IL BUIO HA I TUOI OCCHI
CAPITOLO 1
La campagna che si stendeva appena fuori Londra, aveva sempre
attratto Ginevra Weasley come un'ape con il miele. Adorava la vita tra il verde
e la tranquillità fin da quando abitava alla Tana, ma a causa dello studio, era
stata costretta ad arrangiarsi negli ultimi cinque anni, con un piccolo
appartamento nel cuore di Londra.
Non che le dispiacesse, anzi tutto sommato era anche divertente
poter vivere in città, con tutta quella gente, con i negozi sempre aperti e
disponibili, con tutta la vivacità insomma di una metropoli. Però staccare
ogni tanto la spina e rifugiarsi nella quiete della campagna era una cosa che
aveva sempre desiderato durante quegli ultimi anni.
E ora finalmente poteva ritenersi soddisfatta.
Il mondo ormai era in pace da quando Harry Potter era riuscito
ad uccidere Lord Voldemort. Era stata dura dover accettare un compito tanto
gravoso, ma alla fine il bambino sopravvissuto si era macchiato le mani
dell'assassinio del Signore Oscuro, che aveva gettato nel terrore l'intero mondo
dei maghi, e aveva liberato tutti.
Lei, come anche la sua famiglia e i loro amici si erano
impegnati per sostenere il ragazzo in quella difficile impresa, tanto che una
volta finita la scuola nessuno aveva pensato ad altro se non ad entrare
nell'Ordine della Fenice e a svolgere compiti da Auror.
Ma la Seconda Guerra così come era iniziata, era anche finita. Con
l'uccisione del Signore Oscuro, tutti loro si erano trovati disoccupati e senza
futuro, e ancora una volta ci era stato bisogno di una grande dose di coraggio e
di buona volontà per affrontare un'altra grande battaglia che era quella della
vita.
Ognuno di loro aveva scelto un modo per andare avanti. Suo
fratello Ron aveva deciso che l'Auror fosse la professione che più gli si
addiceva. Hermione, che era diventata sua moglie, aveva preferito intraprendere
la carriera di avvocato; aveva iniziato con le campagne per gli elfi domestici
ed era finita a difendere sia maghi che creature innocenti, da accuse
ingiuste.
Harry invece, memore dell'impegno con l'Esercito di Silente, si
era reso conto che non gli dispiaceva continuare ad insegnare Difesa Contro le
Arti Oscure, così Silente aveva acconsentito ad assegnargli la cattedra ad
Hogwarts.
Ora viveva lì, sempre impegnato ad aiutare i suoi studenti e a
declinare gentilmente confessioni d'amore di tante povere studentesse invaghite
di lui.
La sua amica Luna invece, aveva preso il posto del padre nella
direzione del Cavillo. Sempre persa nei suoi pensieri e nelle sue
fantasticherie, ogni tanto usciva con Harry, e questo la divertiva un
mondo. Erano una coppia poco assortita, ma Ginny sapeva bene che quei due
avessero molte più cose in comune, di quante lei stessa non ne avesse mai avute
con Harry.
E poi c'era Draco Malfoy. A sorpresa, l'arrogante, borioso,
antipatico Serpeverde, aveva rinunciato a fare il Mangiamorte, anche se non si
riuscì mai a capire il perché, e si alleò con l'Ordine della Fenice,
combattendo al loro fianco.
Ginny non parlò mai tanto con Malfoy, durante quei giorni di
battaglia, troppo presa com'era dalla guerra, perciò non riuscì mai a
verificare se quel ragazzo avesse davvero deciso volontariamente di cambiare lato
e passare a quello giusto, oppure la sua fosse solo convenienza, perciò restò
con quel dubbio che non le permise mai di fidarsi di lui.
Comunque alla fine della guerra, aveva deciso di partire. Per
quello che ne sapeva doveva essersene andato in Francia, ma quella fu solo una
notizia sfuggita a Silente durante uno dei suoi tanti discorsi e lei, già poco
interessata al biondino, non si era mai presa la briga di informarsi meglio.
Infine era rimasta lei. Gli orrori della guerra in cui era stata
volontariamente coinvolta l'avevano resa molto più dura di quanto non lo fosse
stata alla fine della scuola, tanto che solo con il pensiero di potersi dedicare ai
bambini, era riuscita ad accettare quello che aveva vissuto.
Pensare di aver ucciso e visto uccidere, perché ci potesse
essere un futuro per i bambini, l'aveva riportata a gioire della vita e ad
uscire da quel buco nero dove sembrava che fosse precipitata. Fu così che si
dedicò all'insegnamento.
Non fu semplice farsi accettare nella scuola specialistica per
diventare insegnante, soprattutto perché dopo il suo settimo anno ad Hogwarts,
la guerra era continuata per tre lunghi anni, e questo si era rivelato una vera
e propria penalità per lei.
