l'amore ai tempi delle sirene

di lur
(/viewuser.php?uid=306647)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Il cielo era azzurro,e così il mare. Hanon nuotava tranquilla, sicura che Taro non l’avrebbe mai notata. Sapeva che era ancora innamorato di Sara: non l’avrebbe mai dimenticata. Non aveva speranze. Taro aveva quasi trent’anni ed era un suo professore. Lei fingeva di frequentare il liceo ed era una principessa sirena, come Lucia e Reina. Come Sara. Il suono della sua voce avrebbe potuto smuovere le montagne, ma le leggi erano leggi. Era la sua natura. se avesse confessato il proprio amore a Taro si sarebbe trasformata in schiuma di mare. Avrebbe cessato di esistere. A quanto pareva era fuori pericolo. Eppure lo amava così tanto.. non lo avrebbe mai dimenticato. Lui l’indomani sarebbe partito per gli Stati Uniti per diventare un grande pianista. Lei a breve sarebbe dovuta tornare nell’Oceano Pacifico del Sud perché ormai aveva assolto il proprio compito. Gaito era stato sconfitto. La Terra era salva, e così i sette mari. Lucia e Kaito stavano insieme ed erano felici, e la partenza del ragazzo per le Hawaii non costituiva un pericolo. Era un lieto fine. Abbandonò questi tristi pensieri e si decise ad uscire dall’acqua. Stava troppo male. Andò a casa e si rifugiò tra le bolle di sapone di un bagno caldo. Il carillon suonava e lei sentiva la pace dentro di sé. Quella sera andò a letto senza mangiare, convinta di passare la notte in bianco a pensare al suo amato Taro. Dormì fin troppo a lungo. Arrivò in aeroporto col fiatone, con indosso gli stessi vestiti del giorno prima, appena truccata e con i capelli arruffati per il vento. Era bellissima. Sfidò la lentezza della scala mobile e correndo raggiunse il professore appena prima che l’altoparlante chiamasse il suo volo. Lui la aspettava sorridente, in mano una busta bianca. «ti aspettavo, Hanon » «scusi.. ho fatto tardi » «questa è per te » la busta era più grande di quanto non avesse pensato, con le sue braccia a proteggerla. La aprì in fibrillazione. Vide fare capolino dall’orlo superiore un titolo: “azzurro come il mare”. Taro le aveva composto una canzone. I loro occhi ora brillavano d’eccitazione. Hanon si aspettava un bacio e chiuse gli occhi, in attesa. Il bacio arrivò, sulla fronte, insieme alle lacrime negli occhi. Come aveva potuto pensare che lui avrebbe dimenticato Sara, anche dopo la sua morte, per stare con lei? La speranza fu sostituita da un’ infinita tristezza e lei corse fuori, il più lontano possibile, stringendo al petto la preziosa busta, lasciando dietro di sé solo una scia di lacrime.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1581744