Cause it's a beautiful night,
We're
looking for something dumb to do.
Hey
baby,
I
think I wanna marry you.
Is
it the look in your eyes,
Or
is it this dancing juice?
Who
cares baby,
I
think I wanna marry you.
Just
say I do,
Tell
me right now baby,
Tell
me right now baby.
Sapete, essere
fidanzati con una
persona come Leighton è, in tutta probabilità,
più complicato di un esame di
fisica quantistica.
E non
solo perché è lunatica, sclerotica, un
po’ pazzoide ed altamente sarcastica,
no.
E’
complicato, perché nonostante tutti i suoi difetti
– che non sono pochi – è
impossibile non amarla.
Perciò,
ancora non mi capacito di quello che sto per fare. Ho come la
sensazione di
stare per cacciarmi in qualcosa di molto più grosso di me e,
soprattutto,
potenzialmente pericoloso.
Non
che
mi interessi, in fin dei conti. Da quando la conosco, la mia vita
è cambiata in
meglio.
Potrei
spiegarvi tutto quanto dall’inizio, ma probabilmente finirei
per perdermi in
una marea di ricordi – alcuni meravigliosi, altri un
po’ meno – e rischierei
anche di arrivare in ritardo all’appuntamento con Louis.
E
Louis è
uno che odia i ritardatari. Ed è una cosa a dir poco
incredibile, visto che ha
deciso di fidanzarsi con Bridget, che impiega all’incirca
quarantacinque minuti
per scegliere quale vestito indossare.
Mi
correggo: è comprensibile, che odi attendere.
In
ogni
caso, all’appuntamento manca ancora mezz’ora, ed io
ho tutto il tempo di
prepararmi con calma, bere un caffè – Leighton ha
voluto comprarlo a tutti i
costi, pare che senza di quello la mattina non si svegli – e
sfogliare un
giornale.
Con
la
mente, però, sono completamente distante e vago senza una
meta precisa, tra la
miriade di momenti che ho trascorso con Leighton e che mi hanno
condotto, alla
fine, ad oggi.
Con
un
brivido di aspettativa, mi rendo conto che questa sarà la
giornata che darà
inizio alla svolta vera e propria.
Come
si
dice, in questi casi? O la và, o la spacca. E, conoscendo
Leighton, è molto
probabile che spaccherà. In minuscoli pezzi. Mi
ridurrà in brandelli, in
briciole, in schegge e in qualsiasi altra cosa di microscopico esista
al mondo.
Potete
anche non credermi, ma certe volte la mia fidanzata ha la delicatezza
di un
panzer.
Le
piace
dire le cose in faccia, spesso senza trattenersi minimamente, adora letteralmente spiazzare chi la circonda
con commenti che nessuno capisce, ma che lei trova assolutamente
divertenti e,
soprattutto, le piace bisticciare e avere l’ultima parola.
In
genere, quando insiste così, mi viene una gran voglia di
baciarla. Cosa che ho
fatto quando ci siamo conosciuti, in effetti. Sono stato un
po’ avventato e
probabilmente ho rischiato la castrazione ma ricorderò quel
bacio per tutta la
vita. E quello dopo, e quello dopo ancora.
Se ci
penso, ricordo ancora la sua faccia. Era tutta presa a far finta che io
non le
piacessi – cosa assolutamente impossibile – e aveva
quel broncio sexy che mette
su ogni volta che qualcosa la turba. In quel caso, io.
Lo
so,
sono un uomo affascinante e quando avevo vent’anni lo ero
ancora di più, perciò
non riesco nemmeno a immaginare quanto sia stato difficile, per
Leighton,
resistermi.
Scherzo.
In realtà, per lei non è stato poi
così complicato ed è stato questo, prima di
tutto, a spingermi ad avvicinarla.
Era
completamente diversa da qualsiasi ragazza avessi mai incontrato in
vita mia. E
non solo per i capelli arancioni. No, quello che mi ha attirato, se
devo essere
sincero, è stato il suo caratteraccio.
