Fobie

di Vahonica
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*Nda* - Ciao!
So che dovrei aggiornare le long. Lo so.
Ma invece sono qui a postare questa raccolta di OS che non sono collegate l'una all'altra
in nessun modo, se non per il fatto che ognuna tratta di una fobia diversa.
Sono quarantacinque capitoli, in tutto.
Le sto ancora scrivendo.
Sono arrivata al n°4. HAHA, abbiate pazienza.
Forse è meno peggio di quello che può sembrare, vi avverto.
Detto ciò, il pairing sarà diverso per ogni fobia. Ci saranno tutte le bromance, comunque.
Questa prima è Larry.
Ok, la smetto di rompere.
Leggete.
E ditemi cosa ne pensate c:
Baci.
Very










#001. Agateofobia - paura della pazzia - Harry (accenni Larry)

Sono pazzo.
L'ho sempre pensato, ma non credo sia vero.
Insomma, uno dei primi sintomi della pazzia, è rinnegare di essere pazzi.
Dire: "Non sono io che sono malato. Sono gli altri".
Ecco, io non sono ancora arrivato a questo punto.
Io ammetto di essere pazzo.
Forse è per questo che non mi hanno ancora rinchiuso in un qualche manicomio.
Ma io sono pazzo. La gente non l'ha ancora capito.
O forse sì, ma sta solo aspettando il momento giusto per chiamare l'ospedale psichiatrico.
A dire la verità, non ho mai ammesso ad alta voce di essere pazzo.
L'ho sempre e solo pensato.
E, fuori di casa, cerco sempre di comportarmi normalmente.
Ad esempio, evito di dire cose senza senso, di ridere senza un motivo preciso e cose del genere.
Ho paura di diventare pazzo sul serio. Perché in realtà, so di non esserlo. Sono una persona perfettamente normale. Forse un po' strana, ok, ma perfettamente normale.
Non dico cose senza senso.
Quello che esce dalla mia bocca ha sempre un senso. Per me.
Ok, forse faccio dei discorsi di cui non si capisce molto. Sono i pensieri che cerco di esprimere al meglio, ma non sempre ci riesco. Anzi, quasi mai, ammettiamolo.
Non rido mai senza un motivo.
Magari, agli occhi degli altri risulta così, ma non è vero. Rido se c'è qualcosa che mi fa ridere.
Tipo il cappellino dalla forma e colori improbabili della signora che cammina davanti a me. Oppure, quel ragazzo vestito da hot-dog che distribuisce volantini del posto per il quale lavora. O ancora, capita che rido per una barzelletta che mi è saltata in mente in un momento non proprio... ehm... adatto.
Una volta sono scoppiato a ridere durante il funerale di uno sconosciuto.
Cioè, per me era uno sconosciuto.
No, non sono uno che va a funerali di gente che non conosce perché non ha niente di meglio da fare.
Era un amico di mamma e papà. Mi ci hanno portato loro al funerale. E hanno fatto anche finta di non conoscermi, quando mi sono messo a ridere, un po' troppo forte, visto che tutta la chiesa si è girata per guardarmi male.
Il parroco mi ha lanciato un'occhiataccia. Poi mi ha ignorato.
Ho continuato a sghignazzare fino alla fine della funzione. Ho riso finché non siamo tornati a casa. Allora ho pianto.
Mamma è rimasta sconvolta. Papà ha fatto finto di niente. Ma si è preoccupato parecchio anche lui, si vedeva.
Non ricordo, però, perché mi ero messo a ridere. Doveva essere qualcosa di assurdamente divertente, oppure non avrebbe mai scatenato in me una reazione così potente.
Mah.
Non parlo neanche da solo.
Parlare da soli è sintomo di pazzia.
Infatti, io non parlo da solo. Io ragiono ad alta voce. E' diverso.
Se non ragiono ad alta voce, perdo il filo. Mi sconcentro e mi distraggo.
Ragionare ad alta voce mi aiuta a rimanere concentrato.
Forse può risultare strano. Da pazzi. Ma non è così.
Perché io, a conti fatti, sono sanissimo di mente. Giuro.
Ho paura della pazzia, io.
Quindi non sono pazzo.
Certo, mi ripeto di esserlo. Perché dirsi "sei pazzo" è sintomo che non lo si è.
L'ho letto in qualche rivista.
La pazzia ti porta fuori di testa - haha, sì, davvero - e ti allontana dagli altri. Ti trascina in un mondo tutto suo, dove ci siete solo tu e lei.
Tu e lei.
Tu, lei e il vuoto.
Fa paura.
"Harreh" - la voce di Louis mi riporta alla realtà, mi strappa brutalmente dai miei pensieri.
Louis è reale. Non è un mio amico immaginario o cosa.
Louis Tomlinson esiste. E' nato a Doncaster, il 24 dicembre 1991. Sua madre si chiama Johannah, suo padre biologico Troy Austin, il suo patrigno è Mark Tomlinson.
Louis ha gli occhi azzurro sporco, i capelli castani, lisci, morbidissimi, che delle volte prendono delle pieghe davvero impossibili e il viso da bambino birbante, pronto a combinarne una al giorno, come minimo.
Louis è mio. Esiste, è bellissimo ed è mio.
Lo guardo.
"Harreh, smettila di farti complessi inutili. Non sei pazzo, lo sai. Sei sano di mente quanto me" - dice, mi fa un'occhiolino prima di alzarsi dalla poltrona sulla quale se ne stava stravaccato di traverso, e mi si avvicina per stamparmi un bacio.
Poi sgambetta in cucina, con quel suo culo perfettamente tondo, le gambe da calciatore, la schiena ampia.
La mia fobia aumenta, anziché diminuire.
Sono agateofobico, Dio.
"Sei sano di mente quanto me" - canticchia Louis dalla cucina.
Questo, chissà perché, non mi rassicura.
Bene. Harry Styles, sei ufficialmente un pazzo.
Sano di mente quanto Louis Tomlinson.



*NdA* - Sono di nuovo qua.
Volevo solo precisare che non so se Harry Styles è veramente agateofobico xD
Non credo nemmeno che i ragazzi abbiano le fobie che ho affibiato loro.
Ma vabbé, questo è tutto lavoro di fantasia.
Non avevo nulla da fare e mi è venuta questa idea.
Perciò, niente, fatemi sapere.
Ciao, ciao




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