n.d.a. Mi dispiace di averci messo tanto ad aggiornare ma
Agosto è un mese molto incasinato. Voglio anche ringraziare tutti per i
commenti, siete davvero gentili :)Buona lettura!
Capitolo6
«Jack, per fortuna sei
arrivato!» Myles gli si fece incontro. «C’è una grossa novità. Abbiamo parlato
con una vicina della Williams che non era a casa quando siamo passati la prima
volta perché è appena rientrata da…»
Jack alzò le mani davanti
a se per fermarlo. «Myles, Myles non sono in vena di storie, dammi la versione
breve.»
L’altro sbuffò. «E va
bene, eccoti accontentato. La vicina dice che Doris aveva un fidanzato
sudamericano di nome Emilio e quando le abbiamo mostrato la foto di Fuentes lo
ha riconosciuto. Non ci sono più dubbi che i due fossero in
combutta.»
«A questo punto Jack»
continuò Bobby «è legittimo credere che fosse Doris l’informatrice di Andrew. Si
deve essere spaventata quando il fidanzato è stato ucciso in carcere e ha deciso
di parlare.»
«è una buona teoria ma
perché chiamare Andrew e non noi?»
«perché sperava di
ottenere qualcosa in cambio e le assicurazioni hanno certo maggiori possibilità
economiche del dipartimento.»
«ok, mettiamo che sia
tutto vero, non sappiamo ancora chi ci sia dietro. Rosemberger è sicuramente
coinvolto, l’ho conosciuto e posso garantirvi che non si farebbe certo scrupoli,
ma non può gestire tutto da solo, deve avere un complice. Concentriamoci su
questo, diamo un’identità al complice.»
Quando tornò all’albergo
quella sera Jack era distrutto. Avevano lavorato per ore ma non erano venuti a
capo di nulla. Era stata davvero una giornata durissima, l’unica consolazione
era il pensiero che stava per rivedere Sue e avrebbe passato con lei la serata.
Il sorriso nato con questo pensiero svanì nel momento in cui, arrivato davanti
alla stanza, la vide nel corridoio a parlare con le guardie. «Sue, cosa stai
facendo qui fuori?»
«Oh, ciao Jack. Io e Lucy
abbiamo ordinato una pizza e ne stavo offrendo ai ragazzi. Poverini è tutto il
giorno che sono qui fermi.»
«Va bene, ma adesso
entriamo.» Salutò i due agenti e si chiuse la porta alle spalle. «Sbaglio o ti
avevo detto di non uscire?»
«Dai non ti arrabbiare, ho
appena oltrepassato la porta e poi c’erano le guardie. Coraggio vieni a
mangiare.»
Mangiarono mentre Jack le
metteva a conoscenza delle ultime novità, poi Lucy disse che era stanca e andò a
dormire. Rimasti soli Jack e Sue si sedettero sul divano tenendosi abbracciati.
Non dissero o fecero
nulla, non era necessario, il piacere di quell’abbraccio era l’unica cosa di cui
avevano bisogno in quel momento per esprimere quello che provavano.
Rimasero così per molto
tempo finché a Sue non scappò uno sbadiglio. Jack la guardò, era molto stanca,
perciò decise che era il momento di andarsene. Lei protestò ma poi finì con
l’ammettere di avere bisogno di dormire, si salutarono con un bacio e lui uscì.
Salutò le guardie fuori dalla porta e chiamò l’ascensore.
Fu allora che sentì le
parole che gli resero tutto chiaro.
Fu una delle guardie a
pronunciarle: «certo che se non sapessi che Sue è sorda non te ne accorgeresti
mai, è così brava a seguire le conversazioni.»
Adesso sapeva quale era il
particolare che gli ronzava in testa da diverse ore.
Spero che sia riuscita a
seguire tutto, per una persona sorda leggere le labbra in una conversazione a
quattro non deve essere facile.
Con questa frase
Rosemberger aveva salutato Sue dopo l’interrogatorio, ma come faceva a sapere
della sua sordità se non l’aveva mai vista prima e nessuno lo aveva detto
durante l’incontro? L’unica possibilità era che qualcuno lo avesse avvertito del
loro arrivo parlandogli anche di Sue.
In questo caso il campo
dei sospetti era molto ristretto: quando lei aveva interpretato il labiale nel
video del guardiano nella stanza c’erano solo i componenti della squadra, per
ognuno dei quali avrebbe messo la mano sul fuoco, e “la strana coppia”. Ma chi
dei due era il complice di Rosemberger? Martin, che sin dall’inizio era stato
ostile e aveva boicottato le loro indagini ma che allo stesso tempo si era
dimostrato convinto della colpevolezza del presidente della Majestic e gli aveva
dato quella spiegazione convincente quando avevano parlato a quattrocchi, o
Kendall, sempre così gentile e disponibile che però aveva difeso Rosemberger ed
era sembrato risentito quando Sue aveva scoperto il suo nome? Forse era
semplicemente dispiaciuto di non averlo scoperto lui.
L’ascensore tardava ad
arrivare, prese le scale e le scese di corsa, non aveva tempo da perdere, doveva
chiedere un favore urgente agli agenti della scientifica.
La mattina dopo molto
presto si trovarono tutti in ufficio compresi Kendall e Martin invitati
personalmente da Jack. Si era tenuto sul vago dicendogli soltanto che aveva
delle novità che potevano interessarli.
I due stavano parlando tra
loro vicino alla porta quando anche Sue e Lucy fecero il loro ingresso. Nessuno
si aspettava di vederle lì dopo gli avvenimenti del giorno prima ma i due più
sorpresi furono proprio Kendall e Martin.
