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Sogno
poco erotico di una notte di inizio inverno
“Vuoi mettermelo dentro?”
Fu questa la bizzarra domanda
che mi fu posta all’improvviso dal ragazzo di fronte a me.
“Cosa?” Chiesi a mia volta,
strabuzzando gli occhi, credendo di aver travisato le sue parole.
Il volto privo di espressione e
lo sguardo fisso nel mio mi fecero irrigidire: cosa avrei dovuto rispondere?
Me la sarei potuta cavare con
una battuta simpatica o chiedendogli con tatto cosa intendesse; avrei potuto
spiegargli che non avrei potuto mettergli nel cervello il mio buonsenso perché
negli anni a venire sarebbe servito anche a me, ma quello che venne fuori dalla
mia bocca fu solo un balbettante “È fisicamente impossibile, sono una ragazza!”
Morsi immediatamente la lingua, maledicendomi per aver lasciato intendere di
aver preso sul serio le sue parole, sottolineando la “velata” accezione
sessuale.
Il ragazzo inarcò appena un
sopracciglio, socchiudendo le labbra, prima di aggiungere, lentamente: “Allora
vuoi che te lo metta dentro?” un ghigno distrusse la sua aria imperscrutabile “O
vuoi usare un surrogato? Semmai più di uno…”
Deglutii a fatica, la gola
secca, sconcertata dalla strana piega che aveva preso la situazione; perché la
sessione di studio collettivo in vista dell’imminente esame universitario si era
improvvisamente trasformata in una conversazione a sfondo sessuale? E perché il
ragazzo simpatico e solare, conosciuto qualche settimana prima, all’improvviso
faceva proposte indecenti istigandomi all’uso di materiale sadomaso sulla sua
persona?
“Walter, possiamo chiudere
questo surreale scambio di… hm… come chiamarle? Confidenze?” Abbassai lo sguardo
sui miei appunti afferrando l’evidenziatore con l’intento di riprendere da dove
interrotto.
“Ma allora perché siamo qui? Non
sono stato invitato con questo scopo?” Il tono piatto e noncurante del giovane
mi fece rabbrividire, costringendomi ad alzare nuovamente lo sguardo su di lui.
“Siamo qui, in un’aula studio
praticamente deserta, appunto per studiare.” Sibilai fra i denti lanciando uno
sguardo intorno e sentendomi sollevata nel constatare che, fatta eccezione per
il ragazzo con delle cuffie enormi seduto in un angolo che ci stava ignorando
del tutto, eravamo gli unici studenti nell’ampia stanza.
“Perché?” Quello di Walter fu
solo un sussurro ma ciò non riuscì a nascondere la sorpresa nella sua domanda.
“Forse…” cominciai, cercando di
non urlare “… perché siamo iscritti allo stesso corso di laurea nella stessa
università, seguiamo le stesse lezioni di letteratura russa con lo stesso,
assurdo, professore e dobbiamo sostenere la stessa, identica, prova d’esame a
risposta aperta e siamo venuti qui a decifrare cosa vogliono sapere queste
domande assolutamente senza senso?” con un gesto della mano indicai il foglio in
bella vista sul tavolo mentre riprendo fiato. “E forse perché ci siamo
conosciuti durante una delle lezioni del suddetto professore ed abbiamo
convenuto che studiare insieme sarebbe stato più produttivo che impazzire da
soli!” scrollai le spalle, accigliandomi, prima di borbottare “E ora riprendiamo
o non finiremo mai.” abbassando nuovamente lo sguardo, non riuscendo più a
sostenere quello palesemente perplesso di Walter.
“Bene… vediamo di riprendere il
filo.” Pensai tra me, scorrendo con lo sguardo le righe scritte sul mio blocco
per gli appunti, ma la concentrazione sembrava andata via. Respirai a fondo
scuotendo appena la testa, ma il mio cervello continuava a rifiutarsi di capire
la frase appena letta.
“Sento il suo sguardo addosso…
oddio, non riuscirò più a studiare.” Pensai con una smorfia disperata.
“Walter, Lara, scusate il
ritardo.”
Il bisbiglio improvviso mi fece
voltare di scatto.
“Ian, finalmente.” Mormorai con
un sorriso mentre il ragazzo dall’aria trafelata si lasciava cadere su una
sedia, sbuffando.
“Ho fatto tre volte il giro del
parcheggio… non so che diavolo sia successo oggi, ma non riuscivo a trovare un
buco per la macchina.” Borbottò sfilando il berretto e sistemando alla ben e
meglio i ricci corvini che gli ricadevano sugli occhi.
“Ah, allora è lui che vuole…”
Sollevai gli occhi al soffitto
nel sentire la voce di Walter.
