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Disclaimer: non posseggo Detective Conan, né sono io ad averlo
creato. È tutto di Gosho Aoyama, io ho solo preso in prestito i suoi personaggi
per divertimi un po’ (e per far divertire voi, almeno spero ^^”).
Questa storia la
dedico ad Akemichan,
una valida scrittrice
e una buona
amica.
Il Segreto di Ran
Di
Melanyholland
1.
Bad Day
Conan Edogawa sbadigliò
sonoramente, socchiudendo gli occhi e lanciando l’ennesima occhiata all’orologio
da polso. Era seduto su una sedia di plastica azzurro acceso, attorniato da
numerosi altri bambini, mentre una ragazza sui vent’anni, che si era presentata
come Minako Matsu, leggeva loro una storia a voce alta.
E non una storia qualunque, una
fiaba: “La Bella Addormentata nel Bosco”. Alla notizia, Conan aveva avuto
la forte tentazione di scattare in piedi, urlare a squarciagola: “Sono Shinichi
Kudo!”, far saltare la sua copertura e tornarsene in santa pace a casa, dove
nessuno avrebbe più potuto costringerlo a passare noiosissimi pomeriggi, una
volta a settimana, in biblioteca a farsi leggere stupide fiabe per la campagna
Avviciniamo i bambini alla Lettura. E se gli Uomini in Nero l’avessero
saputo e fossero andati a cercarlo… beh, in questi ultimi tempi aveva imparato
che c’erano cose decisamente peggiori del rischiare la vita.
Rischiare la sanità mentale,
per esempio…
Ridacchiò, poi sospirò e si
guardò attorno, individuando subito l’unica persona che poteva essere solidale
con lui in quella situazione; non c’erano molte teste bionde nella sua classe,
dopotutto.
Ai Haibara era seduta su una
sedia arancione; la posa perfettamente eretta, le braccia incrociate e gli occhi
fissi, imperscrutabili, sul viso della narratrice davano l’idea che non si
stesse perdendo una parola della storia. Ma Conan ne sapeva di più:
probabilmente la sua mente scientifica e adulta stava riflettendo su ben
altre questioni, dietro quella facciata attenta.
Magari su come preparare un
antidoto efficace e duraturo all’APTX…chissà, se doversi comportare come una
bambina delle elementari esaspera lei tanto quanto esaspera me, potrebbe essere
un buon incentivo a trovare al più presto un nuovo antidoto.
Quella era la voce della
speranza; la parte della sua mente più razionale gli ricordò che Haibara non
sembrava poi così scocciata al pensiero di dover rivivere la sua infanzia. Non
che si fosse confidata mai con lui in proposito –se c’era una cosa in cui lei
non eccelleva, erano le conversazioni a cuore aperto- ma Conan lo sapeva.
L’aveva intuito, o meglio, dedotto dai suoi atteggiamenti e dal suo
passato. Sapeva che Shiho Miyano non aveva mai potuto vivere come una bambina
normale, schiavizzata fin da piccola dall’Organizzazione, costretta a studiare
sodo per seguire le orme dei suoi genitori e continuare gli esperimenti e la
messa a punto dell’APTX. Le esperienze che viveva lì, per quanto infantili
fossero, erano una novità per lei. Inoltre, sembrava essersi davvero affezionata
ai Detective Boys, per quanto non l’avrebbe mai ammesso. Il dottor Agasa gli
aveva riferito di aver trovato nella sua stanza, nascosta in un cassetto sotto
una pila di magliette, una foto di tutto il gruppo al completo, lui compreso.
Inoltre, Ai non ci teneva a
trovare un antidoto per un altro motivo: aveva paura. Paura che l’Organizzazione
li trovasse e li uccidesse. Per lei, era molto più sicuro restare Ai Haibara e
Conan Edogawa che tornare Shiho Miyano e Shinichi Kudo. Più volte Conan si era
chiesto se stesse realmente cercando un antidoto, o se stesse
semplicemente temporeggiando. Avrebbe potuto scoprirlo facilmente con una
piccola indagine, ma non aveva mai pensato seriamente di farlo: doveva fidarsi
di Ai Haibara. Non l’avrebbe controllata come di sicuro facevano gli Uomini in
Nero, per accertarsi che lavorasse per lui. Non l’avrebbe usata, no, o non
sarebbe stato diverso da coloro che cercava di arrestare.
Fiducia. Qualcosa che a lei non
avevano mai dato, e che Shinichi era deciso a concederle. Dopotutto, le doveva
molto di più di quello. Le doveva qualcosa che mai sarebbe riuscito a
ripagarle interamente.
