Ciao
a tutti!
Questa è la prima volta che scrivo sul fandom di
TRC e ho voluto iniziare con qualcosa di semplice. La stroria
è ambientata dopo la fine del manga e immagina un episodio
avvenuto durante il viaggio di Mokona, Syoran, Kurogane e Fay. Spero
che vi possa piacere!
Commenti e critiche sono ben accetti! Grazie a chi
leggerà!
Mystic
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Alba
“Non sono ancora del tutto sicuro che
sia una buona idea” disse Syaoran, osservando scettico la
folla entusiasta che si muoveva e rumoreggiava qualche metro sotto di
loro.
La notte era scesa da poco più di un’ora e con
essa era arrivata l’allegria festosa che dominava in quel
momento il paese in cui i quattro pellegrini avevano fatto tappa. La
piazza principale era illuminata da tante lanterne colorate, che
rischiaravano il buio della notte invadendolo con le loro
tonalità variopinte. Il mondo in cui erano giunti somiglia
per molti versi al Giappone di Kurogane, come lui stesso aveva
affermato quasi fin da subito, solo che era tecnologicamente
più avanzato. Forse c’era qualche differenza a
livello di tradizioni e di cucina, ma nulla di così
importante da influire sull’atmosfera del luogo e sullo
spirito dei suoi abitanti, che erano gli stessi della terra natale del
ninja. Lui, anche se non lo avrebbe mai ammesso, era molto contento di
essere finalmente arrivato in una terra che aveva qualcosa di
familiare, soprattutto considerando il fatto che gli ultimi mondi che
avevano visitato gli erano risultati fin troppo strani ed
incomprensibili. Aveva pensato di aver trovato finalmente un luogo in
cui riprendere i suoi allenamenti in pace e lontano dal caos delle
metropoli in cui erano capitati. Peccato che il mago idiota e la
polpettina avessero trovato anche quella volta il modo di rovinare i
suoi piani.
“Ma andiamo, Syaoran! Perché no? Anche tu sei uno
dei festeggiati! E poi la signora della locanda ha chiaramente detto
che anche gli stranieri sono più che accetti a questo tipo
di eventi!” ribatté Mokona, tirando i capelli del
ragazzo. “Sono sicura che ci sarà da
divertirsi!”.
“Ma io non soddisfo esattamente i requisiti di questa
festa…” tentò ancora lui, lanciando uno
sguardo disperato a Kurogane in cerca di appoggio. L’altro si
limitò ad alzare gli occhi al cielo, ma non si
pronunciò. Aveva già cercato di protestare quando
la polpettina era salta su con quell’idea folle, ma come al
solito er stato ignorato. Syaoran sospirò. “Mi
sentirei fuori posto…”.
“Questo non è vero, Syaoran” si
intromise Fay con un sorrisetto inquietante stampato sul volto.
“Il tuo corpo ha diciotto anni perché è
rimasto congelato dall’incantesimo di Fei Long, anche se la
tua mente ne ha sette in più. Quindi tecnicamente il tuo
fisico è diventato maggiorenne oggi”.
“E poi mica potevi festeggiare mentre eri nelle grinfie di
quell’uomo!” insistette Mokona, con forza.
“Hai la possibilità di rifarti degli anni persi!
Perché non approfittarne?”.
Il ragazzo sospirò una seconda volta, sconfitto.
“E va bene” cedette, nascondendo un sorriso. I suoi
compagni volevano che lui si godesse la loro vita, per quanto strana e
imprevedibile fosse. E avevano anche ragione visto tutto quello che
avevano dovuto passare per ottenerla. Se Sakura fosse stata con loro di
certo avrebbe insistito anche lei per partecipare all’evento.
Il pensiero della ragazza fece fiorire un pensiero mesto sul suo volto.
Era anche il compleanno di lei quel giorno. Avrebbe festeggiato per
entrambi come di certo stava facendo la sua compagna a Clow.
“Partecipiamo a questa festa dei neo maggiorenni e
divertiamoci!”.
Mokona e Fay lanciarono un gridolino entusiasta e afferrarono il
ragazzo, trascinandolo giù dalle scale verso la folla
festante, mentre Kurogane rimase a guardarli dalla balconata, scuotendo
il capo. Aveva capito cosa aveva spinto il ragazzo ad accettare e non
poteva biasimarlo. In fondo anche lui era venuto in quel posto
inutilmente chiassoso per un motivo simile. I suoi occhi scarlatti si
fissarono sulla figura del mago che stava già porgendo agli
altri due da bere. E ovviamente era anche lì per evitare che
quei tre si ubriacassero come al solito. Sbuffò, iniziando a
scendere a sua volta gli scalini. Possibile che gli toccasse sempre
fare la baby-sitter?
