugugna qualcosa, ma le labbra sono rotte e probabilmente gli
fanno troppo male per parlare. Adesso un po’ mi dispiace, ma… un
attimo, che c’entra Fede?
Faccio la stessa domanda a Marty con lo sguardo, e lei alza le spalle, a farmi capire che non sa nulla.
Cinque secondi dopo arriva anche Vale, seguita da Lucia. Vede il letto occupato da Fede e diventa paonazza.
“Avevo dei sospetti, ma…”
Faccio segno a Marty e Morena di andarcene per evitare l’uragano Vale.
Passo accanto a Lucia che mi rivolge un’occhiata cattiva. Quasi
rabbrividisco.
Mentre lasciamo il corridoio sentiamo le urla di Fede e Vale che si sovrappongono. Sono grato di essermene andato.
Raggiungiamo l’R8 e Morena sale in macchina. “Ti chiamo dopo, ok?” le dico, dal finestrino aperto.
Lei annuisce e chiude gli occhi, stanca.
“Ciao, Ray” mi saluta Marty, provata.
“Scusa, Marty. Io torno a piedi, casa mia è qui vicino.”
“Smettila. Comunque… Ehm…”
“Che c’è?”
“Maya.”
“Che c’entra ora?”
“Dietro di te.”
Mi volto. Lei è davvero lì, i capelli raccolti in una coda, lo sguardo arrabbiato.
“Dobbiamo parlare” mi dice, con un tono che preannuncia tempeste. Marty sgomma via. Rimpiango la sfuriata tra Vale e Fede.
“Hai ragione. Senti…”
“So che mi hai tradito. Ancora.”
Non so cosa dire. E lei continua. “Io non so più cosa fare. Non sono abbastanza per te? Che ho fatto per meritare tutto questo?”
Attacca a piangere. Probabilmente vorrebbe essere consolata, ma io sto
fermo, impettito davanti a lei. Non ho la forza, la voglia, il motivo
per consolarla. Ho voglia di chiudere gli occhi e abbandonarmi al
sonno. Ma so che prima devo affrontare Maya.
“Avrei dovuto parlartene. Non l’ho fatto, è stato un mio errore. Non
volevo far soffrire né te né Morena, non ve lo meritate. Maya… devo
prendere una decisione. O te o lei. Non ho idea di cosa provo. O
meglio, lo so, ma sono due sentimenti diversi e intensi. Ti giuro, non
ti sto mentendo. Ho bisogno di tempo per decidere.”
“Queste cose non si decidono, Ray. Guardami. Cos’ha lei che io non ho?”
“Maya non è questo! È che… non lo so, non so come spiegartelo. Lasciami tempo.”
Detto questo, le volto le spalle e mi dirigo verso casa.
Morena esce di casa che sono solo le otto. Il braccio le fa male, ma
decide comunque di prendere lo skate. Nulla può fermarla. Sua nonna si
era spaventata da morire, e aveva dovuto darle delle pillole per
calmarla. Suo fratello è rientrato un’ora dopo, senza degnarla di uno
sguardo. Comincia a sentire la mancanza della droga, non fa che dormire
tutto il tempo.
“Morena.”
Maya sta di fronte a lei, con gli occhi rossi. Per un secondo Morena si sente in colpa.
“Aspetti da molto?” le chiede Morena, cercando di essere gentile.
“Da troppo. Devo parlarti.”
“Se riguarda Ray non voglio saperlo.”
“No, riguarda te.”
Morena si stupisce, e contemporaneamente non vuole ascoltare.
“Dimmi” dice, però.
“Tu mi hai rovinato la vita. E credo che ciò valga anche per te. Ma… io…”
Maya non sa bene che dire. Cerca le parole più adatte dentro la sua
testa, forse non vuole farle male, ma Morena non ha tempo per queste
cose.
“Arriva al punto.”
“Voglio che ti fai da parte.”
“Stiamo parlando di Ray, non di me.”
“No, stiamo parlando di te. Io voglio… vorrei, che…”
“Che?”
“D’accordo. Ti parlerò chiaramente. Ti ho chiesto di aiutarmi con Ray,
e lui ieri mi ha lasciato. Se tu lo convinci che non sei innamorata di
lui, ritornerà da me. Ti prego, è l’unica cosa che desidero.”