Avevo
come l’impressione che fosse costantemente in lotta contro il
mondo intero, alla
ricerca di qualcosa per cui valesse la pena fermarsi.
Quando
ha
minacciato Greg di morte, non ho avuto alcun dubbio sul fatto che
l’avrebbe
ucciso davvero, se solo si fosse permesso di far soffrire Giselle.
E non
è
stato tanto il tono di voce in cui l’ha detto – lo
usa ancora oggi, quel trucco
della voce calma e un po’ sibilante – ma quanto lo
sguardo. Era fermo, sincero
e parecchio incazzato.
Sembrava
sempre incazzata, Leighton. Non che ora sia uno zuccherino, ma da
quando stiamo
insieme, le cose sono un po’ cambiate.
Prima,
era come se cercasse continuamente di respingere chiunque. Una sorta di bastardissimo meccanismo
di difesa, che
probabilmente le si sarebbe rivoltato contro, prima o poi, se solo non
avesse
avuto amici come Bridget, Niall, Louis.
Se
solo
non avesse avuto me.
Me lo
ripete in continuazione, sapete? “Prima
di cadere nella tua trappola, io ero una tipa tosta, lo sai? Ero il
terrore di
Mullingar! Quando passavo io, la gente scappava. Poi sei arrivato tu,
ed io ho
finito per credere a quella cazzata della metà della
mela.”
La
prima
volta che me l’ha detto, comunque, ci sono rimasto parecchio
di sasso. Stavo
quasi per offendermi e per cominciare un bisticcio – che di
sicuro avrei perso
– quando Leighton ha sorriso, mi ha baciato e si è
stretta a me.
“Che
poi, quella della mela sarà
pure una cazzata, però un po’ è vero,
no? Cioè, guardaci! Siamo completamente
diversi, tu ed io, eppure tu mi ami. E io amo te,
ovviamente.”
È
per
questo che amo stare con lei. Non mi annoio mai, è sempre
capace di spiazzarmi
e poi, quando è dell’umore, è
incredibilmente dolce. Non capita quasi mai,
perché comunque certe abitudini sono dure a morire, ma
quando capita…
Che
dicevo? Ah, si.
Le
minacce di morte.
Quella
è
stata la prima cosa che mi ha colpito di lei, in maniera più
assoluta. Ed è un
po’ strano, se ci pensate. La seconda, invece, sono stati i
farfugliamenti a
velocità supersonica.
Ci ho
messo un po’, prima di afferrare completamente ogni parola di
Leighton. Quando
è nervosa blatera spesso, ed è un vero spasso.
In
genere, comincia ad insultare le Parche, la Dea Bendata e sua cugina
Giorgia.
Chissà perché, è fermamente convinta
che sia una portatrice di sfiga. Non che
le si possa dare torto, a ben pensarci. Giorgia è,
esattamente, il ritratto di
quello che le ragazze non dovrebbero mai essere. Non starò
qui ad elencare i
suoi più che infiniti difetti, perché non
è una cosa che mi riguarda. Ho ben
altro a cui pensare.
La
terza
cosa che mi è piaciuta di lei? La testardaggine. Leighton
è, senza alcuna ombra
di dubbio, la persona più testarda e cocciuta
dell’intero universo.
Il
che
sarebbe piuttosto ammirabile, se solo la sua cocciutaggine non fosse
rivolta a
me.
Avete
la
più pallida idea del tempo che mi ci è voluto per
convincerla del fatto che non
avessi alcuna intenzione di abbandonarla? È stata quasi una
lotta all’ultimo
sangue.
Da un
lato io, povero giovane innamorato di una donna testarda e insensibile,
dall’altro lei, una sorta di principessa guerriera
perennemente incazzata col
mondo.
Dico
davvero, convincerla a fidarsi di me, è stata
un’impresa degna delle dodici
fatiche di Ercole. Ma alla fine ne è valsa la pena.