“Zitto!” Non riuscii a frenarmi
dal gridare, immobilizzandomi subito dopo nel vedermi puntati addosso gli occhi
di tutti e due i ragazzi del tavolo “Ehm… scusate…” mormorai spostando
rumorosamente la sedia indietro per potermi alzare.
“Lara, che hai? Mi sa che tutto
questo studio ti sta dando alla testa, dovresti fare una pausa ogni tanto!”
Bisbigliò Ian con un ghigno, muovendo una mano davanti al viso.
Annuii distrattamente e afferrai
Walter per un braccio.
“Vieni con me un attimo.”
Inspirai profondamente e
socchiusi un attimo gli occhi prima di lanciare un’occhiataccia a Walter,
appoggiato alla parete.
“Che diavolo ti prende oggi? Hai
mangiato qualcosa di strano prima di venire qui?” Domandai con un sorriso
nervoso che mi si gelò in viso davanti all’espressione impassibile del ragazzo.
“Non fare la finta tonta, Lara,
lo sappiamo tutti e due che…”
“No!” Sbottai irrigidendomi “No
che non lo so!” Digrignai i denti muovendo un passo verso il giovane “Perché non
provi a spiegarmelo con parole semplici?”
Walter sembrò perdere un attimo
la sua calma irritante e abbassò lo sguardo, sussurrando “Perché sono qui, a
studiare con voi?”
“Perché di solito alle persone
piace studiare in compagnia e fare amicizia!” Mi uscì fuori senza neanche
rifletterci.
“Non ti credo!” Sibilò il
giovane imbronciandosi “Sono tutte stronzate!”
“Beh, se la pensi così peggio
per te. Per quanto mi riguarda puoi anche andartene.” Sbottai, incrociando le
braccia al petto.
Per qualche attimo non si udì
altro che il rumoreggiare di Ian che aveva cominciato a sfogliare il suo block
notes.
“Lara… cosa pensi di me?”
Mormorò all’improvviso Walter, fissandomi negli occhi.
“In che senso?” chiesi con aria
dubbiosa.
“Quello che vuoi.”
Inarcai un sopracciglio,
confusa, ma continuai “Beh… sei un ragazzo simpatico e allegro… è piacevole
stare in tua compagnia.”
“Hm… e poi?”
“Eh? Oh, beh, cosa vuoi che ti
dica? Ti conosco solo da qualche settimana!” Socchiusi gli occhi, pensando
velocemente “Ecco!” Esclamai esultante “Sei collaborativo e non ti tiri indietro
se c’è qualcosa da fare e, boh…” Feci spallucce sperando che gli bastasse come
risposta, ma Walter continuava a fissarmi come in attesa.
Allargai le braccia, esasperata
“Oh, Walter, cosa vuoi che ti dica?”
“Come mi trovi?”
Inclinai la testa di lato
osservandolo più attenzione; gli occhi scuri continuavano a fissarmi, in attesa,
a tratti nascosti dalla folta frangia che Walter si lasciava cadere sul viso
senza preoccupazioni di sorta. Scesi con lo sguardo sul volto del giovane, sul
naso regolare, le labbra sottili e sulla barba appena accennata che gli
ricopriva il mento e le mandibole.
Trattenni a stento una smorfia
perplessa, soffermandomi appena sul fisico asciutto del giovane “Sei piuttosto
carino, se è questo che vuoi sapere.” Mormorai evitando di guardarlo negli
occhi.
“Ci usciresti con uno come me?”
La domanda mi fece sospirare “Se
non si comportasse come stai facendo tu ora, è possibile.”
“Ne sei davvero sicura?”
Allargai le braccia, tornando a
guardarlo “Walter, non so dove accidenti vuoi arrivare, ma sappi che mi sto
innervosendo. Se stai cercando di farmi il filo ti avverto…” sussurrai
mordendomi un labbro “Un approccio di questo tipo tende a spaventare le persone,
non a incoraggiarle ad uscire con te.”
“Sei spaventata da me?”
Il tono dispiaciuto di Walter mi
fece per un attimo pentire di esser stata così diretta.
“Hm… non lo so ancora.” Gli
sorrisi lievemente “Ma se continui così mi costringerai a chiamare un medico.”
Il giovane rimase in silenzio
prima di stringere le labbra e abbassare lo sguardo “Va bene, ho capito…”
“Possiamo ritornare a studiare,
ora, prima che Ian venga a prenderci con le cattive?”
“Sì… sì, certo… scusa se ti ho
fatto perder tempo…” Walter si allontanò di colpo dal muro e con poche falcate
ritornò al tavolo, sedendosi e riprendendo in mano i suoi appunti, senza dire
più nulla.
“Avete finito di cospirare?”
domandò Ian in un sussurro, quando raggiunsi il mio posto.