“Vale anche per me. E tu me l’hai portato via. Vuoi davvero che lui
stia con te solo come ruota di scorta? Solo perché sei l’unica scelta?”
“Sono arrivata prima di te. È mio di diritto.”
“No, tu te ne sei andata. E al tuo ritorno ti sei presa l’unica cosa che per me contava davvero.”
Maya sbuffa, spazientita. “Quanto sei stata sincera con lui? Dimmi, gli hai detto tutto di te?”
“Questi non sono affari tuoi.”
Dal rossore di Morena, Maya capisce di aver colto nel segno. “Vuoi sul
serio costruire un rapporto basato sulla menzogna? Davvero?”
“No.”
“E allora?”
“Non mi farò da parte. E tu hai promesso di non dirgli nulla. Troverò il momento per parlargli, ma non mi tirerò indietro.”
“Tu hai scopato col mio ragazzo!”
“E tu col suo migliore amico. Non hai nulla da biasimarmi. E ora vattene. Abbiamo chiuso.”
“Tutto ok, Ray? Ti vedo spento.”
Sere mi capisce al volo. Mi prepara la colazione, una cosa che adoro, perché è un gesto disinteressato, carico d’affetto.
“No. Mi sono lasciato con Maya.”
“Per colpa di quella ragazza bionda?”
“Non è colpa sua. È colpa mia e delle mie indecisioni.”
Mi passa la tazzina col caffè e si siede di fronte a me sul tavolo.
“Sai che ti dico? È ora che pensi a te stesso.”
Non capisco. “Ho sempre pensato a me stesso. Mi hanno detto tutti che sono un egoista.”
“La maschera che ti sei creato lo è, sì. Non mio fratello. Lui è buono,
generoso, altruista. E fa di tutto affinché le persone che ama siano
felici, persino a costo di sacrificare se stesso. Finalmente lo rivedo,
qui, di fronte ai miei occhi, dopo tanto tempo che l’avevo perso di
vista. Ha ripreso a coltivare quasi tutte le sue passioni, comincia a
farsi strada nel mondo adulto a testa alta. Ha abbandonato gli
infantilismi, le ragazze di una notte sola per concentrarsi sui suoi
sentimenti. E continua a pensare troppo. Questo fratello mi assomiglia
molto.”
Mi sorride e sorseggia il suo thé. “Sai, Ray… prima dell’anno scorso io
non ero felice. Vivevo in una bolla di vetro, costretta da mille fili
di ruoli imposti. Non conoscevo l’amore, e facevo un lavoro che non mi
soddisfaceva, lontano dalla mia terra e da tutte le persone a cui
volevo bene.”
Scosta i capelli biondi dal viso, poggia la tazza sul tavolo e si
sporge verso di me. “Guardami ora. Sono innamorata, a casa mia con la
mia famiglia, e c’è un enorme cartellone con la mia faccia al centro
commerciale. Io sono felice, e voglio la stessa cosa per te.”
“Un cartellone al centro commerciale?”
“No, idiota. Voglio vederti sereno. Segui il tuo cuore e fregatene
degli altri. I brutti momenti si superano sempre, ma i bei momenti sono
rari e bisogna coglierli appena si presentano. Pensa a te.”
“Grazie, Sere. Aspetterò un segno che mi faccia capire che scelta fare.”
Sere annuisce e mette la tazza vuota in lavastoviglie. “Te l’ho detto
che Marty ha procurato i biglietti a me e Andros per un concerto
stasera? Era tutto esaurito… A quanto pare il padre di Marty è amico
del cantante…”
“Sì, ne ho uno anche io. Ma non credo di andarci.”
Mi alzo e in quel momento suonano al campanello.
“Vado io” dico, senza nessuna voglia.
Il postino ha due pacchetti per me. Firmo dove mi indica e rientro in casa.
Il primo è piatto e quadrato, duro. L’altro è una busta rettangolare, gonfia.
Li apro, uno dopo l’altro.
Ecco il segnale. Prendo il cellulare e faccio il numero di Marty.
“Ho bisogno di un favore. Uno bello grande però.”
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