Note:
Okay, ammetto di non avere la più pallida idea di cosa mi
sia
saltato in mente. Questa è una delle cose più
strane che abbia
scritto ultimamente, ma chissanefrega, capita.
I
personaggi di questa storia non mi appartengono – con mio
sommo
rammarico non possiedo nemmeno gli attori che li interpretano
– ma
è tutto di proprietà della ABC. E pure di Grimm,
aggiungerei.
*
L'illusione
è il più crudele dei sortilegi
La
vede per la prima volta e s'illude possa essere un soprammobile
silenzioso.
I
suoi riccioli castani scivolano in morbide onde ai lati del collo
bianco. Ha polsi sottili, unghie curate e mani troppo delicate per
rassettare le stanze di un castello così cupo. Eppure il
trascorrere
noioso del tempo all'interno delle mura non la inducono a lamentarsi
del suo triste destino.
Non
l'hanno indotta a parlare con lui nemmeno una volta.
Sente
la sua voce e s'illude stia per tacere.
«Sono
mortificata» pigola appena. «Si è
scheggiato il bordo».
Rumpelstiltskin
fissa la sua giovane preda accucciata ai piedi del tavolo per un
lungo istante di penoso silenzio. La sua bocca trema appena e un
lampo di paura le oscura gli occhi. Potrebbe farla svanire con uno
schiocco delle dita – chi mai verrebbe a reclamare una cosina
tanto
debole e ingenua?
«Insomma...
non si nota quasi, in realtà».
Si
mordicchia timorosa il labbro inferiore. È un gesto
sinistramente
affascinante che fa inarcare un sopracciglio a Rumpelstiltskin.
«È
solo una tazza. Non m'importa».
Non
ha il tempo di stupirsi della propria sincerità che la
giovane
scoppia in una risatina nervosa.
È
come liberare uno stormo di pettirossi nel salone.
Parla
con lei e per un attimo s'illude di essere circondato dal ricordo
della paglia fresca davanti a un fuoco dimenticato.
«Voi
siete immortale?».
Ferma
la ruota dell'arcolaio e volta il capo con la fronte aggrotta. Belle
inclina appena il capo, intreccia le mani dietro la schiena e lo
scruta con innocente curiosità. Rumpelstiltskin sbuffa
infastidito,
appoggia un braccio alla coscia e schiocca la lingua con espressione
sarcastica.
«Non
è ovvio, mia cara?».
«No»
replica con naturalezza. «Per scoprirlo dovrei
uccidervi».
Da
principio non è che un soffio divertito fra i denti, ma poi
Rumpelstiltskin si passa una mano sul viso, si piega in avanti e
scoppia a ridere. A Belle non è mai apparso tanto umano.
Le
fa un piacere e s'illude non sia nulla di speciale.
È
talmente entusiasta della sua biblioteca da non riuscire a dire
nulla. Osserva l'infinita distesa di libri sulle alte pareti con la
bocca spalancata in una muta espressione sbalordita. Lo guarda e i
suoi occhi brillano di eccitazione.
«Posso
leggerli?».
Lui
sogghigna e inarca un sopracciglio.
«Sono
libri, mia cara. Cos'altro vorresti farci?».
Quando
cala la sera, Belle è talmente presa da quei tomi polverosi
da
dimenticare di preparargli la cena. Vederlo comparire in biblioteca
con un vassoio apparecchiato per lei fra le mani è
più disarmante
dell'odore di tutte quelle pagine vecchie di cent'anni.
Si
innamora di lei e s'illude sia un patto che non vale la pena
stringere.
È
più leggera di quanto non si direbbe, ma per Rumpelstiltskin
sentire
le cosce di Belle sulle proprie è una sensazione piuttosto
soffocante. Stringe i denti e cerca di ignorarla, ma lei continua a
giocherellare con l'arcolaio e con la paglia, tentando invano di
comprenderne il complesso funzionamento.