“Sì e abbiamo deciso di
eliminarti…” mormorai con scarso entusiasmo fissando ancora per qualche attimo
Walter, prima di dedicarmi nuovamente ai libri.
***
Fissai il mio pc con aria
indecisa prima di premere il tasto d’accensione.
Mi ero ormai convinta che Walter
avesse avuto quell’exploit a causa dello stress pre-esame ma evidentemente mi
sbagliavo.
Il giorno seguente, a lezione,
non ci aveva rivolto la parola, salutandoci a stento salvo poi trascinarmi
all’improvviso fuori dall’aula fino ad un angolo appartato.
“Prendi questa, forse così capirai.”
Mi aveva mollato in mano una
chiavetta usb arancione guardandomi con aria ansiosa.
“Scusa per ieri, ma tendo ad essere sospettoso nei confronti di chi si
dimostra amichevole con me!”
Bella coerenza la sua; era il
primo ad essere estroverso e chiacchierone, perché diavolo pretendeva che la
gente non fosse altrettanto aperta con lui?
Era rimasto a guardarmi con aria
indecisa, quasi come se non riuscisse a trovare un modo convincente per
ribattere alle mie obiezioni.
“E come avrebbe potuto? Stava
continuando a dire stronzate su stronzate!” Borbottai di fronte al monitor, sul
quale, in bella vista, un onigiri gigante mi sorrideva da uno sfondo
sbrilluccicante.
Scossi la testa e inserii la
chiavetta usb: dopo pochi secondi si aprì una finestra.
“Hm… sono dei video…” Fissai le
cinque icone e, facendo scorrere il dito sul touchpad, posizionai il cursore su
quella con nome “n. 1” cliccando due volte e rimanendo in attesa.
“E quindi?” domandai al
portatile mentre il monitor mi rimandava indietro una schermata nera che non
sembrava volesse andar via nonostante i secondi stessero scorrendo.
“Ma che cavolo…”
Un gemito sommesso interruppe le
mie proteste, lasciandomi sorpresa a fissare il pc, dove la schermata nera si
stava schiarendo leggermente.
“Che cazzo fai!” Fu
l’urlo storpiato che uscì dalle casse.
“Ehi, per cosa credi che…”
“Lo so, idiota, ma aspetta
almeno che tutto sia pronto! La telecamera è da tutt’altra parte… razza di
maniaco pervertito impaziente.”
Inarcai un sopracciglio allo
scambio di battute prima di spalancare occhi e bocca contemporaneamente.
“Walter…” mi uscì in un lamento
quando vidi il mio collega di studi in compagnia di uno sconosciuto, entrambi
nudi e in atteggiamenti che lasciavano ben poco all’immaginazione.
La mia mano rimase ferma sul
touchpad, indecisa se continuare a starsene immobile o chiudere immediatamente
il video.
“Va bene…” Pensai mentre i due
ragazzi cominciavo un’intensa attività fisica “Ora mi domando e dico: perché a
me?”
Le casse del pc non producevano
altro che ansiti e gemiti e la cosa sarebbe anche risultata interessante se in
quella stanza in penombra, ricoperto di sudore e con il volto sfigurato
alternativamente dal dolore e dal piacere, non ci fosse stato un ragazzo che
solo due giorni prima era intendo a studiare con me prima di uscirsene con una
domanda infelice ed equivoca.
“Lara? Sei in camera?”
La voce di mia madre mi fece
saltare sulla sedia e senza pensarci due volte abbassai con uno scatto lo
schermo del pc voltandomi verso la porta che in quell’istante venne aperta.
“Che stai facendo?”
Sentii il battito accelerare
“Niente, perché?” Sorrisi a denti stretti cercando a tentoni di abbassare il
volume.
“Parlavo con una mia collega
oggi, nella pausa caffè…” cominciò mia madre con aria pensierosa, andando a
sedersi sul letto e facendomi imprecare
mentalmente.
“Mi ha detto che suo figlio è
iscritto alla tua stessa facoltà. Liar si chia…”
“Walter…” Mi uscì con voce
strozzata “Liar Walter… ancora lui…” Non capii cosa mi rispose mia madre perché
la mia mente fu invasa dall’immagine di ragazzi nudi e avvinghiati l’un l’altro.
“Merda…”
Arrivai in Ateneo ansiosa e
nervosa come se avessi dovuto sostenere un esame di lì a poco. A stento salutai
Ian quando lo incrociai in corridoio e, senza tante spiegazioni, afferrai Walter
per un braccio, trascinandolo nel vano delle scale.
“Hai visto i video?”
Mi voltai a guardare il ragazzo
a quella domanda, pensando di vedergli un’espressione colpevole in viso, ma i
suoi occhi non tradirono emozione. Sospirai annuendo “Sì, li ho visti, e avrei
due domande da farti.” Mormorai lentamente.
“Ti ascolto.”
