Canto ad Anteros
Anteros.
Piango la tua assenza. Vuoto tra le mie viscere. Freddo
sulla mia pelle, nella mia carne.
Erigo un tempio per te, tra le mie lacrime, le mie
speranze, le mie nefande certezze.
Ascolta le tristi note della mia solitudine, odi il vento
gelido soffiare sulle infinite lande di questa melodia.
Mai congeniale ti fu la mia povera anima, perché venissi
a riscaldarla avvolgendola nelle tue candide ali, in un eterno abbraccio
idilliaco, fra i canti allegri del cuore e i solfeggi della mente.
Tuo fratello geme, urla, strepita dietro le sbarre
metalliche del mio petto.
Allunga il braccio e ti supplica, straziato, ma tu lo
degni d'uno sguardo?
No, forse neanche ti sei mai accorto di lui, figurarsi se
ti ci fai persuadere, se assecondi le sue richieste.
Allora quello, esasperato e mortificato, prende a calci
il mio stomaco, rosicchia il mio cuore, stritola i miei polmoni e mai si placa.
E io sono la vittima di questo lento fratricidio,
costretto ora a pregarti in ginocchio.
Tu continui a nasconderti, vaghi per altari che ti sono
più graditi: i suoi occhi, le sue labbra, le sue parole, i suoi sogni.
In diversi modi inganni entrambi, io ne sono cosciente,
ma lei? Salva almeno lei.
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