I festeggiamenti si protrassero fino a notte fonda. Dopo il momento del
banchetto il sindaco aveva fatto un discorso rivolto ai ragazzi che
entravano quel mese nell’età adulta, augurando
loro di diventare persone capaci e di inseguire i loro sogni nonostante
tutte le sfide che la vita avrebbe presentato loro. Syaoran era rimasto
molto colpito dalle parole dell’uomo, in cui non aveva potuto
non riconoscere la sua sorte e quella dei suoi compagni di avventura.
Erano stati proprio i loro desideri e i loro ideali a dare loro la
forza di andare avanti in quella battaglia che si era fatta ogni giorno
più dura. Ma alla fine avevano vinto. Il sindaco, finito di
parlare, aveva poi aveva dato inizio alla festa vera e propria,
presentando lo spettacolo messo in piedi da una compagnia teatrale
chiamata apposta per l’occasione. Il tema era ancora una
volta la lotta per realizzare le proprie aspirazioni, contro pregiudizi
e difficoltà.
E dopo lo spettacolo era ripartita la musica, che aveva continuato a
suonare per tutto il resto della nottata, accompagnando le danze
festose e l’allegria generale. Mokona non si era persa una
canzone, continuando a saltellare qua e là tra i ballerini e
cercando, non invano, di trascinare il ragazzo con sé. Anche
Fay aveva partecipato ad alcuni balli, mentre Kurogane era rimasto in
disparte a tenerli d’occhio per assicurarsi che non facessero
guai, tenendosi compagnia con un paio di drink. Ovviamente il mago
aveva tentato in ogni modo di convincerlo a ballare con lui, ma per
quanto lo avesse spinto sul baratro dell’esasperazione con le
sue insistenze, lui si era categoricamente rifiutato, giurando che
avrebbe preferito morire piuttosto che buttare via il suo onore in quel
modo. Alla fine il biondo era stato costretto a rinunciare, anche se
questo non gli aveva impedito di fermarsi a cianciare al fianco del
ninja delle cose più stupide ed inutili come a fargliela
pagare per quei rifiuti.
Mancava meno di un’ora all’alba quando Kurogane
aveva adagiato Syaoran e Mokona, profondamente addormentati, sui loro
letti. Erano entrambi esausti ma contenti e sul volto del ragazzo era
dipinto un sorriso sereno. Alla fine sembrava che si fosse davvero
divertito nonostante l’iniziale scetticismo. Nonostante
ciò non aveva saputo trattenere i suoi pensieri che erano
corsi di quando in quando alla principessa che lo aspettava in un altro
mondo. Si era chiesto più volte cosa stesse facendo e se
anche lei si stesse godendo la loro festa. Conoscendola, la risposta
era di certo affermativa e lui sapeva che anche i pensieri di lei si
sarebbero spesso rivolti al di là del cielo stellato di
Clow. Perché solo quando guardavano le stelle si sentivano
vicini nonostante la distanza, ciascuno sicuro che degli astri simili
illuminavano il volto dell’altro.
“Sakura…” mormorò nel sonno,
attirando su di sé gli occhi scarlatti del ninja.
Kurogane non seppe trattenere un leggero sorriso e lanciò un
ultimo sguardo ai due prima di chiudere la porta della stanza per
lasciarli riposare. Poi si avviò lungo il corridoio, diretto
alla terrazza della locanda.
Fay si accorse della sua presenza non appena lui ebbe messo piede sul
pavimento della grande balconata, ma non si voltò, rimanendo
immobile con le braccia posate sulla ringhiera lignea e lo sguardo
perso sul cielo che lentamente iniziava a schiarire. Il ninja gli si
avvicinò senza dire una parola e appoggiò la
schiena alla balaustra, sollevando a sua volta gli occhi gli occhi
verso la volta cieleste. Quel rituale era diventato quasi
un’abitudine per i due, che ogni sera si trovavano in un
luogo tacitamente prestabilito e vi spendevano qualche tempo. Potevano
essere dieci minuti o anche un paio d’ore, a volte in
silenzio, a volte parlando a bassa voce.
