Qualche tempo dopo aver scoperto la verità, esamina ogni personalità
che abbia mai avuto ad eccezione della sua. Ne legge nomi, caratteri,
parametri, clienti – impara tutto a memoria. Si mette davanti allo
specchio e prova a mettere insieme una persona completa a partire da
quello che illustrano i fascicoli. Jennifer
è cresciuta qui, perciò deve aver avuto questo accento. Alex ha
studiato questo tipo di danza, quindi dev'essere questa la postura che
aveva. Le note sono dettagliate; non c'è molto che Claire debba
dedurre da sé.
Impara un paio di cose. Che la parlata meridionale e strascicata di
Crystal scivola sulla sua lingua più facilmente di quanto non facciano
le vocali melodiose di Gwendolyn. Che il modo in cui immagina
sorridesse Ellen fa tendere fastidiosamente le sue cicatrici. Che è
stata una dottoressa di nome Elizabeth prima di essere un dottoressa di
nome Claire. Che nove delle sue impronte condividevano lo stesso libro
preferito. Che i due terzi netti dei suoi ingaggi sono stati di natura
romantica.
Niente di questo significa nulla per lei. Tutto ciò che ottiene è una
sensazione di nausea e disgusto che si diffonde nel suo corpo man mano
che prosegue nella lettura.
Finisce il rapporto del suo trentaseiesimo ingaggio (Desiree, una
ragazza dei quartieri poveri che s'innamora del cliente dopo che lui
l'ha aiutata in un momento difficile) e all'improvviso si rende conto
che ha passato davvero tanto tempo alla Dollhouse, molto di più di
quanto non le dica la memoria. Quanto poco è mancato perché Whiskey
evitasse del tutto la furia di Alpha; il suo contratto era quasi
scaduto, a quel tempo.
Claire corruga le sopracciglia. Quanto
poco ci è mancato che lei non esistesse. Serra la presa sul
fascicolo, e lo getta malamente sul pavimento assieme agli altri.
Sa chi è. Lo sa.
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