Ma fortunatamente, grazie all'aiuto di Silente, era riuscita a
studiare e a conquistare il suo bell'attestato per l'insegnamento.
Ora sedeva in un autobus Babbano, che percorreva traballando una
strada di campagna. Non essendoci posti ad Hogwarts infatti, Ginny era stata
costretta a mettere un annuncio per trovare posto come insegnante privato, e
fortunatamente solo pochi giorni dopo, era stata convocata in un'abitazione
fuori Londra per educare una bambina di otto anni.
Non sapeva molto a dir la verità, e per questo la sua famiglia
aveva fatto non poche storie, perché avrebbe potuto anche trovare una
cantonata, ma lei, da brava testa dura quale era, si era impuntata e aveva fatto
le valigie per trasferirsi completamente nella casa in cui doveva lavorare.
E poi la signora con la voce dolce che l'aveva contattata, le
aveva dato una bella impressione, perciò perché farsi tanti problemi? E poi,
se mai, come aveva ipotizzato suo fratello Ron, si fosse trovata in un bel guaio
e magari qualcuno l'avesse attirata lì soltanto per farle qualche brutto
scherzo, lei di certo non avrebbe esitato a far conoscere la sua bella
preparazione da Auror!
Era arrivata. Lasciò l'autobus che continuò la sua corsa
traballante lungo la via deserta, e prese a percorrere un piccolo sentiero, che
culminava con un'enorme abitazione, che se non fosse stato per lo stile più
moderno, avrebbe potuto far concorrenza al castello di Hogwarts. Non c'erano
torri o grigi muri di pietra, come nella sua vecchia scuola, ma la struttura era
bianca e accogliente. Alcune finestre in stile gotico però, che facevano parte
di una costruzione al lato dell'abitazione molto più scura, le davano un aspetto
quasi spettrale. Per quel che le riguardava potevano esserci anche dei fantasmi
in quella casa...
E meno male che le avevano detto che si trattava di una villa!,
pensò atterrita, mentre osservava l'imponente costruzione.
Prese un forte respiro e continuò a percorrere il sentiero,
che ora era costeggiato da alti cipressi e alberi di eucalipto, imponendosi di
non spaventarsi e di recuperare tutto il suo sangue freddo.
Quando fu davanti al grande portone di quercia, sbatté con
decisione il battente con le sembianze di un serpente, e attese che qualcuno le
aprisse.
Poco dopo, comparve da dietro la porta una donna anziana, con un
grande sorriso che le illuminava il volto pienotto e gli occhi cobalto.
"Oh, salve! Lei deve essere l'istitutrice di
Vivian, prego entri pure!" la accolse gentilmente la donna. "Il mio
nome è Rachele Gobbins, e sono la governante di questa casa."
Ginny entrò nel grande
ingresso, guardandosi intorno, ma lo stupore per la vastità della grande sala,
fu troncato da uno sguardo meravigliato. "Ma come, non è lei che mi ha
contattato?" chiese confusa.
Mrs Gobbins sorrise.
"Certo signorina."
"Credevo fosse lei la
madre di... Vivian, giusto?" domandò ancora, adesso sentendosi una stupida
per aver pensato ad una cosa del genere. Rachele Gobbins non poteva avere meno
di sessant'anni, come diamine faceva ad essere la madre di una bambina di otto
anni?
"Oh no no no! Io sono
solo la governante, e la piccola Vivian è la figlia del padrone, è stato lui
che mi ha chiesto di contattarla." spiegò tranquillamente, le mani
intrecciate davanti al grembo e la postura rigida.
Ginny aveva aperto la bocca
per chiedere chi fosse il 'padrone', quando una piccola voce, riecheggiò
dall'alto della grande scalinata che si apriva davanti all'ingresso, e poi lungo
le alte pareti.
"Mrs Gobbins, chi è
venuto?"
Ginny alzò lo sguardo verso
la scalinata, dove notò una figuretta, di poco più di un metro, seria e
impettita. Poggiava la mano sul corrimano di legno scuro della scala bianca,
nonostante fosse difficile visto che era più alta la ringhiera di lei, e aveva
l'espressione piuttosto seria.
A prima vista, le ricordò
qualcuno che aveva già incontrato in precedenza, anche se non sapeva dire bene
chi. Bionda, gli occhi azzurri e scintillanti e un piccolo nasino rivolto
all'insù, che le dava un'aria altezzosa e superba.
"Oh, signorina Vivian,
lei è la vostra nuova istitutrice!" si affrettò a rispondere l'anziana
donna, con una sorta di reverenza appena accennata.
Ginny non pensò minimamente
di inchinarsi davanti ad una bambina, perciò fece qualche passo in direzione
della scalinata e le sorrise. "Molto piacere Vivian, il mio nome è Ginevra
Weasley, ma tu puoi chiamarmi Ginny!" cercò di mostrarsi gentile.
La bambina la scrutò per
qualche istante, prima di accennare un sorriso. "Molto piacere... Miss
Ginevra!"