“Visto che alla fine l’idea di Mokona non
è stata poi così male, Kuro-rin?”
domandò il mago dopo diversi minuti, senza però
voltarsi. “Syaoran si è divertito”.
“Ammetto che vi siete comportati abbastanza bene questa
volta” concesse Kurogane scuotendo il capo. “Ma
tenere lontana la polpettina dal saké è stata
un’impresa ardua”.
“Tutte scuse per mantenere la tua maschera da cagnolone
cattivo!” rise Fay, girandosi finalmente verso di lui e
punzecchiandolo con un dito. “Anche a te è
piaciuta la festa! Dai, ammettilo, Kuro-pi! Anche se sei stato proprio
maleducato! Non hai voluto danzare con la tua mogliettina!”.
“Non iniziare con le cavolate, per piacere”
ringhiò il ninja, ma senza arrabbiarsi sul serio. Ormai
aveva fatto l’abitudine ai modi e ai nomignoli
dell’altro, era stato costretto a farlo per non dover
rincorrere quell’idiota con la spada sguainata dieci volte al
giorno. Aveva deciso di limitare quel trattamento ai momenti di
maggiore irritazione, quelli in cui venivano inflitti colpi mortali
alla sua già scarsa pazienza. Scosse il capo.
Però il mago era migliorato in quegli anni che avevano
trascorso insieme, glielo doveva concedere. Continuava a nascondersi
dietro le sue maschere per la maggior parte del tempo e si lasciava
ancora prendere dai suoi pensieri idioti e autodistruttivi, ma i suoi
sorrisi si erano fatti più sinceri. Per Kurogane era una
conquista con tutta la fatica che aveva fatto e continuava a fare per
cercare di convincere il baka che non aveva più motivo di
fingere perché adesso aveva una famiglia e degli amici su
cui poter contare, persone che lo appoggiavano e lo apprezzavano per
quello che era e a cui non interessava quello che era stato in passato.
Era uno sforzo che finiva spesso per mettere a dura prova la sua
capacità di sopportazione, ed era uno dei motivi che lo
spingeva ad inseguire l’altro per farlo a fette, ma lui lo
faceva volentieri. Già fin dai tempi del loro viaggio alla
ricerca delle piume della principessa i loro destini si erano rivelati
fatalmente intrecciati e lui si era trovato ad essere inevitabilmente
attirato verso quella figura sottile e misteriosa, quasi senza
accorgersene e inizialmente anche contro la sua volontà. Col
tempo aveva imparato a guardare al si là delle facciate che
Fay costruiva intorno a sé stesso e al suo passato e aveva
iniziato a sentirsi responsabile delle azioni avventate
dell’altro. Dal momento che quell’idiota non si
interessava della propria salute avrebbe dovuto farlo lui al suo posto.
E così avventura dopo avventura il loro rapporto si era
evoluto raggiungendo una forma che mai si sarebbe immaginato. Era un
legame intenso e profondo, qualcosa che forse superava anche la sua
lealtà verso Tomoyo. All’inizio era rimasto
scioccato, preso alla sprovvista dalla forza dei suoi stessi
sentimenti, ma alla fine non aveva potuto fare altro che accettarli. E
con il senno di poi era contento di averli sviluppati. Aveva un accesso
in più oltre le difese del suo compagno e la
possibilità di agire dall’interno per mostrargli
che anche lui poteva essere felice. Che potevano esserlo insieme.
“Ehi, Kuro-pon, non ti sarai mica offeso?”. La voce
del biondo lo strappò dalle sue riflessioni, riportandolo al
presente.
Kurogane si rese conto di essere rimasta in silenzio a fissarlo fino a
quel momento. Si affrettò a girare lo sguardo altrove.
“Certo che no” borbottò, dandosi
dell’idiota per essersi incantato in quel modo. Nonostante il
rapporto che condividevano lui continuava a rifiutarsi di lasciarsi
andare alle inutili smancerie che piacevano tanto
all’altro. Aveva un onore da difendere al contrario
suo. “Stavo solo riflettendo”. Tornò a
guardare il suo interlocutore, facendosi serio. “Ho
già ammesso che non è stata poi così
male come festa. Fattelo bastare” disse, con un tono che non
ammetteva repliche. “E tu, baka? Ti sei divertito?”.