Quando
Leighton si è resa conto per davvero che lasciarla era
all’ultimo posto nei
miei pensieri, mi ha dato tutta sé stessa. Ed è
stato talmente meraviglioso,
sentire che per lei ero così importante e così
speciale, che avrei rivissuto
tutti i momenti in cui avrei desiderato urlare per la frustrazione di
non
essere capito e per l’incredulità di fronte alla
sua resistenza.
E poi
c’è
un’altra cosa, la quarta: la fragilità.
A
dispetto del suo atteggiamento da donna senza cuore e senza emozioni,
Leighton
è una persona estremamente sensibile. Sono
d’accordo con voi, lo nasconde bene.
È
fragile
ed insicura, ed ha il costante terrore di rimanere da sola. Glielo
leggo negli
occhi, ancora adesso. Ogni tanto mi guarda, come se stesse chiedendosi
il
motivo per cui le sono affianco.
Ovviamente
con questo non intendo dire che io sono migliore o un santo, o
chissà che cosa.
Semplicemente, la amo. E la amerei anche se avesse la pelle blu, i
capelli
viola e quattro braccia anziché due.
Perciò
in
genere, quando ha la faccia da “perché stai con
me?”, la bacio. E comunque,
sono fiducioso: prima o poi capirà che non ho nemmeno la
più pallida idea di
lasciarla sola.
Sono
passati già cinque anni, se non sono esaurito prima, non
credo che succederà in
futuro.
Lavo
velocemente la tazza e il cucchiaino e corro in bagno a lavarmi i
denti.
L’avevo detto io, che se avessi cominciato a pensare a
Leighton avrei finito per
fare tardi.
Nel
giro
di due minuti sono fuori casa, diretto verso il bar in cui ho
appuntamento con
Louis. Fortunatamente, non è ancora arrivato,
così ho il tempo di riprendere un
po’ di fiato e di concentrarmi per evitare di dare di matto.
E se
stessi commettendo un errore? E se mi dicesse di no? Oddio, cosa
farò? Niente,
la costringo. No, scherzo. Probabilmente finirei distrutto, a piangere
sul
divano a casa di Niall.
Louis
arriva dopo qualche minuto, allegro e pimpante come se non fosse a
conoscenza
del fatto che, entro sera, sarò morto.
«Che
faccia.» commenta, tranquillo.
«Mi
ucciderà.» replico, abbattuto.
«Nah,
non
credo. In questi anni si è addolcita. Magari ti
picchierà un po’, ma non tanto
da ammazzarti.»
«Tu
si,
che sei d’aiuto. Grazie.»
Dovrei
cambiare amicizie. Decisamente. Forse potrei chiedere a George, il mio
vicino
gay, se lui e Richard – il suo fidanzato – vogliono
uscire con me e Leighton.
Almeno non dovrò vedere Louis per un po’.
Da
quando
gli ho detto quello che ho intenzione di fare, sembra in perenne
agitazione.
Prima o poi gli tirerò una sprangata in fronte. Nemmeno
dovesse sposarsi lui, e
che cazzo.
«Figurati.
Allora? Andiamo o no?»
E non
solo non è per niente consolatorio, ma mi mette anche
fretta. Che razza di
amico.
«Posso
finire il mio te?» domando, seccato.
Louis
alza gli occhi al cielo, annuisce e torna a sedersi, con aria
estremamente
spazientita.
Svuoto
la
tazza in un paio di sorsi, lascio la mancia sul tavolo e mi preparo
alla
mezz’ora peggiore di tutta la mia vita.
In
realtà, l’anello l’ho ordinato circa una
settimana fa e, per essere un anello
di fidanzamento è piuttosto semplice e per niente vistoso.
So
che
Leighton non apprezzerebbe un diamante grosso come un limone,
perciò mi sono
limitato a scegliere un brillante piccolo, incastonato in una montatura
di oro
bianco. È delicato e credo che le piacerà. O,
almeno, lo spero.
