E se Cupido decidesse di aspettare?

di Heart_ShapedBox
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Capitolo 1 - La sconosciuta della festa
 
Chiusi la porta dietro di me e lanciai lo zaino sul divano. Non ne potevo più, ero veramente stanchissima. Le settimane che passavano sembravano una più stancante dell’altra, eppure ero ancora al secondo mese di scuola.
<< Certo che le superiori non sono poi così facili come mi aspettavo >> salutai mia mamma con la solita allegria tipica del doposcuola.
<< Hai appena iniziato il nuovo anno, è normale che le giornate siano più pesanti da sopportare, devi solo abituarti >> mi risalutò lei abbracciandomi. E’ bello avere una mamma che, quando sei giù di morale, trova sempre qualcosa da dire per consolarti. Dopo aver mangiato gli ultimi avanzi nel frigo andai in camera e mi sdraiai sul letto - dio quanto sono stanca, e stasera ho anche la festa per il compleanno di Greta – pensai. Greta era la mia migliore amica che, quella sera, sabato 23 Ottobre, avrebbe compiuto 14 anni. Erano le due del pomeriggio, avevo ancora un po’ di tempo per avvantaggiarmi sui compiti e prepararmi alla festa, perciò mi alzai faticosamente dal letto e presi il libro di storia da uno scomparto nella libreria. Mi misi d’impegno e studiai per un’oretta buona, dopodiché, feci la doccia, aprii l’armadio e arraffai una maglia, dei jeans e un paio di all star. Si, poteva bastare, non c’era bisogno di essere eccessivi. Erano quasi le cinque perciò dissi a mia mamma che ero pronta e lei mi accompagnò in via Garibaldi al numero 4. Era una casa a dir poco enorme quella di Greta: aveva un giardino grande e curato nei minimi dettagli, completo di tavolini per mangiare fuori d’estate e persino di un dondolo.
Scesi dalla macchina e la mia amica mi corse incontro:
<< Sary eccoti finalmente! Ben arrivata, vieni, andiamo dentro >>.
Salutai mia mamma e seguii Greta oltre la porta che conduceva all’interno. Nel salotto vidi delle ragazze e dei ragazzi intenti nel guardare un film, “una serie di sfortunati eventi” – Cominciamo bene – pensai. Mi accorsi di non conoscere assolutamente nessuno oltre a Greta, perciò adocchiai una sedia libera e mi concentrai sulla televisione. Quando il film finì, iniziò il vero divertimento; tutti gli invitati, nonostante fosse ormai buio, uscirono in giardino e presero in mano i cellulari: era arrivata l’ora degli scherzi telefonici. Il primo a chiamare fu un ragazzo abbastanza basso, capelli e occhi color nocciola, con un piccolo naso a patata. La persona dall’altra parte della cornetta non ci cascò e lui, che, da quello che capii, si chiamava Leonardo, passò il cellulare al ragazzo più vicino. Rimasi fulminata. Il tempo rallentò ed era come se le persone si spostassero in una massa viscida e gelatinosa, i suoni giungevano alle mie orecchie ovattati e tutto prese un atmosfera quasi surreale. Sembra strano, eppure i miei occhi si rifiutavano di staccarsi dal ragazzo con il telefono in mano, era come se fossi ipnotizzata.
Fortunatamente nessuno si era accorto della mia faccia da babbea in quel momento e la serata finì piacevolmente, scherzando, ballando e cantando.
In macchina, mentre tornavo a casa, ripensai al ragazzo della telefonata: non sapevo neanche il suo nome. Però chissà, forse l’avrei rivisto…





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