Il sorrisetto vacillò sulle labbra di Fay, ma lui si
sforzò di mantenerlo. Avrebbe dovuto aspettarsi una domanda
del genere. Kurogane non perdeva mai l’occasione per
costringerlo a tirare fuori i suoi veri sentimenti. Mentirgli sarebbe
stato inutile, avrebbe fatto arrabbiare il ninja rovinando
così quel loro momento di condivisione. Sospirò.
Preferiva decisamente quando spendevano il tempo in silenzio o a
parlare del più e del meno. Ma oramai la domanda era stata
posta e lui doveva rispondere. I suoi occhi si persero nel vuoto. Si
era divertito alla festa? Era stato sereno? In quegli anni che avevano
seguito la fine della loro avventura erano cambiate molte cose. I loro
viaggi si erano fatti meno più rilassati e loro si erano
sentiti liberi di restare nel mondo in cui approdavano
finché volevano, senza fretta di ripartire. Si davano da
fare per aiutare le persone che incontravano e più di una
volta avevano combattuto per riportare la pace e la giustizia. E nel
frattempo avevano intessuto una rete estesa e complicata di rapporti e
amicizie con le persone che incontravano, vivendo di volta in volta
esperienze ed emozioni che avevano insegnato loro molte cose sul
significato dell’esistenza. Sì, molte cose erano
cambiate e stava iniziando a cambiare anche lui. Le storie delle
persone che incontravano e ancora di più la
quotidianità che condivideva con i suoi compagni di viaggio
gli avevano aperto una prospettiva di vita completamente diversa da
quella che aveva pensato per sé stesso, costringendolo ad
aprire gli occhi e a dare le spalle alle ombre in cui aveva desiderato
sprofondare. Gli avevano teso la mano e gli avevano dato dei motivi per
cui valeva la pena andare avanti. E poi, anche se avesse voluto
lasciarsi andare, non avrebbe potuto perché una presa ferrea
stretta intorno a lui lo avrebbe trascinato fuori da qualsiasi abisso.
Ancora non sapeva se quella certezza gli dava fastidio o gli faceva
piacere, ma comunque fosse le era grato perché se al suo
fianco non ci fosse stato Kurogane lui non avrebbe mai scoperto che
oltre i suoi sensi di colpa e le sue maledizioni si estendeva un intero
universo ancora da scoprire e che lui poteva davvero andarci.
All’inizio aveva avuto paura di quello che stava nascendo tra
loro, di quell’attaccamento estremo, di quel bisogno. Ad un
certo punto si era pentito di aver attraversato quella linea che si era
imposto di non superare mai. Poi però era stato il ninja
stesso che gli aveva dimostrato che non c’era niente di
sbagliato, niente da temere. Si sarebbero sostenuti a vicenda, legati
da un tacito assenso. Il sorriso sul suo volto tornò a farsi
più saldo e prese una sfumatura di sincerità,
mentre il suo sguardo tornava a fissarsi sull’ombra nera che
aveva di fianco. Perché continuare a mentire quando poteva
godersi un minimo di verità dopo anni e anni di menzogne?
Lasciar cadere ogni maschera per lui era ancora impossibile, ormai
erano una parte di lui e forse lo sarebbero sempre state, ma poteva
fare lo sforzo di ripagare la fatica del suo compagno.
“Sì” rispose semplicemente, senza i
soliti schiamazzi, facendo capire che per una volta stava dicendo
quello che pensava.
Kurogane lo squadrò scettico per un istante, trapassandolo
da parte a parte con lo sguardo. Fay si sentì tremare
leggermente sotto l’intensità di quelle iridi
scarlatte, ma alla fine il ninja assunse un’espressione
soddisfatta, segno che gli credeva, e lui poté tirare un
sospiro di sollievo.
Fece per voltarsi per tornare a guardare l’alba, ma senza
preavviso si sentì afferrare per un braccio e un attimo dopo
si ritrovò stretto contro il petto del suo compagno, le
braccia di quest’ultimo che gli circondavano saldamente la
vita. Sollevò sorpreso gli occhi. Non si aspettava un gesto
del genere. Ovviamente Kurogane non lo stava guardando, ma aveva il
viso rivolto da un’altra parte e tentava senza troppo
successo di nascondere l’imbarazzo.
