Con immensa gioia vi
regalo il
primo capitolo di una nuova long-fiction che sta pian piano prendendo
vita
dalla geniale penna di Gia August. Questa storia si colloca nella
stessa linea
temporale di “A shot in the dark” ponendosi come
suo naturale seguito. Mi
auguro di ritrovare le mie affezionate commentatrici e di poterne
salutare
delle nuove.
Anche questa storia fa parte dell'immenso Fanfiction.net, qui di seguito vi lascio il link alla versione originale:
http://www.fanfiction.net/s/3663730/1/The_Object_Of_Her_Affection
Vi
auguro una buona lettura.
The Object of
Her
Affection
By Gia August
Traduzione di Lella Duke
Capitolo
uno: amore a prima vista
Se
la gente di Hazzard l’avesse
conosciuta bene, avrebbe potuto pensare che Laura Dawson era una
ragazza
strana. Infatti, nonostante avesse vissuto in periferia per tutta la
vita, i
suoi concittadini l’avevano vista di sfuggita soltanto poche
volte. E questo
perché Laura era migliore di loro. I suoi genitori le
avevano inculcato quella
convinzione sin da quando era una bambina e si erano assicurati che
tenesse le
debite distanze dagli altri abitanti di Hazzard. Lei era al sicuro solo
tra le
mura domestiche del loro vecchio palazzo, unico superstite della grande
piantagione di famiglia. Il cancello di ferro battuto, alto e con le
estremità
appuntite, li aiutava a tener fuori intrusioni esterne.
Laura
aveva accettato le
limitazioni dei genitori senza mai fare domande, ma le cose erano
cambiate.
Erano morti lasciandola sola con uno stato d’animo a
metà tra lo sconcerto e
l’eccitazione per la sua nuova improvvisa indipendenza. Il
vecchio palazzo
appartenuto alla sua famiglia da generazioni, ora era esclusivamente
suo. Per
la prima volta, era libera di prendere le sue decisioni. Non
c’era più nessuno
che la controllasse. Lei aveva il controllo. Non aveva più
alcun desiderio di rimanere
isolata. Aveva bisogno di conoscere il mondo al di fuori del cancello.
Hazzard
era un posto sicuro dove iniziare la sua nuova vita.
Il
dolore per la perdita dei
genitori, fu presto rimpiazzato da un senso di potere. Aveva assunto
finalmente
il controllo della sua vita. Non le occorse molto per guadagnare anche
la
libertà. Era pronta per iniziare la sua nuova vita.
Riuscì ad ottenere un
lavoro nella banca locale di proprietà di J.D. Hogg. Boss fu
sorpreso che una
ragazza del suo rango volesse lavorare per lui e la accolse nella sua
banca con
la muta speranza di poter entrare nelle grazie della sua famiglia. I
Dawson
erano dei ricchi possidenti. Lungi da lui giudicarne
l’eccentricità. Rimase
molto sorpreso dalle capacità organizzative di Laura. Non
era di certo quella
che si definisce una ragazza appariscente, ma andava più che
bene considerando
il livello degli abituali clienti della sua banca.
Era
trascorso quasi un mese da
quando Laura aveva iniziato il suo lavoro. Arrivava sempre presto. I
suoi rituali
mattutini erano sempre gli stessi. Dopo aver scelto con cura quale
completo
indossare, rimaneva sempre di fronte al vecchio specchio della sua
camera da
letto, meravigliandosi ogni volta per quella donna che ricambiava il
suo stesso
sguardo. C’erano stati così tanti cambiamenti per
lei in un breve lasso di
tempo. Si sarebbe aspettata anche una metamorfosi fisica, ma invece era
sempre
uguale. Osservò attentamente quel riflesso che le rimandava
lo specchio e notò
qualche ciocca dei suoi capelli castani libera dall’abbraccio
dello chignon che
aveva alla base del collo. Si sistemò con cura i capelli e
li riannodò facendo
attenzione a non farsene più sfuggire. Si mise in ordine la
gonna grigia che le
ricadeva al di sotto delle ginocchia. Si abbottonò al collo
la camicetta
bianca. Era pronta.
Mentre
continuava a studiare il
suo riflesso nello specchio, Laura si rese conto che nessuno
l’avrebbe mai
considerata carina. ‘Semplice’ era la parola che
aveva udito per tutta la sua
vita riferita alla sua persona. Si infilò gli occhiali
spessi e si rimirò di
nuovo soffermandosi sui suoi occhi azzurri e compiacendosi per
ciò che stava
vedendo. Non c’era niente di male nell’essere
semplici. L’uomo giusto l’avrebbe
apprezzata per quel che era.
