Prologo
Salve a tutti,
come avevo annunciato,
in occasione della Kurtbastian Week di Dicembre e la traccia
“Mistletoe”, non
soddisfatta (del tutto) del finale ancora aperto, ho cominciato ad
immaginare
una storia a più capitoli. Ed è ciò
che mi conduce qui, in questo momento.
Per chi avesse già
letto la one-shot della week, vi invito alla lettura del prologo
aggiunto in secondo momento e prometto di non ritardare
alla pubblicazione del secondo capitolo ( solo da revisionare!). Per
gli altri
auguro una buona lettura, con la speranza di accattivarvi per il
proseguire nella lettura.
Nota per la fanfiction: è ambientata a partire dalla seconda stagione per
cui alcuni
eventi saranno fedeli alla versione originale ed altri, invece, si
discosteranno tra cui, appunto, la presenza di Sebastian.
Detto questo, vi auguro buona lettura!
(copertina realizzata da @therentgirl,
nonché la mia Sebastian, che ringrazio
ancora infinitamente per la meravigliosa sorpresa!)
Prologo.
Alcuni
incontri sembrano essere destinati a cambiare un’esistenza
eppure si palesano
nel modo più semplice e casuale. Visto e rivisto in diversi
adattamenti
cinematografici, dalle penne di diversi scrittori. Eppure tutti
contraddistinti
dallo stessa consapevolezza che tutto sta, inevitabilmente, per
cambiare.
Forse
è una sincronia di sguardi, un sorriso o
un’intonazione particolare della voce
ma ognuno è diverso e speciale.
“Scusami” si
era affrettato a scendere le
scale e il moretto aveva sollevato gli occhi. “Posso farti
una domanda? Sono
nuovo qui”.
“Il
mio nome è Blaine”.
La
stretta della sua mano, il suo sguardo così limpido e
luminoso.
“Kurt”
aveva sussurrato, un sorriso più timido ed incerto a cui
rispose quello del
moretto, molto più caloroso e rassicurante, prima di
prenderlo per mano e
condurlo, per la prima volta, attraverso quei corridoi.
Ripercorrendoli
anche a distanza di tempo, sembrava ancora di sentire le parole di
quella
canzone, quasi quei corridoi le avessero serbate.
You make me feel
like I'm living a
Teenage dream
The way you turn me on
I can't sleep
Let's run away and
Don't ever look back
My heart stops when you look at me
Just one touch
Now baby I believe
This is real so take a chance and
Don't
ever look back
Sì,
poteva affermarlo anche a distanza di tempo: alcuni incontri erano
decisi dal
destino. Altri no.
O
forse lo erano anch’essi, ma soltanto per dimostrare quanto
la vita potesse
essere beffarda e quanto, dopo essersi mostrata nelle sue sfumature
più dolci,
potesse poi ribaltare completamente la prospettiva. Quanto, anche dopo
averne
saggiato l’influsso più dolce, si celasse un
retrogusto amaro.
“Kurt”
lo stesso sorriso dolce ad attenderlo alla fine delle scale mentre le
scendeva,
per la prima volta, in veste di studente della Dalton. Stava
letteralmente
volteggiando da che la sua sola voce era capace di farne scalpitare il
cuore e
scuoterlo fin nel profondo.
“Benvenuto
alla Dalton”.
“Grazie,
Blaine” si erano stretti brevemente la mano e Kurt aveva
sentito quello stesso
brivido di vita scorrere lungo la spina dorsale, la consapevolezza che
anche
quel momento fosse soltanto un nuovo inizio.
Uno
schiarirsi di voce poco distante e aveva sollevato lo sguardo oltre la
spalla di Blaine: lo
vide allora per la prima volta. A pochi passi dal moretto, la figura
alta ed
allampanata di un giovane le cui mani erano affondate casualmente nelle
tasche
dei pantaloni. Il suo sguardo smeraldino sembrò scrutarlo da
capo a piedi con
espressione di malcelato disprezzo che lo fece sentire nudo.
Quasi
egli riuscisse a carpire tutta la sua insicurezza e quel nodo in gola,
quel
battito scalpitante del suo cuore quando vicino a Blaine che, da loro
primo
incontro, aveva occupato la sua mente.
Ho
combattuto per parecchio tempo,
mentre
affogavo in un fiume di
diniego.
Ho
lavato, sistemato e messo via,
tutti
i frammenti spezzati di me.
Non
seppe esattamente cosa fu: forse l’espressione beffarda di
chi sembrava aver
capito tutto ancora prima che lui potesse articolare parola. Forse la
sicurezza
con cui, persino in quella posa indolente, sembrava essere
perfettamente
padrone della scena, malgrado ne fosse, a tutti gli effetti, un
estraneo.
O
forse la semplice rivalità che non avrebbe mai concesso
alcuna sintonia tra
loro se non la reciproca consapevolezza che ciò non poteva essere contemplato.
Non
in
una lotta ad un comune obiettivo.
“Oh”
Blaine si era voltato ad osservare l’altro ragazzo e aveva
sorriso quasi a mo’
di scuse.
“Kurt,
ti presento Sebastian”.