Rumpelstiltskin
appoggia le proprie mani sulle sue e le mostra come far scorrere il
sottile filo dorato. Belle ridacchia allegra e sbatte euforica i
tacchi delle scarpette sul pavimento.
«Oh,
guardate: sto realmente filando!».
Lui
distoglie lo sguardo dalla linea morbida delle sue spalle nude
–
deve farlo, non può sopportare oltre – e fissa la
matassa dorata
che va accumulandosi ai loro piedi.
Il
profumo della sua pelle non smette di confonderlo.
Lo
bacia e s'illude di morire in quell'istante di vuoto.
Per
un labile istante è stato sul punto di non muoversi
più. Potrebbe
restare con le labbra di Belle premute contro le sue e il lento
cigolio della ruota nelle orecchie per tutta l'eternità
– poiché
è davvero immortale, lui, e forse baciandolo può
diventarlo anche
lei.
Rumpelstiltskin
conosce ogni tipo di magia, ma quella è differente da ogni
altra. È
furiosa, è inconcepibile, è totale.
Capire
che la magia che lo sta facendo volare al di là del tempo
è la
stessa che gli sta strappando dalle mani il potere gli fa ribollire
il sangue.
Non
è quello, il patto.
Lo
fa infuriare, lo fa impazzire, e s'illude di avere ragione.
Sta
per scagliare l'ultima tazzina, ma poi riconosce il bordo scheggiato
e perde ogni forza. Resta fermo, si rigira la porcellana fredda fra
la mani e serra feroce le palpebre, cercando di scacciare il ricordo
del volto indignato di Belle dalla mente. Il gelo dei suoi occhi gli
riappare implacabile quanto quello della tazzina che circonda fra i
palmi. Rumpelstiltskin avvicina le mani al volto. Il punto in cui la
porcellana si è rotta graffia le sue labbra.
Fa
male quanto il suo bacio – ma forse fa più male
rendersi conto che
il sapore di Belle è già svanito dalla sua bocca.
La
crede morta e s'illude di non essere immortale – di poter
morire.
Capitava
che i ruggiti della tempesta e del vento al di là della
finestra la
spaventassero. S'intrufolava nella sua stanza, allora, e si
acciambellava in un angolo del letto cercando di non fare rumore, ma
lui era sempre sveglio e sorrideva nel cuscino.
Rumpelstiltskin
appoggia la tazzina sul piedistallo. Il suono della porcellana contro
il marmo rimbomba come un tuono nella sua testa – piove,
piange, e
per la prima volta odia se stesso più della magia.
La
ricorda e s'illude sia ancora da qualche parte nella sua vita.
Esce
in fretta dal bed&breakfast e ringrazia il cielo che le strade
di
Storybrooke a quell'ora tarda siano così deserte. Deve
appoggiarsi
con una mano al muro, tenere gli occhi chiusi un paio di minuti,
respirare e capire di essere vivo. Di essere lì, di avercela
fatta,
di avere vinto.
Rumpelstiltskin.
Qualcosa
di crudele nella tua testa lo porta a chiedersi dove sia Belle
–
chi sia diventata Belle – e quando ricorda dov'è
realmente
rimasta, picchia i mattoni con un pugno carico di dolore, si apre le
nocche e sanguina un poco.
È
stato lui a lasciarla indietro.
Colpisce
suo padre e s'illude di poter colpire anche la propria coscienza.
«Lei
ti amava!».
Il
bastone si solleva e si abbassa a ritmo frenetico. L'uomo ripiegato
in un angolo geme e implora pietà, ma Mr. Gold deve
colpirlo, deve
fargli male, deve fargli comprendere chi, fra loro, è la
vera causa
della morte di Belle.
«È
stata colpa tua! Non mia! Tua!».
Ogni
grido è sempre meno umano – sempre più
simile a Rumpelstiltskin,
sempre più simile all'Oscuro – ma Mr. Gold
preferisce non
ascoltare quanto vane suonino le sue accuse.
Non
è colpa sua.
Non
è colpa sua.