Immerso in questi pensieri, non
si rese conto che la storia era arrivata al punto culmine: il bacio del principe
alla principessa; né si accorse che gli occhi di un’altra bambina si erano
posati su di lui.
Ayumi Yoshida guardò Conan, il
viso serio, gli occhi azzurri intensi dietro gli occhiali, e per l’ennesima
volta ricordò a se stessa quanto era carino, e quanto le piacesse. Le sue
guance si colorarono di un rosa acceso mentre immaginava di essere lei la
principessa della fiaba. Conan sarebbe stato disposto a darle un bacio per
risvegliarla? Immaginò la scena e subito il rossore si fece più intenso. Le
scappò un risolino, mentre si copriva con le mani il volto in fiamme. Non molto
lontano da lei, Mitsuhiko Tsuburaya guardò Ai-kun, immaginando come sarebbe
stato bello passare una giornata intera con lei, solo con lei, come era
successo nel bosco qualche tempo prima. Lui l’aveva medicata e lei gli aveva
detto che era stato proprio bravo, e non le era importato che fosse stato Conan
a insegnarglielo. Era stata davvero carina. Mitsuhiko aveva sempre pensato che
lo fosse, e qualche giorno prima si era arrabbiato con Eisuke-kun e Hiro-kun
che avevano detto che lei era strana e antipatica.
Poi, Ayumi e Mitsuhiko
assistettero alla stessa scena: videro Ai che si voltava verso Conan, che la
fissava già da un po’, e inarcava un sopracciglio con un’aria strana (se
avessero avuto più di sette anni l’avrebbero giudicata provocante), poi
Conan che sussultava, arrossendo di colpo, e si voltava imbronciato, mentre Ai
ridacchiava.
Entrambi i bambini sospirarono.
*
“Allora, vi è piaciuta la storia
di oggi?”.
I Detective Boys camminavano per
le strade di Tokyo, ognuno con un gelato in mano; Ran era andata a prenderli
alla biblioteca perché il dottor Agasa era impegnato altrove e aveva offerto
loro un cono. L’estate era alle porte e faceva già molto caldo; Conan non poté
che apprezzare la cosa, visto che Ran aveva indossato una maglietta sbracciata,
attillata,che metteva in risalto il seno e un paio di calzoncini che lasciavano
scoperte le sue belle gambe. Era davvero bellissima.
“Sì”, disse Ayumi, leccando il
suo gelato alla fragola.
“Mica tanto”, si lamentò Genta,
che aveva divorato il suo cono in un tempo record ed era di nuovo a mani vuote.
“Era meglio qualcosa di più eccitante, qualcosa sui samurai, per esempio. O sui
cowboy. Vero, Mitsuhiko?”.
“Eh? Oh, sì…” Disse lui,
tornando a fissare il suolo.
Dopo qualche attimo di silenzio,
Ayumi disse:
“Posso chiederti una cosa,
Ran-neechan?”.
La ragazza assentì, mandandosi
per l’ennesima volta i lunghi capelli dietro la spalla. C’era un po’ di
venticello e le ciocche scure continuavano ad andarle davanti agli occhi o in
bocca, cosa molto fastidiosa. Conan l’aveva sentita discutere con Sonoko sulla
possibilità di tagliarli corti per quell’estate: le piacevano lunghi, ma per lei
era seccante doverli tenere sempre in ordine, in più d’estate le si
appiccicavano al collo facendole caldo. Conan ovviamente aveva tenuto la sua
opinione per sé, ma era convinto che fosse molto più carina così, e sperò che
non si decidesse a tagliarli. Sonoko invece, che era ansiosa di raccontare a Ran
la sua ultima telefonata col suo ragazzo –e Shinichi si chiedeva ancora oggi
come potesse quel Kyogoku-qualcosa sopportare Suzuki- le aveva detto:
“E allora perché non li tagli?”.
Ran era arrossita e non aveva
detto nulla. Le ragazze erano strane, a volte, ricordò di aver pensato.
“Beh, ecco…mi chiedevo se tu…se
tu avessi già dato il tuo primo bacio, ecco.”
La domanda di Ayumi lasciò di
sasso più di una persona: Ran arrossì di colpo e a Conan andò di traverso il
pezzo di cialda che aveva appena inghiottito, costringendolo a una serie
interminabile di colpi di tosse. Ai, da parte sua, sembrò interessata alla
conversazione per la prima volta da quando avevano lasciato la biblioteca, e lo
dimostrò spostando gli occhi dalle vetrine al viso di Ran.