Jack si mise al centro
della stanza. «Bene ora che siamo tutti qui posso iniziare. Sapete tutti che
Bobby e De hanno scoperto che la relazione finale dell’assicurazione è falsa ma
quello che non sapete ancora è che sulla cartellina che le conteneva e in casa
di Andrew sono state trovate le impronte digitali di qualcuno di nostra
conoscenza» prese un foglio dalla sua scrivania «questo è il rapporto della
scientifica in cui si dice che queste impronte sono del detective Frank
Martin.»
Jack lo fissò con astio
mentre gli altri cercavano di assorbire il colpo. «Anche questa volta ti
giustificherai dicendo “dovevo stare più attento”? e io che ti avevo creduto.
Dovrai darci molte spiegazioni, vogliamo sapere i nomi delle altre persone
coinvolte» si avvicinò minaccioso «e vogliamo sapere se Andrew è ancora vivo.»
Fece un cenno a due agenti che aspettavano nel corridoio «portatelo di là, tra
poco verrò per l’interrogatorio.»
Martin era rosso in viso,
sembrava stesse per scoppiare. «Ti stai sbagliando Hudson, stai sbagliando di
grosso, non sai contro chi ti stai mettendo!» La sua voce continuava a salire di
tono mentre lo portavano via.
Kendall prese una sedia e
vi si lasciò cadere, poi si passò una mano sul viso. «Non ci posso credere, ho
lavorato con lui a questo caso per un anno senza sospettare nulla. Ora capisco
perché ogni volta che facevamo un passo avanti subito dopo ce ne erano due
indietro.»
Jack gli sorrise «Ehi, il
caso è più tuo che nostro, perché non partecipi
all’interrogatorio?»
«Sarà un vero
piacere.»
Un’ora dopo il sorriso
però era svanito dai loro volti.
Martin aveva parlato
pochissimo e quando l’aveva fatto era stato solo per ribadire la propria
innocenza. Insomma non aveva rivelato assolutamente nulla.
Come se non bastasse
l’avvocato che aveva chiamato aveva affermato che le prove a suo carico erano
solo indiziarie e che essendo un poliziotto dalla carriera senza ombre non
potevano trattenerlo, così erano stati costretti a lasciarlo andare.
Aveva un sorriso così
soddisfatto quando era salito sull’ascensore che Jack avrebbe voluto
raggiungerlo e farglielo sparire a suon di pugni. Tornato dagli altri non riuscì
più a trattenere la rabbia. «Maledizione, non può finire così. Lui sarà anche
libero ma noi siamo liberi di seguirlo. Bobby mettigli subito due agenti alle
costole ma che stiano attenti a non farsi vedere. Se siamo almeno un po’
fortunati forse ci porterà dai suoi complici. E da
Andrew.»
«Se non lo ha già
ammazzato come diceva la telefonata.»
Kendall si avvicinò.
«Vorrei venire con voi ma devo andare subito ad informare i miei superiori della
piega che hanno preso le indagini. Mi raccomando, tenetemi
informato.»
Jack annuì e lo seguì con
lo sguardo mentre usciva. Dopo raggiunse Sue. «Stai bene?»
«Si, e
tu?»
Lui fece una smorfia. «È
stato più difficile del previsto, quel bas***do è davvero bravo come attore. Ma
ora lo abbiamo in pugno, dobbiamo solo pazientare e ci servirà i suoi complici
su un vassoio d’argento.»
Dopo una decina di minuti
Bobby arrivò di corsa. «Jack, il nostro uomo è arrivato a casa ma non penso che
ci resterà molto. Organizzo il furgone per la
sorveglianza?»
«Si, Sue e Tara staranno a
bordo per il controllo mentre noi ci prepareremo ad
intervenire.»
Dovettero seguirlo per due
ore, poi finalmente si fermò davanti ad un vecchio capannone. Scese dalla
macchina, si guardò intorno e poi entrò.
Subito dopo Jack e Bobby
si avvicinarono alla finestra dell’ edificio per riprendere l’interno e
permettere a Sue di leggere le labbra di chiunque si trovasse lì
dentro.
«Ma guarda chi c’è» disse
Jack sottovoce «il nostro amico Rosemberger. Sue, riesci a capire cosa
dicono?»
Tara le riportò la domanda
e lei prese a ripetere quello che i due uomini stavano dicendo. «Rosemberger
dice “stiamo rischiando troppo, potrebbero prenderci da un momento all’altro.
Raccogliamo i soldi e la droga e scappiamo” l’altro risponde “non preoccuparti, sono
uscito da quel palazzo da vincente, non possono farmi nulla e comunque non posso
andarmene senza i documenti che ha nascosto Fuentes. È ora di essere più decisi
con Archer”» smise di leggere le labbra e si rivolse a Tara «allora Andrew è
vivo!» poi si riconcentrò su quei due «Rosemberger è agitato “fino ad ora non ha
parlato, come pensi di fargli cambiare idea?” - “non preoccuparti tutti parlano
con una pistola puntata alla testa.” - “ e dopo cosa ne faremo di lui?” - “ci ha
visto in faccia, dobbiamo ucciderlo e getteremo il corpo nello stesso cassonetto
in cui abbiamo gettato quello della donna. Non vorrai farti scrupoli adesso, non
ne hai avuti a incendiare la tua società con dentro quell’uomo…sei colpevole di
omicidio, ricordi?” - “vado a prendere Archer”»
Rosemberger uscì dalla
visuale della telecamera per qualche minuto, quando tornò trascinava Andrew,
malconcio ma vivo, dietro di sé. Lo fece sedere mentre il suo complice prendeva
una pistola.
«Ok, è il momento,
entriamo al mio tre. Uno…due…tre»
La porta cadde con un
tonfo e i due uomini si voltarono sorpresi.
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