A me piace tantissimo questa storia! Spero che sia anche di vostro
gradimento.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura!
IL TUO ANGELO CUSTODE
- Dormi bene, Naruto. Dormi bene, figlio mio – gli sussurrai
dolcemente all’orecchio.
Ero lì ad osservarlo, come ogni notte, d’altronde.
Ogni volta che lo guardavo mi stupivo di quanto somigliasse al padre.
Aveva i suoi stessi occhi, i suoi stessi capelli, i suoi stessi
lineamenti.
Era bello come lui, ma forse il mio giudizio era troppo soggettivo.
Avevo amato Yondaime profondamente, prima di morire. Lo amavo ancora. E
ora amavo anche nostro figlio, ormai adolescente. Lo avevo amato anche
quand’ ero in vita, e anche prima che lui nascesse.
Avevo sempre avuto troppo amore in me, che investivo non solo in quelli
che mi circondavano, ma anche nelle persone che mi erano lontane e
nelle persone che ancora non conoscevo.
Molti mi consideravano una stupida, una pazza, ma è stato
proprio questo amore, così immenso, così
travolgente, a permettermi di tornare sul mondo dei vivi per vegliare
mio figlio, rimasto solo, allontanato da tutto e da tutti.
Quanto ho odiato coloro che lo emarginavano! Non sapevano neanche
quanto fosse pesante il fardello che Naruto doveva portare! E non
sapevano neanche quanto lo dovessero ringraziare: lui era il carceriere
della volpe a nove code, colui che la teneva a bada e che non le avrebbe mai
permesso di evadere.
Quant’era duro il compito affidatogli dal padre!
Mi ero sempre chiesta: “Naruto ci avrebbe perdonato, se
avesse saputo la verità?”
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Tutto successe la notte in cui Naruto nacque e io e Yondaime morimmo.
Si combatteva da giorni contro il demone a nove code. Tutti sapevano
che non c’era alcuna possibilità di vittoria
contro quel mostro, ma i combattimenti continuavano.
Erano morti in tanti, in troppi e, vedendo l’ospedale pieno
di cadaveri, subito dopo aver partorito, capii che il mio amato non
sarebbe mai tornato dalla battaglia, che non avrebbe mai visto il suo
primogenito, quell’adorabile e candido neonato, che, in quel
momento, tenevo tra le mie braccia.
Così presi una terribile decisione: recarmi sul campo di
battaglia per far vedere Naruto al mio adorato.
Allora n’ ero ignara, ma quella scelta avrebbe cambiato per
sempre la vita di mio figlio.
Indossai un pesante mantello per proteggermi dal freddo.Uscii
dall’ospedale e sistemai il piccolo in una cesta, avvolto da
una calda coperta.
Le ginocchia mi tremavano, mi mancava il respiro, sentivo fitte di
dolore ovunque, ma non potevo fermarmi, non potevo tornare in dietro.
Naruto era un miracolo! Era un simbolo di speranza! Era la vita, la
luce, nata in un mare di morte e distruzione.
Sentivo che quel pargoletto avrebbe potuto contribuire a rinvigorire
gli animi degli shinobi, che avrebbe potuto portare alla vittoria.
Non sapevo quanto avessi ragione.
Appena fuori dalla città, lo vidi, distante.
Era enorme. Un’enorme volpe a nove code infuocata. Era
terribile, orrenda.
Rimasi paralizzata a vedere quel gigantesco essere.
Anche in quel momento stavano combattendo.
Ogni attacco era inutile.
Uccideva decine di shinobi alla volta. Tremai al pensiero che lui
avrebbe potuto essere tra quelli. Avrei voluto evitare di piangere, ma
non riuscii a trattenermi.
Come speravano di poterlo sconfiggere? Sembrava immortale, imbattibile.
Un’altra sagoma rossa attirò la mia attenzione,
una sagoma conosciuta: era Gamabunta! Se lui era lì, voleva
dire che il mio amato era ancora in vita!
Rincuorata da quella convinzione, decisi di avvicinarmi.
Ormai avevo deciso e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea: gli avrei
portato suo figlio.
Procedetti con cautela, cercando di nascondermi al meglio tra i
cadaveri sparsi a terra.
Non ero mai stata agile. Caddi parecchie volte, ma riuscii sempre a
tenere al sicuro Naruto, che dormiva tranquillo.
Più mi avvicinavo e più sentivo la temperatura
alzarsi. Il calore provocato dal demone era davvero insopportabile. Non
riuscivo a pensare a coloro che, per combatterlo, erano costretti a
stargli vicino!
Quando fui abbastanza vicina alla battaglia, mi nascosi dietro un
ammasso di cadaveri carbonizzati.
Riuscii a distinguere l’Hokage: era in piedi sul dorso di
Gamabunta. Sembrava stanco, ferito, esausto. Per quanto avrebbe
resistito?
Lo conoscevo bene. Sapevo che non si sarebbe arreso, avrebbe continuato
a difendere la sua gente fino alla morte.
Ricominciai a piangere.
Me l’ero andata a cercare!