“M-ma come ti viene in mente una
domanda del genere, Ayumi-kun?!?” Chiese Ran con voce più acuta del solito, le
guance rosse acceso. Anche la bambina sembrava un po’ a disagio.
“Così…” Si strinse nelle piccole
spalle, poi la fissò di nuovo con i suoi occhioni chiari.
“B-Beh”, Ran temporeggiò,
cominciando a mangiare in fretta il suo gelato alla vaniglia e amarena. Conan
poté capire il suo imbarazzo: lei, come lui, non aveva mai baciato nessuno,
nonostante avessero diciassette anni compiuti. Sua madre gli aveva fatto una
testa grossa come un pallone aerostatico per quella faccenda, quando era ancora
nei suoi panni di adolescente. Ogni volta che telefonava da Los Angeles non
mancava di ripetergli: “E Ran? Vi siete già baciati??”, con un tono malizioso
che da solo sarebbe bastato a imbarazzarlo, e quando intuiva che la risposta era
no (‘intuiva’ perché non c’era molto di intelligibile nei suoi farfugliamenti in
proposito) mandava giù un grosso sbuffo teatrale e con un tono esagerato da
attrice melodrammatica esclamava: “Uff! Povera me!! Ma come ho fatto a tirare su
un figlio così TONTO?”. In sottofondo, le risate divertite di Yusaku.
Almeno Ran non ha mai dovuto
subire simili discorsi e prese in giro da parte dei suoi, rifletté Shinichi,
socchiudendo gli occhi. Immaginava che Kogoro fosse soddisfatto della situazione
così com’era, e in quanto a Eri Kisaki, lei probabilmente voleva che sua figlia
trovasse un bravo ragazzo, ma certo non desiderava che si mettesse con un
detective. Inoltre, Shinichi aveva ottime ragioni per credere di essere
entrato nelle sue antipatie da molto tempo, esattamente dal giorno in cui, a
dieci anni, le aveva detto che la carne del suo stufato era mezza cruda e che il
sugo sapeva di rancido.
Conan ridacchiò, ma tutta la sua
ilarità svanì non appena udì le parole di Ran:
“...sì.”
“COOSA?!” Sbottò Shinichi Kudo
attraverso la bocca e la voce di Conan Edogawa, prima di potersi controllare.
“Non è vero!!!”.
Tutti lo fissarono allibiti. Ai
Haibara invece si voltò verso una vetrina per nascondere un improvviso
sorrisetto.
“S-sì che lo è, Conan-kun”, lo
contraddisse Ran, ancora le guance color porpora.
“E chi avresti baciato?
Sentiamo…” Non si sforzò di recitare la sua parte, e la voce gli uscì piuttosto
arrogante, una voce molto poco-Conan. Gli altri erano ancora più
esterrefatti, ma lui non ci badò: Ran stava mentendo, era evidente!! Non
poteva aver baciato qualcuno! Era una bugia, detta perché si vergognava di
dire loro che alla sua età ancora non era successo!
Stai mentendo a te stesso e
lo sai, Shin. Può averlo fatto eccome. Magari durante la vacanza che lei e
Sonoko hanno fatto insieme quando avevate sedici anni, ricordi? O quella volta
che Eri l’ha portata con sé ad Hokkaido, o ancora quando, durante le vacanze di
primavera, tu sei andato da solo a Los Angeles e lei è rimasta a Tokyo, o in
mille altre occasioni.
Non puoi esserne certo.
Lo sai.
“Sì invece”, mentì alla voce
paterna nella sua testa, in un sussurro.
Ran arrossì ancora di più e per
la prima volta parve irritata. “Conan! Che razza di tono è quello!?” lo
rimproverò, severa. “Si può sapere che ti è preso?”.
Lui s’incupì, incrociando le
braccia. “Volevo solo sapere”, disse, sforzandosi di avere una voce più morbida
e tranquilla, nonostante il fuoco interiore che divampava. “A chi avresti dato
il tuo primo bacio, Ran-neechan…”.
Lei guardò altrove, mandandosi
indietro la chioma scura.
“Questo è un segreto.” Stabilì,
in un tono che non ammetteva repliche, le guance ancora soffuse di un tenero
rossore. “Ora andiamo, si sta facendo tardi!”.
“P-però”, tentò Conan, ma ogni
insistenza fu inutile. Sbuffò, frustrato, mentre Ai, dietro di lui, sorrise.
*
“Coosa!? E tu mi hai chiamato
per questa sciocchezza?!?”