Una risatina sfuggì dalle labbra del mago e lui
allungò un braccio per punzecchiare la guancia
dell’altro, attento però a non allontanarsi
neanche di un millimetro da lui. “Vedi che sotto quella
scorza da bruto hai anche tu il tuo lato tenero, Kuro-tan?”
lo prese in giro a bassa voce. “Però potresti
mostrarmelo più spesso invece di maltrattarmi
sempre!!”.
“Mi sembrava di averti già detto di non dire
idiozie” lo rimbeccò il ninja, punto sul vivo,
lanciandogli un’occhiataccia. Gli posò le mani
sulle spalle e fece per allontanarlo. “Non ho nessun lato
tenero. Pensavo solo che ti meritassi un premio per avermi detto la
verità senza farmi penare almeno per una volta”.
Non fece però in tempo a staccarselo di dosso
perché Fay fu più veloce di lui e gli
gettò le braccia intorno al collo, allacciando strettamente
le proprie gambe intorno alla sua vita. “Oh sì che
sei tenero invece! Hai appena detto una delle cose più dolci
che abbia mai sentito uscire da quella tua bocca di solito piena di
insulti” cantilenò dondolandosi e facendo irritare
ancora di più il suo compagno. “Avanti, ammettilo
che vuoi bene alla tua mogliettina!”.
“Ancora?! Non sei mia moglie, sono anni che te lo dico! Mago
da strapazzo!” esplose Kurogane, sforzandosi però
di non alzare troppo la voce per non disturbare gli altri ospiti della
locanda. “Ringrazia che non ho con me la mia spada
perché se no io…”.
Fu interrotto dalle labbra del mago premute contro le sue. Il contatto
non durò che pochi attimi, ma fu di
un’intensità tale da fargli dimenticare tutta la
sua irritazione. Fay si staccò con la stessa
rapidità con cui lo aveva baciato e lo lasciò
andare, tornando a mettere i piedi sul pavimento e voltandosi per
tornare dentro.
“Questo era il mio “grazie” per quello
che fai per me” disse piano, la voce velata di malinconia. Si
era voltato perché non voleva che Kurogane vedesse che i
suoi occhi si erano fatti lucidi. Non riusciva a capire neanche
perché gli fossero salite le lacrime, dopo che per tanto
tempo le aveva sempre ricacciate con violenza. E per una volta non
erano lacrime di dolore. Poi si costrinse a riprendere il suo tono
squillante. “Forza, è meglio se andiamo a dormire
anche noi o domani fare le valigie sarà veramente
dura!”.
Kurogane rimase a fissarlo per qualche istante, ancora spiazzato da
quello che era appena successo. Quell’idiota. Lo sorprendeva
sempre, nonostante lui ormai fosse pronto a tutto quando erano insieme.
Si riscosse e lo raggiunse in fretta, prima che potesse varcare la
porta che portava al corridoio. Lo afferrò di nuovo per un
braccio, costringendolo a voltarsi, e lo attirò nuovamente a
sé, riempiendo ancora una volta lo spazio che li divideva.
Questa volta il bacio fu più lungo e più
approfondito, tanto da lasciarli entrambi senza fiato alla fine. Il
ninja sembrava voler divorare le labbra e la bocca del mago, il quale
accettò volentieri quell’assalto bollente e
appassionato, non senza fare un minimo di resistenza.
Quando si staccarono sul volto di Kurogane c’era un lieve
rossore, mentre Fay si avvinghiò al suo braccio, sorridendo
beato e fin troppo allegro per i gusti dell’altro.
“Visto che alla fine ho ragione, Kuro-sama?”
trillò il mago strusciando il volto contro il braccio del
suo compagno.
“Baka” borbottò il ninja, mentre si
avviavano.
Fay non rispose, ma abbassò il volto per nascondere un altro
sorriso, più piccolo ma decisamente più
autentico. Era contento di essere stato costretto a continuare a
vivere. Sapeva che le cicatrici del suo passato non lo avrebbero mai
lasciato, come sarebbe accaduto ai suoi compagni, ma era certo che
finché sarebbero stati uniti ciò non avrebbe
avuto molta importanza. Lanciò uno sguardo a Kurogane,
trovandosi ad affondare gli occhi in quelle pozze cremisi che lo
ipnotizzavano ogni volta. Era valsa la pena di soffrire visto quello
che aveva guadagnato.
Alle loro spalle il sole iniziava a spuntare dall’orizzonte,
cambiando il blu scuro della notte con l’azzurro del cielo
diurno e annunciando l’inizio di un nuovo giorno.
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