roba
Avvertenze
(?): La parte
iniziale in corsivo di questa fanfiction è in medias res, ovvero
inerente a una parte più avanzata della fanfiction. Dopo i
primi
tre punti, però, la storia comincia davvero da capo. Detto
questo, ci rivediamo in fondo!
Titolo: .:Frailty, thy name is woman:.
Capitolo: Nanobana Kinako. Si sentì felice di
averlo quasi investito.
Rating:
Giallo/arancio
Genere: Generale, introspettivo, romantico
Avvertimenti: AU, Gender bender, What if...?, OOC
Note: A fine
pagina!
- Caty ♥
________________________________________________________________________________
.:Frailty, thy name is woman:.
[
Nanobana Kinako. Si sentì felice di averlo quasi investito. ]
«
Toglila. » ordinò Kyousuke. Lei lo
guardò per qualche secondo, con un certo timore sul volto.
« M-ma Kyou--»
« Ti ho chiesto di... Togliere la fede. Te lo chiedo, per
favore.
Non posso... Fare sesso con una donna sposata, che per giunta tiene
l'anello donato da un marito che non sono io tra le dita. »
allora Nanobana non indugiò oltre. Si
liberò dolcemente della sua stretta sui polsi, facendo
scivolare
con tenerezza una mano prima sul suo volto, e poi sulla sua stessa
mano. L'anello dorato scivolò dal suo anulare, e cadde a
terra.
Il rumore che provocò quando toccò terra
fermò
entrambi dal respirare. L'uomo lo fissava, scuro in volto, quasi quel
piccolo oggetto potesse essere pericoloso.
Poi arrestò il suo frenetico movimento, e Kyousuke
alzò
di scatto gli occhi su Kinako. Sembrava un po' più triste,
adesso, dopotutto quella visione irruenta del ragazzo così
calmo
e rilassato che conosceva non era stata una bella sorpresa.
Per un attimo, Kyousuke si odiò. Stava andando tutto come
era
andato già con tantissimi altri suoi amici. Ormai gli erano
rimasti solo suo fratello e la sua fastidiosissima moglie. Lui invece
era sempre stato solo, circondato da conoscenti, non amici. Era sempre
stato "Kyousuke", per tutti, mai un soprannome poco più
intimo,
o più affettuoso. Lui era Kyousuke e basta. Kyousuke quello
calmo, Kyousuke quello impassibile a tutto ciò che non
riguardi
suo fratello, Kyousuke quello che non si faceva prendere dall'ansia o
da altre emozioni, cambiava improvvisamente. Non poteva essere una
persona normale, con i propri alti e bassi? Evidentemente no. Doveva
solo fare la statua di porcellana, bella da vedere, silenziosa, che non
disturba e che non è d'intralcio. Gli venne da piangere. Gli
venne da dire una frase come "pensavo fossi diversa", ma era troppo da
copione, e poi non poteva certo essere sicuro di averla spaventata per
così poco. Magari si era solo stupita. Magari...
« Kyousuke. »
« ...Cosa? »
« Perché
piangi?
»
•
• •
Era in ritardo. In ritardo tremendo ed era anche la prima lezione! Non
si spiegava come era potuto accadere. Era anche decisa a partire prima
per arrivare puntuale! E invece no. Ticchettò con insistenza
sul
volante dell'automobile dentro alla quale era seduta, per poi spostare
la mano sinistra sul proprio ventre. Pensò che se si fosse
stressata tanto tutti i giorni suo figlio magari ne avrebbe risentito.
Figlio, o figlia? Non avrebbe mai potuto immaginarlo, considerando che
erano solo passate due settimane dal giorno in cui aveva scoperto
essere incinta. Era stata una notizia quasi banale, ripensandoci.
Asurei era semplicemente rimasto sbigottito, e poi si era sciolto in
una specie di dolce pianto, prima di abbracciarla serenamente. Lei non
si era stupita più di tanto. Era stata felicissima,
naturalmente, dato che entrambi progettavano da qualche tempo di avere
un figlio, ma non c'era stato nessuno scandalo, urlo di stupore, o
altro. Un semplice "Oh" davanti al risultato, e poi tanti pensieri su
come dirlo ad Asurei.