Laura
aveva atteso tanto per
vivere la sua vita in quella cittadina e l’aveva
più volte immaginata da dietro
la recinzione del suo palazzo. Sperava che avrebbe avuto la
possibilità di
farsi amici anche se per lei non era mai stato facile. In
realtà non ne aveva
mai avuti considerati i suoi contatti limitati con le persone fino ad
allora.
Ma si impose di cambiare. Era sicura che a breve avrebbe incontrato
l’uomo dei
suoi sogni. Credeva nel destino.
L’orologio sulla mensola annunciava
le otto e Laura si guardò un’ultima volta allo
specchio. Soddisfatta di ciò che
vedeva, corse via diretta verso la banca.
Laura
stava dietro al bancone intenta
ad organizzare il suo giorno di lavoro. Come solito era tutto in
perfetto
ordine. L’ordine era importante. Alle nove in punto si
avviò verso l’entrata.
Quando aprì la porta però, si ritrovò
a sobbalzare per lo spavento. Si ritrovò
faccia a faccia con un uomo dall’altra parte della porta
aggrappato alla
maniglia.
“Mi
perdoni signorina. Non volevo
spaventarla.” Si scusò Bo Duke regalandole un
sorriso.
Laura
si ricompose in fretta.
Rispose: “non mi ha spaventata.”
Aprì
completamente la porta per
permettere a Bo di entrare. Non appena le passò di fronte,
non poté fare a meno
di notare quanto fosse bello quel ragazzo biondo. Bo si accorse di
essere
osservato, ma non ne fu sorpreso. Era abituato a certi sguardi da parte
delle
donne. Sapeva per esperienza che apprezzavano quel che vedevano.
Bo
si arrestò per permettere a
Laura di passare. Sorrise in modo radioso e disse:
“buongiorno, deve essere
nuova vero?”
Laura
annuì bruscamente, era
troppo indaffarata: “si, per favore si avvicini.”
Bo
si accostò al bancone mentre
la ragazza riguadagnava la sua postazione. Fu preso alla sprovvista
quando lei
non ricambiò il suo sorriso.
“Come
posso aiutarla?” Chiese
Laura in maniera formale. Il suo tono piatto stupì Bo. Si
aspettava l’inizio di
un flirt come sempre accadeva con tutte le ragazze di Hazzard. E invece
sembrava proprio che Laura fosse troppo occupata per accorgesi di lui.
“Sono
Bo Duke e dovrei prelevare
del denaro dal nostro conto di famiglia. Venti dollari per
favore.”
Bo
sorrise di nuovo cercando di
stabilire una sorta di connessione con Laura, la quale però
non se ne accorse.
Esaminò attentamente l’assegno che le aveva
consegnato il giovane prima di
iniziare la pratica. Portò il libro mastro sul bancone per
annotare l’operazione.
Quando sentì la porta aprirsi e richiudersi, distolse lo
sguardo dal suo
lavoro. Smise di scrivere e osservò l’uomo che si
stava avvicinando.
“Hey
Bo, non hai ancora finito
qui? Io sono stato già all’ufficio
postale.” Disse Luke Duke con un sorriso
compiaciuto stampato in volto e ponendosi di fianco al giovane.
“Lo
vedi che non ho finito,
cugino. Miss Tizdale deve aver aperto prima del solito
perché sono solo passati
un paio di minuti dalle nove.” Rispose Bo guardando
l’orologio. “Non avresti
dovuto ritirare la posta tanto in fretta.”
Luke
sorrise trionfante: “già,
Miss Tizdale ha aperto l’ufficio non appena si è
accorta che stavo aspettando
di fuori. E’ andata contro tutte le regole e mi ha fatto
entrare un paio di
minuti prima. Naturalmente ho dovuto prendere il numero e ho dovuto
mostrarle
la mia carta d’identità, ma credo che in
realtà non sappia resistere al mio
fascino. Ha detto che sono come zio Jesse.”
“Il
suo comportamento non ha
niente a che fare con te, Luke. Miss Tizdale è carina con te
solo perché vuole
far colpo su zio Jesse.” Continuò Bo tentando di
nascondere la stizza che gli
aveva procurato il cugino.
Luke
scrollò le spalle: “se la
pensi così! Quanto ti manca? Dobbiamo ancora mettere mano
alla lista della
spesa che ci ha dato zio Jesse. Non possiamo farlo aspettare.”
“Ho
quasi finito, Luke.” Concluse
Bo mostrando il suo disappunto. “Non faremo tardi.”
Miss
Tizdale poteva anche essere
una persona mattiniera, ma di sicuro non era immune al fascino di Luke.