“Ah, chiudi il becco,” sbottò
Conan burbero, arrossendo.
“Credevo mi avessi contattato
per un caso… per qualcosa di serio…” Si lamentò il suo presunto migliore
amico dall’altra parte del filo.
“Senti, me lo fai questo favore
o no?” Tagliò corto lui, sempre più imbarazzato.
“Vuoi che chieda a Kazuha di
chiedere a Mouri-kun a chi ha dato il suo primo bacio, così lei lo dice a me e
io lo dico a te? Ma cos’è? Siamo entrati in uno Shoujo Manga?”.
Heiji Hattori ridacchiò a sue
spese, e Shinichi Kudo sospirò internamente. Lo sapeva, sapeva che era un
errore chiamare lui. Che gli era saltato in mente?? Era proprio vero che perdere
la freddezza intellettuale portava a errori madornali. Sherlock Holmes aveva
sempre ragione.
“Senti Kudo, ora devo proprio
andare. Richiamami quando avrai sistemato questa faccenda con la tua ragazza,
okay? Ti saluto!”
“M-ma, aspetta…”
Clic.
Conan guardò truce il
ricevitore, poi lo sbatté sulle forcelle del telefono. “Maledetto Hattori!”,
imprecò, incrociando le braccia, scocciato. Poteva ancora sentire le sue risate
da presa in giro, dannato. Avrebbe dovuto evitare quella telefonata-kamikaze… ma
cosa poteva fare? Aveva provato a chiamare Ran usando la voce di Sonoko per
chiederglielo, ma perfino a lei la sua amica d’infanzia aveva risposto che era
un segreto. Sperava che almeno con Toyama, con cui aveva un sacco di punti in
comune, si sarebbe confidata, e aveva voluto evitare di usare di nuovo il
simulatore di voce: già sarebbe stato abbastanza strano che due sue amiche la
chiamassero a breve distanza di tempo l’una dall’altra per parlare della stessa
cosa… immaginava che pasticcio sarebbe successo se, chiacchierando in seguito
con entrambe, Ran avesse scoperto che nessuna delle due ricordava quella
telefonata.
“Non te la prendere, Shinichi,”
Cercò di consolarlo il dottor Agasa. Aveva telefonato da casa sua, per evitare
che Ran potesse ascoltare la sua chiamata.
“Umf!” Fu la matura risposta
dell’interpellato, che si sedette sul divano con l’aria di uno che aveva avuto
la peggiore giornata della sua vita. Solo che, avendo l’aspetto esteriore di un
bambino, l’effetto d’insieme era piuttosto comico. Chiunque l’avesse visto si
sarebbe chiesto cosa accidenti poteva succedere a un ragazzino di quell’età per
fargli avere quell’espressione così… bieca.
Hiroshi Agasa sospirò,
tornandosene nel laboratorio. Conosceva Shinichi da abbastanza tempo da capire
che in quel momento era meglio non cercare di parlargli.
Gli sarebbe passata, prima o
poi.
Almeno sperava.
*
Ran Mouri era seduta alla
scrivania della sua camera, il libro d’inglese aperto di fronte a lei e un
evidenziatore giallo fra le dita. Tuttavia, la sua attenzione era altrove,
nonostante di lì a pochi giorni fosse stato fissato un compito in classe. La
domanda che le aveva fatto la piccola Ayumi le aveva fatto tornare in mente
quella giornata di tanto tempo fa -cavoli, sembravano passati secoli-, un
giorno che era iniziato malissimo e che, a sua insaputa, sarebbe diventato per
lei indimenticabile.
Arrossì ripensandoci, e tornò a
guardare il libro per distrarsi. La mano si era bloccata con la punta
dell’evidenziatore posata sulla pagina e ora sulla carta c’era una grossa
macchia di giallo fosforescente. Sbuffò, passandoci sopra il polpastrello per
asciugarla e sporcandosi un po’, e sorrise, ricordando per associazione di idee
il giorno in cui Conan era tornato a casa da scuola imbrattato di pennarello sul
mento. Evidentemente i suoi amichetti avevano pensato di non avvertirlo per
farsi due risate a sua insaputa, e così se ne era andato in giro per Tokyo con
quel baffo blu sotto la bocca.
Conan. Più volte aveva pensato
che fosse un bambino davvero strano, e quel giorno ne aveva avuta l’ennesima
conferma: si era decisamente accalorato troppo per la faccenda del bacio. E come
le aveva parlato! Strafottente, aggressivo… non era sembrato affatto il piccolo,
dolce Conan-kun a cui era abituata. Insomma, sembrava quasi che Conan le avesse
fatto una scenata di gelosia bella e buona! Ma non poteva essere, no? Era solo
un bambino!