Beh, aveva scelto di chiamarla
con il suo nome per intero, ma almeno le aveva sorriso.
"Signorina Weasley, se mi
vuole seguire le mostro la sua stanza... non vedo il suo bagaglio,
però..." esordì Mrs Gobbins, prendendo ad osservare il vuoto intorno a
Ginny.
"Sono tutti nella mia
borsa, li ho rimpiccioliti." spiegò indicando una borsetta beige che
portava a tracolla.
"Capisco, se vuole
seguirmi allora..." riprese l'altra, facendole strada su, verso la
scalinata.
Mentre salivano, Ginny iniziò
ad osservare l'interno dell'abitazione. Era davvero molto luminosa e
confortevole. A destra della scalinata doveva esserci un grande salone, da
quello che aveva potuto notare, mentre a sinistra per esclusione, immaginò la
sala da pranzo.
Al piano di sopra dovevano
esserci chissà quante camere, ma al momento l'attenzione di Ginny si spostò
sulla piccola figura in cima alle scale, che non si era mossa di un
millimetro.
"Ha bisogno di qualcosa,
Miss Vivian?" chiese cortesemente la signora Gobbins, una volta averla
raggiunta.
Vivian non rispose alla
domanda e fissò intensamente Ginny. "Mio padre mi ha detto che lei ha
combattuto contro Lei-Sa-Chi, è vero?" chiese all'improvviso, lasciando
stupita la rossa.
"Sì, è così!"
rispose decisa, sorridendole ancora.
"Capisco..."
mormorò la bambina, voltandole le spalle e allontanandosi senza più aggiungere
altro.
"Cerchi di perdonarla,
signorina Weasley, Vivian è sempre da sola in questa grande casa, perciò ha un
carattere diciamo un po'... particolare!" spiegò la donna, mentre si
dirigevano verso la camera di Ginevra. "Ecco, questa è la sua
stanza!" aggiunse poi, aprendo una porta in legno, e mostrando una camera
luminosa e confortevole.
Due grandi finestre lasciavano
che abbondanti raggi di sole entrassero attraverso le tende bianche e
illuminassero tutta la stanza. A sinistra troneggiava un letto a baldacchino; le
calate e il copriletto blu scuro spezzavano con tutto il bianco della camera.
Tutto sommato era anche
semplice, con quel comodo armadio a due ante, una cassettiera e una piccola
scrivania davanti ad una delle finestre. Sembrava fatta apposta per lei.
"Il padrone ha scelto
questa camera personalmente!" le spiegò Mrs Gobbins, notando la meraviglia
negli occhi azzurri della ragazza.
"Il padrone?" le
fece eco lei, notando quell'orribile appellativo.
"Sì, signorina Weasley,
il padrone mi ha detto di metterla a proprio agio e di esaudire ogni suo
desiderio."
"E... il 'padrone' non è
in casa in questo momento?" chiese ancora Ginny, marcando bene la parole
indesiderata.
Mrs Gobbins la guardò
sorpresa. "Oh no, signorina Weasley, il padrone non abita quasi mai qui, è
sempre via per affari di lavoro o personali!" chiarì, come se avesse detto
una cosa ovvia.
"Quindi Vivian non vede
mai suo padre?" domandò ancora una volta la rossa, mentre sentiva una
rabbia crescerle dentro.
La donna la guardò
tristemente. "No, mi dispiace signorina ma... purtroppo il signore non si
occupa molto di sua figlia... non le fa mancare niente, certo, ma il suo non lo
si può definire il comportamento di un padre..." concluse sconsolata.
Ginny si sentiva furiosa. Come
si faceva a lasciar vivere una bambina in quel posto, senza nessuno e ignorarla
completamente?
Che persona orribile poteva
essere per trattare in quel modo la propria figlia?
"Po... potrei sapere il
nome del 'padrone', Mrs Gobbins?"
"Oh, ma certo!" si
ricompose lei, tornando a sorridere. "E' il signorino Malfoy!"
Continua...
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Salve a tutti! Questa storia, non
so se qualcuno lo avrà capito, avrà una piega particolare. Mi sono ispirata
infatti, ad un capolavoro della letteratura inglese, che è Jane Eyre, solo che
dell'opera di Charlotte Bronte in realtà ha soltanto la trama di base. Per il
resto, mi sono divertita a plasmare questa storia, basandomi sui caratteri dei
due protagonisti. E poi ho voluto, per una volta, pensare ad un Draco padre che
poi di esserlo non gliene importi molto.
Ho preferito anche seguire gli
avvenimenti del quinto libro, in modo da non allontanarmi dalla vera storia.
Spero con tutto il cuore che vi
attiri e che mi mandiate dei commenti, così magari potrei regolarmi se
continuarla o meno.
Mi raccomando, scrivetemi, così
prenderò una decisione!^^
Un bacio a tutti!
Ryta Holmes
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