But
there are some who are led
Merida non ha
mai dimenticato il giorno degli will-o’-the-wisp.
Anche quando
hanno smesso di festeggiare il suo compleanno vicino alla foresta
– sua madre diceva che era troppo
pericoloso, e suo padre era d’accordo con lei, anche
se ancora adesso talvolta i suoi occhi brillano come fiamme e Merida sa
perché in
fondo vorrebbe farlo ancora una volta -, quando sono nati i gemelli e
sua
madre all'improvviso non ha più avuto tempo di stare con lei
e insegnarle le
leggende della loro terra e ha cominciato a parlarle solo di regole da
seguire e
lezioni da imparare e cose
che una
principessa deve saper fare, quando i ricordi si sono
fatti pian piano così vaghi e lontani che ora quasi ha paura
siano solo frammenti
di un sogno perduto per sempre.
Non ricorda
quale sia stato il suo primo pensiero mentre tendeva l’arco e
lasciava scivolare la freccia tra le dita: forse non ha pensato a
nulla, perdendosi nella consistenza del legno leggero e levigato
stretto nel suo pugno e nello sforzo di tenere fermo il braccio mentre
tentava goffamente di prendere la mira, perché allora non
aveva la più pallida idea di cosa dovesse fare e di cosa
stesse realmente facendo. Non ricorda Mor’du, se non come
l’ombra terribile di un gigante venuto dal nulla e
dall’oscurità, nera come la notte e tanto alta e
tanto grande da oscurare il sole, intravista per pochi brevi momenti di
terrore mentre sua madre la prendeva tra le braccia e poi la posava
bruscamente in groppa a un cavallo e montava dietro di lei, mentre un padre! inutile e
disperato le si bloccava nella gola come un boccone duro e amaro e la
soffocava fino a farla scoppiare a piangere.
Merida ricorda
solo gli
will-o’-the-wisp. Ricorda di aver pensato che
erano reali,
e tanto belli da mozzarle il fiato: bruciavano davanti ai suoi occhi
increduli come fiamme fredde, galleggiando nell’aria immobile
e nella penombra fresca e opprimente della foresta, come capricciose
fiaccole blu e brillanti che si accendevano e si spegnevano quasi ad
indicarle il cammino.
Ricorda
– o forse, queste, le ha davvero solamente sognate
– le loro voci acute, sussurri appena udibili
nell’ombra eppure così accattivanti, quasi
rassicuranti, come quelli di un amico che sta per raccontarti il suo
più intimo segreto.
Vieni, le avevano
detto.
Quando glielo
aveva detto, suo padre ci aveva scherzato sopra, e lei aveva riso con
lui anche se sapeva di avere ragione perché la sua risata
era forte e spavalda e irresistibile. Sua madre, invece, le aveva detto
che, talvolta, se sei fortunato, se nella tua vita farai qualcosa di
grande, di straordinario – allora, gli will-o’-the-wisp ti
condurranno fino al tuo destino. Merida non aveva capito, quel giorno,
ma le era sembrata una cosa davvero bella, e si era chiesta quale
sarebbe stato il suo
destino.
Solo anni dopo
ha scoperto che sua madre non le ha detto tutta la verità,
ma solo la parte più bella, quella che le sarebbe piaciuta.
Succedeva spesso, a quei tempi, quando le sue storie la facevano ridere
e piangere e sognare e non c’erano mai antichi regni
distrutti, pieni di principi stupidi e arroganti e incapaci di pensare
prima di agire che a quanto pare dovrebbero esserle d’esempio
ogni singola volta che cerca di prendere una decisione da sola.
Gli will-o’-the-wisp non
sono creature completamente buone, non più di quanto lo
siano i coboldi o i brownie o le altre fate. Possono condurti alla tua
vera sorte, sì, ma anche farti perdere
l’orientamento e portarti lontano dal sentiero sicuro,
attraverso paludi e stagni, fin quando il sole cala e tutto
è buio intorno a te – e poi le luci si spengono,
si dissolvono nell’aria come se semplicemente non ci
fossero mai state, e all’improvviso sei sull’orlo
di un precipizio e l’unico destino possibile è
mettere un piede in fallo e cadere giù, sempre
più giù.