Se
non le
piace, ho sempre conservato quello che ho trovato nell’uovo
di pasqua l’anno
scorso. È una schifezza di plastica gialla, ma spero proprio
non ci sia la
necessità di tirarlo fuori, ecco.
Mentre
camminiamo verso la gioielleria, che dista appena un centinaio di metri
dal bar
in cui ci siamo trovati, Lou mi racconta dell’ultima folle
idea di Bridget. A
quanto pare, ha deciso che vuole provare l’ebbrezza di
lanciarsi da un aereo e,
così, ha prenotato un lancio sia per lei che per Louis.
Mi
trattengo a stento dal prenderlo per il culo perché,
poverino, sembra davvero
terrorizzato.
Quando
entriamo nel negozio, però, tutto il mio proverbiale
ottimismo e la poca
tranquillità che ero riuscito a recuperare negli ultimi
minuti, svanisce
completamente, lasciandomi preda dell’ansia.
«Signor
Styles, benvenuto.» la proprietaria della gioielleria, tale
Allyson Crane, mi
sorride incoraggiante e si avvicina per stringermi la mano.
Sicuramente
si ricorda di me, perché per scegliere quel maledetto anello
ci ho impiegato
quasi tre ore. Oppure, se ne ricorda perché ho pagato in
contanti.
«Buongiorno,
Allyson. Lui è Louis, il mio migliore amico.»
terminate le dovute presentazioni
e gli altrettanto inutili convenevoli, Allyson si dilegua nel retro,
per
recuperare l’ordine.
Quando
torna, qualche minuto dopo, regge tra le mani una scatolina in velluto
blu, con
le giunture argento e un delicato nastro di raso a contornare il lato
superiore.
«Ecco
qua.»
Con
mano
tremante, afferro la scatolina e la infilo nella tasca interna del
giubbotto.
Un altro saluto veloce ad Allyson, dopodiché usciamo e
finalmente prendo un
sospiro di sollievo. Ora che ho l’anello in tasca,
sarà tutto molto più
semplice. È come se sapessi perfettamente cosa fare.
«Dai,
fammelo vedere.» Louis mi prende a gomitate fino a che non
tiro fuori l’anello
e glielo mostro.
«Le
piacerà senz’altro, Hazza. E poi organizzi tutto
da settimane, non potrà dirti
di no.»
«Lou…»
mormorò, divertito. «Stai parlando di Leighton,
hai presente?»
«Oh,
giusto. Allora in bocca al lupo.»
«Crepi.»
E, se
non
creperà il lupo, ci sono ottime probabilità che
l’unico a crepare sarò io.
Trascorro
il resto della giornata completamente assorto nei miei pensieri e del
tutto
indeciso su cosa fare. In origine, avevo pensato di organizzare una
cena
romantica, a lume di candela, con un bel mazzo di rose rosse, ma
probabilmente
Leighton sentirebbe la puzza di bruciato da lontano ed io proprio non
me la
sento di rovinare tutto.
Sono
settimane che penso al modo migliore per chiederle di sposarmi,
davvero. Ho
progettato centinaia di cose, immaginato miliardi di situazioni e, alla
fine,
non sono arrivato a nessuna conclusione.
Non
ho programmato
un bel niente, al contrario di ciò che pensa Louis. Le mie
sono solo idee, che
sono rimaste tali. Quando si ha a che fare con una persona
così complicata come
la mia fidanzata, la semplicità è la cosa
migliore.
Alla
fine, dopo ore di intenso e sclerotico ragionamento, decido di non fare
niente.
Andrà come deve andare. Dopotutto, se dovesse dirmi di no,
non sarebbe certo un
mazzo di rose a farle cambiare idea. Anzi, in tutta
probabilità, me lo
tirerebbe addosso solo per aver pensato che avrei potuto convincerla
con un
simile trucchetto.