Avrebbe
voluto un bambino. Un
bambino dai limpidi occhi verdi, sereno e gioioso. Poi
scattò il
verde, e Nanobana pensò che fosse davvero troppo presto per
pensarci. Sarebbero potute accadere tante cose, prima che passassero
nove mesi, e proprio non aveva torto. Premette un po'
sull'acceleratore, pregando che non fossero davvero già
passate
le quattro. L'orologio dell'automobile era sbagliato, dato che Asurei
non aveva mai avuto praticità con gli oggetti elettronici, e
non
avevano mai regolato l'orario.
« La via è questa! » disse con gioia,
mentre
osservava un gruppo di quattro o cinque donne aspettare chiacchierando
sotto un portico « E quello deve essere l'edificio!
»
affermò mentre faceva scorrere lo sguardo sulla fila di
macchine
parcheggiate sotto il sole tenue di gennaio, cercando un posto libero
per sostare la macchina. Poi, all'improvviso, un uomo
attraversò
la strada senza preavviso. Kinako inchiodò, e la sua borsa
appoggiata sul sedile accanto a quello del guidatore cadde in avanti.
Avrebbe voluto imprecargli contro, chiedendogli cosa gli sarebbe
costato fare altri pochi metri sull'altro marciapiede e attraversare la
via sulle strisce pedonali. Ma quello fu più veloce. Le
lanciò uno sguardo di rimprovero, quasi fosse stata lei a
sbagliare, e proseguì sui suoi passi senza scomporsi. Lo
seguì guardandolo dallo specchietto retrovisore. Doveva
avere
poco più di trentacinque anni, e pareva muoversi per
inerzia. I
capelli blu, lunghi ma tenuti legati da un elastico scuro, avevano un
aspetto piuttosto trasandato, anche se parevano avere una lieve piega.
Gli occhi erano di un arancione scuro, liquidi e penetranti. Le labbra,
fini e di un colore pallido, erano serrate in una smorfia costante di
impassibilità, anche se le aveva addocchiate solo per pochi
secondi.
Dallo specchietto retrovisore, però, vide anche che il
gruppo di
persone stava entrando nell'edificio, ed andò in panico.
Accelerò di nuovo, e parcheggiò velocemente -e
malamente-
nel primo spazio libero che trovò.
Intanto, l'uomo dai capelli scuri entrava nell'edificio.
La prima cosa di cui Kinako si accorse entrando nella sala dove si
sarebbero tenute le lezioni, fu il fatto che tutte le persone (ovvero
cinque donne e due uomini) presenti erano sicuramente più
vecchie di lei.
La seconda cosa di cui Kinako si accorse, fu della funesta presenza
dello stesso personaggio che una manciata di minuti prima le aveva
tagliato la strada, incolpandola anche di essere in torto; a quella
visione, l'immediato impulso che ebbe fu quello di lanciargli la borsa
che teneva in mano addosso.
La terza e ultima cosa di cui Kinako si accorse, fu l'orologio che
segnava orribilmente le sedici e sette. Ritardo. Orribile, dannatissimo
ritardo.
« Lei sarebbe Nanobana Kinako, dico giusto? » un
uomo
particolarmente sorridente parlò. Capelli rosso cremisi e
occhiali, intuì subito che quello sarebbe stato il loro
professore, e gli sorrise di rimando. Pareva gentile, quindi
perché non ricambiare?
« Certamente! Mi scusi per il ritardo, non trovavo parcheggio
e c'era traffico. »
« Non c'è problema, non abbiamo ancora cominciato.
»
lei annuì, e fece scorrere lo sguardo sui banchi. Sembra
essere di nuovo a scuola,
pensava Kinako mentre con dispiacere andava a sedersi vicino all'uomo
dai capelli blu. Non che fosse l'unico posto libero, ma le sembrava il
posto migliore. Gli anni passati al liceo le avevano insegnato i
migliori luoghi per seguire le lezioni, ma al contempo poter giocare
indisturbati con il cellulare, o disegnare, o parlare. Effettivamente
non era mai stata una studentessa modello, a differenza di Asurei. Lo
conosceva dalle medie, anche se a dire il vero lo conoscevano un po'
tutti. Si faceva sempre notare per la sua intelligenza e il suo scarso
interesse per tutto ciò che non riguardava gli studi. Eppure
si era
ritrovato a lavorare come banale impiegato, dopo essersi
specializzato in biomeccanica, e continuava ancora a studiare
un
po' frequentando corsi serali e un po' da autodidatta. L'aggettivo che
più amava associare a suo marito era sicuramente quello
di curioso,
seguito da instancabile.
