Ci
siamo.
Se
state leggendo queste poche righe vuol dire che sono tornata a
pubblicare una mia opera su Ranma 1/2. Ho creato un gruppo apposito su facebook, per chi volesse dare una sbirciatina ecco il link:Prigioniera del Karma. Spero che questa storia valga
la pena di essere letta, ma questo sta a voi valutarlo, ad ogni modo
per me è stata un'esperienza fatta che credevo accantonata,
un'idea
che non riuscivo a tenere per me, ed anche un nuovo approccio alla
fanfiction.
Ringrazio
il senpai Kuno, che non solo ha betato e seguito la storia, ma
è
stato un valido aiuto per i miei dubbi o limiti narrativi. Questa
storia non sarebbe la stessa senza il suo aiuto.
Non mi
dilungherò oltre e vi lascerò al primo capitolo
augurandovi come
sempre una buona lettura.
***
Prologo:
-Quanto
costa, Gonshiro?
Si
voltò per vedere a quale oggetto la signora Asami si
riferisse.
Era
una tela di un paesaggio di Hakodate appartenuta al suo maestro.
-Ogni
offerta è gradita, il ricavato del mercatino
servirà per la
riparazione del tetto. - disse riferendosi al caro e vecchio tempio
alle sue spalle.
Il
bambino che era con la signora indicò la scatola delle
“cianfrusaglie”.
All'interno
di quel pacco, lui e un amico novizio avevano gettato un mucchio di
oggetti malridotti.
-Quella
è tutta roba da riciclare. Mi spiace. –
spiegò al ragazzino.
Scuotendo
la testa stizzito il bambino replicò: -L'hula-hoop! Voglio
quello!
-Ah,
quello! - Ripeté Gonshiro. Come aveva fatto a non capirlo?
Era
logico che si riferisse al cerchio un po' nascosto dal volume del
pacco.
L'hula-hoop
sembrava un vecchio pezzo vintage, ma si era conservato in buono
stato per essere venduto.
-Mamma
me lo compri?
La
signora Asami guardò la tasca interna del proprio borsellino
e restò
per un momento a capo chino.
-No
tesoro, devi migliorare i tuoi voti in matematica, e poi hai
già
tanti di quei giocattoli a casa.
Il
bambino prese a mugugnare, ma la madre non gli badò e
comprò il
quadro che voleva.
Gonshiro
incartò con cura il quadretto prima di renderlo alla cliente.
An
untenable absence
"L'Arte
non è ciò che vedi tu,
ma
ciò che consenti agli altri di vedere."
(Edgar
Degas)
***
Si
arrampicò sul muro, poi con un balzo entrò
nell'immenso giardino
privato.
Doveva
stare in guardia, casa Kuno era piena di tranelli.
E
forse la faccenda era collegata a quel palazzo.
O
al senpai. Si era trasformato in ragazza col codino proprio per
interrogarlo.
Stava
ancora pensando alla parte da recitare, quando sentì la
caviglia
destra imbattersi in qualcosa di sottile.
Un
filo di plastica?
Subito
dal muro si scoprirono delle fessure dalle quali scoccarono decine e
decine di frecce.
Si
gettò a terra coprendosi la testa con le mani.
Tutto
quel trambusto non passò certo inosservato.
-Chi
osa introdursi nella mia dimora? - la voce di Kodachi era
più
stridula di come se la ricordava.
La
ragazza indossava un kimono sfarzoso e una rosa tra i capelli.
-Oh,
l'odiosa ragazza col codino! Vuoi per caso sfidarmi? O sei qui per
vedere il mio stupido fratello?
Senza
aspettare risposta, Kodachi scoccò il nastro cercando invano
di
frustarlo. Alla fine cambiò tattica e gli lanciò
contro il
coccodrillo domestico, usando il nastro come una fionda.
Ci
mancò poco che Verdolino lo sotterrasse col suo peso. In
risposta
all'attacco di quella pazza, Ranma afferrò un ceppo di legno
da
sopra una catasta e lo cacciò dentro alle fauci spalancate
dell'animale.
Verdolino
lo ridusse in un mucchio di segatura, affilandosi i dentucci.
Senza
perdere altro tempo, saltò al primo piano del palazzo usando
una
finestra come via di fuga, inseguito da una Kodachi sempre
più
isterica.
Sbucato
in un corridoio, si nascose dentro la prima stanza che trovò
a tiro
e una volta al sicuro, scrutò le mosse della sua
inseguitrice
attraverso la porta dischiusa.
Kodachi
continuò ad inveire contro la “ragazza col
codino” lanciando
petali e proseguendo lungo il corridoio.
Ottimo,
non mi ha visto.
Ma
non fece in tempo a riprendere fiato che si accorse di essere finito
nella tana del lupo. I suoi poster e quelli di Akane appesi al muro
lo stavano fissando.