Se
la ritrova nel negozio d'antiquariato e s'illude di morire davvero,
morire sul serio, morire per sempre.
È
un sortilegio. È una maledizione, è una perfida
vendetta di Regina,
è uno schiaffo in faccia al quale non è
preparato. Si ripete che
non è vera, si ricorda che è morta, ma divora
ugualmente il suo
volto, i suoi occhi confusi, le labbra imbronciate, i capelli
arruffati... è sempre stata così bella?
«Sei
reale...».
Le
sfiora il braccio, la tocca, la stringe – la
deve
sentire.
«Sei
viva».
Pronuncia
il suo nome e s'illude sia tutto vero.
«Rumpelstiltskin,
aspetta».
È
il sussurro più frastornante che abbia mai udito. Si volta
verso di
lei dopo averla ignorata tanto stoicamente nell'ultima ora, mentre
tentava di non strapparsi le viscere al pensiero che Belle non
ricordava che fumo. Era viva, non c'era, ma era il suo
nome
quello che aveva appena scandito.
«Io
mi ricordo».
Scuote
incredulo la testa. Vorrebbe piangere, vorrebbe ridere, vorrebbe
esplodere, ma ciò che fa è semplicemente
abbracciarla.
Le
sua mani tremano.
La
bacia altre cento volte e s'illude sia arrivato il lieto fine.
«Questa
volta posso baciarti davvero?».
Ride
fra i suoi capelli e stringe la sua mano, facendola danzare nel
vialetto di casa. Belle volteggia come una farfalla nella veste
bianca dell'ospedale, ma sembra realmente una principessa, ora, e
Rumpelstiltskin ride, ride e si passa le dita fra i capelli senza
riuscire a crederci fino in fondo.
Infila
la chiave nella toppa, ma lei gli butta le braccia attorno al torso e
affonda il viso nella sua giacca costosa. Restano paralizzati sul
primo gradino senza aggiungere una parola.
Non
c'è niente da dire.
Fa
l'amore con lei e s'illude che il mondo sia una favola meravigliosa.
Giocherella
con una ciocca dei suoi capelli mentre fissa il soffitto, ma la
sensazione nello stomaco è quella di poter guardare il
cielo. Belle
respira piano con la testa appoggiata al suo petto e gli sfiora la
spalla destra con i polpastrelli. Ha i piedi congelati e li infila
fra le gambe di Rumpelstiltskin, strappandogli un flebile lamento fra
i denti. Alza il capo e ridacchia con l'innocenza di una bambina.
«Ho
freddo».
Sorride
e allunga un braccio fra le lenzuola umide per coprirla, ma Belle si
è già attorcigliata a lui e ha già
ripreso a baciargli il collo.
La
lascia andare e s'illude di potercela fare, ma lei lo trattiene
lì -
è la sua ultima salvezza.
«Ti
ho già perso troppe volte».
Le
labbra di Belle tremano un poco, il suo sorriso è incerto e
nervoso,
ma nei suoi occhi brillano le stelle. Gli getta le braccia al collo
con impeto e Rumpelstiltskin deve afferrarsi al bancone del negozio
per non scivolare a terra con lei.
«Non
mi hai mai persa».
Ma
poi la perde e non è più il tempo delle
illusioni.
Fuori
dall'ospedale il vento soffia impietoso e ha l'odore del mare e della
pioggia, ma Rumpelstiltskin resta seduto immobile, con il manico di
una tazzina frantumata fra le mani e il volto esangue. Alza il bavero
del cappotto, ma non ha freddo. Ha timore che qualcuno possa vedere
gli occhi lucidi e le guance scavate, che possa capire che anche
l'Oscuro può perdere – che ha già
perso, che ha di
nuovo perso ogni cosa.
Si
rialza con passi traballanti, afferra il bastone e fa un respiro
profondo, ma quando non riesce a illudersi che lei possa tornare
indietro affonda il volto fra le mani, incapace di soffocare oltre il
pianto.
Rumpelstiltskin
non s'illude.
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