Intanto il professore stava facendo un giro di nomi, annunciando che la
prima lezione sarebbe stata spesa in presentazioni varie e piccoli
giochi di accorgimento
psicologico.
Cosa fosse l'accorgimento psicologico, Kinako non ne aveva idea, ma
pensava fosse divertente e quindi non si preoccupava più di
tanto.
All'improvviso il suo "compagno di banco" si alzò in piedi e
parlò « Tsurugi Kyousuke, ventisette anni, ho un
fratello e
abito nel quartiere di Shinjuku. » poi lo vide ricadere
sbuffando
sulla sedia, e avrebbe potuto giurare di aver sentito anche un lieve
"che seccatura" provenire dalle sue labbra. Poi fu il suo turno di
presentarsi, e si alzò in piedi sorridente.
« Buongiorno a tutti! Il mio nome è Nanobana
Kinako, ho
ventisei anni e sono sposata da due, il mio colore preferito
è
il
giallo pastello e sono proprio contenta di conoscervi! » una
delle donne si mise a ridere e le sorrise mentre si risedeva. Si disse
che più tardi avrebbe provato a conoscerla meglio. Non
poteva
nascondere di essere stata attirata da quella risata così
allegra, ma in fondo piuttosto contenuta. Le dispiaceva, quasi, di
essersi distratta mentre gli altri si presentavano. Si era persa tutti
i loro nomi! Eppure Asurei le diceva sempre che doveva fare
più
attenzione. Forse anche prima, quando aveva rischiato di investire il
ragazzo affianco a lei, in fondo era colpa sua. Era sempre
così
distratta, viveva come su una bolla di sapone. Fragile, bastava un
tocco per farla scoppiare.
« ...Dunque questo è il primo esercizio che
andremo a
fare. Dopo vi spiegherò anche su quale base li facciamo, ma
non
è importante, in verità. » e Kinako si
era di nuovo
distratta. Esercizi? Ma certamente. Che diavolo di esercizi? Le
scocciava, anche, dover chiedere aiuto al suo compagno di banco
già il primo giorno, sarebbe sembrata piuttosto stupida. Ma
alla
fine non le importava molto di come poteva sembrare.
« Allora? » disse lui, voltandosi verso di lei
« Ti muovi? »
« Onestamente... Non ho capito molto bene cosa dobbiamo fare.
» mentre lo diceva, si portava una mano sulla nuca, un po'
imbarazzata. Kyousuke -era sicura che si chiamasse così-
sospirò, e poi parlò.
« È molto semplice, hai presente quando ci si
guarda negli
occhi e si fa gara a chi rimane serio? » naturalmente, lo
aveva
presente. Kinako aveva giocato mille e mille volte a quel gioco con
Asurei, ai tempi del liceo. In verità lei da giovane non era
esattamente il tipo di ragazza raccomandabile, ma piano piano,
innamorandosi di quel ragazzo così serio, erano cambiati
entrambi. Lui si era come rasserenato, si poneva con meno sfrontatezza
e serietà davanti a cose e persone, mentre lei era
progressivamente ritornata quasi una bambina. Con la testa fra le
nuvole, un po' sbadata. Erano ovvi sintomi di innamoramento, e tutti
speravano che prima o poi sarebbero passati. E invece no. Anche dopo
due anni di matrimonio e dodici di conoscenza, Kinako rimaneva una
allegra ragazzina, sempre positiva e un po' avventata.
Quando lei e Kyousuke si fissarono negli occhi, riuscì a
rimanere seria solo per pochi decimi di secondo. L'espressione del
ragazzo davanti a lei era così dura, così severa!
Non si
adattava per nulla a uno della sua età, sembrava quasi che
volesse essere già vecchio e che si impegnasse per
sembrarlo.
Gli occhi arancioni erano meravigliosi, ma forse un po' troppo tristi.
Le labbra, sottili e di un rosato più scuro della pelle
pallida
del volto, erano strette in una smorfia di noia e disappunto che Kinako
avrebbe voluto decisamente fotografare e mostrare a tutti gli amici di
quel ragazzo. Lo conosceva solo da qualche minuti, aveva rischiato di
ucciderlo, la loro prima comunicazione si era formata di sguardi
intimidatori e pieni d'ostilità, ma subito aveva cominciato
a
sembrarle simpatico. E poi, se frequentava quel corso evidentemente era
sposato, e se qualcuno lo aveva sposato voleva dire che qualcuno lo
amava. E se qualcuno lo amava, allora voleva dire che non era poi
così male come voleva far credere di essere. Gli pareva come
un gatto di strada.