La
camera del tuono blu.
-Sogno
o son desto, la ragazza col codino! - esclamò infatti
Tatewaki
alzandosi dalla scrivania su cui era chino a leggere, prima che lo
distraesse.
Il
senpai eccitato gli afferrò la mano.
-Dolce
e leggiadra fanciulla, così passionale eppure
così riservata da
volermi vedere nella mia umile stanza, senza occhi indiscreti. Sei la
benvenuta nel nostro nido d'amo...! - Lo colpì con un dritto
in
mezzo agli occhi.
-Le
vedi le stelle? Sono gli astri del nostro amore! - civettò
in
risposta.
-Ah!
Non hanno la metà del tuo splendore! - commentò
Kuno cercando di
abbracciarlo stretto e trovandosi così con il suo piede
sulla
faccia.
Quant'è
melenso!
-E
l'altra ragazza nel poster? - chiese indicando l'immagine di Akane in
costume da judo, appesa sopra al letto di Tatewaki.
Rabbrividì
nel constatare fin dove si spingesse l'ossessione del senpai.
Un'ombra
di pura afflizione calò sul volto del tuono blu.
-Akane
manca da scuola da due giorni. Oh! Cara ragazza col codino, consolami
tu!
Sembrava
sincero e questo lo fece inorridire. Aveva solo perso altro tempo?
Lo
colpì allo stomaco con un pugno.
Tatewaki
cadde ginocchioni stringendosi la pancia tra le braccia.
Dopodiché
implorò il suo perdono, farneticando qualcosa sulla sua
deliziosa
gelosia per Akane Tendo e cercando allo stesso modo di mostrarsi
onorato.
Lo
lasciò a vaneggiare e se ne andò da quella stanza.
Alcuni
minuti dopo, per strada, estrasse un blocchetto dai pantaloni e
cancellò l'abitazione dei Kuno dalla lista. Si
trascinò
meccanicamente fino al ristorante “Il gatto”.
Nel
locale, Shampoo lo accolse bagnandolo con la sua teiera e poi lo
travolse, avviluppandosi al suo corpo come una piovra.
Fu
Ucchan ad allontanarla con uno sguardo, chiedendogli se ci fossero
novità.
Scosse
la testa buttandosi a sedere e poggiando i gomiti sopra al tavolo.
Il
locale era quasi al completo.
La
porta oscillò quando Mousse, tenendo in equilibrio sul
braccio tre
piatti, uscì dalla cucina.
Guardò
poi Obaba muoversi dietro la cortina di fumo dei pentoloni bollenti
prima che la porta, silenziosa, si richiudesse.
Sospirò
grevemente, non sapeva più da che parte sbattere la testa.
Era
passato troppo tempo dalla sua sparizione.
Domenica
mattina, dopo colazione, Akane era andata a fare il consueto giro di
jogging che la impegnava per poco più di due ore.
Quel
giorno però non aveva rincasato ed ogni ora di ritardo aveva
prima
sorpreso e poi spaventato incredibilmente i suoi familiari.
Tutti
si erano mobilitati nella sua ricerca, ma nessuno aveva trovato uno
straccio di pista da seguire.
Lui
stesso aveva rastrellato ogni centimetro della città e
sentito
chiunque potesse aver visto Akane.
Ogni
testimone, ogni conoscente.
No,
un momento! Non tutti...
Alzò
la testa dal tavolo, mentre un'idea si faceva largo fra i suoi
pensieri.
***
Ancora
quegli strepiti incontenibili.
Doveva
essere vero che quando i Kami ti vogliono punire, esaudiscono i tuoi
desideri.
Ryoga
si stava muovendo nelle coperte, doveva averli uditi anche lui.
Si
tirò su con la mano, mettendosi seduta, voltandosi quando un
tonfo
sordo vibrò nell’aria.
-Ahi!
Doveva
aver battuto sul solito spigolo, nonostante le frecce fluorescenti
che aveva applicato sul tatami. Ma
perché non le seguiva
correttamente?
Il
ragazzo accese la luce e si voltò verso di lei, con un
bernoccolo in
bella vista sulla fronte.
-Vado
io tesoro, tu rimettiti a dormire. – gli consigliò.
-Ci
penso io. Sono un artista marziale e scaldare il biberon è
un’inezia
per me! - Ryoga, purtroppo, quando ci si metteva era proprio
testardo.
Ignorando
il sonno, si era avvicinata.
–Sono
sveglia, lascia che t’aiuti a occupartene, così
quando avremo
fatto mi occuperò anche del tuo bernoccolo. –
rispose baciando
Ryoga su una guancia, mentre faceva scorrere il braccio sotto il suo.
Intanto,
fuori dalla loro camera, al lamento della bambina si unirono i guaiti
del cane che grattava sulla porta per entrare.
Tatami:
tipico pavimento giapponese.
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