È
ormai
ora di cena, quando il rumore della chiave nella serratura mi distoglie
dal
baratro di pensieri negatavi in cui sono sprofondato. Sono agitato,
ansioso e
nervoso come poche altre volte mi è capitato in vita mia.
E non
è
positivo, considerato che in genere sono una persona piuttosto posata,
razionale e serafica. Io sono il ritratto della calma e della
compostezza.
Perciò,
ovviamente, quando la voce di Leighton risuona squillante per
l’atrio buio,
scatto in piedi e mi affretto a ricompormi. Allaccio bene la camicia,
stiro le
pieghe che si sono formate in prossimità della pancia e
passo le mani tra i
capelli.
«Perché
è
tutto buio?» bofonchia Leighton, un po’
infastidita. Oh, giusto. Non mi sono
neanche accorto che non si vede quasi niente, se non i profili dei
mobili.
La
luce
si accende con un clic, dopodiché Leighton butta la borsa in
un angolo e manda
il suo cappotto bianco a farle compagnia.
Prima
ancora che me ne renda conto, si è buttata sul divano e si
è accoccolata al mio
fianco.
Con
un
sorriso, le circondo le spalle con un braccio e le lascio un bacio tra
i
capelli. Leighton sospira, poi strofina il naso sul mio collo e ci
lascia un
bacio leggero.
«Oggi
è
stata una giornata di merda.» si lamenta.
Deglutisco,
perché a quanto pare sono anche maledettamente sfigato. Se
Leighton è di
cattivo umore, le cose non possono che peggiorare.
«Come
mai?» balbetto, nervoso.
Si
volta
a guardarmi, circospetta. Poi inarca un sopracciglio, mi osserva ancora
per
qualche secondo – dritto negli occhi, come se volesse
leggermi nel pensiero – e
stringe lo sguardo.
«C’è
qualcosa che non và.» sibila. Sono piuttosto
sicuro di essere impallidito, ma
ovviamente questo non è ancora il momento giusto per parlare
di ciò che ho in
mente. Perciò scuoto la testa e le sorrido nel modo
più convincente che
conosco.
«Tutto
a
posto, amore. Che dicevi, a proposito della tua giornata?»
«Facciamo
finta che io ti creda, per adesso.» ecco, lo sapevo che non
ci sarebbe mai
cascata. Stupido, dovevo preparami meglio mentalmente,
anziché rimanere sul
divano tutto il pomeriggio a pensare che questa sera morirò.
Stupido
idiota.
«Comunque…»
prosegue, ormai completamente concentrata sul pensiero di chi le ha
fatto
perdere la pazienza «Oggi, in libreria, è venuto
di nuovo quel coglione
enciclopedico di Calvin. E indovina? Mi ha palpato il culo. Di nuovo.
Ora, io
dico: vai all’università, sei grande e vaccinato e
– soprattutto – sei
fidanzato. Perché devi rompere il cazzo a me? Ti
sembra?»
Bofonchio
qualcosa che risulta incomprensibile persino a me e la stringo un
po’ di più. Non
sopporto che quel coglione le giri intorno, che la guardi come se
volesse
spogliarla, quando l’unico che può farlo,
naturalmente, sono io.
Non
sopporto che le parli, ne che le respiri di fianco. Fosse per me, lo
spedirei
in Groenlandia a tuffarsi con i pinguini. La sua unica fortuna,
è che io non
l’abbia mai beccato mentre ci prova con la mia
fidanzata-futura moglie. Sarò
pure simpatico, calmo e posato, ma ciò che è mio
non si tocca. E si dà il caso
che Leighton sia mia.
Possessivo,
dite? Assolutamente si.
«Harry,
ci sei?» Leighton mi sventola la mano davanti agli occhi,
cercando di catturare
la mia attenzione.
«Stavo
pensando a Calvin. Mi piacerebbe tanto picchiarlo.»