« Hai finito di ridere? » la sua voce le
arrivò alle
orecchie: forse voleva anche sembrare odioso, ma non ci riusciva per
nulla! Infatti, Nanobana cominciò a ridere anche
più
forte, sebbene cercasse di trattenersi. Non riusciva a smettere di
pensare che
quel ragazzo fosse buffo. Volle anche scoprire qualcosa di
più
su di lui, magari alla fine delle due ore di corso avrebbero potuto
parlare un po'. Si portò una mano sulle labbra, e si
acquietò. Poi gli sorrise, un sorriso allegro, e
ricominciò a concentrarsi sull'esercizio.
Decisamente
complicato.
In tutta la stanza, si sentivano risate e risatine, o sbuffi,
perché effettivamente guardare in faccia perfetti
sconosciuti e
pretendere di rimanere seri davanti al loro volto non era poi
così facile. Sentì la risata familiare della
donna che
prima le aveva sorriso, seguito da un "Avanti, Akane!" da parte della
sua compagna di banco. E così si chiamava Akane. Le piaceva
come nome.
Poi tornò a concentrarsi sul volto del compagno. Era
piacevole
alla vista, si permise di osservare Kinako, lasciando che gli occhi
scorressero dalla fronte non troppo spaziosa e decisamente corrugata
agli occhi lucidi e stanchi. Forse non dormiva bene di notte? Il naso
era leggermente adunco, le labbra sottili, i capelli scuri
all'apparenza crespi e ribelli. Il suo volto era una smorfia continua.
D'improvviso
si sentì felice di averlo quasi investito, di frequentare il
suo stesso
corso, di essersi seduta vicino a lui. Sarebbe potuto diventare un
ottimo amico, e magari lo avrebbe anche visto sorridere.
«
Va
bene, per questo esercizio basta così. » disse il
professore dai
capelli rossi, i cui occhi nascosti dagli occhiali erano ben ridenti
«
Vedete, la prima volta in cui si tenta di fare questo facile esercizio,
rimanere seri è davvero difficile. Naturalmente,
c'è un motivo a tutto
questo. Sedetevi pure, ora vi parlerò del corso che
frequenterete. »
E
Kinako si perse si nuovo. Si perse ad osservare i muri bianchi e
azzurri dell'aula, la lavagna nera appesa sul muro sul fondo.
Probabilmente quella era una scuola, pensò, magari prima o
poi avrebbe
anche incontrato qualche bambino. Bambino, come quello che teneva in
grembo. Forse non lo aveva riservato di abbastanza attenzioni, quel
piccolo bambino. Si portò una mano sulla pancia piatta,
sorridendo,
cosa che fece voltare Kyousuke verso di lei. Il ragazzo la fissava con
sguardo imperscrutabile, e anche se non aveva gli occhi puntati nei
suoi, li sentiva. Quel giorno, Nanobana imparò che lo
sguardo di
Tsurugi metteva in soggezione. Impossibile non accorgersi di avere i
suoi occhi addosso.
La
sensazione di essere fissata cessò, e
Kinako si sentì libera di alzare ancora gli occhi per
puntarli sul
professore, che parlava, parlava, parlava.
•
• •
«
Oh! Sei tornato, Kyousuke? »
«
No, sono un ladro venuto per uccidere te e la tua famiglia e rubare
tutto ciò che tieni in casa per scappare in America e vivere
la bella
vita tra alcool e droga. Sì, sono io. »
Kyousuke
udì la risata lieve di una donna provenire da una delle
stanze
da letto « Ti sei divertito? Che avete fatto? »
«
Abbiamo fatto cose, detto frasi e visto persone. » rispose
sgarbatamente il ragazzo, togliendosi la giacca e lanciandola sul
divano « Non ho voglia di parlare. Oggi è solo
un'introduzione, dalla
prossima volta prendo appunti e te li leggi quanto vuoi. »
«
Sei
gentile, Kyousuke... » e non rispose. Quella donna lo
irritava. Aveva
una voce così flebile, a causa della sua stupida malattia.
Passò
davanti alla stanza con il letto matrimoniale che lei e Yuuichi
condividevano, trovandola come sempre distesa a pancia in su e con gli
occhi chiusi. I capelli arancioni ricadevano qua e là, dando
un po' di
colore a quella pelle così chiara e pallida. Gli occhi erano
due
zaffiri, ma in quel momento non li potè ovviamente vedere.