Mi ero innamorata di un eroe, un uomo pronto a sacrificarsi. Era ovvio
che, prima o poi, se ne sarebbe andato in battaglia, facendomi soffrire
tremendamente.
Ma perché proprio ora? Ci eravamo sposati da appena un anno,
lui era diventato finalmente Hokage ed eravamo appena diventati
genitori.
Perché ora?
Poi sentii un pianto.
Era Naruto. Si era svegliato, forse per la temperatura eccessiva.
Naturalmente fummo individuati da tutti i ninja nei paraggi -compreso
mio marito- e dalla volpe stessa.
La battaglia s’interruppe d’un tratto.
Tutti si voltarono nella mia direzione.
Anche quelle enormi fauci, quei tremendi occhi rossi.
Stringevo mio figlio al petto. Non riuscivo a muovermi.
Tremavo dalla paura.
Aveva l’aria affamata, divertita, incuriosita.
I suoi denti erano affilati e sporchi di sangue.
- Hey, tu, volpe! Sono io il tuo avversario !-
Era stato lui, il mio eroe, ad urlare.
La volpe allora guardò prima l’Hokage e poi,
tremendamente divertito, me.
La rabbia e la preoccupazione erano evidenti sul bellissimo viso di mio
marito. Il demone non era stupido! Aveva di certo capito!
Ero per metà coperta dai cadaveri. Lasciai Naruto nella
cesta senza fare troppi movimenti.
Il viso della volpe era ancora fisso su di me: non l’aveva
notato.
Mi guardai intorno, vedendo se c’era qualcuno che si sarebbe
potuto occupare del bambino. Poco distante da Gamabunta c’era
un ragazzo, che mi fissava. Non ricordavo il suo nome, ma sapevo che
era un allievo di mio marito: era magrolino, aveva i capelli grigi e,
con mia grande sorpresa, notai che aveva lo sharingan.
Lui aveva visto di certo. Gli lanciai un’occhiata, che lui
subito intese.
Era sveglio, il ragazzo!
Così mi alzai e cominciai a scappare verso la
città. Il mio scopo non era fuggire, ma portare quel mostro
lontano da mio figlio.
Non guardai indietro.
- NO! AMORE, NO!-
Sentii un dolore lancinante alle gambe. Me le aveva mozzate di netto.
La volpe mi sovrastava.
Stavo per morire.
Riuscii a guardare la cesta. Era vuota.
Naruto era stato preso da quel ragazzo. Lo stava portando dal padre.
Finalmente l’avrebbe visto!
Guardai il demone, sorridendo.
Avevo messo al sicuro mio figlio. Del resto non m’importava!
Era delusa. Forse si aspettava che gridassi, che implorassi
pietà.
Io continuai a sorridere, così mi abbandonò al
suolo, in un mare di sangue.
Avevo la vista annebbiata, ma cercai comunque di concentrarmi su
ciò che accadeva.
Naruto era in braccio al padre. Lui aveva la testa china sul tenero
fagotto. Si sarà certamente stupito della somiglianza!
Poi passò il bambino al Terzo Hokage, che nel frattempo era
salito su Gamabunta.
Sperai che l’avrebbero portato in salvo, ma non fu
così.
Vidi il Quarto cominciare a fare strani gesti con le mani. Poi non
capii bene cosa successe. Vidi delle braccia azzurre allungarsi dalla
pancia di mio figlio, che afferrarono la Volpe e che la cominciarono a
tirare con forza.
Naturalmente il demone cercò di resistere, di divincolarsi
dalla presa, ma tutti i suoi tentativi furono vani.
Poi vidi la volpe entrare nel mio povero bambino e mio marito cadere in
terra, senza vita.
Alla fine, non ero riuscita a proteggerlo.
Ero stata una madre disastrosa.
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Naruto, rimasto solo, soffriva,e io stavo male, sapendo quanto sofrisse.
Così cominciai ad andare da lui. Ora ci torno ogni notte. Ad
osservarlo, ad ascoltarlo.
Non posso fare altro. Ora sono un essere incorporeo. Sono fatta
d’ aria. Di null’altro.
Quante volte, vedendolo in lacrime, ho tentato di allungare la mia mano
per consolarlo, accarezzarlo, ma questa passava attraverso il suo
corpo. Io, in effetti, non esisto. Sono il niente. E non posso aiutarlo
come vorrei.
Questa è la dannazione eterna! Questa è la pena
più crudele che potessi ricevere: non poter rivestire Naruto
col mio amore.
Mi devo limitare a sperare e a pregare per lui.
Sono il suo angelo custode, una dolce e rassicurante presenza, che lo
avvolge di sicurezza e d’amore.
So che a volte riesce a percepirmi, quasi ad individuarmi. È
questo che mi dà la forza di rimanergli accanto. So che lo
stargli vicino non è vano.
Resterò per sempre con te, figlio mio. La mia presenza
è l’unico dono che posso farti, l’unica
maniera di essere realmente tua madre, l’unico modo che ho
per farmi perdonare.
Dormi bene, Naruto. Dormi bene, figlio mio.
FINE
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