“Perché lo fai?”
“Per essere precisi facevo:
quei video sono di due anni fa… comunque non saprei risponderti con precisione.”
Fece spallucce “Non so cosa mi stesse passando per la testa e prima che potessi
rendermene conto stavo facendo sesso con un estraneo davanti ad una telecamera.”
Il tono piatto usato da Walter mi fece accapponare la pelle.
“Piuttosto eccitante, direi…”
aggiunse con un lieve sorriso, lo sguardo perso nel vuoto.
“Hm… ok…” Cominciai, cercando di
riordinare i miei pensieri “Capisco che la gente voglia fare esperienze estreme…
ma per me è estremo il bungee jumping. Quello che hai fatto tu è… assurdo!”
Sbottai, ma il giovane si limitò a fissarmi prima di stringere le labbra e
sospirare.
“E la seconda?”
“Eh?”
“La seconda domanda che volevi
farmi.”
Sgranai gli occhi, sorpresa
dalla velocità con cui era stato accantonato il discorso appena accennato.
“Ah, sì…” chiusi un attimo gli
occhi “Perché hai fatto vedere quel materiale a me?”
“Mi fido.” Affermò Walter con
semplicità.
“Perfetto…” Borbottai scettica “Mi
fido… disse quello che vedeva congiure ovunque… dannazione, Walter, sei una
contraddizione vivente! L’altro giorno hai continuato a dire cose senza senso e
ora dichiari di aver fiducia in me…”
Il ragazzo mosse pochi passi,
andando a sedersi sul secondo scalino, abbassando lo sguardo a terra. “Pensavo
che in qualche modo tu ed Ian foste venuti a conoscenza dei video… credevo che
prima o poi mi avreste chiesto qualcosa in cambio del vostro silenzio e…”
“Che cazzate dici?” Urlai, aspra
“Pensi sul serio che una volta scoperta una cosa del genere ti avremmo
ricattato? E a che scopo, poi?”
Walter curvò le spalle
mordicchiando il labbro inferiore “Io non…”
La voce del giovane andò
scemando e avvertii una stretta allo stomaco.
“Ascolta…” cercai di addolcire
il tono, avvicinandomi a lui “Non so con che genere di persone hai avuto a che
fare fino ad ora, però… penso che sarebbe meglio se evitassi di fare proposte
come quella fatta a me, anche se hai dei sospetti.” Andai a sedermi accanto a
lui abbassando ulteriormente la voce “In caso qualcuno dovesse insinuare
qualcosa dovresti semplicemente negare tutto.”
Walter annuì in silenzio prima
di aggiungere “Quando ho capito che effettivamente non sapevi nulla di quello
che avevo fatto ho pensato fosse giusto che sapessi la verità… sentivo che
potevo sbilanciarmi ed effettivamente non è stata una cattiva idea.” La sua voce
divenne un sussurro ma alzò gli occhi su di me, sorridendo appena.
In quel momento provai per lui
un grande moto di tenerezza…
“Lara?”
La voce di mia madre mi scosse
dal sonno; grugnii e mi voltai dall’altro lato, aprendo piano gli occhi.
“È domenica, voglio dormire…”
pensai coprendomi la testa con le coperte, prima di venir chiamata di nuovo.
“Che palle.” Sbottai tirandomi
lentamente a sedere sul letto “Che c’è?” urlai a mia volta con voce rauca;
passai una mano sul viso e inspirai a fondo prima di sbadigliare.
Mi guardai pigramente intorno e
feci una smorfia notando la pila di libri sulla scrivania.
“Devo finire di leggere gli
appunti…” mormorai prima che un pensiero improvviso mi facesse spalancare gli
occhi.
“Un sogno…?” domandai a me
stessa fissando il piumone stropicciato “È stato solo un sogno.” Questa volta ne
avevo la certezza e senza riuscire a fermarmi cominciai a ridacchiare.
“Santo cielo, Lara! Che razza di
subconscio perverso hai?” Scossi la testa continuando a sorridere “Come diavolo
avrò a fatto a sognare una roba del genere? Walter, poi! Da dove è uscito fuori?
Non conosco nessun Walter, io!” Annuii con fermezza e sospirai nel sentire
nuovamente la voce di mia madre.
“Lara, sei sveglia?”
“Se non lo fossi non potrei
risponderti.”
“Ho bisogno urgente di alcuni
documenti, prendo in prestito la tua chiavetta, quella arancione.”
Annuii distrattamente “Certo,
basta che ritorni alla base quanto prima…” Feci per stendermi di nuovo prima che
una stretta allo stomaco mi immobilizzasse “Io non ho nessuna chiavetta di quel
colore.” Mi sentii invadere dal panico, sorridendo nervosamente “Non può essere,
giusto? Io non conosco nessun… MAMMAAA!!!”
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