Il pancione
da sesto mese di gravidanza era evidente sotto le coperte. Un brivido
passò lungo la schiena del più giovane, mentre
distoglieva lo sguardo
dalla donna e avanzava verso la propria camera. Entrò
sbattendo la
porta, in un egoista tentativo di svegliare Ame dal suo lieve sonno, e
si abbandonò stancamente sul letto affondando la testa nel
cuscino.
Inspirò, espirò. Quando si trovava a casa da solo
con quella donna,
mantenere la calma gli risultava piuttosto difficile. Sarebbe solo
voluto entrare nella sua camera, sputarle addosso tutto il suo odio e
farle del male a parole.
Non
poteva. Non poteva per la semplice presenza di--
«
Sono a casa! » gridò la voce arzilla di suo
fratello, che si sarebbe
udita anche nella casa affianco alla loro « Ame? Stavi
dormendo?
Kyousuke è--» poi si fermò,
perché evidentemente aveva notato la giacca
buttata malamente sul divano. Lo sentì ridacchiare, e poi
camminare.
Yuuichi
entrò nella stanza dove la moglie dormiva. O meglio, dove si
era
svegliata per la seconda volta nel giro di una decina di minuti.
«
Come ti senti, amore? »
«
Oggi molto bene! Ho fatto il giro dell'isolato camminando, ed
è stato
proprio bello. Avevo bisogno di una boccata d'aria vera. »
«
Eri con Aoi, vero? Non devi affaticarti troppo. »
«
Certo, è rimasta con me tutta la giornata. È
andata via appena un'ora e
mezza fa, e sono rimasta un po' a dormire. Spero di riuscirci anche
stanotte. » e poi rise. Kyousuke odiava quella risata. Era
così
leggera, superficiale, sollevata, serena, gioiosa. Lui non aveva una
risata così bella. Infatti Yuuichi salutava per prima Ame, e
poi lui.
Lei era così bella, irraggiungibile, mentre Kyousuke
così terreno e
cupo. Forse non avrebbe dovuto stupirsi più di tanto. In
realtà, non la
invidiava nemmeno. La odiava e basta. Non invidiava tutte le attenzioni
che suo marito le riservava, perché a volte suo fratello
sapeva essere
davvero troppo schifosamente romantico e a detta sua, insopportabile,
ma la sensazione che lei gli avesse portato via tutto era sempre
presente. E ciò che era peggio, Ame aveva sempre un sorriso
da
riservagli. Mai uno sguardo severo, uno di sfida, d'odio, di rabbia.
Sempre un triste sorriso sulle labbra. Forse Ame provava anche una
sorta di pietà nei suoi confronti, lui non era di certo
bello come lei,
non era carismatico come lei, non era simpatico, allegro, solare,
piacevole, non era amato e non amava. Mi impietosisci, sembravano dire
quei suoi occhi azzurri nel quale Yuuichi spesso affogava.
Mentre
lui pensava e bruciava di rancore, Yuuichi gli si era avvicinato.
Sentì
la pressione provocata dal suo corpo che si sedeva sul letto, vicino a
lui.
«
Allora? »
Sgrunt,
rispose. Un grugnito infastidito, che fece ridere Yuuichi e lo spinse
anche ad appoggiare una mano tra i suoi capelli.
«
Com'è andata? »
«
Bene. » le carezze del fratello erano quasi un modo per
costringerlo a
parlare. La pelle di Yuuichi era morbida e piacevole al tatto. Yuuichi
stesso era morbido, e anche piacevole. L'opposto del fratello, sempre
pronto a graffiare, soffiare e ferire, proprio come un gatto di strada.
«
Hai conosciuto qualcuno di nuovo? » gli chiese ancora,
continuando ad
accarezzargli i capelli « Persone simpatiche, quelle del
corso? » il
più grande non aveva in realtà molte speranze.
Kyousuke era sempre
stato una persona chiusa, e anche permalosa. Riuscire a farsi degli
amici, per lui, era come scalare una montagna.
«
Sì. » ma la risposta lo spiazzò.
Aguzzò le orecchie, e sorrise.
«
Davvero? »
«
È una ragazza che ride tanto e ha i capelli lunghi. Che ha
ventisei
anni ed è sposata. Le piace il giallo pastello e ha la testa
fra le
nuvole. » ci fu una pausa, durante la quale Kyousuke premette
più forte
il volto contro il cuscino, come in un attimo di frustrazione
« E se mi
guarda in faccia, ride! » mugolò, esasperato.
