Ombra ~
Ombra
La sua ombra continuava a seguirlo, quasi a volerlo afferrare e carpirne l’essenza.
"Puoi vedermi?" gli chiese l'alta e nera figura. "Questo si' che e' strano..."
Inizio' a correre, sempre piu' lontano. Evito' di guardarsi alle
spalle; voleva andare sempre piu' oltre, alla ricerca di un rifugio
sicuro in cui nascondersi.
Strinse forte lo sgualcito pupazzo di panda e affretto’ il passo.
I suoi capelli neri si agitarono, seguendo il ritmo della sua corsa.
"Sei divertente!" esclamo’ la figura, visibilmente eccitata dalla fuga.
Gli occhi del ragazzo esprimevano terrore, un terrore che lo scavava
fin nell’ animo; esso penetrava nelle sue ossa, s'instillava
nella sua mente, e il suo cuore batteva forte, come mai prima
d’allora.
Non osava voltarsi ad osservare quella 'cosa' sbucata nel nulla, di punto in bianco, in un solitario pomeriggio d'autunno.
Si trovava in un sogno, pensava. Ne era convinto.
Ma non riusciva a fermarsi; la paura gli offuscava i sensi, il mondo
intorno a lui pareva un’idea di realta' dalla quale fuggire. Gli
alberi, le case, i recinti... tutto era abbozzato, tratti di pennellate
grigie che delineavano il confine dei sensi.
Non riusciva a pensare a niente, lui tanto abituato a pensare, nella sua solitudine perenne.
Quante volte aveva risolto enigmi, nella sua solitudine?
Quante volte era riuscito dove gli altri avevano fallito?
La sua pelle era candida come il latte, i suoi folti capelli neri
sembravano non mutare mai; potevano trascorrere ore, minuti, giorni, ma
lui era cosi': immerso nella solitudine e nei suoi pensieri, noncurante
nei confronti delle cose per le quali non provava interesse.
Ed ora era li' che correva, come un animale impaurito. Probabilmente
pensava che non avrebbe mai potuto provare sensazioni del genere.
Respirava affannosamente, e non aveva intenzione di fermarsi per niente
al mondo: quella creatura gli faceva accapponare la pelle.
Forse erano quegli occhi: non ne aveva mai visti di simili. Oppure era la pelle a non essere umana.
“E' un Dio della morte,” si ripeteva tra se', “e come posso sfuggire da un Dio della morte?!”
Forse erano i suoi vestiti – se cosi' si potevano chiamare. O il suo viso, o la sua bocca, o... l’intero insieme.
Fu costretto a fermarsi. Gli mancava il fiato; aveva corso troppo.
“Sei spaventato, ragazzino?” chiese la figura, raggiungendolo a passi lenti.
Il ragazzino lo fisso' in silenzio, riprendendo fiato. Si volto' e si ricompose.
“Cosa sei?” gli domando’.
La figura ridacchio'. “Che importanza ha, per te? Non e' ancora giunto il tuo momento.”
Il ragazzino strinse forte il suo pupazzo. “Non riesco a capire
per quale motivo tu mi insegua,” disse coraggiosamente a piena
voce, “non sei umano... sei un Dio della Morte, non e’
vero?”
La creatura si sorprese per un attimo. “Esatto,” gli
rispose, “vedo che hai intuito la mia natura. Come mai non ti
vedo sorpreso? Sei calmo. E' strano.”
“E' inutile agitarsi,” rispose il bambino, “se vuoi
uccidermi puoi farlo quando vuoi. Sei un Dio, quindi ne sei in potere
ovunque tu sia. Scappare e' inutile.”
Lo Shinigami si gratto' il mento. “Hai ragione. Sei un ragazzino furbo.”
Il bambino lo fisso' senza distogliere lo sguardo. “Sei venuto ad
annunciarmi la morte, allora? Hai detto che non e' giunto il mio
momento.”
Lo Shinigami lo addito’. “Un giorno,” gli disse,
“uno di noi verra' a prenderti. Le braccia della morte ti
cingeranno. Preparati a quel giorno. Vivi una vita serena, fino ad
allora.”
Rise. Lawliet strinse ancora piu' forte il suo pupazzo. Dopodiche' dimentico’ ogni cosa.
* * *
“E' da quel giorno che mi sono comparse queste occhiaie, Matsuda.
Avevo... uhm...” guardo' in alto per un secondo, quasi stesse
cercando le parole giuste, “circa cinque anni. Non ricordo bene.
Mi sono addormentato, per poi risvegliarmi così. Non so altro.
Soddisfatto? Non pormi altre domande, per favore”.
Stava bevendo il caffe’, seduto, com’era solito, sulla poltrona.
“E quel suo modo di sedersi?” chiese Matsuda, sempre piu' incuriosito.
L lo fisso'. “No, quello l’avevo già prima,” gli rispose, visibilmente seccato.
“Matsuda, le persone non possono acquisire abitudini di punto in
bianco in una notte,” sentenzio' Aizawa, “basta seccare il
signor Ryuzaki”.
“Uffa,” sbotto' il ragazzo. “Pero', quelle occhiaie...”
“Matsuda!” urlo' Aizawa.
* * *
Inserirono la videocassetta.
“Voglio incontrare Kira-san,” disse la voce, “penso
che Kira-san ancora non abbia gli occhi, ma non preoccupatevi. Non
ucciderei mai Kira-san.
Per favore, pensa ad un modo di incontrarci senza dover rischiare di venir catturati dalla polizia.
Quando ci incontreremo, potremo confermare facilmente le nostre identita' con i nostri Shinigami.”
La voce si spense.
L alzo' le braccia al cielo.
“Shinigami!” urlò, per poi ritrovarsi a terra, preso
da una strana sensazione di paura e da un’improvvisa
accelerazione del battito cardiaco, quasi come se la sensazione non gli
fosse nuova.
“...Sta dicendo che gli Shinigami esistono?!”
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