Aveva
allungato la mano in sua direzione e Sebastian parve quasi dispiaciuto
di dover abbandonare quella postura così da stringerla a
propria volta. I loro
sguardi si fusero e sembrò esservi una scintilla di pura
curiosità e di
reciproca repulsione scorrere attraverso le loro spine dorsali.
Sorrise,
Sebastian, un sorriso tutt’altro che caloroso.
“Benvenuto”
pronunciò in tono spiccio seppur, per qualche motivo, fosse
sembrata una sorta
di pacata minaccia.
Scenario
poliziesco, linee di gesso,
cicchetti
di tequila,
nella
scura scena del crimine.
Vita
suburbana con la sensazione
sottopelle
di
star rinunciando a tutto,
a
tutto per te.
(per
te).
Blaine
si era allontanato per prendere un caffè per tutti e allora,
l’uno vicino all’altra
seppur in posture rigide, si erano reciprocamente scrutati. Una smorfia
era
apparsa sul viso di Sebastian e Kurt si sentì osservato
mentre il giovane gli
sorrideva quasi con affettata malizia. Non ricambiò il
gesto, continuò ad
osservare la schiena di Blaine, quasi un baluardo di sicurezza tra
tante divise
simili e quella sgradevole presenza al suo fianco che lo faceva sentire
giudicato: ironico come al McKinley il suo essere gay fosse fonte di
disprezzo
e, di fronte a quello sguardo smeraldino, sembrasse fonte di
un’ostilità che si
era palesata fin dal primo incontro di sguardi.
“A
guardarti sei un povero vergine innocuo” esordì
Sebastian in tono annoiato e
Kurt trasalì per il modo in cui la parola
“vergine” fosse stata pronunciata:
quasi si fosse trattata di una vera e propria colpa. Quasi un motivo di
scherno
che era evidente in quelle iridi verdi.
“…
ma
te lo dico lo stesso: non mi importa se il tuo è stato un
colpo di fulmine o ti
si è solo stretto il cavallo dei pantaloni”.
Kurt
era arrossito visibilmente, un verso strozzato di vergogna e di
scalpore mentre
Sebastian indicava Blaine con un cenno
del mento per poi passarsi la lingua sulle labbra nello squadrarlo,
soffermandosi volutamente sul suo fondoschiena con espressione lasciva.
“Non
è
roba per te” aveva soggiunto in un sussurro e Kurt aveva
stretto i pugni lungo
i fianchi: lo sguardo azzurro baluginò di una reale rabbia
che ne fece fremere
i lineamenti di porcellana mentre l’altro tornava a
guardarlo. Un sorriso
suadente e le sopracciglia inarcate.
“Cambia
idea, prima di farti male o, meglio ancora, tornatene nella tua scuola
pubblica”.
Oh,
oh, oh.
Come
avrei potuto sapere,
che tu
saresti divenuto parte di me?
Pensavo
che avrei dovuto andarmene
(Andarmene!)
Ma non
lo feci.
Perché
sarei stato dannato se lo
avessi fatto,
dannato
se non lo avessi fatto.
“Puoi
scordartelo” fu la
risposta di Kurt
che colse, con la coda dell’occhio, il volto di Blaine
mentre, un vassoio di
caffè in mano, si avvicinava nuovamente ad entrambi.
“E,
per la cronaca, userei un esfoliante per quelle sgradevoli macchie sul
viso o
forse butterato lo sei di nascita,
così come avvezzo ad un linguaggio da prostituta che non
tollera nuova
concorrenza”.
Un
rapido inarcare delle sopracciglia di Sebastian, un verso rauco di
divertimento
prima che Blaine si fermasse di fronte a loro.
“Ci
sediamo?” propose loro con lo stesso sorriso allegro e
caloroso.
Acconsentirono
a seguirlo.
“Di
cosa stavate parlando?”.
“Stavo
giusto spiegando a Kurt qualche regola, non è
vero?” gli sorrise Sebastian con
falsa cortesia e Kurt si trattenne dal sollevare gli occhi al cielo ma
rivolse
un sorriso più dolce a Blaine.
“Molto
illuminante, sì”.
Ti
prendevi gioco di me,
quando
mi ronzavi attorno.
Ma da
quando te ne sei andato,
sono
un fiammifero bruciato.
Avrei
potuto, avrei dovuto,
fare
quello che mi ero prefissato.
Una
scintilla di reciproca ostilità.
E
così
fu l’inizio della fine.
Scena tratta dall’episodio
2x06 “Il primo bacio”.
“Teenage Dream” di Katy
Perry, cantata da Blaine nel proseguo dello stesso episodio. Traduzione
QUI
Questa è una traduzione
che ho abbozzato da sola del brano “Damned
if I do ya” degli All
Time Low
che ho scelto come colonna sonora dell’incontro tra Kurt e
Sebastian. Per chi
mastica bene l’inglese, consiglio il brano originale QUI
che credo renda
meglio. E vi consiglio anche il motivetto molto accattivante QUI.
Nota per la traduzione: il
testo originale prevede che i tempi verbali, in questi versi, siano
volti al futuro; io li ho adattati
al passato,
trattandosi di un prologo mi è funzionale, infatti, a quanto
vedremo nei
prossimi capitoli.
Sta alludendo ai nei di
Grant che, in realtà, trovo adorabili ma qui, ehi, siamo in
un clima di
competizione, quindi permettetemi la scoccata :D
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