Bo non
poteva vantarsi dello stesso successo con le donne quella mattina. Si
era
sempre considerato una calamita per le fanciulle molto più
di quanto lo fosse
Luke, ma la nuova impiegata della banca non la pensava allo stesso
modo. Non si
era neanche accorta di lui. Decise di non farne parola col cugino e di
non
dargli quindi altri motivi per prenderlo in giro. Almeno non aveva
mostrato
interesse neanche per Luke.
Mentre
i due giovani stavano
parlando, Laura cercava di guardare Luke senza dare
nell’occhio. Quando
ricambiò un suo sguardo catturandole gli occhi, lui le
sorrise. Il suo volto si
accese rivelando delle piccole fossette. Laura si sentì
lusingata. Rivolse di
nuovo la sua attenzione al lavoro sul bancone per cercare di nascondere
il
rossore che le aveva invaso le gote. Si sentì come avvolta
da un’ondata di
calore. Doveva concentrarsi e terminare la sua operazione. Non riusciva
a
credere a quel che era appena accaduto. Consegnò il denaro a
Bo con mano
tremolante e sperò che nessuno dei due se ne fosse accorto.
Bo
afferrò le banconote e le
ripose nel portafogli: “grazie signorina. Buona
giornata.” Ma non ricevette
risposta.
Luke
sorrise di nuovo a Laura. La
giovane distolse immediatamente lo sguardo. “Ci
vediamo.” Le disse.
Bo
afferrò Luke per un braccio: “andiamo
cugino. Abbiamo altre commissioni. Zio Jesse non vuole che perdiamo
tempo
quando ha bisogno di qualcosa.”
“Non
sto perdendo tempo.”
Protestò Luke sottovoce seguendo Bo alla porta.
Quando
furono abbastanza lontani
da Laura, Luke sussurrò: “deve essere timida, non
trovi?”
“Direi
che è ‘strana’
soprattutto.” Rispose Bo. “Di sicuro non aveva
molto da dirmi.”
Luke
rise: “ed è questo che la
rende strana? Perché non ti ha considerato?”
“Sto
solo dicendo che non è una
persona socievole.”
“Rallegrati,
Bo. Quella forse è l’unica
ragazza di Hazzard sulla quale il tuo irresistibile fascino non ha
alcun
potere. Dimenticala, ne hai tante altre.” Disse Luke
sogghignando e scivolando
al posto di guida del Generale Lee.
“Mi
hai distratto per poter
guidare, Lukas.”
“Tutto
è lecito…” Rispose Luke ridacchiando
mentre Bo raggiungeva l’altro lato della vettura.
Mentre
il Generale si allontanava,
Bo restituì il sorriso al cugino: “mi hai battuto.
Vorrà dire che stavolta mi
gusterò la corsa.”
Laura
osservò i due giovani uscire
dalla banca, incapace di togliere gli occhi di dosso a Luke. Quando la
porta si
chiuse alle loro spalle, finalmente sospirò. Li
guardò saltare dentro una
macchina arancione parcheggiata su strada. Mentre lasciavano la sosta,
corse
verso la finestra per vederli scomparire dietro l’angolo. Si
sentì sopraffatta.
Aveva bisogno di ricomporsi. Sapeva che la sua vita era cambiata nel
momento
stesso in cui Luke Duke l’aveva guardata negli occhi e le
aveva sorriso. Si era
creato subito un buon feeling tra loro due.
Laura
si sedette sullo sgabello
posto dietro al bancone e iniziò a pensare a Luke. Riusciva
a vedere chiaramente
ogni dettaglio del suo volto proprio come se lo avesse avuto ancora di
fronte. Il
contrasto tra i suoi occhi azzurri e il castano scuro dei suoi ondulati
capelli,
rendeva ancora più profondo il suo sguardo. Il suo volto si
illuminava quando
sorrideva. La sua voce era dolce e gentile. Laura era sopraffatta da
quei nuovi
sentimenti che si stavano impadronendo di lei. Sapeva che esisteva
qualcosa
chiamato amore a prima vista e non poteva credere che fosse capitato
proprio a
lei. E soprattutto sapeva che lui la ricambiava. Aveva potuto leggerlo
nei suoi
occhi e nel suo sorriso. Il messaggio che le aveva rivolto era stato
chiaro. Le aveva
detto che voleva rivederla. Sapeva
che in realtà stava tentando di dirle qualche altra cosa
però: si era
innamorato di lei. Era destino che si amassero.
Bo
Duke lo aveva chiamato “Luke”.
Luke Duke. A Laura piaceva il suono del suo nome. Le sarebbe piaciuto
diventare
la signora Duke. Avevano perfino le stesse iniziali. Non aveva alcun
dubbio che
Luke fosse l’uomo giusto. Lei lo amava. Lui la ricambiava.
E
si sarebbero amati finché la
morte non li avesse separati.
To be
continued…
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