Yuuichi non riuscì a
trattenersi dal ridere sonoramente.
«
Che
cazzo ridi.
» replicò solo l'altro, mettendosi seduto e
lanciando il cuscino al fratello con una certa vergogna.
«
Va bene, va bene, me ne vado! Sappi che la tua missione da "faccia di
bronzo per sempre" è fallita, comunque! » altra
cuscinata « Vado a fare
la cena! » e Kyousuke lanciò il cuscino, ma
sbattè solo contro la porta.
Happy
Ossy's Corner (dafuq)
Buonasera a
tutti! Come va? *comodino a duemila all'ora
Cercate di
capire, vi
prego, sono solo un'innocente ragazzina bimbettina che comincia
fanfiction a raffica e poi non ne manda avanti nemmeno una-- *due
comodini a tremila all'ora con tanto di mutande dentro per essere
più pesanti e dolorosi
D:
Lo ammetto,
sì,
sono un po' inconcludente. L'unica long che ho davvero completato,
probabilmente è No Title. Roba da dimenticare,
sì.
Però almeno l'ho finita :'DD Speriamo di mandare avanti
questa.
Credo che Miriam mi prenderà a calci in culo per farla
andare
avanti, quindi forse una speranza C'È! *e il mondo
finì
prima di arrivare al quarto capitolo*
Cosa dire?
Tante cose. Solo che non me ne viene in mente nemmeno una!
Ringrazio
prima di tutto
Miriam e Flock. Mi hanno dato spunti meravigliosi--Miriam per finire
questa fanfiction, e Flock per averli sbloccata mentre scrivevo. Vi
adoro tanto, davvero ♥
Poi. Per
ordine (?)
Ame
è Taiyou
Amemiya genderbendato, ma credo si sia capito! No? No, eh. Yuuichi e
Taiyou sono sposati. Kinako anche. Kyousuke no. Kyousuke è
un
forever alone.
E più avanti, scoprirete, anche un po' ubriacone.
Vi chiedete
cosa stia succedendo nelle righe in corsivo all'inizio? Credo possiate
anche immaginarlo--*fischia*
Io avevo
tante cose da
dire, e invece niente. Amo tanto Asurei. Amo tanto la AsuKina. Amo
tanto la Taiichi. Amo tutto un po' tanto. (maccos)
Il titolo,
poi. Il titolo
è preso dall'Amleto (SONO UNA DONNA DI CULTURA OHOHOHOH--in
realtà no), è vuol dire "fragilità, il
tuo nome
è donna". Amleto la pronuncia nei confronti della madre, che
si
risposa con suo zio a poco tempo dalla morte del padre. Spero
conosciate l'Amleto, dai (?), e comunque il titolo si riferisce a
Kinako, un po' la protagonista di
questo bordello di
questo casino
di questa fanfiction. Scoprirete, se mai andrò avanti, che a
dispetto di come si presenta qui, (ovvero svampita asd) è
una
persona dall'animo molto complesso. Non riuscirà a decidere,
e
quando sembrerà sicura di una cosa, subito
troverà un
punto a favore dell'altra al suo opposto. Un po', se vogliamo, anche ad
Ame, che è malata e che per questo non può
partecipare a
questo famigerato corso per neo-genitori.
Un'altra
cosa mi viene in
mente--so che forse il motivo per cui Kyousuke frequenta quel corso
potrebbe essere non chiaro, ma se tutto va bene dovrei spiegare tutto
quanto nel prossimo capitolo! Il cui titolo sarà, appunto
"Tsurugi Kyousuke." e poi una frase del capitolo. Penso che
utilizzerò questo metodo per nominare i capitoli. Mi ricorda
1Q84, che è pure abbastanza famoso vv
Bene.
Non so
più che dire.
Mi sento
così sclerotica a non ricordare cosa volevo dire! D:
Grazie a chi
ha letto, e
chi forse, ma forse, ma forse forse forse recensirà. Spero
di
vedere un barlume di speranza tra le visite, insomma (?)
Ora vado.
Non so dove. Da qualche parte andrò. *si perse nella notte
buia e nessuno la vide più
-
Caty
♥
Ps:
Dimenticavo, vi
lascio con le età dei personaggi! Così avrete un
quadro
più chiaro, forse, sulla situazione : Kyousuke (27), Kinako
(26), Yuuichi (30), Taiyou (29), Asurei (26).
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