«Quanto
sei carino, amore! Ma dopo oggi credo che non mi sfiorerà
più nemmeno con un
dito.» cinguetta, improvvisamente allegra. Alzo gli occhi al
cielo, perché non
oso nemmeno immaginare cosa abbia combinato.
«È
ancora
vivo, almeno?» domando, a metà tra il rassegnato e
il soddisfatto. Leighton
sbuffa.
«Si,
ma
per chi mi hai preso? Non potrei mai fargli troppo male.»
replica, quasi offesa
dal fatto che l’abbia ritenuta capace di una cosa del genere.
Il punto è che,
secondo me, lei ne sarebbe capace sul serio. Perciò la
guardo, sfidandola a
ripetere quello che ha appena detto.
«Oh,
e va
bene. È capitato – non so proprio come sia
successo, è stato un incidente – che
il manuale di psicologia che stavo mettendo a posto, abbia incontrato
il suo
cavallo dei pantaloni.» spiega, con un’espressione
innocente.
«La
solita dolcezza.» ridacchio, divertito. Visto? Forse non
c’è neanche bisogno
che io mi disturbi a picchiare Calvin. A quanto pare, Leighton non ha
bisogno
di aiuto.
La
bacio,
con trasporto, perché mi è davvero insopportabile
il pensiero che un altro uomo
possa aver pensato a lei anche solo per un secondo. Ecco un altro
motivo per
cui è davvero giunta
l’ora di farle
la mia proposta.
Quando
mi
alzo dal divano, Leighton mi guarda confusa, cercando di capire cosa
c’è che
non và. Mi schiarisco la voce e mi passo la mano tra i
capelli.
Sono
così
agitato. E se non riuscissi a parlare?
Dovrei
inginocchiarmi. È così che funziona, no? Prendo
un respiro profondo e, sotto lo
sguardo palesemente perplesso di Leighton, mi inginocchio. Spero solo
che mi
lasci il tempo di parlare.
«Aspetta.»
la interrompo prima ancora che abbia il tempo di pronunciare una
sillaba. È
nervosa, agitata e non sa cosa fare, lo capisco da come mi guarda. Non
solo, è
quasi del tutto terrorizzata.
Raccolgo
tutto il coraggio di cui sono a disposizione e comincio a parlare.
Nella mia
testa, ho immaginato centinaia di volte quello che avrei detto, ma ora
che sono
qui, in ginocchio, non riesco a dire una sola parola di ciò
che avevo
stabilito.
«Tu
sei
acida, Leighton. E non solo. Sei scorbutica, scortese e un
po’ troppo
sarcastica. E testarda! Cielo, sei la persona più testarda
che conosco.» una
breve pausa, per studiare la sua reazione. Ha gli occhi socchiusi e la
bocca
distesa in un sorriso enigmatico. Ma non dice una parola,
perciò io accolgo il
suo silenzio come un invito a continuare.
«Sei
bizzarramente convinta che le Parche e ogni divinità
esistente ce l’abbiano con
te e, spesso, dici un sacco di cose senza senso. Sei impulsiva,
sfacciata,
orgogliosa e cinica e, quando hai il ciclo, raggiungi livelli di
psicosi
altissimi. Oh, e sei talmente lunatica che starti dietro è
una vera impresa.»
ancora silenzio.
«Ma
ti
amo. E starti dietro è l’unica cosa che
dà un senso alla mia vita. Sei entrata
a far parte del mio mondo con una velocità che non credevo
possibile. Hai
presente quando si dice che nella vita delle persone bisogna entrarci
attraverso uno spiraglio? Tu, quello spiraglio, non l’hai
neanche visto. Sei
entrata di sfondamento e mi hai completamente sconvolto.»
un’occhiata piuttosto
eloquente, mi sprona ad andare avanti.
«E
c’è da
dire che io ho insistito parecchio, anche quando tu non volevi che lo
facessi.»
ora annuisce, più soddisfatta dalla piega che sta prendendo
il discorso.