Merida stringe
i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne, il buio dietro le
palpebre e tutto attorno a lei, il rumore di una pioggia crudele che
non sembra dover smettere mai che le rimbomba nelle orecchie. Accanto a
lei ci sono il calore morbido del pelo, il peso stranamente confortante
di muscoli forti e scattanti, un lieve odore selvatico ma non
sgradevole – e, dietro tutto questo, c’è
il disappunto silenzioso di sua madre.
Non è colpa mia!,
vorrebbe poterlo ripetere per l’ennesima volta –
vorrebbe urlarlo finché sua madre non le crederà,
fino a quando non avrà più voce, o
finché non si sveglierà da quest’incubo
assurdo -, ma sa che sarebbe inutile. Però, anche se sua
madre non le crede, sa di avere ragione. È colpa
dell’incantesimo che non ha funzionato come avrebbe dovuto,
della strega pazza nel cottage che non dovrebbe essere vuoto ma lo
è anche se non è giusto, del
destino, degli will-o’-the-wisp.
Non è colpa sua. Davvero.
Solo il
silenzio e la pioggia rispondono ai suoi pensieri, nella notte fredda e
vuota. È sull’orlo del precipizio, e non
c’è nessuna luce.
Vorrebbe solo
tornare indietro, vorrebbe dimenticare il giorno degli will-o’-the-wisp. Vuole
solo riavere sua madre indietro, anche se a lei, di certo, non lo
dirà mai.
L’orsa
si muove appena al suo fianco, e le sfugge un grugnito basso e lieve,
come se stesse parlando nel sonno. È calda e solida e viva,
più vicina e reale di quanto lo sia stata per anni. Merida
si abbandona contro di lei, inspira il suo odore ed
all’improvviso è di nuovo se stessa, finalmente.
Ha ancora sua
madre. È una bestia, ma è qui e ha bisogno di
lei, e Merida la salverà.
E anche se non
ci sono luci, anche se forse il suo destino è cadere nel
baratro, lei lo cambierà – l’ha
già fatto una volta.
Alla fine,
quando i pensieri di Merida si fanno fiacchi e volatili e la stanchezza
prende possesso del suo corpo piano piano, arto per arto, dalla testa
ciondolante alle gambe intirizzite, per un attimo dietro le palpebre
abbassate è quasi certa di vedere un fioco bagliore blu.
Note finali:
Innanzitutto,
grazie mille a Rowena per avermi fatto da beta improvvisata dopo la
publicazione!
Questo
è ciò che succede quando si guarda Brave in lingua
originale, ci si fa un sacco di dubbi sulla leggenda dei fuochi fatui e
si cercano notizie sulle loro versioni britanniche e nordeuropee e poi
si guarda Brave
in lingua originale di nuovo. Altre due volte. L’ispirazione
per questa storia mi è venuta da questa pagina della wiki
inglese, che vi consiglio di leggere perché è
davvero interessante e riporta un sacco di tradizioni diverse:
http://en.wikipedia.org/wiki/Will-o%27-the-wisp
Il titolo
viene da una citazione all’inizio del film: “Some
say our destiny is tied to the land, as much a part of us as we are of
it. Others say fate is woven together like a cloth, so that one's
destiny intertwines with many others. It's the one thing we search for,
or fight to change. Some never find it. But there are some who are
led.”.
La fanfic
partecipa alla challenge The Four Elements Challenge, con la tabella
Fire e il prompt 10. Fuoco fatuo.
The Four
Elements: Fire
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1. Fiamma
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2.
Falò
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3. Cottura
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4. Scottatura
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5. Sole
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6. Calore
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7. Cenere
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8. Incendio
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9. Fuoco
greco
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10. Fuoco
fatuo
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11. A scelta
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12. Fuoco
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Completate
1/12
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