Together

di pluviophilia
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~Together~









Le pareti sono azzurrognole, di un colore improponibile.
Dovrebbero infondere tranquillità, invece le ricordano solo la sponda di quel fiume.
Era una lontana giornata d'Agosto.

"Minerva." si presentò titubante.
"Albus. Sei nuova?"
"Sì. Non conosco nessuno."
"Potremmo diventare amici se ti va."
"Amici?"
"Sì, giocare insieme."
"Insieme." sorrise.




Il comodino è marrone, di una gradazione familiare.
Dovrebbe rilassare il paziente, invece le ricorda solo quella tavolata.

"Grifondoro!"
"Grifondoro!"

"Siamo nella stessa casa!"
"Già, insieme." sorrise.


Ed era scattata l'intesa.
Come due ombre,
come un cieco e il suo bastone,
come il sole e la luna,
come il bicchiere mezzo pieno
e quello mezzo vuoto,
come due capi di una corda.


Vicini, lontani, uniti.





I fiori portati dai conoscenti sono rossi, vivi, accesi.
Come la coccarda sul diploma, superati i mago.

"Mi dedicherò all'insegnamento."
"Diventerò un'insegnante."
"Hogwarts è la nostra casa, ieri, oggi e per sempre."
Si erano presi per mano e si erano sorrisi.
"Insieme." avevano sussurrato.


Entusiasti, increduli, speranzosi.




Il cielo fuori è scuro, le dà fastidio, si gira dall'altra parte.
Nero come quella notte.

"Li ho osservati, Albus, la peggior specie di babbani."
"Sono gli unici parenti che ha."
"Povero ragazzo..."
"Minerva, fidati di me. Anche io sono affezionato a lui."
"Insieme, possiamo farcela."

Avevano appoggiato il bambino, inerme, avvolto nella coperta e la lettera, sottile,
scritta da Minerva in persona, sforzandosi, nonostante la mano le tremasse.


Non voleva lasciarlo, ma Albus aveva deciso così.
E così andava fatto.


 



Perchè si trovava lì? Doveva andare dai Dursley, sebbene non avesse mai parlato loro prima, doveva portare una comunicazione importante, ora che Harry era cresciuto, sposato e padre, voleva parlare con loro. E allora perchè era stesa lì?
 





Gira lo sguardo, lo posa sul macchinario babbano.
Una riga verde, sottile, va su e giù, come una montagna, su e giù, ancora su e giù, fino ad appiattirsi alla fine dello schermo.
Diventa meno impervia, dal formare montagne a disegnare aguzze colline, e Minerva non capisce.
Su e giù, su e giù, ancora una volta su, ancora una volta giù.
Il tic alternato del macchinario lascia spazio ad un altro, continuo, e la linea si appiattisce.

Diretta, verde, fatale, dolorosa, decisiva.

Come l'anatema che uccide.
Che aveva ucciso.
Che lo aveva ucciso.

Minerva chiude gli occhi.

"Insieme" sussurra, prima di raggiungerlo.




















 










~


La mia prima Albus/Minerva.

Spero vi sia piaciuta, se non avete capito qualcosa non esitate a chiedere.

Joanne





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