«Ti
ho
fatta incazzare, ti ho baciata contro la tua volontà
– anche se so che ti è
piaciuto, perciò non negarlo – e ti ho
praticamente stalkerizzata. E tutto
questo per convincerti del fatto che non avevo alcuna intenzione di
rinunciare
a te. Ti ho detto che non ti avrei mai lasciata da sola,
perciò, beh, credo sia
giunta l’ora di rendere la mia promessa ancora più
reale.»
Allungo
un braccio sotto il divano e, con delicatezza, tiro fuori la scatolina
con
l’anello. La apro con delicatezza, sotto gli occhi lucidi di
Leighton.
«So
anche
che probabilmente ti sto traumatizzando, e so altrettanto bene che sono
a
rischio di linciaggio, ma non importa. Voglio passare con te il resto
dei miei
giorni e voglio farlo come tuo marito. Perciò…
Leighton O’Connell, vuoi
sposarmi?» apro la scatola e, per un attimo, mi godo
l’espressione commossa e
incredula di Leighton.
La
osservo, mentre boccheggia alla ricerca di qualcosa di sensato da dire.
È la
prima volta che la lascio completamente senza parole. Ed è
un segno positivo,
perché nella mia immaginazione, ero già morto a
metà del discorso.
«Cosa
dovrei dire?» farfuglia, con le lacrime agli occhi e le
guance rosse.
Sorrido,
poi la prendo per mano e le infilo l’anello con delicatezza.
Leighton lo ammira
per qualche secondo, dopodiché lancia un urletto stridulo e
mi si getta
addosso. Finiamo entrambi distesi sul tappeto, poi Leighton mi bacia e
comincia
a ridere.
«Non
so
davvero cosa dire.» continua a fissare l’anello,
felice.
«Be’…
potresti dire “Lo voglio”» suggerisco, un
po’ commosso. Okay, d’accordo, sto per
piangere come un poppante, ma che volete? Questo è il giorno
più bello della
mia vita: sono ancora vivo e presto sposerò la mia
bellissima e lunatica
fidanzata.
Certo,
nella speranza che domani non cambi idea e dica di no. Però,
a giudicare da
come guarda l’anello, non credo che lo farà.
«Ti
ho
mai detto che ti amo?» domanda.
«Si.
Ma
non mi hai ancora risposto.» le ricordo.
Leighton
ride, poi mi bacia di nuovo.
«Lo
voglio.»
***
Ci
siamo.
Con questa OneShot, dichiaro ufficialmente conclusa “Wedding?
No, thank you.”
Se
non l’aveste
letta, e vi andasse di farlo, cliccate sul banner e andrete
direttamente alla
pagina ^^
Allora,
cosa dire? Beh, ho pensato che il punto di vista di Harry fosse
più che
adeguato e spero la lettura non sia risultata troppo noiosa, visto che
come
OneShot è anche piuttosto lunga.
Come
al
solito, mi piacerebbe sapere che ne pensate, se vi è
piaciuta o se vi ha fatto
schifo (non abbiate problemi a dirmelo.)
Niente,
credo di non aver nient’altro da dire, sono piuttosto
arrabbiata perché la mia
povera macchinina (mia in senso lato, certo.) è defunta. Ma
a voi non interessa
sapere che la sfiga mi perseguita, perciò vi lascio in pace.
Qui
sotto, vi lascio i banner di Wedding? No, thank you., e di Pretending,
che è la
nuova long di cui vi avevo parlato. (Non fatevi ingannare dal prologo,
per
favore, che è abbastanza banale e insignificante.)
Ah,
come
al solito, ringrazio Jas per il banner (per i banner, in
realtà)!
E
ringrazio tutte voi che siete arrivate fin qui a leggere.
Ultimissima
cosa, vi lascio anche qualche contatto. (Basta cliccare)
Facebook
Twitter
Ask
Gruppo
Facebook (che ho creato da poco, nel caso in cui voleste
seguire i miei scleri
più da vicino.)
Vi
adoro,
Fede <3
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