Certo non è poi così assurdo…
potrebbe essersi preso una cotta per me…ai bambini a volte succede con le
persone più grandi…
Non era sicura di cosa doveva
provare al pensiero. Indubbiamente l’idea le faceva piacere, ma come
comportarsi? Conan avrebbe potuto restarci male, e magari anche mettersi a
piangere, se lei gli avesse detto chiaro e tondo che non poteva in nessun caso
ricambiare la sua cotta.
Piangere… ora che ci penso,
da quando è qui Conan non ha mai pianto… nemmeno una volta.
Un’altra delle sue stranezze.
Nonostante li vedesse solo ogni tanto, Ran poteva ricordare per ognuno dei
Detective Boys almeno un’occasione in cui fossero stati in lacrime. Beh, quasi
tutti… c’era quella bambina, Ai Haibara, che faceva eccezione come Conan. Loro
non avevano mai pianto, non di fronte a lei, almeno.
Scrollò le spalle. Avrebbe
dovuto essere contenta del fatto che il suo ‘fratellino’ fosse sempre allegro; e
poi, sarebbe stato un guaio dover badare a un bambino capriccioso.
Conan era un bimbo facile da
accudire. Fugacemente, le venne da pensare che, se un giorno avesse avuto un
figlio, avrebbe voluto che fosse proprio come Conan.
Magari anche di aspetto,
visto che assomiglia a Shinichi…
Qui arrossì furiosamente. Ma che
cavolo di pensieri le passavano per la testa? Doveva essersi ammattita.
Comunque, le dispiaceva non aver potuto rivelare a Conan con chi aveva avuto il
suo primo bacio, ma non poteva fare altrimenti. Sapeva che il bambino era in
contatto con Shinichi –per ragioni che le erano ancora oscure, sembrava che
l’amicizia di Conan fosse importante per un sacco di teenager-detective, tra cui
il suo amico d’infanzia e Hattori-kun- e non poteva permettere che lui venisse a
sapere il suo segreto. Non escludeva che un giorno avrebbe rivelato a Shinichi
quella particolare avventura del suo passato, ma non quel giorno, e sicuramente
non per bocca di un’altra persona.
Sospirò, tornando a leggere sul
libro.
∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞
Note dell’Autrice: ciao a tutti!^^ Riprendere in mano i
personaggi di Detective Conan dopo tanto tempo è stato davvero piacevole,
tanto che mi sono lasciata prendere dall’entusiasmo, e quella che doveva essere
una piccola one-shot, si è trasformata senza che potessi impedirlo in una storia
a capitoli,^^”, che, per di più, non ha niente a che fare con la mia idea
iniziale. Tranquilli comunque, non sarà lunghissima, e non escludo che possa
terminare col prossimo chap. Quindi vi libererete di me molto presto.^__-
Allora, mi auguro con tutto il
cuore che quello che avete letto vi sia piaciuto. Ovviamente ogni commento,
positivo o meno, mi farà moltissimo piacere, e ve ne sarò infinitamente
grata.#^^#
In questo spazio, ci tengo a
ringraziare anche tutti coloro che hanno commentato l’ultimo capitolo de La
Promessa di Shinichi. So che vi avevo promesso di farlo postando un
trentesimo capitolo intitolato “Thanks”, ma poco dopo questa mia dichiarazione
ci sono stati problemi di sovraccarico del sito, che era finito addirittura
off-line, e ho pensato che non era il caso di appesantire ulteriormente il tutto
con qualcosa che non era effettivamente un capitolo vero e proprio. Confidavo
nel fatto che avrei potuto ringraziarvi nel momento in cui avrei postato una
nuova storia su DC… solo che non avrei mai immaginato di assentarmi per così
tanto tempo da questo fandom.^^;
Comunque, bando alle ciance (e
confidando nella vostra clemenza), un GRAZIE DI CUORE a:
Elie191, Miele, Chiyo, Sailormeila, Ersilia, Ginny85, Vichan, Lore, Mavi, Imi,
Shin_17, Geenween, BPM, Sita, Akemichan, Mysticmoon, Shaddy, Darks, Mikayla,
Kirax, Eowyn79, Aquarion89, Kazuha-chan, Coco Lee.
Le vostre recensioni mi hanno
commossa, davvero. Siete stati semplicemente ADORABILI.
Ora, non mi resta che salutarvi
e darvi appuntamento al prossimo capitolo.
-Melany
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